Nuova Repubblica - anno V - n. 40 - 6 ottobre 1957

2 LE SORTI DELLA LIRA di ITALO BERGAMINI Q U.EST"AKKO, ak\ riunione annuale del Fondo M.one– . t~i·io Tnternazìe'male 1 la lirn si è p1'esentata a testa u.. J.ta e vestita a festa. - Il Fondo, cor.ne sj sa, iu co;;tituito con gli accordi cl.i D1·etton ,1/oods nel luglio 1!)44, con lo scopo di creare, attra– verso i conh·ibuti dei paesi ,associati, un Condo di riserva di ine~zi inte'rnazionali di pagamento liquidi, al quale ogni paese mornbrn potesse for· ricorso por olimina1·e squilibri tempornnci della propria bilancia dei pagamenti. Il Fondo, praticamente, Y.oleva ordinare e stabiliz:Gare il sisten1a dei cambi così confuso e complicato nell'imme– diato dopognerra, lasciando pera.ltro ai paesi singoli una certa libcrt;l di moclificare la pari.fà monetaria ini~iale nella mjsura del 10% senza.consultare il Fondo stesso. All"ultirna riunione del FMI, Yarie monete s.i sono pre– sentate con un passato non del tutto col-retto: a parte il franco, che portava ancora nel ,·olto i segni indelebili della sconfitta recentemente patita, c'erano la stedina e il ma.~co che, anche se apparentemente sane ed utili, ccrcav::rno di fa.rsi nobue il meno possibile per non essere accnsate di essere ricorse a mille strattagemmi pur di poter rimanere al primitivo livello. Non ò un m.istero per nes.suno che la stedina è oggi sopravalutata rispettO a.I suo potere d'acqui,:;to e che, invece, il marco è sottO\·alutato. In questa compagnia la nostra Ji1·aha fatto davYero una g1·an ,figura; quella cli una mon.ela che sa il fatto suo, sicura e stabile. E' Yero tutto questo? Non ,,·è dubbio: oggi la lira è una ino,.\eta stabile. Per eonvince1:sene non importa certo riferirsi alle dichfa.– razioni del presidente del consigJjo, né a quelle ~LS:sai più ragionate e precise del ·ministro Corli; basta rifarsi ai dati obbiettivi in nostrn possesso a tutt'oggi. Gli jndici dei p1·ezzi all'ingrosso e quello del costo della vita, tendenzialmente· stabili, denotano un rassicu– rante equilibrio. del mercato .interno. Ed il comrne,·cio con l'estero attraversa una congiuntura assai favorevole. Nei primj sette mesi delranno in corso le importazioni sono aumentate soltanto del 14,!}% rispetto allo stesso pei·iodo dell'anno scorso, menli'e Je esporta:1.ioni hanno subito un incremento del 21,4%,. Naturalmente il disaYanzo clelJa bHancia commerciale è ancora. notevole, ma ha'. subito, sempre rispelto allo stesso periodo, un a,nuento soltauto del 3,2%. A migliorare poi lfL sHua~iono della nostra bilancia 'In auto e in treno ' in aereo e in albergo sulle ginocchia, sul tavolo d'un bar, esatta e leggera scrivere la vostra corrispondenza gli appunti di, viaggio i ricordi delle vacanze. Olivetti Lettera 22 I ' I \ \ ------ ',, ' .. ' ' ' \ ' I I ' \ I I I I I ' I I I modello LL lire 42.000 + 1.0.E. Nei negozi Olivetti ed In quelli di milCChine per ufficio, elettro– domestici e cartoler!e. dei pagamenti contribuisce it sa.ldo delle partite correati invisibjli, che ha subito nol primo quadrimestre di que– st'anno un miglioramento del 32%~ Elevato, 0 in corti settori elevatissimo (pelli, cuoi, tes– sili, carta), è poi il ritmo della produzione industrialo ariche se, a nostrn avviso, quel 4,G% che costituisce l'au– mento subito dalle industrie elet.h-iche e del gas, è un dato tutt'altro che rassicurante. ron esistono insomma da noi graVi perico1i inflazioni– stic~, e quella folte 1·incor~a fra prezzi e salari che si sta verilìcando in Ingliiltena e in Francia (e che sembra iniziare anche in -Cerman.ia e -negli Stati Uniti) non si ò fìnora verificata in Italia. Una valutazione della con– giuntu1:a a breve termine non può es.se1·e che positiva: stiamo attraversando un periodo cli riposo e di Telati-va tranqui"llitù.. ,,,. ' Ma.. la doroanda. da pol·si oggi è un'altra. Attraversa l'Italia un periodo d.i assestato e, pertanto, definiti,·o equi– librio o sta invece attraversando una _situazione di stasi che dovrà. forzatamente prelndel'e ad un successivo periodo di sommovimenti da registrar.c::i in t!'Hti i ~ettari della. nostrn economia? Senza dissertare a lungo sul concetto di equilibrio economico, ci sembra eh.e non possa definirsi tare una situazione come la nos.tra che presenta nna larga massa di rnano d'opera non qualiJicata, una gr~m ·c1uantità di disoccupati, qualche milione di sottoccupati, una sfruttura i.ndt1shiale piuttosto antiquata, r:nezzo paese da portare (185) nuova repubblica ad un nonna.le livello di civiltà industriale, una agl'icoltma in una situazione pressoché fallimentare. E quel che è più grave gli i.n,·estimenti sono insuffi– cienti a coprire la• domanda di denaro (lo dimostra l'alto p"tezzo del saggio di interesse), ed il modo con cui le grosse industrio sono solite far fronte alle proprie esigcn;-;e: mediante ci9è l'autofinanziamento che denota altresì il consegnimento di super profitti e denuncia una situazione socialmente immobile don~ il profitto spetta per lo più al capitalista o non certo alle a.ltre categorie produttive. Ci sono oggi alcune impellenti necessità alle quali è necessario fra fronte al più presto. L'ammodernamPnto dell'indushia, l'introduzione delle nuove tecniche pl'Odut– tive, la conveniente qual.ificazione della. mano d'opem, la 1·isoluzione della crisi scolastica (di cui quella dell'Uni– versità è s9Jtanto un aspetto) e della cl'isi ~gricola, sono tutti provvedimenti che 1·ichiederanno investimenti di grandiose dimensioni. E~co il punto: la liL·a è una monota stabile fino a che la lancetta segna <bonaccia>, ma c~sa sa rii di essa allol'dJé segnerà < tempesta >? E purtroppo la tempesta è onnl-li vicina: il ritmo degli investimenti si innalzerà all'improvviso e in larga miSura; allora si potrt, appllrare con maggiore esattezza le qualilà della lira. Quo.sto allora le conclusioni sulla sorte della nostra moneta: ottirnismo, sia. pur moderato, per una çongìuntura a breve tei·mine, timori e perplessità per uua congiuntnra a lungo tol'mine. NUOVA STRATEGU. ·pJ~R GLl STA'l'I UNI'fl '? MISSILE INTERCONTI di FRANCO-RAVA' C OME AVEVAMO (facilmente) previsto, l'apparizione del missile balistico intercontinentale sovietico ha ,. costretto gli Stati Uniti a rivedere la propria stra– tegia. Rivela appunto, in proposito, la rivista tedesca Der Sp't'zgei - solitamente bene informata - che il Pentagono ha elaborato un nuovo piano strategico per la difesa del– l'occidente, secondo cui gli ;lleati europei dovranno prov– vedere alla loro sicurezza senza contare su un intervento americÌ(n.9 in caso di agg'.ressioni sovietiche. « Gli Stati Uniti Ìnetterebbero in gioco la propria esistenza solo se si presentassero situazioni di particolare gravità per se stessi e il mondo intero, ma tendono a lasciare ai diversi paesi la responsabilità politica e militare in ordine ai prer blenii locali»: a tal fine « Eisenhower si sarebbe convinto che è. necessario mettere· gli al1eati europei nella .condi• una coraggiosa iniziativa politica dei paesi europei. Questi avrebbero- potuto valersi del timore che incuteva al1'URSS il loro consenso all'installazione, sul loro territorio, di centri -atomici_, per tentar di condizionare il proprio rifiuto ad una seria soluzione del problema del disarmo e delle questioni politiche più urgenti ed essenziali: unificazione della Germania sulla base di libere elezioni (che avreb– bero salvaguardato la forma democratica dello Stato), ritiro delle truppe russe dai paesi satelliti, possibilità per questi di avviare ampi rapporti politici, economici e cu1ttJ.– rali con l'occidente, intesa sWla sicurezza europea. Niente fu fatto in questo senso. Oggi la situazione è mutata: gli Stati Uniti non sono più invulnerabili, ed ecco per ciò che pensano alla pos– sibilità di lasciare agli alleati 'et1ropei la « responsabilità zione di fare da soli, e di armarli quindi con piccoli mezzi militare in ordine ai problemi locali >>. Se ciò ha un senso atomici,,. E' mo1to probabile che queste notizie verranno smen– tite; d'altra parte è certo, comt~que, che i recenti avve– nimenti non potranno non rinfocÒ!are l'annosa poÌemica relaÌiva alla'. opportunità e conVenienza, in caso di con– flitto, di «difendere» oppure di « liberare» l'Europa. In effetti, rispetto alla situazione anteriore, il patto Atlantico aggiunse solo, al suo sorgere, .una maggior garanzia, per i paesi europei, di e5sére di.fesi in caso di invasione sovie– tica. Infatti, già la dottrina Truman, nel 1947, aveva chia• ramente significato che gli americani non avrebbero tol– lerato un'estensione della sfera dì influenza che i fatti bellici avevano attribuito all'URSS; essa però lasciava gli americani stessi arbitri di decider.e la forma del proprio intervento. La costituzione di un comando generale co– mune, invece, e la conseguente diretta partecipazione euro– pea alla elaborazione dei progetti operativi della NATO, impegnava in certa misura lo Stato Maggiore statu'nitense a tener conto anche deIJe esigenze altrui. - Ma questa situazione fu di breve durata. L'afTermarsi della strategia atomlca riconsacrò la priorità delle decisioni del Pentagono, posto che le leggi americane vietavano di rendere altri paesi partecipi dei segreti nucleari ed anche di consegnare ad a1tri paesi armi con ..cariche nucleari. Ne consegui l'installazione di un certo numero di « basi» statunitensi in Europa; e ciò a sua volta venne a sancire, al limite, la possibilità per una singola potenza di deter·' minare lo scatenarsi di un conflitto generale. Ha rilevato, a questo riguardo, Salvatorelli che la rinuncia aUa strategia «convenzionale)) rende impossibile localizzare ·un con– flitto (come fu per quello di Corea) sia perchè impone l'impiego, appunto,. delle armi atomiche, sia perché 'co– stringe quindi i contendenti a distruggere tutti quanti gli appostamenti dell'avversario: ~r cui, in Ufl tal quadro, gli Stati Uniti avrebbero. sì garantito la difesa delle basi (elementi essenziali di una guerra con missili a media gittata, perché a distanza utile di tiro sul territorio sovie– tico)', ma non avrebbe1~0 potuto far nulla per evitare la distruzione delle zone nelle quali esse sono situate. In que&ta fase di trapasso, vi sarebbe stato posto per significa che essi mirerebbero a non assumersi la imme– diata e diretta responsabilità di un eventuale conflitto che scoppiasse in Europa: essi interverrebbero per certo, ma in un secondo momento, dopo che le armi atomiche europee avranno logorato il potenziale sovietico. Ma nel,frattempo quei paesi sarebbero· stati non solo distrutti ma occupati dalle !orze armate· russe. In altri termini, ciò sarebbe il crono dell'« atlantismo». Noi sinceramente non crediamo che una tale conce– ·zione possa affermarsi, perché sarebbe, in definitiva, con• troproducente per gli stessi Stati Uniti, per molte ragioni: fra l'altro, perché non trarrebbe in inganno la Russia e perché non può ammettersi - finché non sia risolto il . problema tedesco - che questa soluzione venga aflidata all'eventuale colpo di testa di Adenauer o dei suoi succes– so1i (i quali sarebbero, in un tàl piano, senza controllo). La sua esistenza, tuttavia, conferma che attualmente sono in discussione tutti i vecchi concetti, e Che in una tale evenienza tutto può accadere, se non si hanno idee chiare sulla nuova realtà. Idee chiare occohe che abbiano anche i paesi europei, perché altrimenti nessun senso ha che il Segretario generale della NATO, Spaak, esprima il suo disappunto - come scrive sempre Der Spiegel - per le nuove tendenze americane all'isolazionismo politico e mili– tare. Essi devono partire dalla considerazione che nessuna delle due, grandi potenze desidera la guerra generale - considerazione che è esatta, perché conva1idata dalla storia del dopoguerra, e che è l'unica dél resto che consente loro effettive possibilità di inserimento nel gioco politico gene– rale - e su di essa devono fondare nuove originali inii.ia– tive e prospettive di dialogo e di « scongelamento>> della situazione. Su queste iniziative si potrà discutere, perO è certo che a nulla serve una apriorist'lCa e cieca ripetizione dei vecchi motivi «atlantici» di fronte alJa nuova evoluzione della situazione internazionale, e nel momento stesso in cui anche gli Stati Uniti. in qualche forma, Ù ridiscutono. O meglio, a una c;osa serve, ma ad una sola: a fare i1 gioco delle forze reazionarie all'interno dei singoli paesi europei.

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