Nuova Repubblica - anno V - n. 28 - 14 luglio 1957

2 I T A LI A POLI T I·C A SE~Z·lMEZZE P!IIOLE C REDIAMO che diventi sempre più chiaro ai sòcia– listi, come stia divenendo obbiettivamente difficile, forse· impossibile, determinare un rovesciamento di maggioranza del ministero Zoli. Le ragioni palmari di questa diagnosi sono: 1) nell'ambito dello stesso governo, la posizione di Zoli, cui non vogliamo disconoscere una vocazione pro– grammatica dì sinistra, è pressochè isolata. Se si con– tano i ministri dispoSti a solidarizzare con lui, si incon– trano i nomi di Bo, Del Bo, Gonella, forse di Angelini. Tutti gli àlfri, cioè la maggioranza, più o m~no esplici– tamente, discorda. Valgano due esempi recenti. II pre– sidente Zoli intendeva rispondere in Senato a Sturzo: in consiglio dei miri.istri questo passo non è stato am– messo, e Zoli ha dovuto 1·inunziarvi. La stessa prova, sebbene in modo più ambiguo, si è avuta a proposito dell'agenda dei lavorì parlamentari. Dinanzi ad un ir– rigidimento del presidente, il Consiglio ha consentito a proporre all'assemblea dei deputati democristiani la con– comitanza del dibattito sui trattati europei e dei patti agrari. Però alla stessa Assemblea l'on. Pella ha sentito il bisogno di far rilevare che questo non era il suo av– viso personale, preferendo ·egli una soluzione di tipo sindacale della regolamentazione dei patti agrari, a que1Ja governativa da dibatter~i (progetto Colombo, più emendamenti Pastore). Quarito dire che Pella raccoman– dava, per suo conto, ai deputati· democristiani, un orien– tamento di rinvio della discussione stessa; 2) nell'ambito del gruppo parlamentare democri– stiano, ci si è buttati sulL'urgenza dei trattati europei, Il LETTERE AL DIRETTORE ~ Per un dibattito sindacale Coro, Codignola, nel corso dei lavori del recente Convegno di Firenze di U]! sono stnti esaminati gli aspetti politici del problema dei rappQrti col PSI. Del tntto ignorati invece quelli sindacali che, .. yeramente, non interessano soltanto gli ade- 1·enti a UP iscritti alla U:IL, ma anche coloro che, iscritti, vicini o simpatiz:r.anti alla CClL non sono troppo convinti della possibil.ità di ripresa democratica (come la intendiamo noi) di questa organjzzazione. Non si deve ignorare che il PSI ritiene incompatibile ]'aderenza al Partito e nello stesso tempo alla UJL, nè possiamo dirnentica1-e che gli aderenti di UP iscJ"itti, vicini o simpatizzanti alla CCJL sono degli uomini che non ;:ii lasciano merlare dagli slogan e dngli apparati. E' mia impressione - e su questo vol'l'ei tanto sba– gliare - che i compagni del I 1 SI vedano questi figliol prn– dighi come delle pecore nete. Impressione convalidata dAi discorsi che si vanno facendo sulle <anzianità.», dimenti– cando forse che socialisti non si è per la tessera, ma per il modo in cui si opera nella propr.ia attività; e che co– munque anzianità ci possono essere; e molto precise, anche se successive impostazioni politiche ci banno portato sn altre posizioni. Ora, non si Può non essel'e perplessi davanti alle affermazioni di Gatto al recente convegno sindacale del PSI che ignoravano completarnente l'esistenza della U.TL , designata da altri semplicemente come organizzazfone di disturbo. 111. que:;ti giorni Corrisvondenza Socialista ci ha in- !onnato che a Milano, senza alcuna deliberazione di base, . è avvenuto il cambio della guardia tra un designato del }">CI alla segreteria di un sindacato di catego,-ia con altro, pure del PCI, èiesignato ad altro inca;ico. E' passato molto tempo dal Congresso del PCI nel quale Di Vittorio ha chiesto di finirla con la < cinghia di trasmissione» e, dopo molti rnes·i, constatiamo l'immutato· peso del PCI nella CGIL del triangolo industriale. Queste non sono chiacchie1·e. Sono fatti che ci devono far meditare. Perchè se è vero, come è vero, che alcuni di noi, ade– i·enti a UP, non sono d'accordo con aléune situazioni che si verificano nella UIL, è altrettanto vero che non sono disposti a tollerare il permanere di queJle situazioni che Ji .indussero a suo tempo ad abbandonare la CGJI,. Il co;t1pagno Gatto - responsabile del lavoro di massa clel PSI - non dovrebbe dimenticare che la UIL fu a suo lùmpo, per alcuni di noiJ una necessità., e che questi < al– ~u~i » sono quelli di allora per nulla disposti, oggl come 10n, a fare gli allegri compagni di viaggio. E che non si può parlare e scdvere di unità sindacale senza: porsi anche il problema UI.L, così come è del tutto inutile discutere d_i unità intorno ai singoli problemi quando, in partenza, c1 sono delle riserYe mentali. Il problem_a è posto. E' necessario per noi di UP un pros~imo libero dibattito in materia aJlo stesso livello con cui si sono discussi gli aspetti polÙici. Un pubblico dibattito se1·virà a chiari.re ; prima a noi e poi agli altri, chi siamo, come la pensiamo e che cosa vogliamo anche in questa materia. C61·diali saluti dal tuo '.AuroLenci non tanto per la vecchia, stanca foga cedista, quanto perchè, sul momento, questo era l'alibi per respingere il dibattito prima delle ferie dei patti agrari. Uomini di inusitata oratoria e franchezza, come l'onorevole -Bettiol, non hanno nascosta la verità dei loro sentimenti: biso– gnava respingere la pi:iorità dei patti agrari per_ non suscitare neppure il sospetto dì una resa ai suggeri– menti dei socialisti. Il dato di fatto, è che l'assemblea dei deputati ha accèttato il punto di vista di Bettiol. I patti agrari si ·discuteranno dopo i trattati europei. Ma Merzagora ha indicato, per l'inizio di questo lavoro, una data intorno al 25 luglio. Dunque i patti agrari vanno all'autunno. Si crede seriamente che, avvicinandosi viep– più le elezioni, la DC voglia lasciar credere a qualcuno di avvicinarsi al PSI? Se q uest.o è vero, ci sembra che si debba ormai so– prassedere al desiderio, patriottico ma inutile, di con– vertire il governo e la DC a sinistra. Attraverso tutte le ambiguità che abbiamo in queste settimane messe in luce, Ja crisi ha almeno messo in chiaro un punto, che richiedeva la dimostra·zione formàle, e che è oggi i"ncontrovertibile: la DC, sia perchè dominata dal Vati– cano, sia per sue disposizioni intrinseche, sia, per con– venienza tattica, è e rimane un grande partito di de– stra, con una maschera di sentimenti (in molti, sinceri: qui non si fanno processi alle intenzioni) caritativi, ma con la ferma decisione di impedire il trasferimento del– la carità aUa. giustizia, al diritto, alla democrazia. In queste condizioni, non imp0t'.ta molto che .: Zoli ci sia simpatico», secondo parnle c;he qualche giornale ha mes– so in bocca all'onorevole Malagugini. In questo campo, non sono le preferenze del sentimento, che contano, ma le effettive possibilità d'azione. Il PSI in tanto può of– frire occasioni alla DC, in quanto sia disposto ad assu– mersi l'onere del fiancheggiamento. Ma se a questo onere non corrisponde nessun impegno democristiano, anzi corrisponde ·invece l'impegno ad operare per una mag– gioranza di destra, non esiste più alcun motivo plausi– .bile di non abbandonare il governo Zoli al suo destino. Queste sono cose da vedere e decidere con chiarezza, senza mezze parole. Consideriamo una « mezza parola » il tentativo improvviso dei socialisti, il giorno 10 luglio, di inserire di straforo nell' o. d. g. ·parlamentare la que– stione dei patti agrari. Queste cose, o si fanno con la dovuta e regolamentare pubblicità, o si · predlspongono come una battaglia politica, o hanno l'aria di un ten– tativ~~':_le si vuole e non si vuole, di una vocazione della scortfihti~he un partito a sicura ispirazione parlamen– tare, come quello socialista, non deve pei:mettersi. Che fare, allora? Noi siamo stati forse i più vecchi critici della politica così detta di apertura a sinistra. Abbiamo· sempre sostenuto che nessun grande partito può tirare i~ lungo una politica destinata non già a dar corso ai propri fini, ma ad obbligare altri partiti a fare la loro politica programmatica. Questo disagio del par– tito socialista dura non da r:nesi ma da anni. E tuttavia si deve dare atto, che una giustificazione della sua so– pravvivenza c'era ancora all'inJz+o del governo Zoli. Og– gi, dopo le prove cui già si è-'-"assistito, è ben chiaro che Zoli è prigioniero di una maggioranza di ministri e di deputati che non gli corisentono un rovesciamento di fronte. Ogni indugio neJla « apertura » verso Zoli, o ha solo una portata propagandistica, o non ne ha nessuna. Ma perchè ~e abbia una propagandistica, bisognava dar– le un -clam'ore e un rigore ben diverso da quello, così di Nenni, come di Malagugini - per indicare i due estre– mi del PSI. D'altra parte, noi non siamo affatto convinti che si 'adotti, anche a praticarla bene, la migliore pro– paganda. Essa ha un sapore di timidezza struttu'rale, o di pura recriminazione sul carattere contraddittorio del– la DC, che ha atto il suo tempo. Il rimedio, lo veniamo indicando da un pezzo, è quello dell'alternativa programmatica. Dopo tutto è una for– tuna che i comunisti conducano così saltuariamente e arbitrariamente la loro opposizione, come fanno chie– dendo ad ogni costo la immediata legislazione regionale, di cui ogni persona di buon senso, per regionalista che sia, capisee il carattere estremamente indaginoso. E non va a dànno ·dei socialisti, certo, che il PCI esiti fra l'interpretazione~ restrittiva (bando agli antipartito) e quella liberaleggiante (coesistenza, decentramento, poli– centrismo) degli eventi sovietici. Qui ancora una volta i socialisti hanno una carta originale da giocare, col se– guìto sicuro delle forze migliori del centro sinistra. Ma ciò da cui devono guardarsi, è che la loro forza si di– luisca sotto la falsa attrazione del governo Zoli. Noi abbiamo l'jmpressione che Fanfani conduca assai bene il giuoco. Esso consiste nel lasciare intravvedere' ai so– cialisti qualche possibilità (che poi regolarmeBte rien– tra) sul terreno delle cose, accompagnandola dal reite– rato rifiuto dell'apertura politica. Il risultato è che in– vece di spostare il governo verso i socialisti, questa tattica agisce come. usura della funzione del PSI. Sare– mo monotoni" sino alla nausea: ma sintanto che il PSI non delinea la sua politica di opposizione 1 programmati– ca, risulterà esso eroso dalla DC, e non Questa, come si vorrebbe, sfidata dai socialisti. Le elezioni· non sono lon– tane. Sino a quando si crede di poter disperdere le pro– prie forze? ALADINO (171) nuol'a repubblica I FATTI sovrnTICI (continuaz. da pag. 1) semi-liberista del periodo delJa NEP, ·e perciò non con– sente più nessuna prolungata e sostanziale vacanza del potez·e. Conviene, per concludere, fare un'ultima osservazio– ne, che ci è dettata dal giudizio sostanzialmente-positivo che esprimiamo su ciò che è avvenuto in questi giorni nell'Unione Sovietica: chi ha rinunciato, negli scorsi me– si, alla sua funzione di stimolo dell'evoluzione seguita al XX Congresso, come il PCI~ dopo il richiamo all'ordine del CC del PCUS del luglio 1956, chi ha difeso.la legitti– mità dell'intervento sovietico in Ungheria, chi, insomma, si è sforzato di far credere che. fra l'azione di freno alla destalinizzazione compiuta dal ·gruppo Molotov e l'azione sostanzialmente liberatrice effettuata dal gruppo Kru– sciov, non vi fosse che una differenza di sfumature, quali esistono sempre in un gruppo dirigente monolitico, ha fatto sostanzialmente il_gioco conservatore di Molotov. L' VIII Congresso del PCI ebbe l'occasione storica di effettuare una scelta, la scelta fra conservatorismo mo– lotovi_ano e progressismo kruscioviano. Questa scelta a– vrebbe certamente facilitato il compito degli antistalinia.,. ni in Russia, come l'ha facilitato la dignitosa fermezza di Gomulka, come, per certi rispetti, l'.ha facilitato anche il liberalismo ideologico di Mao Tse-tung. Il comunismo italiano ha invece disertato davanti a questa sua respon– s.abilttà, cui era chiamato dalla sU:a origine gramsciana, che il CC del PCI sa rievocare solo quando si tratta di mascherare un abbandono, ma che non osa alzare come bandiera per esprimere una sua voce odginale. I pochi progressisti che hanno osato alzare la voce all' VIII Con- gresso sono stati trattati come eretici. Con maggiore 'finezza dei comunisti francesi, !orse, i dirigenti comunisti italiani si sono però schierati altret– tanto nettamente su un terreno di comunismo conserva– tore, di nostalgia staliniana, su quel terreno che oggi è diventato l'eresia in seno al PCUS. Quanto tempo il grup– po dirigente italiano, formato. da Togliatti, Amendola, Pajetta e tanti altri, potrà r"imanere « molÒtoviano >>, dopo che il PCUS, nonostante le sue responsabilità come parti– to di governo, ha iniziato la liquidazione massiccia degli esponenti superstiti dello stalinismo? Per quanto tempo ancora, nella persona dei suoi di– rigenti oltre che nelle ~ue dichiarazioni politiche, il co– munismo volterà le spalle allo stalinismo in Russia e ri– marrà sostanzialmente staliniano in Italia, in Francia, in Cecoslovacchia, in Ungheria? La stampa comunista ita– liana, la classe dirigente comur1:ista italiana, sono state, a parole, in dieci anni, successivamente ;:;taliniane, zhdano– viarie, malenkoviane, filo-Beria, anti-Beria, filo-Molotov e anti-Molot9v,. kruscioviane moderate e ora anti-Malen– kov, anti-Molotov, e. così via. Ma se_ le dichiarazioni, le tesi ufficiali, sono state tutte queste varie cose, i respon– sabili sono sempre rimasti gli stessi che Stalin investì del potere trent'anni fa. L'elemento più positivo della crisi a-i vertici del PCUS è che, condannata una. politica, vengono eliminati dal po– tere i principali responsabili ,di quella politica. Non è an– cora democrazia nella forma, ma comincia ad esserlo nel– la sostanza. L'elemento più negativq, che inficia in par– tenza ogni azione del PCI è invece che, condannata una politica, gli uomini chiamati ad applicare una politica nuova sono sempre gli stessi che applicarono durante tutta una generazione i vari indirizzi politici condannati o su– perati. Finchè il PCI non abbia applicato alla sua vita interna alme"no questo inizio di sostanza democratica, co– me ha cominciato a fare i1 PCUS, tu.tte le sue dichiara– zioni formali di rispetto del metodo democratico fimar– ranno prive di sincerità e di valore. PAOLO VITIORELLI LA DIREZIONE DI UNITA'POPOLARE Domenica 7 luglio u. s. si è riunito a Bologna il Comitato centrale di UP. Dopo aver preso atto della mozione unitaria votata al Convegno nazio– nale e dopo avere ampiamente e vivacemente di– scusso sui tempi di esecuzione della linea politica fissata in quella mozione, i compagni membri del C.C. hanno provveduto ad eleggere la nuova Dire– zione del Movimento. La Direzione di Unità popolare è risultata così composta: Tullio Ascarelli, Piero Caleffi, Tristano Codi– gnolo, Edmondo Cossu, Giovanni Deon, Beniamino Finocchiaro, Riccardo Levi, Giovanni Malvezzi, Vit– torio Orilia, Ferruccio Porri, Bruno Pincherle, Nun– zia Sabbatucci, Pier Luigi Sagona, .Paolo Vittorelli, Piero Zerboglio.

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