Nuova Repubblica - anno V - n. 29 - 21 luglio 1957

Comitato direttivo, TRISTANO CODIGNOLA (direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Seg<. di. redazione, GIUSEPPE FA.VATI. Oirez. e redaz.: Firenze, Piazza libertà 15, tel. 50.998. Amm.i Firenze, Piazza Indipendenza 29, te!. 483-207,8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printad in ltaly. St, Tip. de· cla Nazione•, Firenze, Via Ricasoli 8. 17il . ANNO V • N. 29 LA PACE DI VALLOMBROSA I L CONSIGLIO nazionale democristiano di Vallom– broSa ha avuto, in primo luogo, una evi9ente impor– tanza interna di partito. In testa ai suoi risultati sta infatti l'ingresso in direzione dei rappresentanti delle mi– noranze. Non è un fatto significativo per tutti i suoi aspetti. Che Andreotti e Pastore abbiano un loro seggio in direzione, è infatti una cosa appena normale. Pastore rappresenta un pallido residuo centrista, anche se il suo linguaggio di sinistra sociale abbia potuto e possa illu– dere qualcuno; Andreo..tti è il simbolo a sua volta di una recente interpretazione cautelativa del degasperismo, come copertura pudica della destra democristiana, -che pre[erisce non dichiararsi tale per non confondersi con l'alleanza fascista, e per arginare uno sbandamento de– mocrisl.iano alla frontiera di sinistra, da una posizione ormai l,radizionale, e ritenuta perciò più solida, del par– tito. li solo dato importante di questa operazione di al- - largamento direzionale, è l'adesione della «Base». Come al Congresso di Napoli bastò a questa frazione un·offerta assai modesta· di posti perchè si inducesse a sciogliersi, così a Vallombrosa, accettando un seggio in direzione, la '« bnse. » si è iipp__,g_gnatad avallare il neosinistrismo di Fan (ani. Nella misu,1~aperò tn· cui questo fosse destinato ad una posizione puramente verbale, la « base» si sa– rebbe legate le mani, senza riservarsi in realtà nessuna contropartita, perchè con un seggio in direzione non si ha evidentemente, in un grosso partito, alcun potere di controllo. Detto questo, Vallombrosa ha tuttavia, nei riguardi della DC, una importanza più cospicua, se si considera che Ol'mai i vecchi notabili non ritengono molto più che una funzione di fronda, sia pure abbondantemente o gar– batamente oratoria: si pensi a Scelba e a Piccioni. In questo senso, l'ult-imo Consiglio nazionale aella DC è ve– ramente una svolta di generazione. Non è detto per que– sto che l'orientamento della generazione sui quaranta sia più chiaro che quello dei sessanta-settantenni. Per cercare di definirlo, il nuovo orientamento della DC, bisogna per forza rifarsi al suo unico documento si– gnificativo, la•relazione Fanfani. Ora questa incomincia con un curioso episodio: il riferimento della crisi politica italiana ad un piano dell'Internazionale Socialista, desti– nato a rovesciare le maggioranze democristiane in Europa. Ogni lettore avvertito (tra questi non collocheremo i cor– rispondenti romani della grande stampa, poco adusati alla verifica delle notizie internazionali) sarà rimasto sorpreso dinanzi a questa trovata. Che verbalmente il desiderio dell'Internazionale socialista sia quello che Fanfani ha detto, non fa alcun dubbio: lo espresse anche Gaitskell a Roma, proprio mentre ad Arezzo stavano riunite le « Nou– velles Équipes Internationales ». Ma altro è esprimere un desiderio, una prospettiva, altro è avere un piano ope– rativo. Questo piano non è esistito mai; e se anche vi fosse stato, non ha mai avuto la minima efficacia pratica. Unico suo successo sarebbe stata, negli ultimi mesi, l'elezione di Schaèrf alla Presidenza austriaca; ma tùtti sanno che la sua riuscita fu dovuta soprattutto al fatto, che il suo con– corrente era largamente sconosciuto all'elettorato. Perchè la cosa sia assolutamente perspicua: è chiaro che se in Italia fossero competitori alla Presidenza della Repubblica l'onorevole Nenni e il clinico Condorelli, Nenni avrebbe la riuscita assicurata, senza che per questo si dovesse •credere ad una maggioranza nazionale del PSI. Invece, da che l'Internazionale si occupa dei partiti socialisti ita– liani, questi perdono regolarmente voti. In Francia, nelle elezioni supplettive amministrative, il successo arride a quegl'indipendenti, che sono p{ù vicini ai democristiani che ai socialisti; e nell'unico paese dqve i democristiani hanno perduto la maggioranza, il Belgio, la vittoria so– cialista è così condizionata, che i ministeri econom ici (i più necessari a.d un trionfo del socialismo) sono in méi.no di liberali. çome, dinanzi a questi risultati, si possa pas– sare per buona la funzione che Fanfani ha attribuito al– l'Internazionale, può dipendere solo o dalla ignoranza di elementari dati internazionali, o da una semplicistica– mente benintenzionata connivenza verso il « .fatto nuovo» del discorso Fanfani: il riconoscimento della «realtà» di una crescita socialista in Itaija. Un numero ~. 40. Estero t. 50. Un nLmero arretrato L. 50. Abbonamenti; annuo per Italia e !'rancia L.. 1500: sem. L. 800, trim. L. 450. Estero1 L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.CIOO. CIC post. 5/6261, cL:aNuova Italia., Firenze. Gli abbonamenti de– corrono datl'inizlo del mese. Per ,pubblicità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa I L. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE. LA DOMENICA • Nuova Repubblica • è settimanale politico e di cultura. E' anche giornate murale, registrato presso Trii:,. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manrxcritti, fotografie, disegni an-– ,~_..,se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per t!,Jtti i Paesi. Il periOdico viene inviato gratuitarnente in saggìo 11 chiunque ne faccia richiesta Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 2l LUGLIO 1957 - L. 40 (Di.J. di Dino ~o.Jchi) H Padre, non fummo mondani. Avemmo sempre coscienza della inorte •1 ' Se quantitativamente questa crescita in realtà non c'è, noi saremmo tuttavia d'accordo nel riconoscere che lo scompenso elettorale dovuto alla nuova autonomia del PSI è abbastanza esile, da mantenere a questo partitq un nuovo peso nell'opinione nazionale. Ma che significa il riconoscimento di Fanfani? Questo è il punto più delicato di Vallombrosa, e va esaminato senza prevenzioni rié illusioni. Visto senza prevenzioni, questo riconoscimento va preso in considerazione per la distanza a cui si colloca dall'ultimo, patologico discorso di Fanfani al congresso di Trento. Allora la «chiusura>> verso il PSI fu gridata con vociferazioni di clamoroso· nervosismo, che valsero a coprire l'operazione ingannevole, con la quale la mozione finale del Congresso fu alterata con un inasprimento di ripulsa verso i socialisti. Oggi Fanfani si è portato su posizioni che allora soltanto Sullo (e per altro verso, Gonella) si sentì di dichiarare. Fanfani, ha lasciato com– prendere qualche corrispondente da Vallombrosa, rappre– senta oggi in questo modo la più equilibrata posizione di sinistra della DC. Ma le cose stanno veramente così? Qui è il secondo punto di vista dal quale la relazione Fanfani deve essere considerata, per non scambiare con la realtà una vasta manovra elettorale e di partito. In primo luogo, perchè Fanfani ha ingigantito il rilievo del sociaHsmo italiano? Per realizzare l'unità elettorale del suo partito, cui è ve– nuto meno oggi il mito centrista, e che non è più galva– nizzabile con il babau comunista. In secondo luogo, è evi– dente che Fanfani si è ben guardato dal fornire una immagine univoca della crescita socialista. Da un lato (e questo è l'aspetto positivo) egli ha finalmente consen– tito a constatare la possibile coesistenza con il PSI, dal~ l'altro .ha ..preso, nei suoi riguardi, l'atteggiamento preGiso dell' Azìone Cattolica, di contrapposizione ad un avver– sado teologico. Ora, qual'è la versione giusta: quella del « coe.sistente », o quella del Sillabo? A nostro avviso, tutt'e due. Con la prima versione Fanfani è uscito da una situazione falsa, precedentemente sottolineata proprio su queste colonne. Da quando infatti il segretario della DC veniva ripetendo che tuito doveva essere puntato sulla maggioranza assoluta e su un ade– guato programma elettorale, era evidente che egli si an– dava cacciando in una via senza uscita. Se, infatti, non. avesse conseguito un secondo 18 aprile, tutto era perduto: la sua scommessa col destino sarebbe stata senza alterna– tive. Oggi, ammettendo la possibilità di una coesistenza futura con il PSI, Fanfani, integra la bipolarità necessaria ad ogni piano politico. Ma la integra senza impegni defi- nitivi. · Ammettendo infatti, nello stesso tempo, la diabolicità classista dei socialisti, e non prendendo posizione verso la destra italiana 1 Fanfani si è riservato un regime, sì, di coesistenza, ma parimenti di non collaborazione con il PSI. Alla fine, ne risulta nient'altro che un prolunga– mento tattico, a fini elettorali e postelettorali, della con– dizione del governo Zoli: programma di così detta socia– lità, «regime» politico di destra. Quale atteggiamento dovrebbe tenere il PSI di fronte a queste ambigue profferte? Secondo noi, di estrema cau– tela: né rifiuto, né concessione. Il PSI si trova ora ad essere, per la DC, un argomento di comodo. Svanita la maggioranza di centro, l'appoggio ad un vago desiderio democristiano di mobilità sociale, e lo schermo per un minimo di indipendenza dalla Chiesa non può essere for– nito che dai socialisti. Da un lato dunque si deve consta– tare che la DC, pur appoggiandosi ai voti della destra, ha bisogno· dei socialisti. E' una posizione relativa di forza. Ma d'altro lato, nulla ne deriverebbe, se il PSI si appa– gasse di un riconoscimento verbale, seguito da nessun fatto. E quali fatti possono, dare un minimo fondamento al discorso di Vallombrosa? Alcune fondamentali parteci– pazioni amministrative (per esempio a Milano); egual– mente una partecipazione socialista al mercato comune (Lombardi, Foa, Santi). Finchè non esistano prove di questa natura, il discorso di Fanfani resta un semplice accorgimento elettorale, e sarebbe puerile che il PSI vi si prestasse con indifesa condiscendenza. **

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