Nuova Repubblica - anno V - n. 43 - 27 ottobre 1957

'2 I • pratiqtbili); mentre quella di Màtteotti è -senza sfondo p o L I T I e A e quella di Zagari è fondata s,ull::i congettura di un PSI ...___ ...__________________ __, u~1ificazionista, proprio nel punto in ·cui ragioni elettorali ·obbligàno questo partito ad esserlo mdlto ·freddamente; ITALIA -GLI-J\MBIGUI F ORSE non è un caso che quest~ note 'si arrestino sul punto, in cui un congI'esso socialdemocqttico ha mostrato il volto amaro di un partito, che nessuno si appresta ad abbandonare, ma che pochi éonfidano , possa ancora dire una parola autonoma e originale al paese. Quando, domenica scorsa, Simonini salì aUa tri– buna di Milano, fu per rimproverare ai giovani del par:– tito di aver perduto là fede nella tradizione. h giorno priµia, Saragat aveva commerriorato Turati, e degne fi– gure di socialdemocratici di lingua inglese e tedesca lo avevano collocato fra i màestri di un passato cui non si rinunzia, ma che non ritorna. Ebbéne, il meglio del partito era in queste memorie, in questa rinunzia al fu– turo per quelle memorie. Quelli che ancora avevano µna prospettiva per l 'avveni.re, non la vedevano ancora fuori di qm!sto partito, ma certamente al di là della politica di questo partitç,. Il congresso dell'Alcione è stato un oscuro, ambiguo congresso. Le mattine si levavano su· una tribuna dalla quale ciascuno avrebbe· riversato espressioni già attese, senza un richiamo, un aggancio necessario a ciò che l'oratore precedente aveva detto; il seguente, avrebbe egualménte parlato per sé, o per .il suo gruppo, senza un'apertura o. uno Scontro coerente nei_ riguardi del– l'altro delegato o dell'altro gruppo. Mancava, per que– sto umano conversare di socialdemocratici, una materia comune. L'impegno del congresso di 'Milano era per una lotta di potere, non per un'idea o per un program– ma d'azione. Si pensaVa seriamente a ciò che si po– tesse fare per impedire alla corrente avversa di triòn– fare; a ciò c_he ·si potesse pr:edisporre, per intralciare l'azione del gruppo opposto, si trattasse della parteci:. paziorie al goVerno, o dell'unificazione. Forse su un punto solo il .congresso avrebbe raggiullto l'unanimità: nel fa– stidio di sentirsi dire che cosa la socialdemoc,razia an._ cora rappresenta o non rappresenta, 'di sentirsi illustra– re la dec.idenza del suo - costume, la fatuità delle sue astrazioni. L'uomo più ·combattuto, fu l'uomo più 'onesto, Alfassio Grimaldi. Non ci ..fu magnanimità, non gene– rosità di idee, vasta immaginazione di 1 nuovi orizzonti. Come avevamo previsto, dominava il congresso l'ansia di sopravvivere di un partito che, Se rappresenta an– ~ora una organizzazione elettorale,' non sa più bene qua– li siano lè ragioni ella a-esistenza. ' Queste cose balzavano agli occhi di tutti gli osser– vatori. Er·a crudele analizzarle, pe_rchè non c'è assem:a. · blea, ·come i congressi politici, in cui buona e mala fede si confondano, e dove sia istintivo mischiare il leale amore di partito con la •propensione naturale a salvare il salvabile. Ma il congresso ebbe questo squallore, tanto era nella logica delle cose che Saragat prevalesse, cioè che avesse il coraggio di assumersi una ~egreteria che liquiderà l'unificazione, e preparerà ·sin d'ora le carte per una I riammissione agl'incarichi ministeriali. L'ambiguità del congresso è dunque •finita in una ch_iarificazione, della quale nessuno ha molto da dolersi. Neanche le correnti di sinistra del PSDI, perchè, se non erriamo, Saragat stesso le ha poste nélle condizioni di riserbarsi tutto per l'avvenire,' non essendo col'respon·– sabili della gestione elettoiale del partito. L'unico· pro– blema aper't.o per queste correnti è que11o del modo in cui. atteggiarsi nella campagna elettorale. M«- al pu'nto in cui sono. le cose nel PSDI, non sarà certo quella <lisci-. plinare la 101:0 preoccupazione fondamentale per i pros- simi mesi. ~ADINO UtTI~I GU/lST/lTORI PER_ I~· SESTO con:,-egno ~azionale delte ACL!, che s1 e aperto a Firenze 11 Lo novembre abbiamo visto -la stazione di Santa Maria Novellµ. tap~ezzarsi di manifesti, in cui gli aclisti sono presentati come i sue- · cessori designati, dopo la sua morte constatata e pro- tocollata, del marxismo. . , · Forse maggior senSo della misura non avrebbe gua– stato. Gli aclisti non sono una frazione trascurabile del– l'elettoràto italiano: sono circa un milione, e così uniti tra loro, da poter. assicurare senza fatica la riuscita ,elet– torale dei loro candidati. Sono anche una forza utile, dell'elettorato cattolico. Li distingue un sinistrismo so– ciale di onesti sehtimenti. Sono per la giusta causa permanente; sono per, 1 1 unità sindacale; Sono per la rea– lizzazione del contratto collettivo erga omnes, e per una azione, sulla DC, che lo faccia davvero osservare. Quando si qq.alificano come un movime'nto di sinistra .cattolico hanno ragione, nella misura almeno iÒ cui si poSsono rilevare espressioni di sollecitudine operaistica nelle encicliche pontifice. Il difetto, depe ·ACLI è un altr:o: è che, su nessuna delle questioni verso cui i loro sentimenti bennati li portano ~ soluzjoni audaci, esse superano una capacità _ di puro attendismo. Sui pat.ti agrari, l'onorevole Pe– nazzato, permanentista, si é spinto solo ·un pochino più indietro del ministro · Colombo; e' mentre PaStore al momento del voto, disubbidiva, Penazzato, aclista,' ob– bediva. Sull'unità sindacale, gli aclisti fanno delPacèa· Oemia: Che cosa· si puO -ricavare dal loro unitarismo quando la condizione base sarebbe la rinunzia ideol◊-: gica_,i~pratica della CGIL? E qu_ale effetto possono avere sull<\ ,st~sura di ... una legge sindacale, quando, sono an– cora a domandarsi se i loro stessi parlamentari ab– biano, o meno, _obblighi disciplinari verso la DC? ** (186) nuova repubblica CONGEDO (continuaz ...<!a pag. 1) abbattuti, ed un'azione costante e severa andava im– postata perché continuamente non -risorgessero dalle ce– neri. Così, sul piano della pol"itica internazionalè, ci siamo battuti fermamente contro la CED e contro il federa– lismo di comodo dell'atlantisrho oltranzista non per pio– porre come valida una politica di subordinazione agli interessi sovietici, ma per avanzare continuamente Ia proposta di una presenza europea del socialismo, capace di far riemergere una funzione internazionale di di– stensione, di « lotta alla paura », di democrazia sostan .. ziale, senza di cui nessun ~ocialismo nazionale è possi– bile. E~ abbiamo fermamente e tenaceme!lte sostenuto l'ill1pegno di aggiornamento ideologico dei socialisti come condizione sine qua -non per non ridurre il problema del• l'iniziativa politica -a.Ila formu.Ja •deteriore dell'anticomu– nismo ~ome fine a se stesso, ma spostarlo sul terreno di proposte sociali e politiche. capaci di far avanzaré le classi lavoratrici, senza s?crificio per le Ìibertà, più ra– pidamente e più seriamente di quanto i comunisti stessi non siano in grado di fare. Abbiamo cercato di combatte1:e ogni forma ~i misoneismo, insistendo sulla pur evident~ verità che una solida ed ardita iniziativa socialÌsta, por– tata avanti con strumenti idonei alla nostra tradizione storica e alla nostra collocazione geografica e senza ri– gide chiusure ideologiche, avrebbe inevitabilmente iden– tificato nel partito socialista il centro motoré di una grande e offensiva ripresa dell'intera sinistra italiana: ed • è in questo quadro èhe al;>biamo· posto il problema stesso dei rapporti -coi cattolicf, non concepiti come ste.:'. rile dialogo, ma come proposta politico-sociale c'apace di Superare l'ambiguo contrasto di clericalismo-anticl~rica– lismo, per posare in· tutta chiarezza il dilemma conser– vazione-riforma: dalla cui soluzione dipende ovviamente l'avanzamento o il regresso della democrazia in ogni suo aspetto. Si tratta ormai di questioni scottanti; delle sole que– stioni politiche valide, al di là delle esercitazioni astratte o degli interessati funambolismi. Non vi abbiamo potut~ portare, naturalmente, che un contributo modesto: tut– tavia, ci sembra, ben qualificato, ben preciso, tanto che sentiaino come - scompar.endo Ntiova RepubOlica -.- non sarà facile dire o scrivere certe cose che libe– ramente sono state dette e scritte ·qui. Ma, una volta posti, i problemi politici non possono non risÙlversi. Né noi, ripetiamo, pensiamo proprio ora di disertare il campo. Nuove tribune si apriranno; nuove inizia'tive giornalistiche "prenderanno il nostro posto, e noi vi con– tribuiremo. Quello che importa è che le idee éontinuino ad avanzare. A tutti i collaboratori, agli amici, ài compagni che con vero disinteresse, con unà fraternità .non di ma– niera ma di fondo, ci hanno sostenuto, aiutato, criticato, ai collaboratori che hanno dato a Nuova Repubblica la sua impronta inc<:>nfondibile,- vada dunque jl nosir-o grazie affettuoso: con la certezza,· con · 1a promessa di continuare, con lg stesso spirito, la lotta comune. ' NUOVA REPUBBLICA - più lamentevole, in quanto bastò vedere la folla assie– parsi al « Lirièo », la sera della celebrazione di Turati, per accorgersi di quanta illusione, .in una città come Mi– lano, si agiti ancora intorno ai socialdemocratici italiani. Tutto questo appartiene però ,ad un giudizio psicolo– gico e moràle; bisogna pur ragionare delle prospettive . del PSDI dopo Milfl-no. In breve: che cosa ne è uscito? Tutti lo hanno visto: uno schieramento discontinuo, in çui le affinità non sono immediatamente· realizzabili in alleanze. Saragat non può impunemente allearsi con la sua destra, senza dimostr~re quanto fredda sia la sua esibita adesioi:ie al principia dell'unificazione e quanto a_rQente il suo spasimo di ritornare al gOverno. Matteott_i 1 non può allearsi con Saragat senza perdere J,ntero il vantaggio del suo nuovo ruolo, nel quale è cresciuto svuotando in parte la sinistra. Ma che lo divide seria– mente da ·Saragat, se non l'avversione alla partecipa– zipne govèrnativa? E', Una nobile resistenza: ma non se ne vede lo scopo, dacché Matteotti non si propone abba- . s_tanza energicamente di ricavarne le conseguenze unifi– cazioniste. La sinistra resta legata al partito e affine a Matteotti, _perché conosce in .~nticipo la sorte degli scis– sionisti, questa dfaspora irrequieta della lotta fra par-· titi. Ma davvero il sùo posto è ideologicamente ancora in questo partito? PER UN .JUOVO PERIODICO POLITI Questa condizione torbfda si è fatalmenie riflessa. nei lavori del Comitato Centrale. Sono finiti .come do– vevano fatalmente conchiudersi: con la direzione sara– gat-simoniana, esSendo seriamen.te impossibile sfociare alla ,Qirezione unitaria alla quale si è itlttavia teso per molte ore. Il dibattito del Co"1itato Centrale non è stato poi che la «verifica» del congresso. Da un lato, Saragat si presentava con un documento politico anti - PSI, da, prendere o lasciare·; dall'altra 1e minoranze di sinistra parevano costrette ad acçantonare ·e rinviare la discus– sione politica, per anticipare su questa il: dosaggio dei posti in direzione. Ma Saragat ripréndeva l'offensiva po– litica su quella aritmetica. chiep.endo, per il suo qua– rantotto per cento, sei posti su undici. Questa diatriba non faceva che ripresentare la diale.tt -ica congressuàle nei suoi due aspetti più salienti: evp.sione dai chiari im– P!'gni politici attraverso l'alibi della lotta per i posti; rientro della questione politica attraverso la pretesµ di dar la ~aggioranza a quella posizione congressuale, la saragattI~na, che aveva maggipri possibilità di darsi una espr_essione esplicita, data. la sua dilemmaticità oppor– tunistica fra la tesi neocentrista e l'ipotesi unificazionista. E polchè Sarngat aveva in élò il vantaggio di prospet– ta~e pe!-' i~ f~tur~ due vie egua~ente praticabili _(o im- Il problema della riorganizzazione della si– n~~tra democratica in Italia si fa ogni giorno pzu pressante. La Democrazia Cristiana conti– nua ad avanzare elettoralmente, assorbendo progressivamente con la sua politica conserva– trice e clericale l'elettorato di destra, disorien– tan10 con cauti e disorganici accenni riformi– stici una parte dell'elettorato democratico di sinistra. La necessità di opporre a questa a_va,izat(_l un chiaro ed organico programma po– litico di rznnovamento e ·di trasformazione so– oiale si fa urgente. Il Partito Comunista, anche àmm~s_so-chefosse_in grado di predisporlo, ha d_efim_twam~ntepe_rduto 'la sua battaglia poli– tica m Italia, e si è ridotto ad una grande ri– serva_di voti, i:endendoli indisponibili per più efficaci battaglie. I socialdemocratici possono rompere la -loro compartecipazione al fronte conservatore solo rompendo il proprio stesso strumento politico. Le minori fòrmazioni demo– cratiche non sono in grado di costituire esse un centro d'attrazione, anche se possono indicare. proposte di soluzioni a p1'oblemi concreti alla cui alluazione però occorre un adeguato' stru- mento politico. '· · Il PSI appare, dopo la svolta di Ve-, nezia, il centro naturale di riorganizzazione della sinistra italiana. Ma pesa su questo par- , lito l'eredità di una politica che lo ha estro– m_essoper anni da una immediata prospettiva .di potere;_pesa ~n notevole 1·itardo nell'aggior– namento ideologico e culturale; pesa l'azione ~onverflen_tedi dèmocristiani _e comunisti per impedirg(i _appunto lo sforzo, in cui è impe– gnato, di superar le proprie debolezze, e di– ventare davvero il partito del!' alternativa italiana. Il fi!rrnento d_'ideee di propositi che si nota nel PSI e intorno al PSI è più vasto che nel passato; ma il partito non è ancora in grado, per l'attuale equilibrio inter" (l.oe per la propria strullura, di accògliere integralmente questo fermento e farne un elemehto di raffor– zamento politico. Siamo dunque ancora nella fase. in cui conservano valore tribune indipen- · denti, sulle quali i socialisti e i democratici di ogni_tendenza si sforzino di elaboràre program,. matzcamente e politicamente quella piattaforma su cui sz ricon,osce che solo il PSI potrà alla lunga sviluppdre una conseguente azione non. settoriale, ma cl-irilievo nazionale. In questa fase, è necessario che le varie tendenze che . si sono formate in/omo al PSI non si chiu- · dano in se stesse, ma trovino fra di làro un coor– dinam.ento d'azione e soprattutto di dibattito ideale, al quale possano partecipare insieme · con i compagni del PSI. · A queste esigenze s'ispirerà il nuovo perio– dico che, sotto la direzione- di FERRUCCIO PARRI, è ora in preparazione, e che vedrà la luce nel prossimo gennaio, presso « La Nuova Italia » Editric.e di Firenze. I fedeli lettori ed abbonali di « Nuova Repubblica» vi ritrove– ranno lo spirito che ha animalo il nostro g_ior– nale: ma in uno -spazio più largo di Unità Popo– lare, come contributo alla formazione- di quella alternativa politica, che sia capace di racco– gliere in un valido strumento la sinistra demo– cratica italiana. Dà quei lettori, da quegli amici il nuovo periodico si attende la stessa solidarie– tà, che ha consentito a «Nuova Repubblica» di resistere cinqu.e anni, in assoluta autonomia di pensiero.

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