l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959

l'ordine civile tesia verso il premier britannico che pur aveva sfidato i rigori del clima per andarlo a incontrare a Mosca. Il capo sovietico aveva ben capito che daHa me– diazione b1itannica un utile concreto l'avrebbe ricavato la Gran Bretagna soltanto, non gli USA, nè 'l'URSS nè la causa della distensione nè quella del disarmo. Ha perciò voluto ed ot– tenuto la trattativa diretta. Sembrava che dopo lo show americano· America e Russia avrebbero riconosciuto i buo– ni uffici britannici dando rapidamente -luogo ad un incontro al vertice. Mac MiHan aveva addirittura ritenuto di! potersi impegnare in tal senso innanzi al corpo elettorale. Le obiezioni tede– sche ed il prestigio del ~en. De Gaulle sono stati più forti dei buoni uffici del leader conservatore. Certo, buona parte della forza a~li argomenti di De Gaulle è venuta dalla diplomazia, dalla politica, dall 'opinio– dine pubblica· degli Stati Uniti. La 'li– nea di Herter è, oggettivamente, una linea di tradizione e di cautela, mentre al Presidente si addice maggiormente un ruolo di iniziativa e di impeg~o-. La diplomazia, la politica, l'opinione americana non sono per la diplomazia della « vetta », non sono per gli ac– cordi r~ggiunti a tambur battente at– torno ad un tavolo senza adeguata pre– parazione e maturazione. La statura del leader sovietico, 1 la prudenza e la maturità della sua po– litica si è vista proprio nel modo in cui ha scartato la mediazione britan– ni-ca e la diplomazia della sommità ed ha accolto le obiezioni franco-tedesche e 1~ esigenze della diplomazia e della opinione americana. La via di una ma– novra superficia 1 le di divisione dell'oc– cidente era aperta innanzi ai sovietici ma essi non ne hanno approfittato. Essi hanno rifiutato di fare qualunque pres– sione o manovra di acceleramento per la pronta convocazione del vertice. Il viaggio in Francia ed il fatto che la tarda data di esso fosse addirittura do– vuta a Krusciov permetteva a De Gaul– le di rispondere agli inglesi irritati che era il capo sovietico a non aver fretta di andare al cc vertice ». Kruscìov è così giunto a far da paciere tra gli occidentali perchè essi possano essere uniti, nello stipulare un accordo con lui. · H capo russo ha mostrato così di rende-rsi ben conto che l'accordo inter– nazionale non va giocato al liv,ello di un ~avventurosa diplomazia personale. ma mediante un serio esame ed un'ef– fettiva compos1z1one delle questioni pendenti. Il presidente Eisenhower era forse l'unico americano che avesse tanta au– torità da condurre gli S.U. all'apertura di trattative dirette con Mosca. Questo Krusciov l'ha visto : e per questo ha avuto premura di iniziare la trattativa durante la presidenza del generale, an– che se ormai essa è giunta quasi al suo termine. Berlino è servita egregiamente a questo scopo. Ma ora si .tratta di raggiungere una combinazione che sia accettabile per l'insieme del sistema politico 3:merica– no : e questo non può essere ottenuto BibliotecaGino Bianco accettando di condividere la linea anti europea della Gran Bretagna. I legami che legano gli Stati Uniti alla Francia ed all'Europa occidentale sono profondi e sostanziali : ·la politica estera sovietica ha dimostrato di ren– dersi conto di questo fatto. Il gen. De Gaulle ha così ottenuto un ri-5-ultato sostanziale, un risultato che in primo luogo va a beneficio dell'Eu– ropa come di tutto l'occidente. Ha evi.,. tato un'improvvisata ed equivoca di– p,lomazia del]a sommità: ha indotto Krusciov a rivelare l'àmpiezza e la con– sistenza del suo disegno_: ha dato vali– da ed autorevole voce aUe istanze della Germania, che altrimenti ~arebbero sta– te sottoposte a_pesanti obiezioni e con– testazioni da parte britannica. Ma ·ha conseguito anche un sostan– ziale successo di prestigio per sè e per il suo paese. Ha mostrato quanto la tradizione e ·il significato storico e politico del1a Francia possano ancora nel mondo: essi possono essere armi _affidate a mol– to migliori argomenti che lo scoppio di una bomba atomica nel deserto. Egli si è ormai così posto nella mi– glior condizione per risolvere la dolo– rosa questione algerina. Se la composi– zione del conflitto nordafricano si rea– lizzerà presto ~ bene, come sembra or– mai possibile sperare, il peso politico dell'uomo De Gaulle diventerà da so1o un fattore della politica internazionale. Forse questa classica Fortuna che ha così ampiamente accompagnato l'azione politica del generale, si rivelerà un fat– tore determinante, per il rilancio del– l'Europa e della sua unità. ITALIA Il governo Segni , Si dice che il governo Segni sia uscito rafforzato da Firenze. Può essere, mai i sotterranei di Piazza del Gesù sono · stati più imprevedibili e misterio&i. L'on. Moro -è riuscito sinora a mante– nere l'unità dorotea e il dialogo coi fanfaniani e con le altre correnti di si– niistra: bisogna d,argli -atto .di questo successo t,attico; •è ovvio che la tattica non costituisce mai una politica, ma è pur vero che ne costituisce un momento necessario, una condizione di esistenza. L'oh. Moro si muove con cauta abi– lità: grazie a questa dote il parlamen- · tare pugliese è diventato se ·non il lea• der, almeno l'arbitro del partito, quello di cui tutti in qualche modo dicono be– ne. In questa fortunata posizione ci so– no ormai, se non andiamo errati. lui e Piccioni. Ma l'on. ,Piccioni è quasi fuori ormai dalla politica militante, mentre l'on. Moro, milita ancora e attivamen– te. A un certo punto dovrà fondare i] suo p~estigio non sulla politica che le opposte parti gli attribuiscono, ma su quella che egli effettivamente vuol fare. Fino al giorno che l'on. Mo-ro non scopr.irà le sue carte, ci sarà una zon-a di ambiguità nella politica nazionale. Possiamo tentare tuttavia, a nostro rischio e pericolo, una previsione sulle intenzioni dell'on. Moro. Ci sembra che il fine della sua politica _sia quello di pag. 13 ricostituire, attorn<;> alla sua guida, l'unità di Iniziativa democratica, che risorge1·ebbe, come l'araba fenice, dalle sue ceneri. Ma se il governo Segni ·do– vesse venir meno, con quale tesi politi– ca la D. C. si presenterà innanzi al Paese? Forse, di tutte le posizioni d.c., quella c,he con più -diff,icoltà può ri– spondere a questa domanda, è ,proprio quella del s~gretario del partito. L'on. Fanfani subì nel gennaio una triplice sconfitta: come segretario de] partito, presidente del consiglio e come ministro degli esteri. Forse l_a più bru– ciante fu propria quest'ultima : il caso o la fortuna vogliano che sia la più sanabile. La crisi di· governo è una pericolosa avventura. L'on. Moro non dimentica certo la discrezionalità della · designa– zione presidenziale: e sa per esperien– za che peso e difficoltà si possano in– contra!e nel dialogo tra Presidente del– la Repubblica e direttivi dei gruppi parlamentari. Ma bisogna proprio considerare un atto personale, del direttore del Popolo la promettente riapertura del dialogo con i socialisti, che il quotidiano uffi– ciale del partito ha compiuto in questi giorni per propria iniziativa? Del resto l'on. Fanfani ha ragione di ricordare che la politica da lui pre– scelta fu appoggiata compattamente da Iniziativa democratica: e l'on. Moro ha avuto la, dignità di mantenere piena coerenza al suo appoggio alla Jinea po– litica che resse il partito nella seconda metà dello scorso anno. . In sostanza, l'obiettivo politico del– l'on. Moro dovrebbe definirsi come un rilancio più maturo~ più prudente, più accorto del centro sinistra e della po·li– tica dell'on. Fanfani. Lo stato di neces– sità non d·ovrebbe dura-re tutta la legi– slatura o almeno la maggior parte di essa. Qui comincerebbe però il punto di distinzione tr.a il segretario della DC ed il Presidente del 1 Consiglio. Può essere che la nostra definizione della po·litica del segretario d.c. non sia esatta. Essa però ci sembra l'unica che gli si possa attribuire, una volta che si assumano come veridiche le sue parole e coerenti i suoi atti. Intanto le destre si agitano. Esse av– vertono che in realtà la sconfitta della sinistra dc è più apparente che reale. Esse rischiano di essere prese di contro– piede e cacciate dalla maggioranza non negoziata per iniziativa di chi ebbe al– meno formalmente, un unilaterale be– neficio. Il loro timore è quello di fare il gio– co del centro sinistra e della sinistra d.c., aprendo la via della crisi, in modo per tali correnti facile ed a-cconcio: esso bilancia l'umiliante situazione di m.aggioranza non -riconosciuta e non ac– cettata, maggioranza unilaterale senza contropartite politiche. In queste difficoltà naviga il ministe– ro. La precedente esperienza governa– tiva dell'on. Segni mostra che egli è uno dei nostri uomini politici èui me– glio si addice il titolo di Fabio Massi– mo: cunctator. Il suo governo battè un primato di durata, tra quelli della Re– pubblica italiana. L'on. Segni ha una

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