Nuova Repubblica - anno V - n. 28 - 14 luglio 1957

6 LA 'I1ES1'IMONIANZA DI FABRIZIO ONOFIU CLASSE OPERAIA EP RTITO di GIULIO CHJARUGI S ARANNO in molti a considerare gli scritti di Onofri (Fabrizio Onofri, Classe 'operaia e partito. -Bari, La– terza, 1957) alla stessa stregua del saggio Riforme e rivoluzione di Antonio Giolitti. Ma la coincidenza è dala soltanto dcllla Crisi comunista in cui si inquadra– no tutte e due Jé opere, perchè, mentre il Giolitti ne coglie soltanto l'aspetto politico e di dottrina, suU'Ono– fri che pure tocca a lungo questi due tasti pesa in defi– nitiva assai di più il problema di coscienza, risultato di una storia personale che ha visto spesso prevalere il movente affettivo sulla politica e sulla dottrina, nel cor– so dei suoi rapporti con la classe operaia del nord. La olimpica politezza del contributo dottrinale gio– littiano non ne segna soltanto i pregi, ma anc~e i })– miti: è il ripensamento tipico di chi non ha rotto col partilo e che non porta neczssariamente a rompe-re col partito, al punto che Riforme e rivoluzione pare un sottile ruscello - distillato di lucidità quanto di prudenza - di fronte al fiume impetuoso degli scritti dell.'Onofri il cui scorrere è prima di tutto determi– nalo dalla' necessità di ·battersi per fornire almeno una testimonianza morale, a costo di vuotare l'amaro ca– lice dell'espulsione dal partito. Scrive l'autore che per lui, nel '40, l'antifasci– smo fu soprattutto una scelta pratica e morale. E' in questa confessione che va ricercato H filo conduttore tanto dell'azione del comunista Onofri come degli scrit– ti - sostanzialmente autobiografici - che egli ha but– tato giù per meglio 1:iunire in volume gli artic~li e le relazioni ripres( come parti del coritesto o come do– cumenti di appendice. Le cose più importanti erano già comparse su Rinascita, Nuovi A rgom•znti, L'Espres– so, Il Punto. L'Onofri ha scelto di combattere assieme alla clas– se opera.ia nelle· file di quel PCI che già nel '40 si presentava come l'organismo più dinamico e fattivo del movimento operaio ·e del fronte antiiascista: la sua cattura, contemporanea a quella delle nuove genera– zioni a lui coetanee, fu il resu.ltato della politica co– munista di « fronte nazionale», in virtù della quale il << partito ideologico» del '21, leninista, settario, avulso dalle forze in movimento nella società nazionaJe, aveva dato luogo a un « partito di fatto», sostanziato dalla funzione assunta dalla classe lavoratrice nella lotta an– tifascista, aperto ai fermenti più vivi che matura~ano nel paese. Questo « partito di jn.tto » - che è il PCI al quale l'Onofri ha creduto in buona fede di apparte– nere - è il concettercardine di tutto il ragionamento politil.!o-autobiografico: esso sarebbe rimasto in vita fino al '47, quando lo scatenamento della guerra fredda e la costituzione del Cominform avrebbero costretto il PCI ad ancorarsi strettamente alla politica sovietica, a rinchiudersi in una tattica ,difensiva, dove la il– lusione di uno spostamento dell'equilibrio internazionale diveniva condizione necessaria perchè il movimento ope– raio potesse realizzare anche in Italia i propri obiettivi. La via internaziònale - leninista - del socialismo di– veniva poi, nella forzata aspettatjva, anche via pura– mente parlamentare, dove il consenso elettorale, otte– nuto in un modo purchessia - con i contorcimenti agi– tatori che spesso giungevano ad annullarsi l'Un l'altro - era quanto di più e di meglio si potesse sperar di raggiungere, per portare almeno un sassolino alla gran– de piramide del movimento operaio mondiale mifizzato nello stato sovietico e nella sua politica di potenza. Sembra del tutto condividibile che condizioni del genere àbbiano tolto alla classe operaia - e cioè al gruppo naturalmente destinato, secondo l'Onofri, ad ege– monizzare il processo di trasformazione della società - ogni possibilità di attribuire un senso preciso alla sua presenza nelle fabbriche, nel processo di produzione, in modo che « si spezzava in due, meccanicamente, il rap– porto tra lotta economica e lotta politica». Gli aspetti del mancato collegamento degli operai comunisti col mutamento profondo che intanto stava inte1venendo - specie dopo il '53 - nelrorganizzazione capitalistica e produttiva sono di gran lunga gli argomenti più fon– dati e persuasivi, le migliori pezze d'appoggio presentate dall'Onofri nella sua analisi. E questo era lecito atten– dersi da lui, a conclusione degli anni di lavoro nel par– tito trascorsi in Emilia e in Lombardia, della stesura - assieme a Mario Spinella - di Relazioni. umane, della partecipazione al gruppo di lavoro Natoli-Giolitti– Leonardi, che dètte origine a quel convegno dell'Istituto Gramsci rimasto poi piuttosto in odore di eresia nono- • stan~e la pubblicazione de I lava-ratorì, 1 e il prog·resso t-ecn.ico. L"essere in grado di valutare megHo di molti altri la storia recente e la condizione attua.le del movimento operaio nel nord suggerisce all'Onofri ·di tFacciare, trQp– po precipitosamente, le grandi linee di una storia e teo– ,-ica generale del movimento socialista in Italia: ed è qui che sono necessarie le più ampie riserve verso quello che ha scritto. Sul piano storico resta la singolarità - che è stata già ricordata ed è notissima, perchè fu ma– teria del famoso articolo di Rinascita bersagliato tanto villanamente da Togliatti - dr considerare la doppiezza della politica comunista col11e conseguenza del Comin– form e .della svolta del '47. Ma l'Onofri stesso, nel sag– gio sul leninismo in Nuovi Argomenti, si accanisce a di– mostrarne lo spirito di coercizione e di estraneità alla struttura economico-sociale insito .nell'impronta volon– taristica, e a proposito della nascita del PCI scrive che « la scissione di Livorno non solo arrestò e sconvolse questa preziosa esperienza (di Gramsci e dei consigli di fabbrica), ma al tempo stesso dètte nuovo alimento all'estremismo e al ribellismo velleitario>>'. , La doppiezza del PCI parrebbe quindi risalire al suo atto di nascita, dovuto com'è noto più ai famigerati « punti » di Zinoviev che a Gramsci destinato a fornire il nucleo principale per l'operazione; alle purghe del decennio '26-'36, dovute Più a Stalin che al fedele ese– cutore Togliatti, cui era riser-yato di giustificarle con· la dottrina; alla politica di « fronte nazionale» - pro– prio quella che attirò a suo tempo anche l'Onofri ·-, do– vuta anch'essa aUe esigenze d.i politica mondiale del– l'URSS staliniana, per la quale Togliatti divenne mi– nistro del re. fa'scista: solo da· ultimo alla guerra fr~dda del '47. Piuttosto, fu proprio nel '47 · che il PCI comin– ciò a mostrare la coraa e a non poter più amministrare la doppiezza con l'usata disinvoltura, anche se non se ne sarebbe parlato esplicitamente fino al t~rremoto del '56. L À GIUSTIFICAZIONE del « partito di fatio » '40-'47 - che era poi tale soltanto per l'Onofri e per molti altri che vì avevano aderito in modo analogo, tanto che sarebbe stato più esatto chiamarlo partilo d'appm-.znza - è perfettamente in linea co1 carattere morale, di co– scienza, di tutto il libro: in quel mito egli difende se stesso, per tutto il tempo in cu,i ha creduto nel partito e gli ha dato la parte migliore di sè. Dal '47 in poi avrebbe lavorato soltanto per la « classe operaia » in generale, e non più per l'intere~se particolare di un partito in cui non aveva più fede .. Però, per tutto il periodo dal '47 al '56, nè a lui nè a tanti altri che ma– turavano poco a poco la loro crisi è stato possibile fare ,e dire alcunchè perchè la politica del partito cambias– se: ancora oggi chi come il Giolitti non sia disposto al massimo sacrificio, deve macerarsi nell'ambiguità, senza scampare Io stesso ai militareschi rabbuffi e ai gesuitici col§i:tdi spillo. Chiuso il capitolo dell'Onofri ex-comunista, resta la riflessione teorica del socialista Onofri, che continua a sentirsi militante impegnato della classe operaia. Il suo giudizio interessa principalmente il rapporto Lenin-Gram– sci, l'avanguardia operaia, l'unificazione socialista, la struttura e i compiti del partito rispetto alla classe. Il terreno su c.ui egli si muove resta schiettamente marxistà e classista ed è particolarmente interessante, anche se poco condividibile, come per l'esigenza di rea– gire al volontarismo accentr~~ore e <e ideologico» del le– nin-stalìnismo l'accento venga a cadere sul movimento delle cose - struttura economica - piuttosto che sulla volontà degli uomini, sulla funzione dell'iniziativa spon-• tanea delle avanguardie operaie piuttosto che su quella degli intellettuali portatori della teoria, sulla matura– zione societaria del potere economico piuttosto che sul ·mutamento statual~ di quello politico, sugli aspetti so– ciolog_iéi del marxismo piuttosto che su quèUi ideali, sullo schieramento di altri gruppi sociali attorno aUa dasse operaia tradizionalmente intesa piuttosto che tutti · assieme per un~ ideale e un programma politico. Da uno sviluppo ideologico-politico sistematico - e questo, per le ragioni già dette, è ben lungi dall'essere - ne potrebbe uscire una sorta di avanguard·ismo ope– rai.o, piuttosto cosciente e maturo anzichè no mci al– quanto determinista nella sua essenza, in aperta con– traddizione con le istanze pratiche e morali che hanno presieduto alle prime scelte politiche dell'autore. La valutazione affrettata e marginale dell'Italia agraria («meridionale»), la scarsa considerazione in cui paiono tenute le prospettive di diversa configurazione dei ceti lavoratori in relazione ai nuovi processi di produzione - lacuna quést'ultima veramente grave in relazione all'at– tenzione grandissima pe1: l'iniziativa del capita.le e ai com– piti di avanguardia attribuiti alla non specificata « classe operaia » - fanno pensare al marxismo pre-leninista della Crit-ica Sociale, che non ha avuto più molta influenza sulle giovani generazioni dal fascismo in poi.· Forse è stata la reazione morale al lenin-stalinismo che ha portato l'Ono– fri a passare il segno, ma rimàne comunque molto inte– ressante questo modulo particolare di reazione all'ideati– smo dominante neUa formazione dei giovani durante il fascismo, idealismo che ha avuto indubbiamente larga parte nel fornire proseliti al leninismo e al PCI una volta prodottasi la conversione all'antifascismo e che ha fatto, per esempio, di un Mario Alicata uno dei migliori stori– cisti-giustificatori mai conosciuti. Se la politica si facesse unicamente sul piano della dot– trina, dovremmo vedere il socialista Onofri accostarsi alla soci al-democrazia, il che è lecito prevedere. non accad~ per quelle ragioni morali che lo hanno portato a rompere col PCI; ma certo il classismo piuttosto dogmatico e il (171 \ nuova repubblica fermo ripudio di ogni forma non solo di « idealismo » ma anche di volontarismo che non segua « strutture», non do– vrebbero avvicinarlo troppo neppure, per esempio, ai so– cialisti di indirizzo laburista, liberal socialista o meridio– nalista salveminiano. La configurazione del nuovo «Partito» socialista è la parte conclusiva del pensiero deH'Onofri: ad essa si ricol– lega anche la proposta per una costituente socialista tra PCI, PSI e PSDI da lui lanciata s~l Punto. « La lotta de– mocratica per la trasformazione deJia società capitalistica in socialista dovrà essere anch'essa articolata, complessa, sempre più penetrante in tutti i gangli della società nazio– nale e non potrà essere diretta da un partito strutturato sul modello leninista ». « Riportare le correnti alle loro radici reali, non metafisiche, non ideologiche, ma sociali, pratiche, è dunque una assoluta necessità. Le varie ten– denze o correnti che si manifestano nel socialismo contem– poraneo non sono in primo luogo che i1 riff.esso dei modi dive~rsi in cui si manifesta il conflitto tra forze produttive e rapporti di produzione». Anche qui il pronunciamento anti-leninista dà luogo all'anti-idealismo e al determinismo sociologico: il nuovo «Partito>> non sarà in effetti un partito, ma la stessa « classe operaia » e i gruppi sociali al1eati, « spogliati di . ogni ideologismo». Come però si renderebbe possibile un così ampio raggruppamento, e_steso assai più in profondo del piano ·puramente politico, senza un cemento ideolo– gico, resta un interrogativo. Il pensiero dell'Onofri è tut– t'altro che sistematico. ma parrebbe di poterne trarre una implicazione di questo .genere: la classe, coi relativi al– leati, determina così nettamente e profondamente il pro– prio versante - « Partito » con la P maiuscola - jn modo che su quei versante tutto si deve e si può liberamente articolare, interessi politici - quelli che sono oggi, e spesso loro malgrado, .i partiti con }a p minuscola -, cul– turali, sindacali, etc. E' la piattaforma sostenuta da Pan– zieri al convegno socialista per l'organizzazione della cul– tura di sinistra. Se il partito è soltanto partito con la p minuscola ed ha compiti ben precisi e limitati - queUi dell'azione poli– tico-parlamentare, negli enti locali, etc. - e tutto il resto - azione sindacale, culturale, etc. - segue il prin– cipio della libera organizzazione degU interessi, senza con– dizioni deterministiche di classe-versante, il quadro è net– tamente diverso, pur nella comW1e spoliazione dagli « ideo– logismi ». Se invece _ci si orienta verso la P maiuscola, legando altresì strettamente. il problema sindacale a quello di partito - e l'Onofri, coerentemente, fa anche questo - si corre il rischio di passare. una volta grattato il cemento ideologico leniniano, dal Partito-Leviatano accentrato e soffocatore, ma unito e capace di muoversi se pure male - com'è stato e com'è tuttora il PCI - a un •Partito» sì più ij_bero e articolato, ma perchè investito di mille competenze quasi del tutto impotente nell'azione. politica propriamente detta che è tale da richiedere soprattutto agil-i.'tà. I « moçli diversi con cui si manifesta il conflitto tra lorze produttive e rapporti di produzione » ridurreb– bero all'impotenza politica - come già accadde al vecchio Partito Socialista prefascista - ogni organismo che inten– desse articolare in sè, sotto l'usbergo della classe, la rap– presentanza di tutte le istanze politiche e parapolitiche dei gruppi ·subalterni, facendo a meno del pugno di ferro leninista. Il partito puramente partito - partito parla– m•zntare aua laburista, con l 'nutonom.ia civile, tanto clas– sistica come ideologica, degli interessi economici e cultu-: rali di ordine para-politico - è una formula completa- mente diversa. - Posta quindi la limitazione del part-ito tanto sul piano ideologico come su quello classistico-sociologico, la unità del più vasto movimento dii for;c,e socialiste può ben essere affidata a iniziative che si distinguano nettamente da quella politico-parlamentare - cui occorre una precisa caratterizzazione di obiettivi e una conseguente libertà di movimenti - e che possano muoversi nell'ambito di tutte, le forze interessate al cambiamento della struttura ioc_iale senza per questo richiedere «costituenti» o artificiose politiche unitarie a quel partito con la p minuscola - il PSI - che oggi meglio di ogni altro può raggiungere gli obiettivi puramente politici - e soltanto quelli, e non altri, per carità! - di tutti i gruppi subalterni. Il dissenso sulla teoria non può comunque incrinare l'apprezzamento per Ja testimonianza morale di Fabrizio ùnofri, corn.pagno di oggi e di domani a tutti i socialisti. QUADERNI DI UOVA REPUBBLI Ott.o anni di autonomici sicitia,w, di A. Ramirez L 100 Lei riforma fondinria in Sicilia, di G. Gesualdp » 100 Orientamenti sind<tcali (Per il Congresso Na- zionale della CGIL) » 100 hl difesa di Danilo Dolci, di P. Calamandrei » 100 Una ~~la politica (Le elezioni amministrative del 1956) . . . . . ,. 100 Inventario e invito per la battaglia di dom.ani, di F. Parri . • • . . • . . • • » 100 NO V I T A' Documenti di vita valdostcrna. I. Dal riparlo fiscale alJa zona franca » 200 Le TGgioni della crisi ungherese, d.i E. K~rdelj » 100 In distribuzione presso LA NlJOVA ITALIA • FIRENZE PIAZZA INDIPENDENZA, 29

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