l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

pag. 10 una propria genuina coscienza politica e civile, se ci si ostina a voler ignorare e respingere tutto queHo che di v,alido essa aveva già acquisito. Quando del passato si vuole « fare il de– serto » le -costruzioni del futuro poggeranno sulla sabbia, e la ·prima bufera le spazzerà via inesorabilmente. L'avvenire non lo si può costruire « contro >> il passato, ma nel passato. • Bisogna abbandonare la propria (non importa quanto radicata) « vocazione antifascista >> per accògliere nella nostra realtà ·politica una concezione « postfascista », una concezione che, attingendo all'universale delJa verità cristi~na, non abbia ingiuste e anacronistiche P.regiudiziali verso il passato, così come non deve averne verso l'avvenire con le sue aspirazioni legittime ad estendere a tutta la con;mnità un maggior benes– sere materiale; una concezione che comporti e promuova, Il nuovo La polemica d'Ireneo, successore di Fotino a Lione, con– tro le tentazioni e gli errori della gnosi, segna una tappa importa,nte nella formulazione dottrinale della Chiesa. La grande speranza millenaria trovò allora i suoi aspetti più persuasivi e le proprie più profonde ragioni di essere, arri– vando ad una maturità di pensiero mai più raggiunta. Dopo d'Ireneo si assiste •ad un costante deterioramento dell'idea madre, ad un suo progressivo. naturalismo, ad una continua laicizzazione. Si è certi di non sbagliare se si afferma che dalla cc Città del Sole >> di ,Campanella, al sogno palingenetico dei marxisti, ai fervori -della sinistra sociale dei cattolici di oggi, sia il sogno d'Ireneo, che, spogliato delle sue ragioni storiche, ritorna costantemente in una ,distorsione continua che tanto più è pericolosa quanto più smarrisce il senso pro– fondo dei rapporti tra Dio e la storia, quanto più rende natu– ralisticamente immanente all'uomo e· al suo divenire storico l'escatologia del Regno. . Sia ben chiaro che, affermando queste cose, non •si vuole rinnegare la possibilità e la necessità •di un impegno sociale dei cattolici: ci sta a cuore, invece, il sottolineare come que– ~to impegno· sia stato snaturato, •l'icondotto in un ambito natu– ralistico e storicista, deteriorato dal suo inserimento nel cir– cuito di una id,eol-0gia lihera:Ie-ma-rxista. Ireneo nel •e< Adversus Haereses >> ded_icò quallro, de1le cinque parti in cui il libro è diviso, ad una minuziosa con– futazione -della gnosi, il cui esame compì co.n attenzione a cura, tale era la violenza con cui la nuova eresia rischiava di di– storcere il senso del cristianesimo, privandolo di ogni con– tenuto esistenziale ed etico e cercando di ridurlo nei limi ti di una fredda ansia metafisica, di una mistica dell'essere spogliata ,d·i ogni addentellato umano. Il quinto capitolo deli– nea l'avvento del regno millenario. Il Buonaiuti ha sostenuto che esso è la sost,anza del cc Ad versus Haereses >>; potrà, in parte, esser vero, ma .non si dimentichi l'occasione offerta da1la polemica gnostica. L'esaltazione del Regno mi1lenario nasce in Ireneo dalla .necessità di combattere co.n strumenti ade– guati l'eresia ·gnostica; il problema del Vescovo di Lione non era quello di interpretare il Regno, ma quello, ben più ur– gente e pressante, di battere gli eretici sul loro stesso terreno: ·da una parte il totale deprezzamento dell'uomo, dall'altl'a, per ·ovvie ragioni polemiche, l'accento batte sulla sacralità delJa carne e del mondo. E' vero che•« Vos enim non estis in carne, sed in Spiritu >>, che cc Caro et sanguis Regnum dei non possidebunt >> ma è an– che vero ( citiamo daH'interpretazione del Buonaiuti) che cc la beatitudine ci attende in questa medesima carne e in questa med,esima terra su cui abbiamo brevemente sopportato· 1e tri– bolazioni. Il Signore, nel punto· di partire, ha -detto espressa– mente che sarebbe tornato a· bere il frutto della vita nel regno paterno insieni.e ai suoi discepoli, ha assicurato inoltre coloro che fanno per lui rinuncia ai beni, che avrebbero ricevuto il centuplo in hoc saeculo; confermando la vecchia benedizione l?ronunciata da Giacobbe su Isacco ». lio cag1no_ 1anco l'ordine civile non già il ritorno all'antico che si è tentato purtroppo finora di realizzare, ma bensì un avanzamento verso una visione fi. nalmente cristiana anche della politica. Bisogna assumere una concezione .che, ripudiando i principi della falsa filosofia, con– sideri indispensabile porre i valori morali della civiltà cri– stiana alla base dello Stato. E bisogna costituirsi di questa concezione non già difensori, ma banditori per addit_arla a quanti l'hanno abbandonata con sfiducia, forse proprio per– chè noi non abbiamo 1 saputo affermarla con sufficiente chia– rezza. E bisogna comunque convincersi che, quali che siano le possibilità, immediate o lontane, di vederla realizzata, ri– pudiarla nelPillusione di poter costruire su altre basi, equi– varrà sempre a mettersi in cammino verso le più amare e tragiche delusioni. n1ìllennio di Mario Benedetti « Del resto - scriveva Ireneo - s_e vogliamo parlare esattament•e, non la carne possederà, ma sarà posseduta. Il Sig.nore ha detto: « Beati mites quoniam ipsi haereditate pos– sidebunt terram >>: quasi volesse far capire che nel regno sarà posseduta in eredità quella terra da cui fu tratta la sostanza del nostro corpo. E' evidente quale sia l'errore fondamentale di Ireneo: esso consiste sostanzialmente nel fondare ogni possibilità di salvezza sull'avvento del regno in hoc saeculo, nel trasferire nella mondanità, sia ·pure concepita escatologicamente, sul piano della storia puramente umana, l'economia della Rive– lazione. D'altronde lo gnostico Valentino aveva diretto la sua polemica contro il mondo è quindi comprensibile da parte di Ireneo, insistere appunto sulla sacralità del mondo stesso, mutuare da una visione della storia l'annuncio della imminen– za del Regno. In questo a lui si riallaccerà Gioacchino da Fiore e la sua dottrina delle trr grandi epoche della storia. Ma quando Gioacchino, tratteggiando i tre periodi, scriverà: ·cc Il primo stato visse -di conoscenza, il secondo si svolse nel potere della sapienza, il terzo si effonderà nella pienezza dell'intelligenza. Nel primo regnò il selvaggio, nel secondo la servitù filiale, il te.rzo darà inizio alla libertà. Il primo stato trascorse nei flagelli, il secondo nell'azione, il terzo nella contemplazione. Il primo visse nell'atmosfera del timore, il secondo in quella della fede, il terzo vivrà nella v-erità », aggiungendo che al cielo e alla terra 8arà attribuito un .nuovo plendore mentre scompariranno le sofferenze e la morte, ecco· che la polemica di Ireneo si ritorce nelle mani del suo epigono e riprendono nuovo vigore proprio quelle tesi gnostiche contro cui aveva combattuto il Vescovo -di Lione. Quando, in altri termini, si trasferisce tutto nel Regno, si arriva inevitabilmente ad attri– buire all'uomo e alla storia un valore puramente simbolico e formale, caraUeristico non solo dell'eresia gnostica, ma di ogni forma di razionalizzazione, fino all'hegelismo, al mar– xismo, al tardo idealismo. Negar-e ogni valore alla carne, o dire che la carne è tutto, sono due affermazioni che in rlefini– tiva si equivalgono, puntare tutto al di là della sto:i-ia e del– l'uomo, o nella storia e nell'uomo, è commettere uno ste!so • esiziale errore. E' quello stesso errore, e si diceva all'inizio, che commette la sinistra cristiana ; essa da una parte prospetta 1a salvezza dell'umanità in termini di mero storicismo ( è il filone di Mou– nier), accettando la diagnosi liberal-marxista e cercando di salvarsi per la tangente degli strumenti, dall'altra, tratteg– giando un cristianesimo ridotto ,a ·cc testimonianza >>( è il fì. Ione che da Bernanos va fino a MazzolarU, cade in una forma classica di gnosticismo. E i due filoni si intersecano e si acca– vallano in una misura, nella quale è difficile sceverare l'uno dall'altro, ma il risultato è unico purtroppo ed è riconduci– bile ad una profonda di,storsione della dottrina della Chw,a •Sui rappoTti tra Dio, •la ·etoria a l'uomo.

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