l’ordine civile - anno I - n. 5-6 - 15 settembre 1959

LETTERATURA 1 E COSTU~i Processo di banalizzazione e fattori coadiuvanti Forse si .potrebbe addirittura scrive– re « fattori determinanti » ma per non essere troppo affrettati e semplicisti si preferisce usare un aggettivo più tem– perato e meno sbrigativo. Si vorrebbe qui, confidando nella pazienza dei let– tori ed un ,po' anche nella complessità intricata della situazione attuale in Ita– lia, aggiungere due parole ai rilievi già fatti su questa rivista quindicinale nel secondo numero da due articoli: Cri– stianesimo e civiltà di Giovanni Baget– Bozzo e Critica e televisione di Clau– dio Leonardi. Il primo articolo infatti sottolineava il processo di banalizzazio– ne « via alla schiavitù esteriore come riflesso del vuoto interiore » ed il se– condo .per così dire si soffermava - sia pur con rapidi rilievi - ad illuminare uno dei classici fattori purtroppo coa– diuvanti .di questo processo di bana– lizzazione e di evasività gratuita, rap– presentato dagli spettacoli televisivi. Forse gli stessi iniziali organizzato– ri del programma televisivo non aveva– no, almeno originariamente, pensato ad una diffusione cosi macroscopica ed immediata dell'utenza televisiva e tan– tomeno, forse, ritenevano che città co– me Napoli avrebbero battuto ( così al– meno comunicavano i giornali alcuni giorni fa) ne11'acquisto dei televisori città come -Torino ecc. ,Difatti anche a chi scrive è capitato di vedere in certe straducole o certi cc bassi » di Napoli, già due anni or sono, campeggiare un apparecchio televisivo in mezzo a mobi– li e suppellettili tutt'altro che aggior– nati e confortevoli e vicino a chi si ra– deva tranquillamente la barba sulla strada. Bisognerebbe essere ottusi per non capire che la nostra passata civiltà cc piazzaiola », tendenzialmente conse– gnata alla vicenda esterna della strada o del, cc campiello » goldoniano, ora ri– schia di essere interamente svuotata ed esteriorizzata del tutto consegnandosi agli eventi più occasionali e più gratuiti illusoriamente vissuti per un -contatto _o un • cc transfert » televisivo, perniciosa– mente accompagnato, di solito, da un co.mmento escÌamativo e festoso come se cc tutto » .si risolvesse in un momento euforico o di moderna lucidità di ottoni di poderose vetture fuori serie e di lam– pi di flash ,( che ormai hanno fatto di– menticare la macchinosa cartina di ma– gnesio, la quale se non altro aveva il... pregio di ricordare la cc occasionalità )> e la « finzione l) scenica della vita rea– le, intesa in una sua concretezza che dura ed impegna quotidianamente nei 1a vari ·problemi di lenta perchè faticosa so'luzione). •<< Misto struggente di comforts e di disorientamento >> è l'esito pertinente che Gianni Baget indica, nel suo arti– colo citato, come punto terminale del cc processo di banalizzazione dello spi– rito umano » -qualora esso non trovi un limite. ,E qui sta il punctum stantis aut ca– dentis: nella determinazione esatta e ben fondata .di questo cc limite ii. Si direb_be infatti che questa società attuale e questa civiltà dell'era tecno– logica automatizzata non si ponga più il problema del cc limite >) ( quello che la tragedia greca indicava come punto estremo oltre il ,quale cominciava la cc ubris », la tracotanza irriverente del– l'uomo che dimentico di essere « effi– mero >l, si arrogava il diritto di calpe– stare le supreme leggi morali suscitan– do così cc l'ira ed il castigo degli dei )l ). D'accordo, il determinare questo cc li- . mite ii non è facile e non lo sarà mai, anzi può indurre in equivoci e far scam– biare quelli che sono limiti storici per princìpi invalicabili e permanenti, ma questo non autorizzerà mai a cancella– re dalla mente umana come inesisten– te, questo necessario teoretico proces– so di determinazione del limite. Si 0 può ben dire anzi che il processo di banalizzazione e di evasione termi– nerà proprio quando rinascerà in tutta la sua rigorosa e motivata necessità il processo di determinazione del cc li– mi te l), Sappiamo benissimo che per certe correnti di pensiero ( operazionismo scientifico, pragmatismo, neopos1tiv1- smo logico) questi sono problemi. e do– mande -cc senza senso ii ( sinnloss), ma occorre vedere per quale strada si è giunti a questa comoda cancellazione del problema e si vedrà che al fondo c·'è una voluta ( e perciò arbitraria e gratuita) eliminazione del problema stesso, di determinati ambiti dell'uma– na esistenza ed in ultima analisi un puro limitarsi al mondo del misurabi– le pretendendo aprionsticamente ed acriticamente di negare ciò che non: si lascia ridurre a misura· quantitativa; la qual pretesa--_ proportione /acta - equivale a quella di quei tali e< scola– stici >> della decadenza che si rifiuta– vano di guardare attraverso il cannoc– chiale di Galilei perchè ... Aristotile non ci aveva mai guardato e non ne par– lava·! Il discorso ci porterebbe a questo punto molto più in là_ e gioverà ritor– nare a bomba proprio da dove abbiam preso le niosse lamentando questo pro– cesso di evasività, appesa a tutte le più strane << occasioni » e questa assenza paurosa della coscienza del « limite » e per conseguenza della gerarchia dei valori e dei fini che implica ovviamen– te la consapevolezza dei « limiti » e dell'Illimitato. Certo non è facile - lo ripetiamo - eseguire bene· questo compito e fissare correttamente una tavola di fini e di valori nel rispetto autentico del fine supremo della « persona umana ». E' chiaro comunque che questa fa. tica implica sempre un lavoro teoreti– co di collocazione delle singole scoper– te e delle vicende storiche nel piano del rapporto fondamentale che esse hanno e devono avere con la « persona umana » a sua volta rapportata conti– nuamente a ciò che la fonda e la garan– tisce come tale. E questa Realtà è, fuor di dubbio, solo il suo Creatore assoluto u e nient'altro.' Fuori da questo quadro· evidentemente metafisico, ontologico ed etico, non c'è possibilità di garanzia alcuna per qualsivoglia tavola di valori ·che voglia essere - coine deve - du– ratura, ·poichè nella prospettiva di un ra,dicale storicismo ,(implicante, come ognuno sa, la negazione totale della Realtà trascendente come fine autenti– co ed ultimo della persona umana) non c'è tavola di valori e di fini che possa pretell'dere di essere assoluta. Chi lo so– stenesse ingenuamente reistituirebbe la trascendenza e si contraddirebbe in for– ma smaccata. Può sembrare apparente– mente seducente il .sostenere che. in una visione storicistica, ci sia assoluta libertà di istituzione e di promuovimen– to dei più diversi valori, e quindi non ci sia problema di cc limi ti », essendo tutto lecito e legittimo, ma converrà riflettere solo un po' per accorgersi che, in una tale prospettiva, apparentemen– te sgombra da ogni inciampo e pronta a ricevere l'assoluto e< regnum homi– nis » di baconiana memoria. non c'è possibilità alcuna - se non la violen– za o l'inganno e la ·concomitante illu– sione evasiva - di far valere un deter- • minato valore che non appaia ad .un al– tro un disvalore. lnfatti dove niente è vero e niente è falso in senso assoluto, tutto può es– sere arbitrariamente visto come vl!lore - o •Come disvalore, poichè la prospettiva storicistica non può garantire assoluta– mente nulla. L'attuale baldanza di una civiltà tec– nologica scissa ed avulsa da un costan– te rapporto col destino e col fine su– premo della « persona umana >> è ap– punto l'immagine vivente di ~na schia– vitù esteriore -come riflesso di _un vuo– to interiore, fatto poi valere come « di– sponibilità », come « apertura >>, come « laica !ibertà di pensiero ». (-Disgra-

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