Nuova Repubblica - anno V - n. 43 - 27 ottobre 1957

8 ALL'OMBRADI FIUPPO TURATI... LA TANASSEIDE I L MAGGIOR fatto politico del Co1>grcsso di Milano è stata la prima « uscita» nazionale del signo1· Tanas• si. E' un bel fatto che il segretario nazionale di llt:l partito attenda il primo congresso che gli capita sotto mano per f~re la sua ~ uscita, »: ma è p:roprlo ·così. Emigrato nella cap~tale da quel di• Campobasso, :Marjo Tanassi era considerato, fino a qualche anno fa, un modesto « tirapiedi », che dopo avere a lungo scodinzolato intorno all'on: Romita, aveva improv.:risamente cambiato gabbana per açcodarsl all'on. Saragat. Così ·definiva Enzo Forcella su La Stànipa a·el 17 ottobre il segreto della Sua car– riera: « ha sempre cercato di non dare ombra ai 1ea– ders e di conquistare, invece, un controllo sempre più solido dell' organizzazione ». Comprenderà meglio l' iro– nia che sta sotto questa defìnizione chi conosca in che cosa consista la struttura' organizzativa del PSDI, p;u'tito fatto in gran parte di clientele locali e di elettorato di scarsa preparazione politica; e con quali metodi, rinno– vati puntua.lr ;nerite ad ogni Congresso, il 'l'anassi abbia con– cepito il « contrnll0 » di cqdesta organi1.zazione. In attesa che il capo della sua corrente, J'.on. Saragat. travolgesse i1 Congresso con nn grande discorso politico, il nostro 'fana.ssi - dopo avere richhma.to , come di rito, la grande omb1·a di Filippo Tura.ti - ha sottoposto al C'ongresso un piane veramente geniale di unificazione so– .cìalista. Que~to pia.no c-onsisterebbe nell 'affidn.re ai so– cialdemocratici la definizione dei futuri rapporti coi .co– munisti, e ai socialisti. la definfaione dei futuri rapporti coi democristia_ni. Poiché, ha detto il Tarlassi con una logica davvero stringente, i socialdemocratici sono anticomunisti, e i socialisti anticlericali, ecco che ne salterebbe fuori bell'e fatta, come Ja ,torta dalla forma, 'Ja piattaforma politica dell'unificazione. Ma ìl Tanassi, anche se non lo si può definire ·un grande politico, tuttavia non è uno sciocco. Ecco infatti come si articola in concreto la sua proposta. La rottura 'col partito comunista da parte del partito S~cialista unificato deve es~ere integrale, assoluta, teòlo– gica: se .così non fosse, si perderebbero gli elettori. Dun– que, non soltanto rinuhcia ad ogni pr0spettjva di a:,,;ione politica comune per la conquista del. potere (Cioè rinun– ~ia al frontismo, che, è richiesta logica e legittima a cui 11 Congresso di Venezia del PSI ha risposto in anticipo) ma, come precisò a suo tempo Saragat, abbandono di ogni possibilità di collaborazione negli enti locali, nei sindacati, n~lle cooperative. In altre parole, consegna pura e sem– plice degli enti locali, dei sinclacat,i, delle cooperative ai democristiani. DaU'~ltra parte: non certo rottura con la DC perchè - ha detto giustamente il Tanassi - sarebbe addirittura follia spingere la_ DC nelle bracci.a della destra; ma defi– nizione- deUe condizioni di ~collaborazione. Sulle quali, co– me tutti sanno; non vi è nel PSI u:oa opposizione pregiu– diziale che possa. in a.Jcun modo paragonarsi all'assoluta chiustna socialdemocratica verso i comunisti, su qualsiasi piano e in qualsiasi campo. E poichè è a tutti noto che Je cosiddette « condizioni di collaborazione » sono come la trippa, e forse nessuno avrà dimenticato, neppure nel PSDI, le famose condizioni del con_gresso di Genova, che furono calpestate il giorno successivo dall'on. Saragat, la .« trovata» di Tanassi si riduce, in parole semplici ~ povere, a una politica §;Ola: eliminazion~ di ogni possibilità di costruzione di una alternativa democratica e socialista al governo clericale; e prndisposizione cli condizioni che con– sentano ai socialdemocrntici di continuare a godere dei frutti del rnlativo sottogoverno. , • Del resto, la diagnosi di ForceUa, per la quale la posi– z10ne Saragat~Tanassi non si differenziava in alcun modo serio dalla posizione Rossi-Sirnonini, secondo una vetusta tradizione del P-SDI, ha avuto t~sté puntuale conferma. Ma va aggiunto che, per lo m~no, il carat– tere « for~aiolo » della, desti-a soçia 1 ldemocratica è limpido. e aperto. L'onorevole Rossi ha ammonito il Congres– so - ii:'- un discorso, come riferiva Enrico Mattej, « gonfio di saggezza» - che 1 1 inconcludenza massimalistica la si l'Ìempje « facendo ùna politica cli programmi e di realizzazioni». E chi poteva essere autorizzato a proporla meglio di lui? E' sotto gli ·occhi di tutti Ja p1:ogrammazione e_ la reali~~~zio1;e conseguita dall'on. Rossi nella sua espe– rienza m1msterrnle: come nessun altro ministl'o democri– stiano, egli è riuscito infatti a Codificare in modo definitivo il privilegio della scuola cattolica su quelJa statale al punto da lascia.re quest'ultima nella imp0Ss1biliti~ d/ as- sorbire le nuove leve di. giovani. · , . Questo grande successo l'on. Rossi è riuscito ad ottener– }~,· in verità, con una ricetta_ molto semplice: mettendo piede quanto meno possibile al ministero della PI e la– s~iancl? che a.Itri provvedesse e port_asse a _puntino 1: « pja– mficaz10ne » clericale: egli si accon,tentava di ditigere ed osservare le operazioni da lontano perché - da buon uma– nista - aveva ben altro da fare 1 nell~ pace serena e ospi- tale della campagna· lucchese! . L'?om,~ di g~v~rnQ che può meglio re;lfazat·é la politica ~el s1g. ~anass1. e,, ce lo consel)ta qt1est'ultiino, proprio l on .. Rossi. E eh.issa. che al momento buono, quando .l'on. Rossi sarà t~rnato a più alti fastigi, il sig. Tanassi non si scopra un'anuna « più ragionevole» e non faccia H sacri• ficio di cambiare gabbana una volta ancora accettando ~nni.lrnente, s'intende per la. salvezza della' democrazia 1tahana, il sottose$r-etariato delle Poste e Telegrafi! BUFF ALI\IACCO {Dis. di Dino llo.~clliJ RJTORNO DA BONN_ 11 chiodo ·in testa: un nuov'o ·1s ap~ilc IL DISEGNO Dl LEGGE 8Ul BllEVE'r'rl OBBLIGATORIA N EL NUMÉRO ~-O di NB ci ~-avarno occupati del problema della prornga dei Urevetti industriali e subito. dopo, dalla. stampa di informazione del 16 ottobrn, abbiamo appreso che il -Consiglio dei ministri ha prndisp0sto un nuovo clisegno di i.{lgge, da presentare subit0 in parlamento, relativo all'introduzione della li– cenza obbligatoria, testo che viene ad aggiungersi ad altro ·sullo stesso tema presentato dalle sinistre. 1~-Jinea cli massima si può anche dare un giudizio positfvo sul pl'ogetto governativo perchè · la introduzione -deHa liceÌlza obbligatoria è il primo vero e concreto passo verso l'introduzione in Italia di una. lecislazione antitl'ust o antimonopoJistica. E' molto difficile e~ntrare nei dettagli di un nuovo Qisegno di legge che, appunto verchè tale, è ancora soggetto a n_umerose varianti cli forma e di ;.,sostanza. Ci si rifel'isce alla numerosa casistica relativa alle condizìoni per poter richiedere la licenza obbligatoria, alla efficacia che potrà avero la determinazione quasi fissa del co_mpenso da corrispondere al titola.re del bre– vetto nella mist1ra massima de,ll'l,50 o dello 0,50 per cento a seconda del tipo del brevetto. Sono tutte cose che biso– gnerà .,,vedere in pratica come funzioneranno nelle mani degli interessi, degli avvocati che dovranno Tichiedere l'applicazione delle nuove norme e dei giudici che dovran– no applicarle; certo non bisogna farsi illusioni sulla fa– cilità di· stroncare monopoli solo per effetto della pub– blieuzion·e della legge. Il legislatore, comunque, avrà fatta la sna parte con la promnlgazione -d~lla legge e resta da sperare ·che altre leggi possano segui1·e per re– stringere jl regno del monopolio e dell'abnso. Appunto perchè 1a licenza obbligatoria apre il primo spiraglio nella munita cittadella del pr.ivilegio, dobbiamo attenderci u'na grossa resistenza Sia in parlamento che sulla stampa indipendente o meno e bisogna inoltre tenere ben pre• senti le ragioni del1a liCenza,. la necessità cioè di dare ad altri .la possibilità cli in.iziarn lma produzione- quando il titolare "Jo faccia in modo insufficiente. In questa sede non è il caso cli entrare in un esame tecnico sia del progetto governativo che di quello delle sinistre. Certo,· anclie il sistema previsto da quest'ultimo progetto, cioè. lit possibilità cli mèttero in conconenza diversi produttOJ•i per Jo sfruttamento della invenzione, può avere la sua eflkacia per il miglioramento della pro– duzi011e e la :riduzione dei costi e ·dei prezzi. · Il" grosso perjcolo insito no1la situazione odierna è piuttosto, c~e venga fatto passare suhito il disegno di leggo relativo alJa proroga dei brevétti con Ja scusante che è glà pronto l'altro disegno sulla licenza obbligatoria; salvo ·po.i non arriva.re a tempo, chindere la Càmera e rimandare tutto verso l'anno di grazia 2000. Questa. manovra è pur– troppo da prevedere e da prnvenire; non bisogna assolu– tamente che si esarnini prima .la proroga e poi ]a licenza Obbligatoria, ma deve essere esattamente il contrario per chè la lic~nza è logicamente preliminare· ad una even– tuale proroga che, allo stato dei fatti, non appare giu– stificata. da nessuna esigenza internazionale. Si aggiungano naturalmente le altre ragioni, già ricor– dato nel precedente articolo, stilla non éonvenienza della proroga e comunque ~nlla distinzione da fare fra i brevetti scaduti o in corso, dà non prorogare in nessun caso, e .qoelli ancora da nascere per i quali è possibile ma non convenjente fissare unà proroga sin da oggi. IBERTO BAVl\STRO (186) nuova repubblica Alt IU V A IL MINI S1' RO IL CORT DIGIOV di MARCELLA OLSCHKI G IORNI PA, il cr?nista d,~ un quot_idiano fioren.tino, .facendo la cronaca dell maugura.z10ne della mostra. di pittura dei giornalisti 'toscani, rilevava, fra 1e a.ltre cose, che il m_inistro Zoli era arrivato o.Ha galleria « democraticamente » a piedi. In paesi 'in cui la democra-– zia, oltre che sbandierata, è anche quotidianamellte niessa in pra~ica, il rilievo sa1·ebbe parso quasi ridicolo: m:inistri di q1-10sti paesi possono anelarsene anche a piedi senza che nessuno senta il bisogno, facendo la cronaca cli questo particolare moment'o della loro giorn~ta, di aggiungerci l'avverbio «democraticamente». Da noi, invece, per la. straordinaria rarità dj qrn3.sta ;venienza, si· capiscè che aia perfettamente gillstificato non solo l'uso cli qnesto avverbio, ma addirittura il rilevare che un n'1inist,ro della Repubblica possa fal' 1,so dei.soli modesti me:,,;ziche madr·e natnra gli ha fo1·nito. La cosa mi sarebbe passata del tutto inosservata, se proprio il giorno in cui il ministro Zoli stava dando alla Na.,,,ione un così fulgido esempio di élernocratica modestia, non avessi assistito personalmente, insieme a 1111 gruppo di amici, alle pili palesi infrazioni 'ad ogni genere di co– dice, civile, mora~le ~ di circolazione, cor~1messe magari involontariamente, da ,un altro minist.ro jn visita nfficiale ad .una cittadina del Nord. rrecedevano il convoglio delle cinque o sei nrnce;hine min.isteriaJi, sulla larga arteria asfaltata che porta a·lla città, due agenti della polizia stradale. l".1 trnffico: benchè abbastanza intenso in quell'o1·t1, pomel'idiana, si svolgeva da ...... sè perfettamente disciplinato. Non ci sarebbe stato nessun bisogno, se i ministri venissero da noi considerati ministri e non semi-dei, della odio~a pantom.ima alla quale assis~emmo: i due poliziotti, cavalca.ndo,.1e potenti moto– ciclette come focosissimi destrieri, eretti e tronfi come se dovessero aprire la strada a Giove in persona, ad ogni apparire di un qualsiasi mezzo in senso contrario, fosse camion, carrettino a mano o calesse col ciuco, d~vano in incredibili escandescenze· gesticolando imperiosamente, furiosamente, e obbligando l'ignaro conducente a portarsi al limite estremo della strada: dove, il più de11evolte, quello si fermava sbigottito e timoroso per quell'istinthro senso di colpa che è in ogni cittadino venuto su in regime diUa• tori ale. Dietro alla macchina del ministrn ci inserimmo noi con la nostra -e notammo tutti come la volgarità preten– ziosa dei gesti dei due agenti si riflettesse automaticamente sulle sacrn collottole ministeriali che scorgevamo dal ~'e– tro posteriore della macchina che cl precedeva. Una così antidemocratica procedura per regolarizzare nn traffico che non ne aveva nessun bisogno, per fare litrgo molto più del neCessario al factotum, ce lo_ rese immediatamente così antipatico, che non potemmo fare a meno, nella nostra fantasia, di rivestirlo da capo a piedi di- una fiammante divisa fascista: lui, poveretto, che non ne aveva colpa alcuna. La colpa, come al solito, è del sistema, intriso di quelPinveteraf.o spagnolismo cli cui non riusciamo proprio a liberarci nei nostri rapporti coi « superiqri ». E non è tutto: entrato il convoglio in piena. città, il traffico ne fn paralizzato, semafori impazziti se~navano di nuovo verde dopo il verde, guardie agli incroci, fischiando a pieni 'polmoni, ci facevano passare col rosso, finchè, in un'apoteosi di illegalità./ passammo tutti gloriÒsamente, agenti in testa.,, sotto l'unico dei cinque archi antichi, sn cni si stagliava., ancor più grande dei no1·mali segnali, il disco bianco e ros– so del transito vieta.to . Quel_ sens0 di vergogna che avevamo già sentito du– rante il- tragitto fuori città al pensiero che qulllcuno dei nostri s_irnili, i mor~ali qualunque, avesse potnfo prendere anche noi come facenti -parte del seguito, aumentò o.n– e.ora dopo quella sfacciata e im1tile infrazio;,e, Sentimmo il desiderio di avvicinarci agli sbalorditi cittadini e scu~ sarei con loro mettendo bene in ·chiaro che noi non avo~ vamo proprio nulla a che vedere con queÙ'irnportante con•' voglio. Per un momento sperammo tutti, naturalmente in– vano, che a qualche vigile folle venisse in mente di far~ la contravvcnzjone agli agenti della polizia stradale e al ministi·o. ~ Per dare una giustificazione a tutta questa procedura, non_ trovammo altro che il vecchio adagio « quod licet Jovi non licet bovi », provel'bio prediletto da mio padre qnando noi, bambini sciocchi, volevamo fare qualcosa che 'ci era proibito e che era invece periettàmente lecito ai grandi.

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