l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

bi LETTERATURA . E COSTU~I Stagione teatrale romana "Spettri" -di Ibsen - "Sabato, domenica e lunedì" di Eduardo In apertura di stagione è tornato .al– l'Eliseo uno dei lavori che costituirono i,l cavallo di battaglia dei maggiori at– tori di cinquant'anni fa, « Spettri » -di lbsen, non certo la più beBa ma forse la più famosa opera del grande ,dram– maturgo norvegese.· Ce ,l'ha ·presentata Gior-gio Albertazzi che già nel '54 ave– v,a affrontato il ruolo di Osvaldo in una edizione ,televisiva diretta da quello stesso Mario Ferrero -che anche ora ha cui,ato ila ,regia. lbsen è uno dei padri del teatro con– temporaneo; irruppe sulla scena dram– matica ,d,ando luogo a uqo dei primi, clamorosi· episodi di « rottura », rive– lando ·che la materia borghese, salot– tiera, amabilmente y,ariata nelle com– med,ie del •«triangolo » o in farse p_o– chadistiche, celava una potenzialità -di dramma -che d·oveva esprimer'si, pro– rompere. Nella misura in cui si fosse cercato di risalire oltre la maschera del- 1-e convenzioni, oltre l,a linda eleganza dei « ruoli » sociali, .Je·apparenze sareb– bero state frantumate dal fuoco ·d•iuna torturat,a psicologia, la gaia atmosfera avrebbe ceduto il passo aUa più cupa dispe•razione. ·Proprio perchè, nella mi– sura in cui iii desiderio tutto umano di « comunic-are » si sottrae -alle formule cl.ella conv•enienza, cerca una cifra più vera, da cc amabile conversare » finisce per tr,asformarsi in un seguito di « trau– mi », in un ferirsi vicend·evole per ri– trova•rsi più veri, in un gioco giunto all'estremo che, ail di là deUa dispera– zione, •non prevede più ravved-imenti, • non contempla più liete soluzioni. Se_ tale è la sostanza più vera di Ibsen va detto che non sempre il suo teatro sep– pe ridursi a queste cc ragioni >> abban– donando la polemioa minuta, rifiutan– dosi di sposare i cc viz.i » culturali, le mod•e dell'anticonformismo ,del suo se– colo. Come per Zola la chiave per ia risco– perta naturalistica del d•I1amma dei per– sonaggi fu prestata -da quelle teorie sul– l'ere,ditarietà legate a fervori id·eologici ora superati e addiriNura dimenticati. Così cc Spettri », rivisto •a quasi ottan– t'anni di •disbanz.a dalla sua stesura, ,d.à talora l'impressione di sfondare po·rte ormai ,aperte (ol'ugliaglianza della leg– ge mora-le per l'uomo ,e per la donna), tailora di poggiare su pseudo-dogmi i(,le colpe ,d·ei padri ricadono sui figli) or– mai smanteUati. Ma, a•nche se cafa.ta in una concretizzazione storica qua e là superata, rimane illesa la sostanza dei l,d è:::t l,; personaggi, il ,dramma delle incompren– sioni, ·di qua.Uro desideri del « meglio » che sfociano tragicamente, per una se– rie di viltà, per l'acquiescenza ,ai luoghi comuni, ·alla morale ,corrente, alle con– venzioni, nel cc peggio ». Ed è questo il nucleo ibseniano che più ha fruttato, basti guardare il •teatro ·contemporaneo .americano ( OiN eill e Miller in partico– iar,e) per tanti versi a lui legato. Anche se gli elemeuti che, neUe polemiche -del momento, potevano sembrare più cor– rosiv-i si sono sedimentati per permet– tere ad altri, più v-alidi, di emergere, anche se la d·emoiizione del mito ,di una deterministica erediMrietà preclude or– mai a colui che deve incarnare il ruolo di Osvaldo quelle esasperazioni da ca.so clinico ·care allo Zacconi o a Benassi, il dramma -conserva, dunque una sua va– lidità, come momento ,in cui una cc tra– gedia di ·personaggi » ripete la crisi ,di tutta una società, di tutta una pseudo– nozione di uomo. Di•remo subito che la regia di Mario Ferrero sembra •non av•er ·colto affatto quest,a di•mensione ancora aperta, sem– bra essersi .sottratta in ·definitiva a-1 do– vere di una aHenta •«rirlettura » critica che è sempre una « scelta ». Sfoltito di particolari inutili ( ma non sempre per la ·comprensio·ne 'dei personaggi), sot– tratto ai grossi effetti granguignoleschi, l'opera ibseniana è stata tmscritta sce– nicamente in un'atmosfera spenta e d-e– cadente che, !al contrario ,di mohiplicare la carica di un'azione in potenz·a, l'ha -decolorat,a in un modesto tentat·ivo di verismo. Obbligati in questo ordito gli a-ttori hanno fatto del loro meglio, met– tendo in opera tutta la gamma deHe 1 10- ro notevoli possibilità. Se un giudiz.io sulla -recitazione no•n può non essere ppsitivo-, po-ichè l'impegno è stato sen– sibile ed ·i risultati ( con particolare r.i– guardo ad Anna 1Proclemer e Giorgio Albertazzi nei due ·rudloi principali) ve– r·amente -lusinghieri, pure -ci sembra che le incertezz·e della regia abbiano ,impe– dito una resa massima: e'è una gradua– lità nel personaggio di Elena Alving - dapprima chiusa nella sua inquietudi– ne, poi impegnata in una piena confes– sione di 1 quello ·che è stato il suo dram– ma della sua vita, sino ad aprirsi a un dolore più grande, a constatare l'inu– tilità -di qualsiasi soluzioue - che non compare sulla scena. Lo stesso si dica per il pastore ·Mand·ers, che nella sua evasiva bontà mescola nel nov·ero ,delle cose sacre criteri mor,ali, convenzioni sociali, false idee di rispettabilità. Quanto a•i personaggi di Regina e del falegn,ame, essi sono stati addirittura so-Ura,tti dal gioco. In definitiva la pre- sentazione degli cc Spettri » ha invitato il pubblico •ad una rilettura di un la– voro per tanti versi ancora cc •inquietan– te », in una versione che alla dignità della messinscena ed all'impegno ,degli interpreti, non ha saputo unire la coe– renza di una sc(èlta. critica veramente cc moderna ». * * * Al Quirino, dopo il lieto ·esordio del– la « Scarpei:tiana » di Napoli, debutto di Eduardo De Filippo con una sua nuo– va commedia cc Sabato, -domenica e lu– nedì ». Siamo di fronte, -come nel non dimenticato « Natale in -casa Cuppiel– lo », ad una lite famiHare. Dopo Je pri– me avvisa-glifi -del sabato, iontorno al fuo-. , co· che fa rosolare il tradizionale « ra– gù » per il giorno dopo, ·essa scoppia durante il pranzo deHa domenica che vede riuniti intorno ·ad una grande ta– vola tutta la famiglia con l'aggiunta -di due amici di casa. Le attenzioni del ra– gioniere per la signora Rosa fanno usci– re -il marito in una lunga tragicomica scenata. La mattina -del lunedì i due coniugi giungono ad un,a spiegazione : sono sposati da quasi trent'anni e non hanno ancora imparato a conoscersi, a dirsi le cose èome stanno, •a rimuovere •1e piccole incomprensioni che fatalmen– te rischiano di ·accumularsi e di sfociare in lit•e. 'In questo primo ,autentico collo– quio dopo -trent'anni di matrimonio vengono ricordate tante -cose, vengono scoperti tanti partico-lari. Ora si potrà ricominciare daccapo, sperare in un'ar– monia fondata sulla fiducia, sulla mu– tua ·comprensione. La litigata è servita a far uscire dall'infanzia due persone già anziane. Orchestrata -completamente sulla pre– paI1az-ione ·e sui postumi di un ccragù » domenicale questa nuova prova di Eduardo ·sviiluppa il suo tema nel na– turale dipanarsi di tutta una serie di qua-dri d'ambiente. Quanta finezza in quei personaggi ehe ,sappiamo •imme– diatamente identificare, di cui inven– ta~iamo ogni bauuta per ,attribuirla a nostri ·parenti, a nostri amfoi, ·a persone che conosciamo o ·che ·abbiamo cono– sciuto, quanta. ,cc verità » in questi pic– coli cc dmmmi » che oi sono, -in propor– zioni maggiori o minori, abituali. E' questo -continuo « ritrovarci », « ricono– scerci », e -conseguentemente « eapirci >> meglio, che fa 1a fortuna ,delle comme– die di Eduardo. Pure egli è solito uti– lizzare questi cc piccoli drammi » in funzione di una ulteriore « rivelazio– ne » drammatica, di una scoperta più grande. ,La misui,a ·dell'« umanità » rap– presentata da un person-aggio, serve di

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