l'ordine civile - anno I - n. 12 - 15 dicembre 1959

Martire e. i] costume politico « on so, se dopo la fine di questa immane tragedia i cattolici italiani si :r.iorganizzeranno in un unico partito, m/l lo temo fortemente. Forse non sarei il più autorizzato a parlare male dell'unità dei cattolici in politica perchè mi si accusa di averla rotta. Eppure il fascismo dovrebbe avere insegnato qualcosa... non solo a me. Permettere di identi– ficare tutti i cattolici con una unica posizione politica signi– fica rendere un pessimo servizio alla Chiesa. Le mie uniche nostalgie in politica ( alla ,quale non tornerò mai più) si chia: mano ... Gentiloni ! » Queste parole diceva Egilberto Martire ad un suo caro amico che lo era andato a trovare ad Eboli, dove era al confine poco dopo l'inizio della guerra. Queste parole mi sono venute in mente per ragioni di ... costume. Da qualche tempo in modo particolare nelle pole– miche politiche, chè soffrono come non mai del morbo del– l'aP'prossimazione ( siano esse verbali o scritte), vediamo af– fiorare in modo sempre più preoccupante la tecnica di citare personalità, poco note, ormai, nei loro atteggiamenti parti– colari, in appoggio a caratterizzazioni di movimenti o di orientamenti politici, di questo o quel gruppo, per raggiun– gere in tal modo l'efficacia polemica che ha ogni facile stereotipizzazione. Il meccanismo genetico degli stereotipi, ossia di quei modelli che in modo rapido, approssimativo e allusivo sim– boleggiano una situazione o un fatto di costume, è ormai troppo noto da esimerci dal -sottolineare come spesso esso non sia altro che una deformazione del tutto arbitraria ( ba– sta pensare alla fine degli stereotipi caratterizzanti le varie nazioni). Ma_ in politica tale fenomeno oggi assume spesso degli aspetti addirittura sconcertanti. In questi ultimi tempi in modo particolare una delle personalità politiche del pas– sato più bistrattate ed alla quale sono stati attribuiti glì atteggiamenti ed i fatti più contraddittori è proprio quella di Egilberto Martire. Che tale nome torni ·talvolta alla luce nelle discussioni su eventuali atteggiamenti od orientamenti che si vogliono chiamare clerico-moderati o clerico-fascisti è senza dubbio comprensibile. Ma che si siano fatte dire o fare a Martire c·ose che non si sognò mai di dire o dì fare è un'altra faccenda. Le cose -più ·grossolane dette o scritte che vale la pena di sottolineare, sono le seguenti: 1) Martire è una specie di sanfedista che rappresentò sempre l'ala conserva'trice dei cattolici e fu ,ammesso nel Par– tito Popolare solo in un secondo tempo per esserne poco dopo espulso. 2) L'esperimento Martire segnò la prima frattura sto– rica in un partito cattolico col passaggio di una parte di quel partito a un'alleanza di destra. 3) L'appoggio di Martire e compagni ( Cavazzoni, ecc.) al fascismo ,fu decisivo per l'affermazione di questo e si estese per tutta la durata dell'esperimento fascista. 4) Martire appoggiò il fascismo anche nella sua al– leanza con il nazismo e durante la campagna razziale. 5) Il tentativo fatto da Martire ·e dai suoi amici pri– ma di rientrare nella DC quando essa fu fondata, e, poi, di organizzare un movimento cattolico conservatore fallì per l'opposizione dell'autorità ecclesiastica. Tutto questo è, .tutto, sostanzialmente' falso. Martire che, nonostante le sue particolari esperienze bibl10eca 01anco di Mario Giovannini politiche, fu sempre essenzialmente un uomo di Azione Cat– tolica e in fondo un politico molto approssimativo, ( si occu– pò di problemi di costume, della lega della moralità, ecc.) agli inizi· della sua azione fu addirittura incolpato di filo– modernismo ( vedi il romanzo celebre di allora « Semi su pietre >> di Morichini) e particorlarmente interessato aUe 'posi– zioni murriane. Esatto, o no, tutto questo, egli fu sempre considerato nel mondo cattolico e nel giornalismo cattolico un uomo, in certo senso, d'avanguardia. Per avere un'idea dell'ampiezza delle sue polemiche basterebbe rileggersi i « Commenti di T.T. » sul « Corriere d'Italia » che raccol– gono parte della sua attività giornalistica. • C'era senza dubbio in lui un fondo nazionalista che lo portò a prendere posizioni nettame_nte favorevoli alla guerra 1915-18 ma in modo decisamente diverso dal nazionalismo non cattolico, dai conservatori e da ~ussolini. Fa testo in questo senso· la raccolta dei suoi ~critti sul– l'argomento intitolata « Più grande e più pura ». Partecipò al Partito Popolare fin dalla fondazione, anzi, prese parte insieme a pochissimi altri alla riunione privata che Sturzo tenne il 23 e 24 novem 1 bre del '18 'Presso la Unione Romana in via dell'Umiltà in preparazione della Piccola Costituente del Partito Popolare. Nonostante i suoi atteggiamenti, che non vogliamo certo discutere in ,questa sede, che ne avrebbero ampiamente per– messo l'espulsione dal Partito Popolare molto precocemente, ancora il 15 maggio del '23 il Consiglio Nazionale di detto Partito discuteva il suo caso disciplinare e quello dei suoi amici ( Tovini, ecc.) e soltanto il 25 luglio 1923 fu « consirle– ratq >> espulso. Quanto -alla portata del distacco suo. e dei suoi amici dalla linea del Partito, specie al Congresso di Torino, in appoggio al fascismo, se esso fu dal punto di vista psicolo– gico notevole, dàl punto di vista strutturale, politico e par– lamentare esso fu molto modesto come molto modesto fu ì1 contributo politico dato in un primo tempo al fascismo. Comunque Martire e i suoi ainici non organizzarono mai un vero e proprio organismo cattolico di destra. Quanto alla durata dell'appoggio di Martire al fascismo: su questo piano, le inesattezze sono enormi. Martire entrò in urto ben presto con i fascisti in un primo tempo per quanto riguardava l'azione cattolica, ma la sua polemica divenne vivace in rapporto alle leggi raz– ziali e ai legami col nazismo alla vigilia della guerra. ·Martire non ,f.u inviato, sciolta la Camera, .a queHa dei Fasci e delle ·Corporazioni, ma a Regina 1 Coeli e poi al. confine alle Tremiti, a Paola, a Me-lfi e ad Eboli. Non tentò mai di partecipare alla riorganizzazione del– la DC e tanto meno di un movimento cattolico conservatore. Dopo la caduta del fascismo egli :rimase isolato •senza aver potuto ( o voluto) mai riprendere -l'attività politica. Tutto ciò non vuole significare nè un tardivo tentativo di defascistizzare Martire, ridicolo ed inutile, nè tanto meno un affrettato modo di superare quanto di politicamente rilt>– vante ci fu nella sua esperienza particolare e in quella del suo gruppo. '- E' una storia· questa anzi che si dovrebbe fare pen;p.è potrebbe mettere in luce aspetti tutt'altro_ che irr_il~y~nti della politica dei cattolici i~aliani. L'unico mocfo di non·Ìare nè della storia nè della çronaca è, quale che sia il giudizio sugli . uomini, quello di far dire o far fare loro cose che non han– no mai nè detto nè fatto. E questo è come dicevamo mi grave problema di costume politico. -

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