l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

STUDI Eurafrica e co1nplesso ID ed i terraneo In un precedente- -articolo ho avuto occasione d,i affer– mare che i due massimi centri di potenza, i due blocchi anti-. · tetici per origini e fina1ità, che molto impropriamente sono chiamati Oriente ed Occidente, cercano attraverso ,la -disten– sione di arriv-are a quella coesistenza competitiva -che s·arà sem– pre in equilibrio -instabile, poichè manca il terzo suppo~to per formaTe un treppiede veramente .stabi,le sul quale costruire una pace non effimera. Occorre -insomm-a una terza forza: Adopero questJa formula perché ch,iarisce l'immagine del treppied-e, ma sia ben chiaro che per cc terza forza » non intendo un neutralismo -abul,ico ed -ine-tto che osporrebbe una vasta zona del mond-o, si chi,ami essi Eurafrica o Compl~sso Medi-terraneo, ad essere preda ,di uno o di ambedue i blocchi e diveniTne lo cc spazio vitale ». Ciò premesso è bene chiarire/ampiamente l'affermaz·ione: cc l'Eurafrica per essere vitale ed operante, non potrà mai com– prendere tutto Jntero il Continente Africano e neppure t_utto quello Europeo ». Questa frase mi ha già procuralo numerose, e non sempre benevoli richieste di chiarimento, dalle quali traspare l'-idea ' Eondamenta,le che sembra ·ispirare molti dei più valorosi afri- • canisti italiani: l'Africa, dicono, è un'appendice dell'Europa, è l'unica riserva europea dell'avvenire, è quindi necess·aào nO'll già una cofonizzazione, ma una coUaborazione che integri l'Africa nell'Europa. Naturalmente non mi riferisco qui agli africanisti dei paesi che ancora hanno delle colonie e pei quali l'Afri,ca do– vrebbe essere un continente corvéable à merci, per quanto mascherino il -lorò colonialismo con pa"role prese a prestito dall-a termirrologia democratica. Sono dei· moriturì e li ricordiamo solo perchè con la loro terminofogia captano ancora-adesioni e consensi che, agli occhi, di tutte le nazioni afro-asiatiche fanno apparire l'Italia come una nostalgica colonialista. E' opportuno pertanto segnalare l'opportunità della pre– senza del-l'lta,lia in ogni parte_ è.lei mondo, dove il suo lavoro e le sue iniziative possano afferma-rsi, e quindi in ogni parte dell'Africa, da quella medi-terranea ·a -quella australe, -da quel– la occidentale a quella orientale. Ma ciò nulla ha a che fare con l'Eurafrica. Sarebbe infat– ti per lo meno ingenuo pensare che l'Italia o la Piccola Euro– pa o, più esattamente, come fu chiamata dai francesi, Ja Alleanza Panafricana dell'Europa Occidentale ( della quale la Francia avrebbe, naturalmente, la leadership) cc possano le– gare le sorti di tutta l'Africa a quelle di tutta -l'Europa o a,lme– no, per ora, a quella dell'Europa Occidentale ». Ho citato a_memoria :le parole di un amico, il prof. d'Ago– stino Orsini che è indubbiamente uno dei più documentati ed entusiastici euroafricailisti italiani, il quale, molto giust-a– mente, rilev,a che contro questa Eurafrioa integra,le cc si schie– rano l'Atlantropa coniata in Germania, l'Amafrica coniata in Francia, la Mittelafrika coniata anch'essa in Germania, ma ripresa come concetto euròpeo -dall'Inghilterra ... >i. Ev-identemente gli euroafricanisti itaBani_so·no dunque per l'integrazione dei due ,Continenti come id-cale più o meno rag– giungibile, e praticament P,Cl'fll Eurafrica quale è ~t~ta pro- di Enrico insabato spettata alla Conferenza di Nairobi, ·e sostenuto dai pubblicisti dell'AIPE<PO e dal Riarmo Mo,rafo; Eurafrica che in pratica si ridurrebbe ·a salvaguardare gl'interessi e i priv-i,legi africani dell'Inghilterra, del Poz,togallo, del Belgio e deHa Francia, alla qual salvaguardia l'.lta'1ia dovrebbe -contz,ibuiré eo-n suo appoggio politico, col suo lavoro, coi suoi capitali. Lo strano è che nessuno euroafricanista europeo abbia mai tenuto presente che essi hanno, nell'Afrièa stessa, un nemico che essi non ,ignorano, ma che forse troppo semplicisticamente sottovalutano, ·il Sud-Africa, il quale attraverso portavoce au– torevoli, come il Milnistro della ,Guerra, pensano ad una grande Unione Panafricana che, dal Càpo di Buona Speranza dovrebbe a-rrivare ai confini meridiona1i del Sahara. E dico sottovalutano, non già perchè nO'll creda, come loro, che si tratti di uno dei tanti sogni sulla sabbia accarez– zat'i dalile potenze coloniali •come il cc Sahara Dipartimento me– tropolitano francese i> o come l'Africa Britain's Thir-d Epire, ma perchè è un'indice dei contrasti profondi ,e delle insupe• ra:bili d-ifficoltà che incontrerebbe un 'Eurafrica integr-ale la quale, tengo a ripeterlo, non può realizzarsi ,e ciò per la sem– plice ragione che ,solo una parte dell'Africa e solo una parte dell'Europa possono, almeno in prim·o -tempo, in·tegrarsi e costituire que1la terza forza a-Ila -quale ho accennato. In realtà esistono due Afriche e due Europe. La dimostrazione, diciamo così scientifica, di questo asserto comporterebbe lunghe e ponderose trattazioni; debbo quindi limitarmi a ,sintetizzado in pochi periodi sufficienti, spero, a rendere intuitiva ed evidente la verità. Tl Capitano francese M·eynier, professore alla Scuo-la Mi– lita,re di Saint-Cyr," faceva rilevare, in una sua pubblicazione di quasi me21zo secolo fa, -che -l'equatore divide l'Africa -in due parti orog-raficamell'te e geologicamente simetriche. Chi po• Lesse infatti, servendosi dell'equatore come asse, sovrappone l'Africa Australe a quella Boreale, potrebbe constatare la im• pressionante uniformità, sia pure su scala diversa, delle zone che dividono l'Africa, paTallelamente all'Equatore. Infatti è la latitudine che deterru ina --la ripart~zione dei climi, -ed è infatti la latitudine che divide l'Africa in zone parallele orientate da ponente a levante e che presentano in ogni punto, gli stessi caratteri genera] i. Il Centro del Continente è occupato dalla zona equato– riale, rimasta sino al secolo XIX la << misterios,a terra dei po– poli neri senza storia ii. Fra l!l zona equatoriale' ed il Sahara sta il Sudan, una fascia lunga 7000 Km. e alta dai 500 ai 600 Km. che va da Capo Verge (Senegal) al Capo Guardafui (Somalia) ed alla quale, nell'Africa meridionale corrisponde simmetricamente il Sud-Angola e la Rhodesia. \ Il Sudan è stato popolato sin dai primordi della storia dai camiti venuti dall'Egitto e dai libico-berberi. Ambedue le razze hanno dato luogo alle lingue simito– cami tiche éh~ ii parlavano nell'Africa Mediterranea e che ormai si considerano come facenti parte -di un unica famiglia linguistica. i sudanesi hanno conservato per secoli una compattezza cinica e culturale di' tipo mediterraneo che si è poi consoli– data definitivam~nte coll'islamismo arabo, il quale ha fac-i-

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