Nuova Repubblica - anno V - n. 31 - 4 agosto 1957

2 :MORTE DI UN DITTATORE ILGESTO DISANCHEZ Dal nostro corrispondente, CITfA' DEL GUATEMALA, 30 luglio L ~UCCISIONE di Ca,-Jos Castlllo Armas non basta a liberare il Guatemala: basta però a dimostrare l'instabilità e la sostanziale debolezza di ùn regi– me che per interessi stranieri e contro le grandi mag– gioranze ha conquistato con 1e armi il paese e che solo con le armi, · con l'uso continuo della violenza come normale strumento di governo, può mantenersi al po– tere. ll regime di Carlos Castìllo Armas sanguinosamente instaurato nel Guatemala assomma in sè, portandoli al paradosso, tutti i carattel"i delle più reazionarie ditta– ture latinoamericane: senza base popolare di alcun tipo, senza legami reali con le stesse forze conservatrici del suo paese, anche per la estrema debolezza del capita– lismo nel Guatemala, senza programmi e senza idee, la dittatura di C3:stillo Armas si presentava aperta– mente come mandataria dell'imperialismo; ·n suo leader poteva essere qualificato come impiegato della Un.ited Fruit, e non certo tra i -più elevati in grado. che uno di loro potesse_ farsi assumere addirittura come guardia di· palazzo del dittatore. E' noto del resto come sempre i comunisti si sjano opposti agli attenfati e in tutta rAmerica latina abbiano cor:idannato l'uso delle armi anche in cirCostanze in cui questo poteva essere efficace. Ma per il nuovo «presidente )> Gonzalez, per gli eredi e continuatori delil dittatura di Castillo Armas, non solo Sancbez Vasqu~ era comunista, ma al momento del tirannicidio avrebbe -avuto su di sè documenti che provavano la sua · appartenenza al PC. Le stesse cose diceva tre anni fa la polizia di Rojas Pinilla: dopo il massacro degli studenti di Bogotà pretendeva di aver trovato d.ocumenti cc comÙnisti )} sul cadavere del gio– vane peruviano Helmo Gomez Lusich. Sembrerebbe che i «comunisti» latinoamericani, prima di farsi uccidere, non avessero altra preoccupazione che quella di pre– costituire le prove di cui l'avversario avrà bisogno. E adesso il «governo» del Guatemala pretende di aver trovato addirittura un diario di Sanchez Vasquez, che dimostrerebbe in modo irrefutabile la colpevolezza del PC guatemalteco e, naturalmente, il consueto e mi– sterioso intervento del «Comunismo internazionale». Simili :falsificazioni servono solo a ingannare quelli che vogliono essere ingannati: per gli altri, e prima di tutto per l'America latina democratica, il gesto di Ra– miro Sanchez resta quello che è: rivolta Spontanea, espressione confusa ma decisa, di esasperaztone popo– laré. ammonimento, come ha detto Guillermo Toriello, a tutti i dittatori dell'America latina. CARLOS GONZALEZ RIVERA (174) nuova repubblica V IG IL1AD' ,t UTUNN O (continuaz. da pag. 1) vincia1i dànno a pensare che la sinistra e la frazione di Matteotti avanzino. Non converrà tuttavia fidarsi troppo di questi primi dati. Il PSDI ha una sua larva di ap– parato, che è costituito da uomini naturaliter saraga– tiani. Non ci stupirebbe punto che alla fine il congresso si chiudesse con un successo di Saragat. Ma che significa un successo di Saragat? Allo stato attuale· delle cose nessuno può dirlo. Saragat è tal uomo, che mescola al rimpianto centrista posizioni improvvisamente massima– Hst1che, come si è visto dall'affinità del suo atteggiamen– to a quello comunista in materia di patti agrari. Di una cosa del resto si può· essere certi: vinca Saragat da solo, o raggiunga egli il compromesso con Matteotti, non un passo nuovo sarà fatto verso l'unificazione, che ambed.ue , pur cpn diverso fondamento, rinviano. Le maggiori novità ci sembra si preparino nel set– tore della sinistra. Il fatto che l'Avanti! abbia chiara– mente smentito che il voto sui patti agrari dia inizio ad una nuova maggioranza, è molto significativo. L'anda– mento stesso del dibattito sui patti, ne è del resto una conferma: il PSI sta riprend'endo, ·se non ci illudiamo, lo slancio per la politica di' «alternativa» alla DC. Ciò che ora si. richiede, ·è che essa venga concretata in un programma elettorale. Ne esistono .le premesse nella po– sizione assunta in parlamento dal PSI in materia di trattati europei. Ma sia in questa occasione, sia in altre parimenti importanti ,(Congresso di Venezia), le indi– cazioni programmatiche del PSI non sono giunte alla precisione che spetta ad un progetto di governo. E' pro– babile, e .opportuno, ma non è ancora accertato, che il PSI intenda presentarsi in autunno con una « piatta– forn1a » formata. Ma è gran tempo che esso assuma per se stesso quella regola delle <c cose» che ha fortunata– mente imposto alla vita parlamentare italiana. E i comunisti'! Le questioni che li travagliano sono di quelle alle quali ogni partito, e i « grossi» più degli altri, preferiscono soprassedere: sono le questioni di <c verità». Amendola può dire sin che gli pare che il Partito si sta scuotendo di dosso i rami secchi. Il fatto è però che ognuno d'essi cade con una sua protesta, èhe infallibilmente tocca il nucleo centrale di un partito marx-leninista: il rapporto teoria-pratica. Il PCI può arrivare alle elezioni per un'onda di pura propaganda. Ma- se vuole guardare appena lontano, si renderà conto che questa tattica potrebbe incominciare a non ren– dergli più. I suoi tentativi di darsi un'ideologia restano memo– rabili per la futilità dei suoi argomenti e la sicumera con cui quell'avventuriero rispolverava- come geniali sco– perte i più screditati luoghi comuni della propaganda fascista: la condanna delle « illusioni democratiche», del– la fiducia nel progresso, della volontà pop_Glare espressa dalle maggioranze. E contro le maggioranze contadine del suo paese egli aveva condotto la spedizione di con– quista del giugno 1954, fornito di modernissime armi automatiche di fabbricazione nordamericana: quelle armi che il governo di Washington aveva rifiutato al Gua– temala democratico di Jacobo Arbenz Guzmàn, e che dopo la conquista furono largamente usate in indiscri– minati massacri. E', dunque, veramente a·ssai tri- -~e ..~he i;] qu_!;ta .. s?c\~e il }?re~ideru_e degli Stati ).. PROf:_O.SITO ))ELL'INIZIA,TIVA. DI O.NOFB,l .._ - - - trniti abb1a sentito il bisogno di esprimere il suo dolore per la morte di questo « difensore della democrazia ». Ed abbia mandato suo figlio a onorarne i funeralì. Gesti simili non sono dimenticati facilmente nel– l'America latina~ del resto non è ancora passato, un anno da quando non diversamente si comportava Eisenhower di fronte all'uccisione di Anastasio Somoza. Sono gesti con cui il governo- di Washington sembra voler ostenta– tamente sottolineare la sua solidarietà con tutte le forze reazionarie dell'America latina; sembra voler rivendi– care una posizione simile a quella che la Russia zarista assumeva di fronte all'Europa della Santa Alleanza. In occasioni sìmili i valvassori tropicali di Washing– ton non mancano di evocare il consueto « pericolo co– munista >>, e così abbiamo visto, che si tenta di far pas– oore per comunista anche Ramiro Sanchez Vasquez. Il tentativo è abbastanza grottesco. Il PC non è mai stato molto forte nel Guatemala, anche quando l'ondata di rivendicazioni popolari che portò al potere e sostenne per dieci anni i governi di Arévalo e di Àrbenz dava modo ai reazionari di dentro e di fuori di accusare di « comunismo » un Guatemala che non voleva più essere colonia straniera e feudo di oligarchie anacronistiche. Dopo la controrivoluzione i non molti militanti e sim– patizzanti del PC guatemalteco, tanto più esposti alla repressione in un paese piccoln e poco abitato in cui è impossibile mimetizzarsi e farsi dimenticare, sono stati uccisi, arrestati, costretti all'esilio, ed è ridicolo pensare Con questo numero Nuova Repub– blica sospende le pubblicazioni per il mese di agosti:>e le riprenderà col numero dell'8 settembre p.v. Ringraziamo in questa occasione ì collaboratori, i lettori, e quanti in qualsiasi forma sostengono la vita di questo foglio. * .►,,_ LIBERTI~I TEMPIST 1l S ULL'Avanti! del 23 luglio ci si è occupati di un'inizia– tiva che fa capo a due ex comunisti, ossia della rivista Tempi moderni curata dagli amici Marco Cesarini Sforza e Fabrizio Onofri. Com'è noto, è uscito recentemente solo un fascic,qÌ.0- preparatorio - conte– nente una serie di « Temi• di discussione» e alcuni in– terventi e adesioni di massima - a cui seguirà un secondo entro il mese di settembre: finalmente, nel– l'ottobre prossimo, sarà edito il primo numero della ri– vista vera e propria. Del pezzo pubblicato sull'Avanti! è autore Lucio Li– bertini, già dell'USI, il quale, all'indomani del suo in– gresso nel PSI, si è distinto per una talvolta apprezza– bile, comunque fervida attività pubblicistica (quella più propriamente politica, che l'ha portato nell'ultimo CC a contrastare la proposta di astensione motivata sul Mercato Comune, non riguarda gli intenti della nostra nota). Questo è, se non andiamo errati e al momento in cui scriviamo, il penultimo saggio: scarsamente per– suasivo, va detto subito. Libertini si premura di avver– tire- che « i circoli politici borghesi o para borghesi hanno accolto l'iniziativa con quella ipocrita compunzione e con quel malcelato compiacimento con i quali essi re– gistrano ogni avvenimento che sappia di eresia ri– spetto al movimento operaio». Ed è già un discorso su cui s'appunta il sospetto di esile e un po' consunta fur– bizia; sospetto che non dilegua con il successivo però (cc••. non ci lasceremo distogliere neppure per effetto di ciò dal nostro dovere che è quello di esaminare sere– namente, ecc. ecc. »), e ch·e comunque riaffiora a con– clusione dell'acerba critica del corsivista. Perché Libertini, si sarà intllito, non salva pratica– mente nulla. Secondo lui, a seguire quegli ex comunisti, « ci si colloca in una specie di csservatorio neutrale, dal C]_uale si suggeriscono "imparzialmente" le opportune correzioni agli opposti schieramenti, quasi come potrebbe fare un critico sportivo neutrale durante una partita di football». Ora, noi non vogliamo entrare nel merito dei temi di discussione proposti da Marco Cesarini e Fabrizio Onofri: i nostri contributi personali - e le nostre riserve - potranno essere meglio portati in sede di c< preparazione collettiva» della rivista. Nessuna dif– ficoltà comunque a riconoscere fin d'ora l'acutezza dei rilievi' fatti, per esempio, da Antonio Giolitti e che Li– bertini parzialmente richiama. Giolitti crede di vedere nello schema· programmatico di ·Tempi moderni dei pe– ricoli di cc massimalismo ideologico», su cui: possiamo consentire, ma non si sogna affatto di trarne ariose e ingiuriose - immagini da domenica sportiva. La ve– rità è che Libertini ha da « aggiungere utilmente due considerazioni» di questa portata: « In primo luogo mi pare chiaro ... che Onofri e Cesarini veleggiano, a pre– scindere dalla loro volontà dichiarata, verso la sponda di un generico democraticismo. La tipica pretesa di que– sto generico democraticismo ... è quella di costituire un punto di vista più ampio del punto di vista di classe; in realtà è infinitamente più· ristretto, perché il suo oriz– zonte coincide con quello storico e istituzionale della so– cietà borghese. Gli ultimi due anni sono stati invero caratterizzati da questi tentativi di rinnovamento, che proprio perché hanno r,,zrso di vista il punto di vista di classe, si sono ridotbi ad un certo punto a scambiare il più iuovo con il vecchio più vecchio; ad identificare il nuovo con il più logoro riformismo, o, addirittura, con una vaga ideologia radicale)>. Non daremo prova di ottusità formalistica chiedendo dove mai è andato a finire il secondo iuogo, cioè la se– conda considerazione, o sottolineando anche in margine la qualità di una prosa svaporante in un pasticcio un tantino comico. Abbiamo ricordo di un Libertini più limpido scrittore e preferiamo credere, in questo caso, alla fretta provocata dal desiderio di assu– mere tempestivamente la posizione giusta. Solo ci rimane oscuro il fatto che sull' A van.ti ! gli abbiano dedicato una finestra di prima pagina, mentre sarebbe stata più comprensibile una diversa, meno rilevante si– stemazione tipografica. Perché, insomma, certe accuse hanno cominciato a scocciare anche molti compagni del PSI e non dovrebb'essere il partito ad avallarle in tutta superficialità. Basta che uno si muova per portare un serio e sincero contributo al rammodernamento delle ideologie .di sinistra e subito gli viene appiccicata l'eti– chetta di radicale, democratico generico, borghese, mar– cio riformista. Più ancora delle parole, poi, infastidisce lo spirito, il tono, di una altezzosità che abbiamo ben esperimentato in tutti questi anni. In fondo, non è necessario senti-r dire: hai la polenta nel cervéllo, perché si capisca la sprezzante chiusura fanatica di certi spi– riti. Ma se un Togliatti ragiona e sente in quel modo, per un dirigente socialista sarebbe più logico espri– mersi press'a poco così: guarda, compélgno, che Je ra– gioni della crisi del movimento operaio sono molto complesse; discutiamone meglio e cerchiamo :insieme le ~oluzioni, più adatte.

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