La Nuova Europa - anno II - n.42 - 21 ottobre 1945

-- 21ottobre19·Ì5 -------------- L.·l N U Ò V..:L' E V ROPA·.-----------7""------ 9.-- -ATTUA LITA' « élites », dl· una dottrina già nota in graduano secondo criteri diversi: tn. te-rmini più familiari di l'appo1ti tra tellettuall, morali, religiosi, ecc.; e non liberalismo e democrazia. La libertà sempre le sommità delle varie scale si produce un differenziamento arlstocra- pai-egglano nè il più_alto grado di pd– tico; perchè questo non degene1i ln tenza coinclde col più alto grado di pl"ivilegio di casta, bi~ogna che essa intelligenza o di mora~tà. V!è, in que· sia estesa democraticamente a tutti, in sta maggiore complessità dell~ vita e modo che ognuno abbia, in partenza, nelle intel'fcrenze del diversi valol'l, DEL LIBERALISMO I NDUBBIAMENTE, questo è 11 perio– do in cui le esigenze della libertà sono più vive in tutto il mondo, sia perchè sono state pJù a lungo com· presse e violate, con gli effetti nefasti che ognuno ha potuto personalmente sperimentare; sia perchè nuove minac– ce si addensano all'orizzonte, 1,ef com– promettere 1 beni della libertà che so– no stati appena riconquistati. Ma in– umto, in questo stesso periodo i par– titi libcrall, che sono o dovrebbero es– sere gli esponenti' più diretti di quelle csfgenze.~sono dovunque in Jeclino o durano fatica a riscuotersi dalla deca– ,denza che negli ultimi decenni li ha colpiti 11 contrnsto delle due constatazioni ha <1ualcosadi p,1radossale. Varie ra– gioni si possono addurre per tentar.di metter d'aCC'ordo le due contradittoiie esperienze. Una è c11e i partiti liberali hanno :mcora una struttura antiquata. conforme ai bisogni del tempi in cui nacquero, che erano molto diversi ·oai hisogni odierni, e non riescono a met– tc1·si all.-iparl coi· tempi nuovi, cbe ri– chieggono nuove definizioni o tncarnn- 2.ioni della libertà. Un'altra ràgione - addotta dai libe– rali inglesi per spiezare il loro recente insuccesso elettorale - è che in un periodo, come_Quello che attraver~ia- 1110, In cui tutti i partiti cercano di appoggiarsi a uno strato sociale omo– geneo (sia pur con l'intento di supe- ..... r~rlo in una visione più comprensiva cfib abbraccia l'inter;:i comunità), 1 par– titi liberali stentano a trovare un sal– do pullto di presa in cui possano affon. dai• le loro radici. o piuttoito trovano un terreno troppo molle e cedevole - in quei ceti medi, che '1a>1no&wrsa comm1ttezza sociale, per eff:"!ttO del lo– ro tradizionale indivldualls.110, e sono facili a sbandarsi. specialmc:ite ni!i IX!· riodi di crisi, quando più &u·e!Jbe nc– cessJ.l'io serrar le file. Una tena ragione è .che, essendo la esigenza liberale m·mai comune a tut• ti, non può più costituire il tratto SJJe. cifico del differenziamento di un par– tito dall'altro. Perch() mai - dicono {o sottintendono col loro voto) gli eletto– ri inglesi - mantenere 1n vita un par– tito liberale, quando v'è un partito Jn. burista .che accetta In pieno i postura.ti della libertà? e quando lo stesso partito cons~rvatore non Il mlnaccia? •ruttavia, tra i princlp\i del liberallsmo ve n'è uno che c'induce a dubitare dell'effi. cacia di questo ·patronato estraneo: cd è che chi.cura un interesse proprio è in grido dt curarlo meglfo di•un altro al quale .questo interesse è stran !ero o avventizio. Ciò vuol dire che la causa ·della libertà starebbe in inani più si– cure se potesse essere affidata a libe– rali sinceri, piuttosto cl1e a sociaUsU o a conservatori. Il concorso di costo– ro sarà sempre bene accetto, purcllè non monchi la presenza dei più diretti :Interessati. Ecco Perchè. l'eclisse di un partito, che profe~sl apertamente la libertà ·esi sforzi d'interpretare e d'inclirizzarc al– la luce di essa una dota situazione sto– rica, non può essère accettata con ras· segnazlonc da chi vede nella libertà 11 massimo valore spirituale e intende che l'irracliarsi di essa in tutti l rami de.ll 'attività umana non può•€:ssercche fecondo di beric. · Per converso, merita di essere accol– to con vivo consenso ogni onestò ten– tativo fatto per infondere nuova ·vlta al liberalismo e per far- convergere-fa esso, come· in-un unico roco, le più di– sparate e molt<!pliciesperienze del no– stri tempi. Con qqesto consenso ho letto il recente volume di Filippo Bur• zio: Essenza e attuautà del UberaU· s-mo (Unione Ttpograflco·editrlce ·To• rinese, 1945). che è; non solo· un effi. cace richiamo ai prlncipli eterni della libertà, ma anche una sagace applica• zione di essi alla situazione politica e sociale dei tempi nostri. ,, Il Burzio proviene dalla scuola de! Mosca e del Pareto; è dunque un fau– . tore di quella dottrina delle « élites ,._ o minoranze dirigenti, nel cui _nome I regimi dittatoriali hanno creduto di trovare la giustificazione del proprio enti-liberalismo e della propria anti-de– mocrazia. In questa Interpretazione, essi erano stàU preceduti dagli stessi fondatori della dottrina: dal Mosca. che però si ricredette tn seguito, e dal Pa• reto, che vi persistè fino alla fine e tenne a battesimo i dottrinari del fasci- smo. . II Burzlo invece dimostra che il si– gnificato più profondo della dottrina delle « élites » s'identifica con quello del liberalismo. E' ~Jroprio infatti della libertà il produrre nella massa omo– genea un differenziamento, tanto più acce!ltuato, quanto_ più cme1·gono, per una possibilità aperta, e una garanzia, un'istanza importante contro le angu– meuo di essa, 1 caralterl dell'e sin· iu arrivo, che un'eccessiva sperequa. stl.c mentali del politicnntismo, di cui gole personalità. Ma, se la libertà pro- zlonc di mezzi non vanifichi il suo anche la polJ.Ucadeve tener conto, per-:' duce delle « élites », non di tutte le sforzo per affCrmhrsl. chè giova a spiegare, p. es., come un « élites » si può dire che siano egual• L..1 traduzione che 11-Burzio ci dà, In disvalore morale possa fai· crollare la rnei.1tefiglle della libertà. Ve ne sono termini diversi, di un rapporto glà no- più accorta forza politica. alcune che, anche nate attraverso un to. non è un contributo meramente for- Dalla simbiosi delle due d.:.ttrine. ckt libero proces_so di selezione, si sforza- male o vérbale ·all'indagine politica. liberalismo e delle « élites », nascono no di conservarsi con mezzi di diversa Essa ha Innanzi tutto il vantaggio di nell'opera del Burzio molte vedute acu– natura, sopraffaéendo con la forza orientare verso la democrazia molti in- te e Ingegnose dei problemi che agitn.• quelle che, emergendo alla luce, tenta- gegni a cui ripugna una concezione no il mondo in (!Ues.tiprimi albori del no di contrastare ad esse il potere. Ve brutalmente egalitaria o che, per un dop6-guerra. In generale st può dil·c ne sono altre che hanno il vizio di ori- invincibile senso reaitstlco, negano che che egli inclina verso un liberalismo gine d'essere state concepite nella viO: sia mai esistito e possa mai esistere in « di sinistra», o, per esprimerci nel lenza, e che non possono mantenersi concreto un governo di tutti. Il govel'- suo linguaggio, che ·n problema della se non persistendo nella violenza. no è sempre di pochi, cioè di « élites »; circolazione delle « ~litcs » lo prcoccu- La biforcazione dei regimi liberi e nfh remcacla di tJno spirito liberale e pa molto più vivamente che non quel– del regimi oligarchici e autoritarii na- democratico sl ·rivela mediatamente. lo del consoliclamento dt esse. Sulla scc quindi nell'interno delle « élites 11, nel processo, di s~lezione e di rinnova- sorte futura dei partiti liberali egli t! secondo la diversità dello spirito che .mento di esse. Dove questo manca, pili òttlmista che lo non sia stato nel– pr~siedc alla loro formazione e conser- come nei "'°eglml dittatoriali e oltgar- la mia Storici del liberali.smo. Egll vazione. Dove_la scelta è viziata fin chici. non si ha clrcola,:ionc vitale, ma vede la posslblHtlt di larghi rech1ta.• dall'iniilo o si vii'iia irrlgiclendosl In rotazione ·« sur piace», o In termini men.tl liberali nei cetl opcmi non ap– un privilegio e ·tramanclandosl con più noti, cambio della guardia. pena questi saranno svincolati, me– "me-1.zi privilegiati, lo spirito di l.lbe1tà E un alt1·0 vantaggio della traduzlo- dianto la pratica dell'autogoverno del– esula da essa, la sua natura sl materia- ne è che la dot.t.rlnn delle « élltes » non· le aziende dalle angustie del mm·– lizza, il suo orizz011tesi chiude: essa si ha un ristretto significato politico. ma xlsmo .. Può délrst che· abbin r..1gione; degrada- In una dittatura. da anc scelte una grande moltcpllcità comunque. richiamo l'attenzione dei 1fa non è questa la sola alternativa. di applicazioni. Ogni ramo dell'attivi- lettori sull\11timo capitolo del li~1·0, Ve n'è per fortuna un'altra; che lo tà umana ha' le sue « élites »: e la rlc- che contiene un'interessante apphcH• spirito di Ubertà presieda 11òn solo al- chezza della vita sta appunto nel va- zione del principio de11e « élites » al Ja scelt.1, .ma anche al rinnovamento rio intreccio di c1ueste,aristoc1•azlc.che regime della fabbrica. Anche _su que– dclla scelta. E' ciò che nel linguagg:lo a volte si sorreggono, a volte lottano sto punto, in parte seguenclo 1 tempi, tecnico della dottrina prende n nome tra loro n volte si ì;raduano con critc- in parte percorrendoli, egli verJe nelle di circolazione dette « élites », e che Il rii d!vc;·si ·c1a quelli de11a stretta poli• commissioni nziendali il .Jri-lh) crnnlili Burzio interpreta nel senso, che a eta- tica. Una interpretnzione troppQ angu- di quel « rcglme costituzionaie <!P.11'of, scun individuo o gruppo d'individui sta· dei princlpii rappresentativi della ficina », che è desUnato a rirmovare. debba esser· data una possibilità- di damocrazla porterebbe a incolonnare ln.'>lemecol sistcmn economico, anch_e emergere, e non u·ovi la via sharrata g11 uomlnl su di una linea sola, q1v~lla il sistema politico dei prossimi temp1. da irrigidite oligarchie. Abl.lfa.moqui del potere politico di cui sono le gra• una reinterprctnzione, in termini di _dua,.11 espl'cssioni. GU uomini invece sl GUTl>O DE RUGGIEltO CULTURA ri:rnportl richiesti dal mlnisteI'O e d_a prest!gio della sun cultura e del suo tuf. non avrcl avuto più il. tempo d'in- nome, e _si attiri amicizie tra gli stu– segn.ir.e e studiare, e che doveva sce- diosi del luogo, faccia conosce1·c libri glier perciò tra l'avere In me un pro. cd idee, tenga conferenze e lezioni, fcssorc o un burocrate. n:: c'era, infine. SCl'lva su glornalt e riviste, sia un SENZ.1:1 PROTOCOLLI lu comp!eS/lità sempre c1·cscente dei esempio ,,1vo deli'attlv!tà cuaurale lta• compiti affidati agl'istitull: il professo• llann. E queste poche per.sane si rac– rc Inviato all'estero a tenere la cattc- colgano, senza vincoli di stretta soggc• PEI :> L'ESTERO dra di letteratura itallann In un'un!• zione gerarchica, Intorno all'insegnan. -'- vcrsità straniera, si vedeva p_otD.sse- te della cltt!t c.ipitale, vnmu.s ,'{lter pa- . gnito l'incarico di dirigere amminl• res, e primo perchè il pi\\ C?lto e il ptù N SOBRIO' articolo di Alfonso Pe1• stratlvamentc la scz~one locale del- no~. e ass\emg coord_mo I opera loro. U legrinetti Pubblicato di recente l'Istituto--_dicultura, e di farvi corsi di Al resto: eh è n~cessa_1·~0 pur esso, .a far Sun:r NU,Ova Euiopa. segnalando lingua, eh curare la propaganda del li• conoscei e q~el.e attn !,~à comrne1cial!. te ferite che ha lnfèrte la guerra al no· hro, del teatro, del cmcmatogra_fo, dl a sttmolarf! m~omma 11n~e:esse per 11 s.t.11 istituti di cultura all'estero, mette organJzzm:e_conferenze e con~ertt, cor- nostro teatro. 11 nostro cmematografo~ in }uce la \oro importanza e fa voti <!, si faco!tat1V1nelle scuole ~edte e qual- la nostra editoria, potrà provvedere un che sia presto ripreso un lavor9 d1 che. volta In quelle, elementari. Cose funzionario, scelto çon oculatezza e tanto rilievo. · · utili, certo. ma per_ le 9uali, in~anto, con garbo, delle nostre mis~loni dlplo- A quanto II Pellegrinetti scrive no!) non tutti I ?occnh ~mversitar1 son matiche, il quale potrà C0s1 servirsi, ~1! ~~;1 ~f:si~m,~t~ai~· 1~i~~~t g1~:S;i TI!f.l, io!r~~aegrios~~g~~a'~u~lt~~hn~nt~: s~nza troppo d!spcndlo, dell)or~:1nl27,a: prestigio milltare e politico del Paese ressante dl conµtti con gl'intellettualt zim~c bur~cratlca deUa legazione o è stato scosso da colpf: cosl aspi-\, e del luogo, dl. m.edt:::izione tra 1~ cultur~ dell ambascrnta. . . , che tanto pare perduto e Io è, non cl italiana e quella del pnesc ospitante. dt Se pot più uu·c~1.e sperrnmo sia al resta che u prestigio della cultura e studio e di diffusione delle idee nuove più presto possibile, sl potrà spender dell'arte, Ja gloria di un passato fecon- appnrse ln Italia. Ma va a far ~a~ire di più. e si potranno fondare istituti do in cui ~bbtamo già espresso ll mc- r:ertc cose a certi funzionari del Mmi. complessi per la djffusione anche del-. gllo di noi; ~ far conoscere la nostra stero degli ESterl ~ della C~ltur~ DOPO· la lingua itali:i.na trn le persone d!. cul~m·a significh~rà rlc«;>rdareal_mo~- lare! Io per esempio (ml si .sCU;,;1se cl• media cultura, SI potrà a.llora studi~ra tas~~:r~e~;;il~~~I dc~! 1 1;a~~1\~1~~e~~:~e::l)~tr~~~~~t; ~gl~e~c~t~~~~ ~~~~ com_e_ fat•Io con organl~mi agili e ~~m•. fascista O in quella rlùicola di un mlll• ta di convincere un direttore o vice- plic1, e c~m insegna~t1 ?! minor uso– tarìsmo Imbelle. quali iuvecc noi sia- direttore generale che ·fosse della D. I. nanza_,se pure onch essi di seria prc• mo davvero, e quale parte ·possiamo E. della neces.Sltà per me di restare paraz1one culturale e morale. Ma quc. e dobbiamo avere In una età·paciflcata, almeno ·tre mesi In lt,alia l'estat.e a sto più tardi, quando bilanci più age,1 Intesa alle attività. sostn.nziose e fecon- f1:equentar biblioteche. a legger riviste. voi\ consentiranno un lavoro più va. dc dello .spirito. a ,vedere un paco insomma che cosa sto; oggi, occon·e lavorare ln profondo, :Ma ci sono, poi, i problemi di que-- s'era sr.ritto e fatto negli altri nove a far dimenticare l'Italia di vent'anni sta diffusione della nostra cultura, m?:::I.E, naturalmente, non cl ~no riu- per l'Italia di sempre, a ripresentarci problemi. fna~~ ~ çf~1~~c~~o~~e ~i1!g~~ SCJ.J~a. ~e st vorrà che l nostri istituti agli <k;Chldel rnomlo col viso ch'è U ~~~ 1 ?: ;~\aftui.tog!d altri bisogni non all'estero sumo davvero domani organi nostro, e quest~ ~on p~ssono_f~rlo che iù inter~santt, ma più urgenti, e dì. di cultura .. bisognerà §OPrattutto evl• uomini dl pcnsic10 e d1 stud,o_. 1~ cu(a grgantzzazione, dell'assetto da dare al tare I difet~1 <11 ,1e1:1, e potchè. occorrerà tura non è una m:rce qu~ls1as1 ~he nostri istituti. L' attivi.tà di questi Isti1 fare i conti con b,lanci avar1s~lm_1. ~- ognuno se ne possa 1mprovvtsare p,az. tuti · quali essi erano· ln questi ult1ml rà necessario compensare la quantità zlsta, è cosa assai delicata, per cul oca anni, era inficiata da parecchi difetti, con la qual!~, e sostitu~r~ la serietà corrono mani leggere ed esperte, e e vorrei esparll· nel modo più breve a_llamoltephc~tà degli uffici. la prof<;>n·, interesse ed amore; e, soprattutto, una possibile. La loro organizzazione era dità all~ vaSMà del lavoro. Pochi 1~- pratlca lunga ed assidua. intesa non tanto alla diffusione della segnan_tt in ogn1 p~ese, nelle, sole clt..tà ~ • cultura italiana, quanto alla propagan- sedi d1 Istituti- ~mver:sltarl, ma tnse- GIUSEPPE PETRO~IO da fascista In pretica questa propa- gnantl seri. studiosi d1 un certo valo- ganda risultava scialba e assai poco ef- re. tali da poter rappres~ntare davvero ---~--------– ficace sia per la goffa pesantezza di la cultura, c. sol.ola cultura ltal~ana. 011 tutta '1a macchina propagandistica dcI la maltncoma dl ccr,te rtuniom, lll cu1 regime sia perchè gl'insegTJantt anti: da una parte c'erano francesi e tede• fascisd.1n·musslma parte come '11 più' schl, sclen~ìatl e letterati. di gr~do, e degl'insegnanti italiani, lontani com'e- dall'altra c e_rano 1 nos~ri direttori. bra– rano da ogni controllo pressante, fa- va geQ.te,orgamzzaton capaci. ma UO· cevano poi a modo loro, e se non tace• mini di ~carsa cultura e di nessup vano proprio guerra al regime, nem- g,.~sto e mter,esse, per Ie cose della meno lo servivano -troppo. Ma pure co• scienza e_del! arte. O la bocca amara sl, quella confusione di cultura e po- di certe g,?rnate~ quan_do,,dopo strom– litica, e quella Ipocrisia. e quelle s<:hCr• bazz~me)lt1 epici, arr;va~ a. _il confe– magHe ad aggirare le direttive di Ro- renz,ere venuto apposta d Italia, ed era "ma, non potevatjO non esser .di danno: un _'l~izioqua1sias1, ricco ~ol<;i ~i meriti nel migliore dei casi, inceppavano_ inl• pohl1ct, dotato al più di d,smvoltura z!ative e propositi istrionesca! ·C'era poi la pe~antezza •sempre ere- Poca gente, pere!~, ma tutta bu~ma( scente della loro organizzazione, tutta scelta con c.ura gelos~. e co~plt~ d1 burocrazia e gerarchia. A me, per sola cultura, e niente Ourocrazia, ni~n• esempio, è occorso di dover scrivere al te. pro~oc?lii e statistiche. 9uattro, cm~ direttore della mia sede centrale che que, d1ec1 persone in ogm paese, do• se avessl dovuto ancora coml)ilàre tut• vunquc ci sia un istituto superiore, e tt gli ~heml, i modutl, Je relazioni· e J che_ ognuna lavori a suo modo, col "IL COSTU~fE,, ~n fosclcolo tlopp!o &>no ,uoo~ffi i mu meri 7 e 8 di Cos,umc, l'dntereesnn-te qulm,i diclnalc dt J)ù!ltlea e dJ cuHura ohe el pubblica a l\!ilano, dliretto da Edgardo Sogi:noe Ang~lo Ma~.:mo, per conto del C·l'U,l,'}lO Fr;lfl.(4li.Ree., ecriottl d,1; G. B. Anglole~tl. Giorgio Bagl:lani, Dcrncnlco BatoH, Wkolaus Basseches, Goffredo Be!• Ione\, Arl'lgo Bc.m-Odel1:I. Amtrio Be1,toluc• cl Egidio Donfaintc,Aldo Capi.lini. Mas, 6:ffi() Carrà, ~o Qa.rtosce\~i, Pietro Chiara. Oreste DeJ Buono. Atos Ferrar!, Beniamino Oppolo, Rudolf.Kriimer, Cat1lo Unatl, Angelo i\Iagfli~no.Indro ì\Iontru énm, A:1ee9<.~ldiro Peltl.egrlnt, Domenl.oo Poraio, Silvio PO'Lzal, Robe[lto Rebora. Umberoto Segre. Contlie.ne Inoltre due trat dlziOIJll da Thomas Mainn e da Jean lAw IOl"OlX,DiS(lg),""'.ti ò -Cado ,Ma1it.ioll.

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