l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

L'autonoinia cattolica· 1. - Il processo di massificazione sembra seguire una traiettoria obbligata: per oziosità morale i singoli si abituano a sottrarsi ai ,confliui, alle decisioni, ai rifiuti; tale ,abito morale alla fuga dai conflitti si traduce in una superficialità psichica, in un ind·ebolimento della « presa di coscienz,a » da parte dell'io, di quel che gli accade e di quel che accade. Smagliata la coscienza vigile - morale e ·psichica -- siamo invasi da forme ,deteriori di pseudo ragionamento, esercitia– mo pseudo giudizi: con l'abbassarsi della soglia della co– scienza, ,si alza, relativamente, e se ne libera, disordinata, la nostra vita emotiva. Ci divertiamo. Non abbiamo convinzioni, ma opinioni. Non siamo ca– paci ,di insegnare una immagine di « uomo >> e di ·« donna >> ai figli. Questa condizione umana è ·quella ·ché più si presta alla massificazione. Esperto della propria ,debolezza, l'io cercherà in tutte ,le forme di esaltazione una forza compensatrice della propria. mancanza di sicurezza. La debolezza ,collettiva, nel nostro Paese, è tale, da pre- .starsi a· involuzioni subitanee. Quel che ce ne ha difeso, si– nora, è stato, ·probabilmente, il vaccino dell'esperienza fa– scista. Ma ciò vale per le nostre generazioni : non per quelle che immediatamente ci seguono. 2.• La debolezza collettiva non manca di una ·propria struttura. Ognuno di noi, che abbia avuto momenti di « ri– presa di coscienza >> ha sperimentato sino a che punto la debolezza cciHe:uiva ci condiziona e pamlizza nelle ,sue ma– glie. Più si è insicuri - in ogni campo dell'umana convi– venza - e più fioriscono i ricatti, le mafie, le correnti, le forme oligo o monopolistiche, le intese consortili. Le difese che nascono per sovracompensare debolezze intrinseche, d,e– bordano sempre dal proprio fine~ acquistano il carattere di violenza sui mezzi e tutto viene impiegato a sproposito, per autodifesa. Là segretezza, il camuffamento, la menzogna ven– gono stese per ogni dove, ingenerando nuova confusione e ·nuo,– ve incertezze. 3. - In un simile ambiente, l'azione -- di qualsiasi natu– ra __:_ diviene estremamente difficile. Non si possono preve– dere le reazioni, gli ostacoli ; non se ne può calcolare le pro- babilità, i rischi. • • 4. • L'albero si riconosce dai frutti. I grandi problemi « fisici >> del Pae~e sono rimasti insoluti. Probabilmente, si sono aggravati. Nel contempo, abbiamo attribuito a politica, cioè a volere, interventi, decisioni, quello ,sviluppo_ mate_riàle inevitabile a un sistema produttivo che ha il « thaggio >> di 49 milioni di bòcche e di un continente in pieno sviluppo. Le soluzioni che si propongono sono più o meno sempre quello del ccre travicello >>: un nuovo governo, una nuova classe dirigente. Ma dal cielo non piove nulla. Dove starebbe rintanata. questa classe dirigente di ricambio? In quale mi– sterioso isolamento si sarebbe preparata? _5; - La ripresa non può venire che da noi, dagli abitanti reali, conte~poranei, del Paese. Ma è certo che una :ripresa non può avvenire per una paçifìca evoluzione delle cose. E' inevitabile che la ripresa esiga una ccconversione >> socialmente sensibile. Rifacciamoci a una esperienza abbastanza comune di noi cattolici. Quando vogliamo riprendere una direzione smar– rita, facciamo un « ritiro >> : ci sottraiamo fisicamente alla pressione mondana, senza di che non siamo in grado di rice• vere pienamente e con frutto il seme del Signore. Il ccritiro >>, l'esilio eremitico, un tempo erano praticati su vasta scala nel cristianesimo. E pot,evano essere anche tem– poranei. ·Ciò non significava ccfuga dal mondo >>: significava tagliare un membro malato, per non perdersi. 10ecag1nob1anco. di Filippo Ponti Le -forme di esodo avevano ed hanno per ·finalità anzitut- - to la salute dell'individuo. Ma abbiamo anche precedenti sto– rici ddl'esodo di un popolo per salvare la propria fede: basta leggere la Bibbia. 6. - Ma in che senso sarebbe lecito e doveroso un esodo– dei cattolici dal mondo come mondanità? I cristiani hanno ricevuto dal loro Messia una definizione : staranno nel mon– do, ma non saranno del mondo. Uno splendido -esempio storico di autonomia e< •cattolica >> è lo stesso Stato ·della Città del Vaticano: la Chiesa ha esigìto una autonomia ccvisibile >> ·per poter pienamente realizzare la sua missione cattolica. Cioè: una autonomia cccattolica >> non può essere una separa~ione dal mondo stori~o : ma una forma concreta di indipendenza che permetta lo- svolgimento e< cat– tolico », universale - come· ampiezza e ,come ,fine - della sua missione. 7. • L'ascesa al potere dei -cattolici, in molti Stati euro– pei, in questo dopoguerra, avrebbe dovuto o voluto essere .• appunto, una modalità per garantire -a loro stessi - ai cat~ tolici - quella indipendenza indispensabile •verso sistemi laici o materialistici che ne avrebbero impedito il pieno adem– pimento della· loro fede; Di fatto, non sembra che questa strada abbia •portato frutti storicamente sensibili. La mondanizzazione dei cristiani è cresciuta. Un~ dei motivi fondamentali è probabilmente da ricono– scersi nel fatto che ai cattolici non è dato di potersi « difen– dere », eventualmente impossessandosi del potere: ai cattolici non compète una autonomia « difensiva », ma, sul tipo della Chiesa, una autonomia funzionale per l'esplicazione « attiva >> del Credo. I cattolici .italiani hanno forse troppo voluto « di– fendersi >>. 8. - Ai cattolici occorre -una autonomia di azione. Cioè, una azione che possa poggiare su una visibile indi– pendenza da ·quei ferrei ,condizionamenti ambientali di cui si è parlato sopra. Perchè non immagin,are un ~< servizio >> dei cattolici per particolari momenti della civiltà umana? Perchè deve esi– stere una milizia internazionale solo per compiti guerrieri? (,E perchè, d'altronde, non sospettare -che il fallimento nell'esercizio di alcune virtù, come la castità, sia dovuto al _rammollimento sociale dei ·cristiani? E' possibile difendere tale virtù solo ... ·con la ·ginnastica? Il terreno fertile, su cui può attecchire ,il seme sacramentale, non potrebbe essere il carattere del giovane teso a una reale .azione civiÌe, alla gene– rosità civile, e non soltanto sollecitato ad attività dopolavo– ristiche?). 9. - Ma come svincolarci dal condizionamento del si– stema? Come fondare in una indipendenza concreta l'azione cat– toHca? 1Cioè: l'azione dei battezzati, per la società? Fuori dal ricatto economico, per poter agire con. retta e totale co– scienza entro •e contro, se_occorre, al sistema economico, entro· o co~tro al -culturalismo deteriore attuale, entro e contro al costume? In altri termini : eome germinare da una massa una aristocrazia capace a sua volta di lievitare la massa? Come ar– r,estare il processo per- cui solo i prodotti - di ogni natura: cioè fisici e immateriali ,livellatori ( di minimo comune pia- cere) massificanti, vengono propinati al consumo? • 10. - •Riassumendo: senza azione nuova, non saremo e non avremo uomini diversi da quelli che siamo. Ma l'azione nuova ·entro il sistema vecchio è impossibile. Volenti o nolenti dovremo, almeno per il tempo e per la concretezza dell'azione sociale, uscire dalla •strettoia degli otri vecchi.

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