l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

pag. 20 l'ordine civile ---'----------------------------------------------------....:__-=-:_-=-:= avvertirci -che questa « strana legge » è nata per un qualche motivo, non si può spiegai-e solo come un atto puro e sem– plice di sopraffazione, che sino !i quan– do non si offra un sostitutivo valido a spezz;irl,a, la « legge >> è ques'ta, e il capocamorra è l'unica forma di ingenua autodifesa, di primitiva gaJ.'lanzia. Preso -con i suoi difetti, con il perico- lo di facili concessioni alla curiosità morbosa del pubblico o aU'effetto co– mico, « I magliari » è un film degno di attenzione che riconferma le buone doti de·l regista Rosi e ci fa sperare che i tanti « peana » alla rinascita del cinema italiano innalzati periodicamente ,dalla stampa non siano semplicemente eser- citazioni accademiche. L. ,C. LETTURE MAREK HLASKO, L'ottavo giorno della settima– na, Einaudi 1959. Per i tipi di Einaudi è recentemente uscita una raccolta di novelle di Marek Hlasko ( che è valsa al giovane scrittore polacco il Premio Viareggio 1959 per la narraiiva), fra le quali le più notevoli e impegnative sono « L'ottavo giorno della settimana " e ccCimiteri "· " Cimiteri"• il lungo racconto pubblicato l'anno scorso a cura dell'Istituto di Letteratu– ra degli emigrati polacchi a Parigi, è una delle opere che in questi ultimi tempi hanno desiato maggiore interesse negli ambienti let– terari occidentali, per la schiettezza e il ma– nifesto anticonformismo politico che la per– vadono. E' la triste odissea di Fanciszek Kowalski. vecchio partigiano e fervido seguace del co– munismo. ·Per un bicchierino di vodka in più beveva in generale molto raramente - vie– ne fermato e costretto a trascorrere la notte in guardina, oggetto di gratuite vessazioni e oscure minacce. Perde il posto e viene espulso dal partito, mentre il figlio, un comunista fa. natico, lo abbandona e altre disgrazie fami– liari si abbattono su di lui. Deluso e stanco, si trova ad assistere alla parata dei lavoratori il 1. maggio e incontra il miliziano che lo aveva fermato quella notte. Da lui a-pprend·e che il verbale del suo interrogatorio, steso al commissariato, era finito nel cestino. Infatti alla milizia interessava soltanto incutergli un sano timore dell'autorità. Al cospetto di que– sta, che per lui è una rivelazione, il protago– nista subisce una profonda trasformazione psi– cologica: egli sarebbe giunto anche al punto di credere di avere sbagliato, pur di avere un ideale cui prestare fede fra tante delusioni. Ma ora non più, e lo dice apertamente: finisce così di nuovo in guardina. Pochi sono i critici propensi a definire ccCi– miteri" una vera e propria satira; tuttavia il significato satirico del racconto non sfugge al lettore. Gli episodi dell'avventura di Kowalski, quelli di significato -politico in particolare, so– no presentati con l'immediatezza di chi li ha vissuti. Da qui i mordenti effetti umoristici che_ danno al racconto una particolare ccal– Iure "· Come per noi è inconcepibile che un critico d'arte disapprovi l'opera di un pittore soltanto per il fatto che nel suo quadro abbia posto in maggiore rilievo una coppia di innamorati in– vece di un trattore ( episodio realmente av– venuto e riportato su un ,quotidiano di Bu– dapest, che rispecchia anche la vita polacca nel periodo staliniano), così per il lettore italiano è inconcepibile che situazioni altret– tanto grottesche quanto quelle descritte dà Hlasko emergano quotidianamente dalla let– tura dei giornali e delle riviste polacche. Ciò vale per tutti gli episodi narrati da Hlasko; per i polacchi' l'interesse del racconto è circo– scritto per ·così dire alla essenzialità descrittiva di esso, mentre per il lettore straniero si esten– de all'ispirazione satirica. Non si cr~da tutta• via che la descrizione dei vari episodi sia ib 10ecag1no 1anco stata caricaturata dall'autore. Se talvolta il rac– conto produce un'impre,sione siffatta, questo, avviene perchè in un unico episodio si cerca di racchiudere il signifioato di molti altri. Linguisticamente il romanzo è adattato agli ambienti che descrive. C'è chi ha accusato Hlasko di indulgere alla volgarità dell'espres– sione, ma la lingua è la stessa autentica e spontanea di quella stessa gente in quelle stes– se circostanze. Hlasko usa esprimersi in ma– niera fondamentalmente realistica: e il suo stesso linguaggio è il linguaggio dei perso– naggi. Il racconto è invero esattamente costrui10, ben dèlineato è l'ambiente e il personaggio principale è tratteggiato con sicurezza. Kowal– ski va incontro ad avvenimenti .drammatici per avere bevuto, una volta tanto, un. bicchierino in più del necessario in una società dove l'al– colismo rappresenta una delle più diffuse pia– ghe sociali. Egli perde il posto, la famiglia, la fiducia nel partito, tutto insomma, solo per– ché in una società a volte mostruosa si è di– mostralo troppo uomo. Un uomo che si senta veramente tale, molto difficilmente riesce a su– perare indenne un'odissea quale quella vissuta dal protagonista in un ambiente così radical– mente ostico. Alla fine assistiamo alla vittoria dello ccstato socialista ", come lo chiama l'au– tore, sull'uomo che al partito avrebbe sacri– ficato anche se stesso, ma che all'ultimo mo– mento si è accorto della vacuità del suo credo politico. Anche se le critiche rivolte contro la figura di Kowalski sono state numerose, il personag– gio non è Ìn realtà così schematico come po– trebbe sembrare a prima vista. Interessante è la sua evoluzione psicologica: prima fedele aderente al partito, nel quale sc~rge l'unico strumento valido di liberazione dal nazismo, in un secondo tempo soggetto a un graduale cambiamento delle sue idee politiche ( prima tenta di spiegare le proprie disgrazie come provocate da pura incomprensione, infine si accorge della nullità della sua fede politica). Interessante è un particolare, che del resto Hlasko ha voluto mettere bene in evidenza, e cioè il fatto che Kowalski accusato, invero falsamente, di avere criticato il partito men– tre si trovava in stato di ubriachezza, giunge egli stesso a credere, per la sua stolta e cieca fiducia nel regime, alle menzogne dei milizia– ni. Quale acuta rappresentazione di una men– talità tipicamente comunista! Il carattere di Kowalski, come ci è de– scritto da Hlasko, non si può considerare ti– picamente e tradizionalmente polacco, e si av– vicina più all'anima caratteristica del russo, co– me può essere descritta da Gogol, con meno lirismo, -cioè di Dostoievski e Tolstoi. L'autore vuole mostrare, attraverso questo particolare apparentemente insignificante del carattere di Kowalski, come anche i polacchi, di spirito notoriamente anticonformista, cominciassero _sotto il regime staliniano a pensare non più con la propria testa, bensì in funzione delle direttive del partito. Forse per questo i critici polacchi hanno in generale accusato Hlasko di non avere saputo cogliere psicologicamente il suo personaggio: per questi critici la figun di: Kowalski r'acchiude semplicemente la tra, gedia della Polonia. L'animazione psii:ologica del personaggio non è invece indifferente: sog– getta a successivi e -continui cambiamenti d'in– dole e di pensiero, la sua figura appare an– cora più viva nel realissimo mondo di « Cimi– teri "· Kowalski è sei:npre presente nel rac– conto: è al centro di ogni scena, sempre nella veste del protagonista, con il suo carattere, le sue ·disgrazie e i suoi rivolgimenti psicologici. La magistrale ambientaziÒne del racconto nella Polonia staliniana meriterebbe un ulte– riore approfondimento. Ci limitiamo ad espri– mere l'augurio che l'opera divenga presto - giacché, senza dubbio, lo merita - così popolare presso il lettore italiano, come già lo è « L'ottavo giorno della settimana "· « L'ottavo giorno della settimana » si distac– ca completamente da « Cimiteri,, come ambien– tazione e svolgimento, pur riproducendo la medesima atmosfera oppressiva, evidentemente ormai propria della penna di Hlasko. La no– vella manca di un'esplicita problematica po– litica e per questo non può essere paragonata a ccCimiteri ", che i critici stranieri ritengono comunque l'opera più profonda e meglio riu– scita di Hlasko. Sul piano umano, invece, as- •sume un valore straordinario per la sensibilità psicologica con cui l'autore ha costruito la fi. gura dei protagonisti. Il racconto scorre ve– loce, spigliato, raramente si accusa qualche pausa. E' l'amore di due giovani in un ambiente difficile, in un ambiente che non permette il– lusioni, in un ambiente troppo vero, eppure estraneo al lettore occidentale. Agnieszka, la ragazza, è tratteggiata -con insolita vivezza: da troppo tempo in cerca di un amore, arriva ai punto di perdersi solo perchè vuole, una volta per sempre, evadere dalla monotonia del. la sua vita senza ideali e senza speranza. Il giovane Piotr è il solito anoni:µio personaggio di ogni novella; ma ciò nonostante è anche una figura fondame'ntalmente reale: nel diffi– cile ambiente in cui vive, è riuscito a con– servare qualcosa di umano, come il senso della moralità, e perde per esso l'amore della su'l ragazza. L'oftavo giorno della settimana è un giorno che non esiste: la settimana ha solo sette giorni. E invece i personaggi della no-_ vella di Hlasko aspettano tutti un giorno nuo– vo, diverso dagli altri, -che cambierà la loro vita, che porterà loro la felicità. Il padre di Agnieszka stretto accanto alla moglie malata nella piccola casa affollata, aspetta il giorno della festa per uscire dalla grigia realtà quo– tidiana. Grzegorz,. il giovane fratello di Agnie– szka, attende la decisione della sua ragazza ( « voleva una settimana per riflettere »). Agnieszka e Piotr sognano quattro mura per il loro amore, -ma il loro ·sogno non è soltanto questo: è anèhe il desiderio di una casa vera, anche quando parlano di prendere una stanza ad ore, Dai loro discorsi traspare il deside– rio di due giovani che si amano di una vita in comune, lontana dalle volgarità e dalle has– sezze del mondo -che li circonda. « Forse riusciremo a trovare un appartamen– to. In estate potremo parti:r:e insieme " dice Piotr; un'altra volta, egli confessa: « Il peg– gio è che ti amo. Con un'altra sarebbe tutto più facile "· E ancora: « E' meglio che ci se– pariamo. L'uomo è sempre chiuso in un cer• chio che non -può spezzare. Meglio rinunciare e salvare almeno i ricordi. Il rispetto, la di– gnità, nonostante tuttg, non sono sciocchezze come sembrano "· E' un linguaggio addirittura inaspettato in mezzo alle triviali parole che risuonano fra le strade e le macerie di Varsavia. La casa è per Piotr il simbolo di una vita più umana e più pura: da problema prettamente mate-

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