Nuova Repubblica - anno V - n. 29 - 21 luglio 1957

UNA TERRIBILEPAGINA DELLA STORIA RUSSA L'AFFARE DIL NINGRADO Questo nome ricorda una delJe piu ,•iolente purghe cieli' URSS, di cui Jl,falenkov l'u incontestabilmente l'organizzatore principale e della quale rimasero vittime molti amici e pedino alcuni pt·otettori di Krusciov di FRANçOJS FEJTO N el discorso pronunciato il 5 luglio a Leningrado, dove si è recato per spiegare agli attivisti le decisioni spettacolari del Comitato Centrale, Krusciov ha tirato fuori « l'Affare di Leningrado», affermando che « Malenkov non aveva osato intervenire alla celebrazione del 250.o anniversario della città, essendo egli il respon– sabile principale di quell'Affare». Così facendo Krusciov ha impiegato quella che da tempo veniva considerata la sua « arma segreta» contro Malenkov. Di fatto, gli osservatori al corrente della visita di Krusciov a Leningrado, avevano attribuito già in partenza un valore di test al discorso che il primo segretario del PCUS vi avrebbe tenuto. Se Krusciov si fosse astenuto dal trattare l'Affare di Leningrado, si sarebbe potuto concluderne l'intenzione di non sfrut– tare la sua vittoria fino in fondo, evitando un epilogo giudiziario. Ma poiché egli ha parlato dell'Affare, non si può certamente escludere che si vada verso un pro– cesso Malenkov, così come si è avuto un processò Aba– kumov e un processo Beria. In che cosa consiste esat– tamente l'Affare di Leningrado? Questo nome ricorda una delle purghe più violente dell'URSS, pm·ga di cui Ma1enkov fu incontestabilmente l'organizzatore princi– pale, sotto l'auspicio di· Stalin e con l'aiuto di Beria e "di Abakumov, al filll1tO che molti amici di tendenza e 'perfino alcuni protettori di Krusciov ne erano stati le vittime. L'Affare risale agli anni immediatamente successivi .alla' seconda guerra mondiale, nel periodo in cui i due gruppi più efficacemente organizzati del Comitato Cen– trale sovietico avevano a capo rispetti~amente Zdanov· e Malenkov. Fra questi due uomini non si trattava solo di rivalità personali, ma addirittura di . incompatibilità lll\l COMlll\lltllTO DELL' ESECllT1110 DI UP I POTERI DEL PRESIDENTE Il Comitato esecutivo di Unità popolare, considerato il · danno ed il pericolo della pole– mico deformatrice imperniatasi sulla interpreta– zione dei poteri del Presidente, e la necessità ormai urgente di riportare la definizione di un problema costituzionale così delicato nei suoi ter_ mini oggettivi, sottraendola all'esercizio delle roppresaglie di parte ed alle speculazioni faziose; considerato che l'evoluzione recente del no– stro regime parlamentare, così dominato dallo in– fluenzo dei partiti, rende tanto più necessario la presenza di un potere moderatore, superiore e neutrale, quale è quello che ·non può essere dis– sociato dalla figura dì chi è definito dalla Costi– tuzione come « il Capo dello Stato», rappresen– tonte come tale dello « unità della Nazione»; ritenendo pienamente ingiustificato l'addebito rivolto ol Presidente Gronchi di aver ecceduto dai limiti dei poteri costituzictl'lgli nei suoi interventi relativi allo soluzione della e.risi Segni ed olla impostazione del nuovo Ministero; invita gli organi direttivi• dei partiti demo– cratici a volersi fare te inpestivamer.te promotori di una mozione parlamentare atto a troncare in vio definitivo una co11.tr.0Versip ernic.ioso, offer• mondo in maniera esplicita· e· definita che il po– tere attribuito dall'art. 92 della Costituzione al • Presidente di nominare i ministri non ho senso meromente formale e non può cioè in nessun modo escludere· il diritto di controllo da parte del Presidente sulla formazione de.I Ministero. Roma, 13 luglio 1957 di temperamento e di divergenze dottrinarie. E' noto c~e Zdanov era fautore dj una politica estera più dina– mica. I suoi calcoli erano basati sul libro di uno P,ei suoi collaboratori più diretti, Voznessenski, membro del Politburo e presidente del Gosplan, il quale prevedeva lo scoppio di una terribile crisi economica in America negli anni immediatamente successivi. Conseguentemente, in accordo con Tito e con gli altri « duri » del comunismo internazionale, Zdanov aveva assunto l'iniziativa di creare il Cominform, proclamando nel 1947 il suo credo, secondo il quale << non avrebbe dovuto essere in alcun caso sottovalutato il potenziale combattivo del ca.mpo socialista e rivoluzionario >>. Ora, dobbiamo domandarci: sul piano dei rapporti dell'URSS con le democrazie popolari e con le altre nazionalità dell'Unione Sovietica, Zdanov professò forse idee opposte a quelle dei suoi colleghi «imperialisti»? fu egli, come Krusciov più tardi, fautore del decentra– mento? Sarebbe difficile rispondere con certezza. Certo è che Zdanov sosteneva i capi dell'organizzazione del partito a Leningrado, allorché questi avanzarono la ri– chiesta della costituzione di un Partito comunista dell.<t RSFSR. In effetti era una anomalia che l'unica fra le repubbliche sovietiche priva di una organizzazione di partito, con un proprio Comitato Centrale, fosse la mag– giore di esse, cioè la repubblica russa. Si erano avuti dei partiti ucraini, -georgiani ecc., ma non dei partiti russi. Questa anomalia· si spiega con il fatto che, nello stabilire l'organizzazione di"partito per le diverse repub– bliche, Lenin e Stalin non avevano voluto colpire la suscet\i~ilità delle nazionalità non. russe, dal .,;omento che èssi · non ritenevano necessario agire nelJo stesso modo nei confronti dei russi, i quali ricoprivano comun– que un ruolo determinante nell'apparato del Partito. Questo ruolo determinante tuttavia veniva .spessQ_,,.con– testato da parte di elementi georgiani o armeni. E se i non russi, come Beria, accusavano spesso i russi di « sentimenti sciovinistici » o « imperialistici », da parte loro questi ultimi si dolevano frequentemente di essere « colonizzati dai caucasiani » /Àllo stesso modo ho sentito a Belgrado dei serbi dolersi un po' per scherzo e un po' sul serio di essere colonizzati dai montenegrini). D'altra parte i cittadini di Leningrado avevano più degli altri risentito della mancanza di un·autonomia russa. Questa città, già colpita nella sua fierezza per la perdita di pre– stigio a vantaggio di Mosca, conservava tuttavia un aspètto particolare; l'intellighentzia della città reagiva sempre con maggiore vivacità alle idee nuove e H Co– mitato locale del Partito, con le sue _spiccate tradizioni leniniste, costituiva il terreno più propizio alla fronda e alle d.eviazioni. N~l 1947-48 il Comitato di Leningrado divenne il feudo di Zdanov. Il primo segretario del Partito della regione di Leningrado, P. S. Popkov, e il segretario A. A. Kuznetzov erano suoi amici e stretti collaboratori. Per questa ragione si abbattè in primo luogo su di essi il braccio vendicatore di Malenkov, dopo la morte di Zda– nov, avvenuta nell'agosto del '48, in circostanze oscure. Fu allora epurata tutta la direzione del Partito. Scom– parve per sempre la maggior parte dei dirìgenti di Leningrado: fra questi Voznessenski, sulla Cui sorte tra– gica Kru_sciov fece alcune precisazioni nel suo rapporto del febbraio del 1956. Non si riparlò dell'affare di Leningrado fino alla morte di Stalin nel 1953, al momento dell'arresto di Beria. Ed è significativo che allofa le accuse u.ffi.cialm.. ente formulate contro Beria non facessero menziohe delle sue responsabilità nell'Affare; soltanto in una lettera riservata, a commento del caso Beria, lettera' ch'e era stata fatta circolare fra gli attivisti dell'URSS e delle democrazie popolari, si nominava Beria come « uno ~ei .maggiol'i responsabili della purga di ~eningrad.o », « nel corso della quale, tramite una serie di processi mante– nuti, segreti, era.stato liquidato il fior.fiore del-Comitato (172) nuova repubblica Centrale del Partito a Leningrado». Era stato Beria ad « estorcere le false confessioni sulla base delle quali gJi accusati erano stati condannati ». Ora è evidente che se questa accusa non ha potuto essere pubblicamente formulata contro Beria nel 1953, è perchè Malenkov deteneva ancora tanto potere da impedire una sua larga diffusione. D'altra parte è anche vero che la liquidazione di Beria costituiva per lo stesso Malenko"if un primo avvertimento e un indebolimento òelle sue posizioni. Perchè' se l'opinione pubblica era completamente all'oscuro delle re.Sponsabilità comuni di Beria e di Malenkov nelrAffare di Leningrado, quei dirigenti che avevano conosciuto la lettera di commento, non le ignoravano affatto. Si consideri d'altra parte la maniera raffinata con cui Krusciov si è servito di questa t( arma segreta )>. Nel 1953, al momento dell'affare Beria, egli aveva mostrato di ammettere che solo Beria era colpevole della morte di Voznessenski. Ma nel dicembre del 1954, allorchè, di ritorno da Pechino, dove si era recato con Bulganin, Mikoyan e Scepilov, sferrò la sua prima grande offensiva contro Malenkov presidente del consiglio, Krusciov divenne prù esplicito. Fu allora or– ganizzato il processo contro rantico ministro della sicu– rezza, Abakumov. Questi, arrestato fin dal 1952 in con– dizioni che rimangono oscure, aveva assunto una parte più diretta di Beria hell'Afl'are di Leningrado. In eITetti Abakumov era stato nel 1948-49, data della purga, il braccio destro di Malenkov. La sua condanna, nel di– cembre del 1954, costituiva già un avvertimento più serio per Malenkov che proprio in quel periodo era alle prese con Krusciov. Era il peri!)do, ricordiamolo, in cui fra l'e quinte del Cremlino ferveva il grande dibattito sul– l'orientamento da dare allo sviluppo economico del paese. Si sa che Malenkov si dichiarava favorevole al trasfe– rime1~to di una parte degli investimenti pubblici nel settore dell'industria leggera; ma Krusciov, sostenuto d~ll'esercito e da Mao-tse tung, lo accusò di voler in– debolire il potenziale industriale del campo socialista. Tutto fa ritenere che jl processo Abakumov abbia con– tribuito a piegare Malenkov. e OSI''. :~I febbraio del 195~, Malenkov si ritirò con una doc1llta sorprendente. S1 comprendono ora le cause di quella docilità! Proprio in quel periodo, cominciarono a tornare a Leningrado i sopravvissuti dell'Affare, « riabi– Htati ». Il loro ritorno, le rivelazioni sul trattamento su– bito provocarono qualche scalpore che giunse fino a! corrispondenti stranieri. Numerosi militanti furono com– mossi dalla loro sorte e reclamarnno che fosse fatta luce completa. Senza dubbio Krusciov non avrebbe .oggi sollevato clamorosamente l'Affare di Leningrado, se Malenkov non avesse suscitato la sua collera per l'appoggio concesso a Molotov. Si può collocare nel mese di novembre - dopo gli avvenimenti di Polonia e di Ungheria - la ·data in cui Malenkov credette opportuno uscire dalla sua riserva passiva per contrattaccare Krusciov e prendersi la rivincita per l'umiliazione subita nel 1955. Nonostante gli scacchi subiti, ·e le sue debolezze, nonostarite che fosse praticamente tagliato fuori dall'apparato del Par– tito, Malenkov era rimasto per Krusciov un temibile avversario. Non era forse, secondo l'opinione comune di tutti gli osservatori politi<"i, ruomo più popolare del– l'Unione Sovietica? l'uomo favorevole all'aumento del tenore di vita? Alleandosi con Molotov, Malenkov aveva delle serie possibilità di sbarazzarsi dell'incomodo pri– mo segretario. Proprio per screditare Malenkov, per farlo apparire come un inquisitore sanguinario, complice dei peggiori crimini di Stalin e dj Beria (im·magine tanto diversa da quella del liberale cortese, spirituale che M~lenkov è riuscito a creare di se stesso), Krusciov sembra aver deciso di alzare il velo sul tenebroso Affare di Lenin– grado dando ad esso la più grande pubblicità. Altra cosa è prevedere se Krusciov stesso e gli altri membri del gruppo vittorioso non verranno ricoperti dal fango con cui essi ricoprono il vinto di oggi. nuova repubblièa ABBONAMENTI : Annuo •• , L. 1500 Semest,;ale ,. 800 Trimestrale ,. 450

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