l’ordine civile - anno I - n. 8 - 15 ottobre 1959

Cultura itàliana e tedesca • lll Alto Adige Si dice ,che alcuni anni fa, quando l'attuale mm1stro degli esteri austriaco Kreis•ky era ancora un semplice diplo– matico di carriera, avesse raccontato scherzosamente ai suoi amici la seguente storiella. Un giorno il defunto imperatore Francesco Giuseppe avendo incontrato il suo ministro degli esteri si intratteneva con 1ui sulle sorti del distrutto impero austriaco. Lo spirito dell'imperatore dopo essersi lamentato della sfortunata fine del suo Stato concludeva dicendo che l'unica soddisfazione rimastagli era di sapere che quei piantagrane dei sudtirolesi erano finiti sotto l'Italia. Cosa abbia spinto il socialdemocra– tico Kreisky a trasformare così profondamente il suo atteg– giamento nei confronti del problema dell'Alto Adige (che un tempo evidentemente non doveva sembrargli tanto serio) in una questione da portarsi davanti all'O.N.U. non è facilmen– te comprensibile, dato che la .situazione del gruppo tedesco non è in verità peggiorata negli ultim_i tempi, se non si te– nesse conto della situazione politica interna austriaca. E' noto infatti che le forze parlamentari della Volkspartei austriaca e dei socialisti si trovano quasi in una posizione di equilibrio, essendo lo scarto di 1 o 2 seggi. Il Tirolo vota in maggio– ranza per la Volkspartei ed i socialisti cercano perciò di sfruttare ogni elemento che permette loro di accattivarsi le si~patie dei focosi tirolesi o alineno di non essere da meno dei Popolari austriaci nel farsi paladini ,del Tirolo. Non c'è altra spiegazione per giustificare la ·presa di posizione del Governo di Vienna, in quanto ad onor ,del vero la popolazione tedesca dell'Alto Adige, oltre a godere di una invidiabile situazione economica e di una notevo}e autonomia nel campo amministrativo, potrebbe ottenere assai di più dal governo ita-liano sia attraverso le iniziative dei suoi rappresentanti al parlamento italiano sÌa attraverso i negoziati diplomatici fra il governo austriaco e quello italiano per l'applicazione del famoso trattato De Gai,peri-Gruber in quelle parti delle quali r.itengono di dover contestare l'esecuzione. Quello che gli Altoatesini devono infatti ben compren– dere, è che il governo italiano non ·può acconsentire ad una autonomia della provincia di Bolzano che preluda o ad una secessione formale del Sud Tirolo e a costringere di fatto l'elemento etnico italiano ad ·emigrare. Perchè se i tirolesi vogliono questo ( e questa è l'impressione che danno le iscri– zioni che si trovano per chilometI"i al di là del confine au– striaco e discorsi tenuti dai Leaders della S.T .V.), a,llora que– sto non è un fine che essi possano conseguire mediante trat– tative con il governo di Roma. L'Austria perdette il Sud Ti– rolo dopo una sconfitta militare: se fu giusto o ingiusto che tale territorio passasse all'Italia è certo questione contesta– bile e comprendiamo il punto di vista austriaco, anche se dobbiamo ricordare che i confini etnici non si possono ri– partire « more geometrico ». •Certo, posto questo, fu assai più ingiusto ed inumano' il trauamento riservato a,i tedeschi dei Sudeti e a quelli di tutta I~ Germania orientale o !!.gli stess.i. italiani della Dalmazia, che si erano stabiliti in questi ter– ritori da epoca ·più remota di quanto lo fossero i tedeschi in Alto Adige, che il trattamento riservato agli altoatesini. E' onesto affermare che i tirolesi sono fra la minoranza meglio trattate in tutto il mondo e fra le minoranze tedesche sen– z'altro di gran lunga qitella che ha il più ampio regime di autonomia. L'esempio portato da Krèisky dagli svedesi della , Acland conferma pienamente quanto ·ha detto il ministro Pel– la. Del resto neppure negli altri paesi a lingua tedesca le a d (J di Paolo Possenti p1·etese austriache hanno riportato larghe adesioni. La stam– pa. della Germania ha in genere riportato le notizie con brevi e neutrali commenti, ampiamente condivisi da tutti. Stando così le cose certi atteggiamenti presi dagli esponenti del par– tito Popolare Sud Tirolese, .destano veramente il dubbio che costoro, oltre ad essere troppo influenzati dal pensiero nazi– sta, abbiano veramente intenzione provocatrice nei confronti degli italiani. Se qualcuno avesse letto le dichiarazioni del sindaco di Bressanone Depoco ( nome di evidente origine ca– <lorina o italiana), rese all'inviato del diffusissimo settima– Ii.ale americano lVeusweek e pubblicate <:on poco buon gusto àal corrispondente italiano del settimanale, verso la fine di. s~ttembre, apprenderebbe fra l'altro che secondo il sopran– nomina'to sinctaco di Bressanone la coesi~tenza fra il gruppo tirolese e quello italiano sarebbe fra l'altro reso impossibile dagli italiani della zona in quanto {< culturalmente sottosvi- luppati >>( undervelopped). - A parte questi sintomi più significativi di •certi. estremisti, non pensiamo che il governo di Vienna voglia spingere la cosa ultenormente avanti: specie tenuto conto del fatto che al- 1·0.N .U. si troverebbe inevitabilmente isolato: l'Italia. può sempre infatti contare sui paesi atlantici, su blocco latino– americano ed anche in dive!si paesi amici. Se problemi ci sono ancora da risolvere, e ve ne sono senz'altro, questi vanno risolti secondo lo spirito e la lettera dell'accordo De Gasperi– Griiber, con reciproca fiducia. Finchè si tratta della dife– sa culturale del gruppo tirolese, ciò non può non trovare con– senzienti, anzi fautori non solo tutti coloro che sono amanti della civiltà e dei principi democratici, ma specie dei mol– lissimi che hanno avuto la fortuna di apprezzare l'altissimo patrimonio ,della cultura tedesca. Tuttavia se il problema viene impostato su ba·si di contrasto -etnico e si spera di but– tar fuori dall'Alto Adige gli italiani, solo perché prima del 1918 erano una piccola minoranza, j. Tirolesi dimostrano di essere parecchio al di fuori della realtà. Pretendere di con– servare intatta e senza infiltrazioni la popolazione tedesca dell'Alto Adige è pretesa assurda. Del resto che ~ovrehhero di.re gli italiani del Ticino in cui si sta verificando il feno– men.o__jnverso, cioè una lenta germanizzazione? La verità è che nell'Europa di oggi troppi sono ancora i pregiudizi nazionalistici e le idee antiqùate. No.i auspichiamo che il governo italiano si prodighi con ogni sforzo per difendere la cultura tedesca degli Alto-atesini, ma respingiamo con altrettanta fermezza certa politica di di– scriminazione etnica dei Sud-Tirolesi. E desideriamo che la minoranza culturalmente ed etni– camente tedesca nel quadro dello Stato italiano, lungi dal diventare un elemento di incomprensione •e di frattura tra italiani e tedeschi, divenga un elemento di fusione spirituale e morale. Troppi legami spirituali e civili ci vincolano al popolo tedesco: partecipiamo in modo strettissimo alla medesima storia e alla medesima civiltà : siamo legati oggi a un de– stino comune in modo così visibile come raramente è accaduto nella nostra storia. Certamen·te questa solidarietà di destini inciderà anche, in un prossimo futuro, sull'ordine giuridico e istituzionale presente, cancellando gradualmente i confini rigidi dello Stato nazionale. Questa è un'opera grande: e vale certo la modesta misura. di pazienza e di tolleranza chP– oggi la questione dell'Alto_Adige richiede agli uni e agli. altri.

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