l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

Una fede per ~~--~·.2:ie:a :~~--; .bn dall'altro dopoguerra si erano manifestate, e pro- prio in Italia, come reazione all'imperante astrattismo libe– rale, una rinnovata aspirazione e una necessità nuovamente senllta di accettare un valore a cui legare l'azione politica per renderla veramente efficiente e -costruttiva. Perchè in ltalia prima che altrove? Perchè nel nostro popolo più che in ogni altro si riflettono le capacità proprie del genio latmo di assimilare e sviluppare fino alle estreme prospettive ogni hlone di pensiero come pure ogni concreto esperimento. Per questo qui era •venuta in luce e si era concretizzata in tutta la sua drammatica evidenza storica la crisi di fondo della democrazia liberale, crisi èhe essa portava in germe fin dalla sua nascita, perchè insita proprio nella sua intrinseca con– traddittorietà, prima conseguenza inevitabile dell'errore ra– zionalista che ne è la base concettuale. La cc rivoluzione fascista » era stato· il f;utto stol"ico di una generale stanchezza, di una diffusa aspirazione al supera– mento di quella concezione, di un impulso genuino che spin– geva la parte migliore degli italiani, di fronte allo spaven– toso decadimento delle istituzioni dello Stato, a,d uscire dal limbo dell'indifferentismo politico ed ,avviarsi alla ricerca di un centro focale che costituisse ad un tempo la ragione filo– sofica dell'organizzazione statale e la base politica su cui riol"• ganizzare lo Stato. Il fascismo era ai suoi inizi, e quindi nel suo significato più vero, qualcosa di irrazionale e di niente affatto definito; partiva -da un sentimento di ribellione, accoglieva il bisogno di una fede in mezzo alla generale negazione, offriva a quella ricerca un proprio valore che si era conquistato d'istinto e quasi con la forza della disperazione, come reazione senti– mentale ed empirica al misconoscimento in atto della guerra combattuta, il valore della cc Patria »: la Patria al di sopra di tutto, punto di partenza e di riferimento per ogni azione politica, base e vertice della costruzione statale, valore asso– luto a cui credere ed obbedire e per cui combattere. Pure relativo, e solo subordinatamente buono, era un valore suffi– ciente perchè la maggioranza degli italiani potessero accet– tarlo e fornire al fascismo la propria partecipazione o almeno il loro consenso. Ma in questa relatività ed imperfezione del– l'oggetto della sua fede risiedeva il suo errore e il suo limite, e nel mezzo della forz-a con cui era costretto a difenderlo e propugnarlo si annidava la sua vera debolezza e il seme della sua rovina. La patria era ,destinata ad essere superata da fol"– mazioni politiche più complesse e più vaste; la forza doveva fatalmente finire schiacciata da una forza superiore. La vita politica italiana dal '45 ad oggi è sempre stata, ed è ancora, intimamente e pesantemente condizionata dal crollo del fascismo, poichè quello che avrebbe dovuto essel"é il _crollo di un regime, fu trasformato e. resta tuttora, il crollo della coscienza non solo nazionale ma anche generalmente politica e civile degli italiani, coscienza che ancora non ac• cenna se non molto timidamente a risvegliarsi. Si è creduto opportuno e producente .tagliare ogni legame col passato, o almeno ignonrlo completamente e quasi negarne 1'-esi– stenz,a ; per la gran massa degli ita'liiani il risultato è stato la sparizione e la distruzione di tutti i valori anche buoni e fecondi che il fascismo aveva assunti e propugnati come pro– pri, ancorandoli al credo patriottico. Nella confusione in cui eravamo precipitati ci siamo così adagiati, quasi con un senso di fastidio per il passato, nel •quietismo di una concezione agnostica della vita morale e civile, e abbiamo accettato dello Stato l'antica versione liberale di agnostico registratore degli interessi materiali in lotta fra di loro. Qual meraviglia se in questo caos, il livello del costume è andato sempre più dege- DO a CO il post-fascismo di Antonio De Sanctis nerando? Se le nuove generazioni non credono pm m nulla? ,IJuale educazione e quale esempio ci offre lo Stato attraverso la sua azione pubblica in genere e politica in specie? Quali valori propone alle nostre coscienze se non l'indifferenza as– soluta, l'agnosticismo, la parità di giudizio e di diritti per tutti g,li errori posti sullo stesso piano de11a vel"ità? Come ci si può illudere di poter impedire che in questo vuoto che si è creato, il materialismo avanzi sempre di più, dato che esso propone •una fede, anche se è una fede assurda nella negaz10ne di ogni fede soprannaturale, e nella conquista del benessere solo materiale, e una fede che, a differenza di quella fascista, non ha ancora subito la smentita dolorosa e cruenta della storia? I càttolici che in questo dopoguerra si sono impégnati sul terreno politico, e che, nella riconquistata libertà d'azione, avrebbero potuto farsi vessilliferi di una loro propria conce– zione politi\ca, basata •sulla verità cristiana, hanno invece accettato semplicemente e fatto propria 1a concezione liberal– democratica ormai irrimediabilmente superata, peraltro, dal moto stesso della storia. Mentre altri stavano già avvicinandosi 'a superarla e ripudiarla essi si sono accaniti a difenderla senza nemmeno accorgersi che in questo loro parlar di difesa c'era già implicita la constatazione incouscia della sua mancanza di vita-lità e del suo avviarsi inesorabile al declino e alla spa– rizione. Hanno creduto alla sua « modernità », alle sue pos– sibilità avvenire, e non si sono accorti che certi cc sacerdoti » della d-emocrazia del tipo ,dei radicali, avevano ormai ad– dosso la polvere dei fossili ,da museo. E si sono ostinati a negare qualsiasi significato alla propria esperienza passata, quando alt11i invece si appressavano a r,i,conoscerlo -e a ·pren– dere provvedimenti. E sebbene questa loro •con.vinz.ione non abbia mai dato l'impressione di essere piena, essa è stata tuttavia proclamata e ribadita con tanta ostinazione che non ha mancato di dare i suoi frutti negativi, poichè i cattolici che hanno accettato quella convinzione, e l'hanno presa sul serio\ e ne hanno fatto il principio base della loro azione politica, hanno ormai maturato di fatto, sotto la scorza del cristiane– simo, una coscienza laicista, che si avvia fatalmente a diven– tare una coscienza materialista. Si è accettato il vuoto come condizione naturale. Non si negano ancora i valori. eterni, ma sono stati relegati già fuori della politica. Si sta barcol– lando nel buio dell'incertezza e del formulismo vago e ci si sta lasciando abbagliare dalla lucciola del materialismo. Non sarebbe - stl!to p1u ,sa,ggio cercare ,di superare il fascismo anzichè -di'.menticare o fingere di dimenticare che. la magg.ioranza degli italiani ne aveva seguito -la nascita con simpatia se non proprio con partecipazione? Bisognava rico– noscere l'errore, accettarne il significato, trarne gli insegna– menti utili, ricavarne un arricchimento, un più complesso e maturo sviluppo della coscienza civile e politica di tutta la nazione. Una volta crollato l'idolo della Patria come valore asso– luto,. bisognava riprendere la ricerca di un valore supr.emo, ma ac-cettare il superamento dello stato agnostico che era già stato realizzato. E bisognava farsi interpreti dell'inquietudine sopravvissuta al crollo del fascismo, raccoglierne i fermenti ancor vivi, preservare dalla sfiducia quanto vi era ancora di. vitale nella coscienza -degli italiani, indirizzarlo e guidarlo verso un v·alore sicuro. , Questo avrebbe dovuto essere il compito dei cattolici fin _dall'immediato dopoguerra. Ma questo può ancora essere un È 'compito attuale se ci decideremo ad accettare· con serenità I J la -considerazione delle vicende passate dalla •nostra vita , nazionale, se ci convinceremo che è impossibile ricostruirsi

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