Nuova Repubblica - anno V - n. 40 - 6 ottobre 1957

b I p AESE CI-IE V.AI LA TE_OIUCADELLE BHACI-JE P ER LA MORTE degli uomini grandi, quotidiani e set– tim~n~li soglion.o tenere n~l cass~tto i c~sidd~tti_ « coc– codnlh >. Se poi, scarseggiando 1 grancl1 ven,· s1 spre– cano anche per le mezze figure, pazienza: l'importante è es.seme abbondantemente provveduti e farne uscire spesso qualcuno. 1 • Sodalismo Democratfro, foglietto di contingenti fortUne congressuali, non possiede di certo simili rettili pronti per l'uso. L'alligatore per la morte di SilJvemini se l'è fatto set·ivero su misura, da un tizio che pare più bravo a schizzar fango sugli uomini grandi che a scrivere di st.oriR come pre. sume, Piero Treves. Lo Ponoscevamo come consanguineo dell'omonimo professor Paolo, l'ottirno onorevole che si li– mita a firmare in calce, assieme a Simonini e a Paolci Rossi, esquire. Sapevamo che, un tempo, sj occupava in modo non indoccnté cli storia antica, e l)oi, cbc si era adagiato come fu~zionario della BBC britannica. Lo ~itenevamo quindi ormai fuori dal conflitto acerbo della società politica. Eccolo invece tornar fuori ora, ad affrontare l'irn– pl'oba fatica di sminuire con ossequlO ìa figura di Salve·– n'.lini. Lo sforzo è imnrn:mo, invero, tanto che la fraseo– logia mobilitata mei-ita ~enz'a1tro un piccolo flor.ilegio: « funebre laude dannunziana», «liberal-religioso», « Ca– rattere progressiv•aroente liberal-st~talista del socialismo», 4. « _falliti i prograrnm.i neo-azionistici ò tardo-giellist.ici (sic) di un autonomo r.innovamento italiano nel contra– sto dei due blocchi rivali », <i: nè la democrazia può es– sere se non· centrismo », « millenaristico e.,.apocalittico al– l'incontrario, perfezionista e però antipossib.ilista », « senza perfettibilismi miraéolistici o negative assolutezze morali– stiche». I virtuosismi dello storico-alligatore, che concorre evidentemente al_ titolo <li alligatore sforico, ·si contano a dozzine, e vanno di pari passo con le panzane. A parte l'ovvia difficoltà di capirci qualcosa, pare che il succo sia questo! Salvernini resi.stette - a.I riformismo, al massimalismo, _algiolittismo, al centrismo -, ma f~ce male, chè è molto meglio mollare ogni volta che i tempi si fanno difficili. Quanto al meglio del salveminismo, ormai esso è «da considerarsi acquisito a!la nuova Italia ropl1bblicana, cui si devono la Cassa del MeL,zogiorno, il congiunto industriali– smo e regionalismo insu lal'e ». I socialdemocraticj hanno 0rmai toccato il folldo del vizio. Ieri le brache le .calavano sempt·e, ma solo a porte chiuse, dopo aver protestato la più intemerata virtù nell'in– tran3:igente difesa dei princìpi. Oggi teorizzano addirittnra la politica come pubblico e permanente- ca.lamento di bra– che: chi non ne vuol sapere è per (o rl'leno ·impolitico. Coi tempi che corrono, Piel'O 'l'reves potrebbe essere incdmìnato per incitamento all'oscenità. ' FUOHI O DENTRO tlvanti! del l.o ottobre interviene contro il ventilato secondo processo a Gilas, perché « non si persegui- L.' tano i reati di pensiero». Dobbiamo tutti alzare la nostra voce in' difesa di tale fondamentale libertà. Non è doveroso, .però, e tanto menù. opportuno, clie l'ap. pello in favore di Gilas i.enti di guadagnarsi l'immunità con un breve cappello, dove il nuovo lib.1·0 del dissidente jugo– slavo viene definito « sfogo nichilista di un uomo che appare ormai sfiduciato, e di fronte alle difficoltà getta via un'in– tera -esperienza, identificando assurdamente, fuori di ogni critel"io ~1arxista, la incrostazione di una burocrazia, incon– cepib.ile con un vero socialiS·mo, con l'essenza stessa di Llna società che ha lo scopo di elimina.re le differenze di classe e le -cla;si medesime », « una sorta di qualunquismo dete– riore ·che occorre çombattere sul teneno della polemica ». A patte la scarsa serietà di liquidare in poche righe un contributo come quello di Gilas, che, 1o si condivida o meno, è frutto di un trava.gl io di pensiero e di azione un tantino più prof9ndo di quello che occone pe1· sc1~vel'e gl·i arrivi e partenze e i corsivetti sull'Avçinti!, ci pare che ,l'anonimo corsivista abbia mostn1to senza volere una discreta coda di paglia. Espressioni come « fuori di ognì criterio marxist~ », non è molto ... marxista - o meglio, ·è poco intelligente - 'impiegarle a ogni piè sospinto carne mezzo di distinzione del lecito dall'illecito, del vero dal non vero. E quanto al_ «qualunquismo», è più qualunquista Gilas che se ne st.a in galera per coerenza con le proprie idee, oppure sono più qualunquisti quei dirigenti - purtroppo nmnerosi - dei lavoratori italiani che hanno mostrato più volte di venirn a patti coi 1oro·convincimenti pur ,di conservare posizioni per– .sc;inali grandi e piccine? Finché si continua a scrivere ad ogni piè sospir1to « fuori, o dentro, ogni criterio marxista», cade ben~ a proposito quanto viene scrivendo lo stesso Gilas: « si può affermare che il materialismo storico è oggi la meno ampia visione del mon~o, che il materialjs'rno storic0 ha reso. i suoi seguaci incapaci di comprendere qualsiasi altra concezione, qualsiasi altra impostazione», « un sistema di intolleranza politica, pra.ticamente estesa a tutta la storia del pensiero umano, è (185) nuova repubblica ( Dis .. di Dino Boschi) Pa~orama brindisino: per l'ordine pubblico destinato a concludersi con la p:ropria a.utoevirazione )i). Che l'Avanti! tenti ogni tanto, per ma.no di qualche redattore, di contribuire all'autoevirazione del pensiero so– cialista, oltre a preoccuparci, francamente ci dispiac_e e non poco. ·, I FIGLI Cl GUAHDANO U U BELL'ESEMPIO di clerical-fascismo è quello o/• /erto dal seny.pre più ineffabÌle « filosofo » Edmondo O-ionenella segu_ente prosa (v. Nazionalismo sociale/ che non ha bisogno di conimento, ma che non possforno non a1n~1J:nire allo spa,sso dei nostr-i lettori: 4:It fatto politico fondan'ientale della situazione è' il dissol– versi dei partiti di Centro che hanno perduto ogni (unzione pel'ché Iè loro istanze pi:ogrammatiche sono ormai più coe– rentemente ed autorevolmente rappresentate da alcune cor– renti interoe della stessa DC.-D'altro canto il motivo doini– nante per· cui Alcide De Gasperi aveva fatto cor;oboranti iniezioni di vitalità (in senso ideale ed in senso materia.le) ai partiti laici del Centro è orffiai superato: "èlopo dodici 1 · anni di vita parlamentare, di libel'i dibattiti interni nf' seno stesso del Plilrtito di maggio_11_~za, s',è d.ileguato persino il sospetto· che il predominio della DC possa condurre ad un regime teocratico ~ clericale. Indubbiamente Togliatti ten– terà di far lancia.re da qualche compiacente compare, sia pure in buona (ed~, da un, La Malfo o da un Labriola, òa un Codignola o.da un Bonfa.ntini, un fronte popolare laici– sta che vada-dai liberali ai comunisti, all'insegna della difesa dello Stato risorgimentale contro l'invadenza clericale, ma il tentativo, che sembra pa;ticolarme~te ca-ro a La Malfa , (pron_ubo dell'inconclu'dente c9nvegno per la denuncia del Concordato), è destinato ad un pietoso fallin\ento. Oggi è prevalente su qualsiasi motivo ideologico quello politico più pressante della battaglia contrÒ ~ la subdol~ -presenza dei ·sovietici in Europa (Un$heria e Polonia sono lì!), e, d'altro canto ( è bene dido a vo_ce altà,- anche a costo d'apparire eretici) la breccia di Porta Pia ha avuto i suoi benefìci ef– fetti non solo per l'Italia, ma, come sognavano dei ferventi cattonci quali- Cavour e fticasoli, per la Chiesa stessa». Questa del fronJe laicista è proprio un'idea fissa:. le anime 'sensitive del settimanale della DC La Discussione ' ne sono turbate, non s1nza una punta.di vol;_,,ttà: « Quasi fa piacere di ritrovarli così uniti: comunisti, so– ciali_sti, · libe'raJi (rna qiw.nd' ! mai?), radicali ·e repubblicani menti-e scoprono iJ denominatore comune della scuola laica, che, si badi bene, è futt'altra cosa cbe la scuola di Stato. La scuola laica infatti, è un tentativo di ca!Duffamento dei vari tipi di scuola marxista, massonica, ateistica,. antireli– giosa, mazziniana, ecc. E' un tentativo cioè di offendere la - anima cattolica della stragrande maggioranza del popolo italiano» . Sul tema squola L'amico del popolo rincara la dose: « Si dica pure che in regime democratico il materialista debba anche lui essere rispettato. Sì, ma non fino al punto cli mett.erlo in cattedra dinanzi ai figli di una. nazione cat– tolica». Ci sovviene di un tale ch'era solito dire: « d·i quell'uomo ho il maggiore r·ispetto », « ma - aggiungeva dopo - che non pretenda di. fm·e il su.o rnestie1·e o gli sputo in u.n occhio )i)_ • li nuo~o cinema italiano (continuaz. da pag. 7) del. Ferrara, nasce il discorso sui limiti' della sua opera. Perché il Ferrara, se sa, collle abbiamo detto, tenersi al di fuori delle polemiche faziose, non pare fondarsi su una precisa base ideologica al di fuori di un « sinistrismo » un po' vago; come d'altronde non sembra possedere delle salde convinzioni estetiche adottando criteri accurata•·– mente filologici, ma abbandonandosi talvolta a giudizi .semplicemente affermati e quindi poco convincenti. Non che al Ferrara manchi capacità critica. Tutt'altro. Molte pagine del suo libro sono assai persuasive. come quelle acutissime dedicate a La terra trema, a proposito della quale già in altra sede l'autore aveva fatto conoscere il suo pensiero. Ma fanno riscontro d'altro canto, ad esem– Pio, quelle troppo aspre su Cielo sulla palude, ùn film assai notevole, nonostante i limiti, e comunque non certo sul piano de La presidentessa o di Gelosia di Germi come sembra pretendere il Ferrara; o quelle eccessivamente entusiastiche su Germania anno zero, « un'opera mirabi– le». secondo- ìl Ferrara, rispetto alla quale il « cinema e l'arte itaHana non erano mai giunti a un senso del tragico così netto e così intenso)), un'opera eh€ addirittura rias– Sumerebbe Roma città aperta e Paisà; il che è un po' troppo per un film in fondo meno ispirato dei due prec~ denti e, comllnque, molto più frammentario ed incerto, in cui il cc senso del tragico » era -presente, ma con una assai meno cont_inua luce poetica Nè d'altra parte ci pare giusto che il Ferrara tratti praticamentè solo ctei capola– vori del nostro cinema neorealistico dedicando scarso spa– zio a quei film che, pur lontani dall'aJtezza di un Roma città aperta, hanno tuttavia avuto una funzione importan– tissima nella ripresa post-bellica del nostro cinema. (Si pensl ad esempio che per un film, per tanti versi impor– tante, come Aclitung! Banditi!, il Ferrara se la cava con urlo sbrigativo giudizio contenuto in quattro righi). Da tutto ciò deriva talvolta al lettore un'impressione di di– scontinuità e di squilibrio, come Se, trovandosi di fronte a -un materiale così vasto, il Ferrara non abbia saputo distribuirlo con sufficiente equilibrio nelle circa 350 Pa– gine di cui è composto il suo studio. Ma, una volta precisatine importanza e limiti, va an– cora detto, in sede di conclusione, che il libro del Ferrara _è in ogni caso un'opera not_evole; opera di un autore assai giovane e dal quale è lecito attendersi molto a giudicare dall'ampiezza d'informazione, dall'appassionato impegno e -dalla solida cultura che egli ha saputo profondervi; opera insomma, che se pur non esaurisce il problem~. ha l'innegabile merito di Storicizzarlo. Di .essa non potrà non tener conto chi si accinga in futuro a studiare il « nuovo cinema italiano)). NICOLO' MICCICHE' nùova repubblica ABBONAMEJ\TI, Annuo Semesfrale Trimestrale L. 1500 " 800 450

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