l’ordine civile - anno II - n. 1 - 1 gennaio 1960

b l'ordine civile gittima sostanziale, del re-gime che nasconde la rivolu~ione nelle pieghe dello Stato. V.opera di Cavour era consistita appunto in questo: nel coprire una politica di avventura e di illegittimità con il prin– cipio di autorità. Il Piemonte faceva l'o•pera della rivoluzione giustificandola in nome della lotta contro la rivoluzione. Ogni principio di legittimità e di correttezza internazionale venne violato tra il '59 e il '61. Ne nacque un ordine opportuni– stico che non aveva nè la purezza repubblicana di Mazzini nè le legittimità costituzionale di Gioberti. Venne giustificato -in 1 nome della •cc politica » : Cavour aveva ra,ccolto, sul terreno dell'unità nazionale itaharia, dove era nato, l'appello di Ma– chiavelli al '« principe ». Un ordine legittimo' non può fon– darsi che sulla forza: le norme di legittimità ,sono in tal caso apparenza, non fondamento reale. La monarchia sabauda non poteva che governare con la forza del suo esercito, della sua politièa: la piemontesizzazione, l'accentramento, il militari– smo ,f.urono una neeessità. Il parlamento non poteva essere che facciata. Un regime illegittimo non può fondare una effettiva libertà. Il principio vero ,che reggeva lo Stato, secondo il Fer– rero, era il seguente: il governo fa il parlamento ed il parla– mento fa il governo. La monarchia designava il suo uomo : questo .faceva le elezioni attraverso i prefetti; il parlamento poi ( vera ,cc di– gnifìed part of the ·Constitution » nel sistema della monarchia risorgimentale) votava la fiducia al governo. Il sistema conob– be la perfezione con Agostino Depreti'S e, sopratutto, con Giovanni Giolitti. Alternativa alla soluzione di facciata era la soluzione di forza. Accennata appena con il proclama ·di Moncalie:ri o nell'agitato clima di fine Ottocento, essa si mani– festò chiaramente 'Per la prima volta con l'entrata in guerra dell'Italia nel maggio del '15, negoziata dalla diplomazia se- greta e imposta dal Re alle Camere. ' STATO E RIVOLUZIONE NEL REGIME FASCISTA La mistura di Stato e di rivoluzione è dunque cosa non -recente nelle nostre istituzioni; Ed è appunto questo giudizio che consente una interpretazione sia del regime fascista, s1a del regime antifascista. Non c'è dubbio che la linea ininterrotta che, attraverso Destra e Sinistra, va da Cavour a Depretis a Giolitti, si spezza in -Mussolini. Questa linea di potere monarchico, interrotta nel '22, ri– conoscerà una breve ed effimera ripresa con il regime bado– gliano, per cedere subito dopo al regime antifascista, effettivo ·successore del fascismo. E' un diverso sistema che si ·inaugura il 28 ottobre del '.22. lJna nuova avventura sostituisce l'antica. Ma ancora una volta il destino delle nostre istituzioni è segnato da una nuova mi- ·stura di Stato e di rivoluzione. • Lo Stato fascista è Stato rivoluzionario. La risoluzione -dello Stato nel partito conosce qui una sua forma classica. Il fascismo cerca di risolvere quella estraneità mutua ,del popolo e dello Stato che è il limite della sintesi cavourriana e dello ·Stato risorgimentale: questa comprensione e questo tentativo ·gli consentirà di intuire problemi e conseguire successi ignoti ·al regime precedente. E tuttavia solo un'esaltazione mitica ~ rivoluzionaria che risolve popolo e Stato nella volontà del par– tito e ·del << Duce ll consente di passare là dove lo Stato risor– ·gimentale non era passato. Il fascismo è per principio un -regime che non può sopravvivere ad una sconfitta : legato al ·culto del dinamismo, del volontarismo, della potenza, dell'ef. fìcacia storica, non può so·pportare che esperienze attive e positive. Il supremo atto della fortezza, il sopportare la sven- - tura, è inibito al fascismo come regime politico. E tuttavia il fascismo, nonostante la gravità del suo errore e la dramma– ticità della sua fine, ha fatto sobbalzare qualcosa nella realtà del paese, ·ha fatto balenare uno Stato no'li abulico, non indif– ferente, non rassegnato, non trascurato: ha offerto almr,no le apparenze della comunione •civile e della dignità statuale. Che il principio rivoluzionario della volontà del pàrtito e del capo insidiasse tutto: che i valori fossero strumento dell'errore non toglie nulla al fatto che anch'essi vemssero invocati. Il fa. 001anc pag. 3 scismo ebbe l'adesione morale del popolo italiano ,come nes– sun regime prima del '60 e nessuno dopo. Il fantasma di un vero Stato non venne mai come allora evocato : ·e ·i cuori semplici del popolo italiano ne furono com– mossi e sedotti. E dopo il fascismo l'antifascismo. Dopo la riformà fa. scista dello Statuto albertino, la ,costituzione del '48, la co– stituzione antifascista: e anche in essa, l'antica ccquasi legitti– mità », il ,connubio tra Stato e rivoluzione. STATO E RIVOLUZIONE NELLA COSTITUZIONE DEL '48 L'ideologia e la politica del nuovo compromesso nascono al VII congresso dell'Internazionale -Comunista, quando Di– mitrov e Togliatti elaborano le tesi della democrazia antifa– scista o progressiva. Il comunismo rinuncia alla rivoluzione per •il potere, per la coalizione antifascista. Al posto dello Stato o del partito, subentra la coalizione dei partiti antifascisti. Noi ci trovia~o più di fronte al principio rivoluzionario puro, del leninismo in cui lo Stato ed il diritto vengono intesi solo come stru- •.mento tecnico di trascrizione della vo1ont~ del partito. Il co– munismo accetta questa volta la pluralità delle forze politiche e la legalità come regola fondamentale della vita pubblica. • Lo Stato riottiene la supremazia formale sul partito, appunto perchè tanti s·ono i •partiti. L'egemonia comunista è data indi– rettamente, attraverso la definizione di fascismo: fascismo è ciò che si oppone al comunismo o, più semplicemente, quello che il partito comunista ritiene tale. Il principio del partito guida e criterio ultimo di decisione è mantenuto anche se in forma dissimulata. ' Le decisioni del VII congresso del Comintern resteran'no lettera morta là ,dove l'Armata Rossa offrirà nuove e più ra– dicali possibilità di controllo ,comunista del potere. Verrà mantenuta in pieno vigore là dove queste condizioni non si ver~fìcano. La costituzione italiana del '48 come· quella francese del '46 nascono sotto la sua influenza. L'antifascismo si traduce come concezione politica in un marxismo stinto e dissimulato che mette l'accento so·pratutto sui diritti economici, e vede nella proprietà privata la fonte principale delle possibilità di abuso dell'uomo sull'uomo. Ma sopratutto il partitismo, vera e fondamentale costituzione ma– teriale della Francia dal '45 al 58 e dell'Italia tuttora, esprime l'influenza del concetto comunista di democrazia popolare. I partiti sono l'espressione della volontà popolare: e poichè lo ·Stato si regge sulla volontà del popolo e questa si esprime nella volontà del partito, i partiti ,diventano il vero organo di scelta politica ed il loro sviluppo il criterio del progresso civile. La linea togliattiana della democrazia J?Opolare egemo– nizza tutti i •partiti del CLN ( con qualche eccezione per i li– berali: ma anche questo è discutibile). Tutti interpretano il nuovo Stato come democraz·ia, cioè come regime della demo– crazia nel senso di regime della volontà popolare, e come par– titocrazia, cioè regime in cui i partiti esprimono la volontà popolare. Il mondo del privato, del libero è visto anche come il mondo della possibilità dell'evasione e del privilegio. In ultima analisi la dottrina comunista della democrazia popolare dà all'antifascismo la sua espressione politica; l'an– tifasci,sm'.o non può che riconoseersi nella democrazia popolare. Naturalmente questo si dice specificamente dell'antifasci– smo, non di ogni posizione •contraria al fascismo. L'antifasci– smo nel senso in cui qui si intende è il giudizio sul fascismo che si dà a partire ,da una posizione sostanzialmente liberale. Posta l'accettazione sostanziale del liberalesimo, il fascismo non può apparire che un nuovo mostro, frutto delle forze com– battute ma non vinte dalla civiltà liberale. Ora questo giudizio che isola il fascismo come nuovo e puro male rion •può con·oscere altra egemonia politica che quella cccomunista-democratica ll offerta la prima volta dal VII congresso del Comin,tern. Grazie all'abilità politica dell'on. Togliatti, l'Italia è di• ventata la terra classica di questa impostazione. Del resto, il

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