Nuova Repubblica - anno V - n. 38 - 22 settembre 1957

nuova repuh/J L N.RS , .31. 12. ;1 CESA CL.AUDI O Via Casslan Bo n. 7 T E R N I Comitato direttivo: TRISTANO CODIGNOLA ( direttore resp.), PIEROCALEFFI,FERRUCCIOPARRI, PAOLO VITTORElll, Seg,. di redazione I GIUSEPPE FAVATI. Olrez. e redaz.: Firenze, Piazza libertà 15, tel, 50-998. Amm.1 Firenze, Piazza Indipendenza 29, teL 483-207/8. Autorlz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Prlntad in ltaly. St. Tip. de cla Nazione>, Firenze, Via Rlcasoli 8. 181 • ANNO V • N. 58 ILMEDICO E IL CHIRURGO C I DOMANDA VAMO, una settimana fa, se i1 prossimo congresso socialdemocratico avrebbe preso seriamen– te in esame la politica estera italiana. « Retour d'A– mérique », l'onorevole Saragat ci ha subito smentiti, ancht– se non ci ha recato delusioni. Saragat ha commentato la sconfitta di Ollenhauer esattamente come un democ!"istia– no tedesco ed un centrista italiano: Adenauèr ha vinto, egli ha detto (ovviamente, con altre parole) per l'immo– bilismo della sua politica estera, che il nostro, non occorre dirlo, condivide sino alJe radici. Sappiamo dunque che al congresso socialdemocratico metà .de·i delegati, quelli che -possiamo accreditare a Saragat e ~lla destra, non ammet– terà una discussione di politica internazionale e di politica estera (se non per chiedere alla DC di seguire punto per punto le indicazioni della maggioranza tedesca); e l'altra metà non avrà inte1:esse (né..forse matw·ata preparazione) · per imporla. Saragat tuttavia non ci ha deluso.. Il nostro punto d.1 vista sul congresso, che si prepara in queste settimane. dei socialdemocratici, è che esso nasca sotto il segno di una con.turbante contraddizione: da un lato, questo partito deve, per se stesso e per il pubblico, accentuare. 1a sua caratterizzazione, per stabilire le forme ed i fini deH:i sqa imminente presentazione elettorale; dall'altro, esso si svolge nella coscienza, variamente espressa 1 della sua transitorietà, e delle ragioni, ormai constatate, del Suo obiettivo declino. Se si soppesano, infatti, le giustificazioni ideali dell:.: due posizioni, Saragat-Simonini, e Matteotti-Zagari, si r~• leverà facilmente che i primi non meno che i 3econdt sono 'convinti che il partito ha sempre meno giustificazioni d'esistenza. Dal punto di vista socialistico, esso non dice più assolutamente nulla al paese. La scissione di Pa– lazzo Barberini aveva avuto, nei suoi enunciati, un si– gnificato, quello della lotta contro il satellitismo del socialismo italiano al comunismo. Oggi però, dopo gE avvenimenti esterni ed interni al PSI che tutti conoscon1.1, quella lotta non ha più motivo, e si riduce, infatti, alle vact1e ripetizioni, benché virtuose, del leader del PSDJ. La percezione di questo vuoto è però comune a tutte 1 1? correnti del partito. Pertanto, esse si sono divise intorno ad un problema comune: come ridare vita a ciò .:he ::;t;_i morendo? La risposta de11'onorevole Saragat è molto semplice: puntare i piedi contro le forze centrifughe, che in realtà vuol dire contro i tempi, ed il senso, della politica italiana; e partorire molti deputati. Poi, chi vivrà vedrà. Meglio, se si riformerà il riposato raggruppamento centrista con :a democrazia cristiana. Con ciò l'onorevole Saragat ha anche indicato che cosa pensa del suo partito: esso deve essere (non può essere altro oggi) una macchina per deputati L'identificazione di un partito cc.n una organizzazione elet• tarale, è, non il suo annunzio di morte, ma la sua dichi;J– rata volontà di vegetare. E' una regola di sopravv:venza, nella convinzione che, altrimenti, tutto è finito. Evidente– mente l'onorevole Saragat non sarebbe pronto né a rico– noscerlo, né a sospettarlo. Ma obiettivamente· conta il fatto che egli già si comporta quale il buon medico che prevede, e comprende, come la fine di un suo vecch,o cliente sia prossima, e, correttamente, bada a prolungarue il malinconico tramonto, e a dargli magari qualche ill•J– sione di perdurante vitalità. La sinistra e il centro sinistro sono invece il bt1ol1 chirurgo. Come Saragat, essi intendono che il tempo è ormai contro il loro partito; e pongono il loro studio sui. modi di affrettare formalmente la fine del partito, pt;:r Un numero t. ~O. Estero l. 50. Un numero arretrato L. .SO. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, trim. L. 450. Estero1 l. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova Italia., Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi• nlstrazione. Tariffa: L. 15.000 per lnseriloni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA e Nuova Repubblica • Il: settimanale ·politico e di cultur!. E' anch• giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Mancxcritti, fotografie, disegni an. c!1-1se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per t_u~ti i Paesi. 11periodico viene inviato gratuitarnente In saggio • chrunque ne faccio richiesta. Spediz. in abbonam. postare Gr. lr.; 22 SETTEMBRE 1957 • L. 40 (f.,au/'o chiede elle la ialma di Vitlorio Rma- {Dis. di Dino Boschi) mule. 111 sia traslata e i1111111a.tal Pa.11thco11) CAMPAGNA ELETTORALE - cc Voi suonate le vostre campane, noi suoneremo le nostre 1ombe 1, vederlo uscire rinnovato e utile al socialismo, nell\mione or.ganica con il PSI. E' anche normale che; acquisita la esperienza che il miglior succ.esso viene al PSI e al PSDI da liste separate, Matteotti e Zagari si siano rassegnati a rimandare il discorso dell'unificazione ad elezioni con– sumate. Il paradosso del congresso del PSDI resta tuttavia im– mutato. Dal momento che le due parti almeno in un punto sono concordi - nella diagnosi della vecchiezza incurabile del partito - con quali argomenti, con quale piattaforma lo presenteranno agli elettori? Saragat non ha altro da dire all'elettorato, se non: dateci moiti voti, mandate a Montecitorio molti deputati socialdemocratici; quindi agiremo per il meglio, o accordandoci <'On i dem,>– cristiani, o fondendoci, eventualmente, con i socia1isti. La bivalenza delle soluzioni proposte però non può che distogliere gli elettori da un partito a « ~utto fare)>. Per contro, la sinistra dovrebbe, secondo la proposta di Mat– teotti, presentare agli elettori, onestamente, i suoi punti di incontro· e quelli di persistente C.issenso con H pro– gramma del PSI. E' una procedura (non meno di quella di Saragat) consona ai presupposti che abbiamo detto, sulla morte prossima del partito. Ma è, elettoralmente, im– provvida: gli elettori, quando un partito mette innanzi i suoi candidati, vogliono sapere non in che concorda o di– scorda da un altro partito, ma che cosa si impegna. in proprio, d( fare. Ecco che la contraddizione insita nc-1 congresso de-1PSDI - accentuare la caratterizzazione di un partito che si sa destinato a finire - rlovrebbe fatal– mente portare a questo risultato: che esso venga a tro– varsi nell'impossibilità di spiegare ancora una voita agli elettori che cosa sia e che cosa voglia. A ,Pag. 3: BENIAMINO FINOCCHIARO, Mezzogiorno e riforme generali Una politica perla pace L A MAGGIORANZA assoluta conquistata da Adenauer nelle elezioni tedesche esprime l'attuale situa– zione Politica internazionale generale, che dopo circa un anno di fluidità minaccia di tornare a cristallizzarsi, con prospettive di nuove più rigide chiusure. Infatti, la vittoria del Cancelliere è stata favorita - se pur in di- • verso modo - da entrambi i «Grandi», per analoghe ragioni. L'URSS temeva un governo socialista, capace di impostare su basi realistiche il problema dell'unità della Germania e disposto a riconoscere la frontiera dell'Oder– Neisse, cioè ad instaurare un nuovo tipo di relazioni con la Polonia, fino al punto di favorirne lo sganciamento dal « blocco sovietico » in concomitanza con il proprio distacco dall'organizzazione atlantica (ed è indicativa, al riguardo di questo timore sovietico, la scarsa simpatia con cui è stato visto l'incontro Gomulka-Tito, che pur è suscettibile, sul momento, di conseguenze tanto «rivoluzionarie»). Per contro, gli Stati Uniti hanno a loro volta temuto il minacciato ritiro della Germania dalla NATO, che avreb– be posto in crisi generale la politica americana, oggi fon– data essenzialmente su una serie di rapporti bilaterali con i paesi situati al di fuori dell'orbita comunista. Il Patto Atlantico fu, all'origine, quasi subito da Tru– man, dopo che il piano Marshall era fallito, nei suoi in– tendimenti di fondo, per l'insipienza dei paesi europei: questi si erano rifiutati di porre seriamente ed effettiva– mente in comune le proprie risors~ allo scopo di consen– tire una ripresa unitaria del continente, ed avevano spe– rato di ottenere ciascuno una più grande fetta di torta trattando singolarmente con gli Stati Uniti la ripartizione degli aiuti: adesso si accorgono che così facendo si pone~ vano alla mercè della volontà del Dipartimento di Stato, per il caso che questi avesse mutato i propri orientamenti. Attualmente, appunto, i sintomi di un «ripensamento>> sono parecchi, e toccano tutti i settori mondiali: così, ad esempio, a causa dell'atteggiamento del governo di Wash- (segttc a vau__~ 2~ 3.a col.)

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