l’ordine civile - anno II - n. 2 - 15 gennaio 1960

b DOCUMENTI Ricordo di- Contardo Ferrini Riportiamo con piacére, premettendo il saluto. augurale e le dichiarazioni di S. Em. il Cardinale Giuseppe Siri, il testo della commemorazione di Contardo Ferrini, tenuta dal prof. Luigi Gedda il 7 gennaio u:s. a Roma, per .l'inalf,gura· ziòne della nuova sede centrale del Comitato Civico. I - Sono tolte le. parole di circostanza. ' Il Cardinale Si:ri Ìl prof. Gedda ha fatto riapparire qui la figura di Con– tardo FerrinL E' ovvio che Contardo Ferrini è riàpparso que: sta sera come un simbolo, uomo sèrio, ·uomo di studi; grande profesìiorè, principe dei romani;;ti e per rispetto e. servizio al bene comune anche uomo di r'.esponsabilità pubbliche. E' in questa vestè che Contardo Ferrin·i è tornato spiritua1mente qui, questà sera. Consentitemi di dire in un.a forma più sche– matica perché aveva il diritto di tornare qui in questa veste. Egli ha unito l'impegno civico all'impegno cristiano in mocÌ~ da fare onore all'uno e all'altro, ponendosi ad un livello mo– rale superiore, fuori dalla fazione e senza nulla detrarre al– l'ùno e iÌll'altro, dando quei risultati che ha bene conosciuto il Comune di Milano nei suoi tempi in talune circostanze pa~– ticolarmente critiche e penose. Contardo Fefrini ha potuto fare questo connubio, così sereno e "tra l'impegno civico. è l'impegno cristiano perchè ha fatto uso aena sua libertà, pa– rola cara, .e perché ha fatto uso della sua coscienza èristialfa. Signori, è. ovvio ·che ,se questa sera siamo qui in apertura dell'arino del Comitato Civico, il Comitato 1Civic·ovive, il Co· mitato ,Civico continua, continua perchè sus,sistono ·tutte le ra– gioni per cui deve continuare, continua perchè nessuna r~– gione è venuta a dichia!"are un ;;uo carattere di pleonasmo, di superfluita, o addirittura di .inutilità. •Continua, anzi, con •que– sta nuova Sede, si afferma. Il Comitato Civico sta a livello dei su'oi -due scopi che sono : il bene comune e la tradizione c. i– stiana. Sono due parole oneste, queste, acceitabili da tutti : bene comune e tradizione cristiana. E' per questo che •sul suo Gonfalone ha ;;critto cc Pro aris et f'ocis ». -Bene ·comune, per questo si chiàma Comitato Civico. n livello civico è un livello ampio, è il livello che è livello stesso della legge, la quale "è fatta non per-il hene di taluni ma per il bene di tutti; ed ha· il criterio di comporre nella onestà tutti gli interessi per servire a tutti, a tutti senza esclusione, secondo la ripartizione che· fa la giustizia distributiva, dopo aver. rispettato la giusti– zia ·.commutativa e la giustizia legale. ll liveÌlo civico è un livello ampio. E' logico che la libertà possa dare diver"se atti– tudini agli uomini: sulle quali non si discute; ma la liber_tà non dispensa mai il loro impegno morale dal ,confluire tutti in quello che è :qecessario al bene comune. Comitato Civico sta-a quel livello e continua ad occuparsi di beni comuni, di bene civico e tradizione cristiana, continua con quel criterio di larghezza, di apertura, di rispetto, di rispetto soprattutto Ji tutte le altrui oneste, legittime competenze. Continua ·cioè con ·quel tono di chiarezza, .di fedeltà all'ideale cristiano, di discrezione, di misura, ,quel ton·o che •gli viene dal livello del-– l'essere puramente e semplicemente civico nella tradizione cristiana. lo_ ho il piacere anche in nome della Conferenza Episcopale d'Italia di porgere l'augurio al Comitato Civico e di affermare che esso per l'Episcopato Italiano continua ad essere oggetto di affettuosissimo interesse e di profonda 1m– mutata fiducia. . I" ob1anco Il prof. Gedda Cori' questa commemorazione m1 vu;ne offerta un'occasio– ne bella e propizia per confortare gli aJ;I1iciche non ci eon·o– scessero a sufficienza dimostrando che 1 lil Comitato Civico è quello di sempre, che le sue direttive. non sono mutate né possono mut;ue e che i cambiamenti di_ l'inea non sono nel nostro costume, come non sono. nella r~altà. Sul finire del secolo scorso il mondoiaveva urio stato d'ani. mo ottimista o· almeno sp(lranzoso, pe~chè le classi privile-– giate pensavano a un epoca di più stabile benessere e le classi più umili ·ad un migliore riconoscimento dei proprii diritti. Tutti speravano ne11·a pace e riel ptogrksso, fondati sop'ra le meraviglie della madre scienza e di sua figlia, la teènica. Questo clima di ottimismo, con cui sì chiude il 19° se– colo e ,si apte il no·stro, è la ragione p!er cui quell'epoca fu chiamata cc la ·belle épòque » e la genrrazione che nasceva allora, còme Korinendi ha fissato nel titolo del suo più fa– moso -romanzo: cc Una gen~razione felic~ ii. Benchè la .speranza, fondata sull'iidmaginazione, sia una delle fonti più •consuete e comunicative I della felicità umana, non manca' di essere uno stato d'animo I delicato, superficiale e fragile. E che si trattasse 'di' mi-a .tale sJeranza lo dimostrano le realtà profonde ·che si a•gitavanò nel pensiero e nellà poli– tica di allora. i Contardo Fei-rini, Pròfessor-e delle llJniversttà di Messin·a, Modena, Pavia, •e santo non può essel'.è lcori'siderato come un superficiale, e per rievocarne lo spirito dobbiamo metterci in contatto con le profonde acque ,che corrono sotto la prateria, infiorata della fine secolo, alcune fangose come torrenti sot– terranei o salmastre, oppure limpide come falde so_rgive. ·Perciò ricordiamo appena la Milano di quei ·tempi, chiu– sa nella duplice cerchia dei suoi navigli e della cintura dazia-, ria, l'arco dei monti" lombardi dove è i-ncastonatò •quel ramo del Lago :Maggiore fra Stresa e Suna sorvegliato dal Monte Zeda che Ferrini ·prediligeva, c·ome ricordiamo, solo di sfug- •.gita, lungo le acque che defluiscono dal Lago Maggiore, la città di Pavia che alimenta il fuoco della sua cultura accanto all'arca luminosa di Sant'Agostino, e presso la Università di Pavia quell.!_1Chiesa del Carmine dove ·Contardo Ferrini pre– gava a lungo. Fermiamoci invece a considerare il mondo signi– ficativo del, pensiero e della politica di allora, che era soprat– tutto il mondo europeo. Quanto ·al mondo del pensiero, per averne un quadro verista, si possono leggere i, romanzi di Martin du Gard e so– prattutto quello che si intitola· •cc Jean Barois », che è il ro– manzo del conflitto tra la fede e 1a scienza. Ad un certo punto il protagonista scrive il suo testamento, dal quale spigoliamo: cc Io non credo ·all'anima umana, sostanziale e immo.rtale ... L'anima è la risultante occasione della vita, appartiene alla materia vivente e non vedo n~ssuna ragione perchè Penergia universale ,che genera il mòvimento, il calore e la luce, non debba produrre il pensiero ... Credo nel determinismo univer– sale, ·e credo che la nostra dipendenza sia assoluta ... in nes– sun caso io agisco liberamente. Nessuna determinazione po– trebbe essere differente da quello che è... Il bene e il .male sono distinzioni arbitrarie7 Credo ..: che ,sia inutile arrovellarsi ·per penetrare nell'inconoscibile •con ipotesi che non hanno al: cuna. base sperimentale. E' giu~to il momento di guarire dal nostro delirio metafisico. Sono certo che la scienza, educando gli uomini a sapere ignorare, darà alle loro coscienze un equi– librio che nessuna fede ha mai saputo offrire ii. - C'è di tutto in qùesto testamento, dal materialis~o al de– terminismo, dal relativi,mo allo •l!eientis_mo, e perfino alla n~-

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