Nuova Repubblica - anno V - n. 28 - 14 luglio 1957

nuovll repuhhlict1 Comitato direttivo I TRISTANO CO0IGNOLA ( direttore resp. ), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI, Seg,. di redazione: GIUSEPPE f.lWATI. 0irez. e redaz.: Firenze, Piazza Libertà 15, tel. 50-998. Amm.: Firenze, Piazza lr,dipendenza 29, tel. 483-20718. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 19S2. Printed in ltaly. St. Tip. de cla Nazione», Firenze, Via Ricasoli 8. 171 , ANNO V • N. 28 Un nuinero L. 40. Estero l. 50. Un numero arretrato. L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, 'trim. L. 450. Estero: L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova Italia•. firenzft. Gli abbonamenti de-– corrono dall'inizio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi• nlstrazione. Tariffa I L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA I FATTI SOVIETICI di PAOLO VITTORELLI I PRIMI giudizi espressi sui fatti sovietici. ossia sull'eso– nero di quattro dei maggiori esponenti del partito e del governo, come Molotov, Kaganovic, Malenkov e Scepilov, da tutte le loro cariche di partito e di governo, e di due dei dirigenti più noti dell'economia sovietica, Pervukhin e Saburov, dalle loro cariche di partilo, sono stati eccessivamente sommari e superficiali. Nessuno ha rilevato che questo è i1 primo fatto, dalla morte di Stalin, il quale attesti la deci~a volontà di eli– minare inHne dal potere i fedelissimi della vecchia guar– dia staliniana. Assai più del rapporto Krusciov, l'esonero del firmatario del patto Hitler-Stalin, del braccio destro ~---,,d.,-1 Staqn in tutte le sue brutali azioni in Georgia e nei quadri superiori del partito, del delfino di Stalin e di un giovane dirigente, come Scepilov, che ha avuto il torto, o la debolezza o l'ingenuità, di mettersi al servizio di Molotov per fare una carriera brillante, permetterà al comunismo sovietico, non ancora di essere libero o de– mocratico, ma almeno di cominciare a giudicare libera– mente alcuni dei periodi più obbrobriosi della dittatura staliniana, nei quali i personaggi esonerati hanno avuJo una parte di primo piano. La condanna del « culto della personalità », al XX Congresso e nel rapporto Krusciov, il giudizio severo sul– le « violazioni della legalità socialista » rimanevano affer– mazioni, se non proprio platoniche, per lo meno prive di larga parte della loro efficacia _pratica, finchè gli artefici, accanto a Stalin, di quella politica, i creatori, con Stalin, e i difensori, dopo la sua morte, dello stalinismo, aves– sero conservato posizioni conquistate grazie alla forza politica derivata Joro dall'essere stati servitori fedeli del de[unto dittatore. Senza dubbio, non è ancora democrazia l'eliminare, grazie a un particolare equilibrio di forze ai vertici del partilo, mediante l'applicazione, in questo caso fortunato, del centralismo democratico, alcuni dei principali respon– sabili o complici della politica staliniana; la versione dei fatti data da l'Unità di lunedl scorso permette facilmen– te di capire che avrebbe potuto accadere anche H con– trario, se il « gruppo antipartito >> fosse stato più audace in seno al Praesidium; e basta ciò a far venire i brividi, tanto più che un gran numero di partiti comunisti, fra cui anche quello italiano, avrebbero, con la stessa disinvol– tura, fatto l'apologia di Molotov e illustrato la malva– gità di Krusciov. Ma la presenza, ai vertici del partito e dello stato, in Russia, come si ammette. oggi apertamente, di alcuni di questi esponenti staliniani, aveva impedito finora il ri– cambio politico in profondità derivante dal XX Congres– so; e la loro eliminazione, anche se e_ffettuata con i si– stemi centralisti attualmente vigenti nell'URSS, va quindi accolta come un principio di alternanza al potere, specie se Krusciov e compagni avranno la forza politica di non eliminare fisicamente i loro avversari, ma di escluderli solo dal potere_ politico, come è loro diritto. L'interpretare i fatti sovietici come un episodio della lotta per la successione di Stalin è quindi abbastanza semplicistico. L'azione di Krusciov rientra certamente in quel processo, che si può definire la successione di Sta– lin. Ma conviene ricercare attentamente ciò che tale pro– cesso significa oggi, nelle condizioni di evoluzione odierne del comunismo sovietico, e non semplicemente parlare di successione al capo defunto per rievocare automatica– mente una simiglianza qualsiasi con i mezzi che permi– sero a Stalin di assicurarsi trentacinque anni fa la suc– cessione di Lenin. ne di Krusciov come un episodio di questa lotta di suc– cessione, non ha nulla a che vedere con quella di Lenin. Per accontentarci di un giudizio sommario, quando Lenin morì (ed anche nei suoi ultimi mesi di vita, mentre era degente e paralizzato), ebbe termine una fase seria, in– telligente, più liberale del comunismo sovietico, ed ebbe inizio una fase più aperta alle improvvisazioni, meno originale, assolutamente illiberale. Senza volere accoglie– re il mito di un Lenin buono e democratico, diversissimo da Stalin, è incontestabile che, col passaggio da Lenin a Stalin, l'URSS è passata da una fase più liberale, anche nella vita interna del partito e del Comintern, ad una fase sempre più totalitaria. Con la morte di Stalin, invece, si è avuta subito la sensa;ione che l'URSS passasse da una fase più totali– taria ad una fase meno totalitaria o ad un inizio di dia– lettica interna. Dunque: da più libertà a meno libertà. passando da Lenin a Stalin, e da meno libertà a più libertà, pas~do da Stalin ai suoi successori. Ciò che il XX Congres~o ha avuto di irreversibile è l'aver san– cjto, con la condanna del1o stalinismo, ]'aspirazione ad una maggiore libertà, comunque si sviluppi e venga orga– riizzata, del popolo sovietico. Si potrà obbiettare che questa maggiore libertà, svi• luppatasi dopo la morte di Sta1in, altro non è che quello stato di semi-anarchia, ai vertici del potere, che si ha in tutti i periodi di transizione, dalla fine di un ditta– ~tore al ccmsolidamento al potere del suo successore, si- e Muova Repubblica • è settimanale politico e di cultura. E' ancha giornale murale, registralo presso "Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Mano,,;critti, fotografie, disegni an– che se non ,pubblii..ati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. 11periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 14 LUGLIO 1957 • L. 40 mile, in ciò 311a semi-anarchia che si ebbe in Russia fino a_quando Stalin non ebbe eliminato l'ultimo dei suoi av– versari della « vecchia guardia >> leninist& A questa obbiezione si contrappone l'osservazione che la Russia odierna non è più quella di trentacinque anni fa, sia nelle sue relazioni internazionali, sia soprattullo nella sua evoluzione materiale interna. Alla morte di Le– nin si poteva temere una ripresa offensiva delle trup1>e bianche o delle potenze capitalistiche, si poteva temere una liquidazione interna della riVoluzione d·ottobre; oggi non si può pensare che le conquiste del1a rivoluzione d"ottobre siano rimesse in discussione o che qualcuno, anche fra gli avversari esterni del comunismo sovietico, si proponga seriamente di impiantare in Russia il « capi– talismo occidentale». Si può·essere più o meno favorevoli od ostili all"espe– rienza economica e sociale dell'Unione Sovietica; ma non si può seriamente pensare di cancellarla dalla storia, co– me la rivcluzione d'ottobre cancellò lo zarismo. L'attuale realtà ,sovietica s'impone dunque a tutti, amici o avver– sari, come la realtà dalla quale si deve partire, anche per trasformarla profondamente: e, grosso modo, j( con– flitto fra il gruppo Krusciov e il gruppo Molotov si può definire, in questo momento, quale si è presentato, come il conflitto tra chi vuole continuare a trasformare pro[on– damente questa realtà e quindi ad aprire una finestra sul– rOccidente, e chi, magari con i ripristinati rigori della dittatura. voleva conservare le cose come stavano e chiu– dersi in casa, pronto a balzare su un Occidente troppo imprudente. La Russia odierna non può più permettersi il lusso della semi-anarchia tipica delle lotte di successione in– terna, non solo perchè non può consentire in nessun mo– mento un mutamento sostanziale dei suoi rapporti di .forza con l'Occidente, ma anche perchè la sua odierna società pianificala (bene o male, non importa, ai ftni di questo ragionamento) non è più la società semi-caotica e (segt,e a png. 2, 3.a col.) La successione di Stalin, a volere interpretare l'azio- Velteità estive

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