Nuova Repubblica - anno V - n. 23 - 9 giugno 1957

.(UICU 'nileH' repubblica \ \ \ ._I __ I_T_A_L_I_A_P_O_L_I_T_I_C_A __ , minori, rispetto ad unp, maggio,~· •. che osiamo appena. ac– cennare, e che non vor1~rnmo compromettere con una pre~ visione .affrettata: che il PSI senta Ja grandezza che l'oc– casione gli offre, e che raccolga in alleanza. politica tutte le ;ninori for;,;e dernocraliche di centro sinistra: stabilendo a questi fini un più nrnJ"cato distacco dal PCI, sulla via. che del resto è adomb1·ata dalla recente polemica Nenni– Togliatti a proposito dei l'isultati delle ultime pa1~✓,iali an1- ministrntive. Se l'oper·azione Zoli fosse riuscita a q11csto 1 avrebbe prodotto. non Yolendo, una chiarificazione auten– tica della vil·a politica itulinna; cd iniY.ierebbe il proc<'sso della « l'iduzione »; della DC a e,,;aUe proporzioni, co,110 è a'vvenuto eia tempo in Francia. REPUBBLICA C ERICO-FASCISTA S CRlVlAM.O questo titolo con una certa sospcn.s;ione d'animo. Sappiamo perfettamente che il patto di maggioranza verificatosi di fatto tra il monocolore e i monarchico-mìssini non risponde nè Rl passato nè alle ·11ropensioni personali del· Presidente Zoli; e che nel suo IJ•:utito esso desta perpless.ità, se non fatali (lo sì vedrebbe da sdegnose dimissioni), tuttavia moleste. Ma nella realtà delle cose impo1·ta il dato storico-politico che la demo– crazia cristiana, posta al bivio ira la sinistra democ1·alica itaJjana o la destra nazionale, ha chiuso Yerso la prima, ma non ha elevato cortina dinanlli alla seconda. Poteva farlo? Indubbjamente sì: bastava che Zoli adoUasse Jo s,!homa « mendes.iano > dinanzi ai voti disdicevoli: l'offerta di dimis:-;ioni. Invece, a quanto abblarno letto d~i cronisti romani, Zoli ha accolto anche la iattura dello schiera– mento clerico-fascista con un ottimismo che rasenta la futiljtà. E noi che abbiamo, anche recentenwnte, dedicato 1>ensieri patticolal'mente con1p1·ensivi al rnaliriconico tra– H1onto di un validO antifascista, dobbiamo trattenetci dal t~tarn altre analisi, più spiacevoli, del suo comporta– n~ento. Soprattutto quella che sarebbe portata a conclu– dere, che la procedUl·a adottala da Zoli al Senato, di ricor– da.re con qualche durezza ai fascisti che essi sono Fascisti, 11otesse anche motivarsi dal fatto che, sicuro del lol'O voto, Jlulla gli impedisse di 1·ivolgere loro appellativi o consi– derazioni polemiche, g1nantito in anticipo che quPste non avrebbel'O sortito effetti politjci. Se così fosse, si dovrebbe dire che Zoli ha voluto quello che ha avutQ. · 11 procedimento con il quale il }>residente Zoli ha s,~oraggiato una eventuale astensione ciel PSJ, e fa.vo1·ilo il vQto del MST, è stato, come è agevole constatare, molto semplice. Zoli ha dichiaralo in tutte lettere al PS[ che qualsiasi apertura democristiana a sinistra era preclusa. s:intantochè il PSI non avesse a sua volta « chiuSO > defi– :nit.ivamente nei rìguardi del PCI. Nello stesso tempo; non ,-.;olonon ha respinti i voti monal'Chic.i; ma in nessun mo– ·rnento, pur avendo ricordato ai fascisli che sono fascisti, ~gli ha chiesto ai monarchici - semprn che lui repubbli– t!ano ritenesse in regola. le loro carte costituzionali - di l'l!r.npere il paHo d'~ità...d'azione che li unisce ai missini. . D'altro cant,g,-Pa1·gomonto che l'adesione~ monarchico– rnissina no~diora. la DC perchè non si riferisce_ al pro– gra.mm! .AfovernatiYo, avrebbe valore per qualsiasi par– . , meno che per quelli in questione. Essi non sono in– fatti partiti progl'ammatici, ma di stato d'anìmo. I temi cbe agitano sono quelli deli1autorità, dell'ordjne, della lotta oltranzista al comunismo: come negare che questi obbiet– tivi ,possano essel'e servìti dal governo· democ1·istiano di minoranza? Ma, si replichCl'ù, I~ DC è anche a.lti-o: è quel famoso « pilipito sociale >. Ma, a parte il fatto che se le destre nazionali non ne pre,·edono sviluppi concreti in tlltcsto bre,·e scorcio di legislatura. non sbagliano cli grnsso, f.ll: ise sanno che la loro operazione è, nonostante tutto, elet– foral'n1ente propizia. Perchè non dovrnbbero fa1·la., dal mo– mento che la DC, a sua volta, accettando il loro appog– gio anzichè l'astensione socialista, ha creduto cli fare essa stessa una meno incauta scelta elettoralistica? Non pas– seremo quindi per buono in alcun momento, alla DC, l'ar– ~omento che l'alleanza, spiacevole quanto si voglia, con i missini, non li «qualifica>. Dicevamo nei giorni sco1·si eh.e in politica i mezzìsono, momento pey momento, fini. La DC si è legata a questo mezzo, e non avrà armi dinan~i all'accusa elettorale, « chi vola DC vota MSI J. Ed ora proviamo a) prnspeHarci con qualche 01·dine la situaz.ione che ne esce. • l. - Sono migliorate le ,7Jl'ospettive elettorali dello DC1 Salta agli occhi che questo pa1·tilo deve ora mutare il suo dispositivo propagandistico. Esso era fondato, sino a Trento incluso, sulla chiusura alle due ali. L'tquivalente poteva essere offerto dalla apertura alle due 111.ezzeali. Ma l'ope– i-az,ione non è riuscitft. E non è riuscita non Per malizia fii avversari, ma per una dé/aillance morale della. demo– crazia cristiana stessa. Non stiamo a indagarne le ragioni )optane, che derivano dal tipo stesso di antifascismo dei c'attoliC'i - un antHascismo che non basta ad agguerrirli in mòdo definitivo, a « sentire > il fascismo giungere da lontano. Qui l'interclassismo (che Zoli ha riaffermato in b&,&ealle statistiche snpol'ficiali esìbite da De Casperi al congresso di Trento, per negare, da sociologo, ahinoi, prin– cipiante, la realtà. delle classi) mostra la sua carenza di principio. Ora che la Criltata è fatta, la DC deve installare l'altro dispositivo, quello « dei voti che non impegnano>; deve puntare tutto sulla djslinzione fanfaniana fra pic– cola democrazia cristiana (gove.rno Zoli) e grande demo– cra:,-,ia Cl'istiana (quella delle elezioni). L'impresa è ardua, perchè gli elettol'i non sono nè dei Hlosofi nè degl'imbe– cilli. Non sono filosofi al punto da tener sempre presente che nessuno (neppure la DC) è umanamente riducibile e 'giudicabile per uno solo dei suoi atti i non sono imbecilli al punto, da non tenei· sempre presente che ad ogni pa1·tito si ha da chiedern conto di ciò che ha fatto. Mentre cresce dunque la difficoltà della piattaforma ?lettorale della DC, cresce nello stesso tempo la facilitù, msperata, di quella delle destre. La loro debolezza. stava net fatto che esse non avevano cittadinanza nel mondo democratico i che, votate pe1· le loro risonanze sentimen~ t~li,_ non potevano estendersi al di là cli zelatori già con– vrnh, per la carenza,. di garanzie democratiche della loro base ideologica. Ora, entrando a far parte determinante della maggioranza parlamentare, le destre nazionali 1·i– covono esplicitamente il crisma òi partiti d' ordine. Da queslo momento, agiscono in sl rnt1a concon·e1w,a conti-o la DC sul piano elettorale. l:,otrli Andar bene o male. :Ma se va male, per la DC, quc.-;_ta potr;i solo battersi il petto per a,·ere messo in piedi essa stes:-:;achi le toglierà il mezzo pratico di conquistare la sperat~ maggioranza assoluta. Da questo momento, comunque, la ~·appresentanza d 0 i destra della DC, in Italia, diventa oggetto di spartizione fra he fo1·ze: la DC, i pal'titi « nazionali>, e il PLJ, che non poteva attendersi miglior attestato di « destra costituzio– nale >, di « conservatorismQ. democratico >, su una base d.i dignità ideologica che satebbo forse stato audace spe1·a1·e. 2. - Il destino del centr2.1.,.laico. L'unico aspetto positiYo dellu « esperienza Zoli >, è s'tato, probabilmente, qtiello di distruggere per sempre il centrismo laico. Se anche Zoli do,·esse aYere delle noie, so,-anche la DC pensasse ancora, prima· del giugno del '58 1 di ricostituire un tripartito, non potrebbe più farlo. Ben a ragione i liberali e i socialde– mocratici avl'ebbe1·0 motivo cli chiedere un p1·czzo altis– simo, il prezzo della vendetta di tutte le umiliazioni im– poste dalla replica di Zoli~ In realtà, non è credibile che il linguaggio di Zoli fosse semplicemente quello del causeur da salotto di tlrovincia: doveva essere il linguaggio pre– scelto, nella ·sua ispirazione e nei suoi fini, dalla "DC, per liquidare una volta per sempre il ti·ipartito. Così stando le cose, a nostro avviso il meno prngiudicato l'isulta · il partito liberale. ] l PSDI viene posto, elettornlrnenle, a mezza via: o allearsi subito al PRI e ad altri gruppi mi– no1·i di sinistra democratica (radicali, ad esempio} e dar vita ad un vasto raggruppamento radicale, o affrettare decisamente i ternpi dell'unificazione socialista. (e qui, prendere o lascia1·e). L'una e l'altra sono però prospettive 3. - /,a vosizione del PSf. E' uscita dalla cri.-si pnfl'l– tamente « pulita». Lo si deve ad uno stile non meno fr•rrno che model'ato. Le condi:,-,ioni poste da Nennj per un b,me– volo 1·igua1·do al monocolol'e erano molto tempernte: fuori dell'equivoco sul piano repubblicnno e democratico, :-:i i1n– pegnasse la DC ad un limitato p1·ogrnmma di provvedi– menti socialmente significativi. D'altro canto, questa. J';lìda non era lieve, se si pensi1 che qualsiasi partito chiesast~co può contenere nel suo interclassismo delle misure « so– ciali>; ma è politicamente bloccato. F'em1issin10 nel con-, sidenn·e n(•gat.iva l'ape1-tmn a destra di Zoli, il P~J. lta dunque operato benissimo qwrndo ha votato contro il governo. A nostro avviso pel'Ò la tattica dellè inclinazioni bene– vole verso Il\ DG, che Nenni sembra confermare condizio– na11dole alla politica delle <'OSeconcrete, dovrebbe ora ces– sare. Quello che si doveva cli,·e è stato dotto. Le conces– sioni sociali della DC on diventano buone per se stesse, se passano con voti estranei. Nessun socialista, ricordia– molo, si è ingannato sulle « sot:ializza:,-,ioni > dei rèpubbli– chini. Starn all'erta, ormai, e pensare alle cle:,-,ioni. JI PS[ non può fa1·si battern, nell'o1·todossia dell'opposizionP, dai comunisti: e le recenti esperienze hanno provato che questi sono appunto su tale via. Perciò sarebbe tempo di chi11- de1·e una volta per sempre la politica dell'apertura. a sini– stra, e di aprire u1·gentemente quella della alternatiVa. socialista e repubblicana.. ALADINO EUROPA E DISTENSIONE NEUTRALITA' ATOlVII .,...,.II L 'ANALISI della situazione, quale abbiamo deli– neata, dimostra che questo è il momento per '.~l'ìuove iniziative in politica internazionale, il momento per trattative più ampie che non siano quelle sul disarmo fra Stati Uniti ed Unione Sovie– tica. Questa, infatti, non desidera più solo evitare la guerra ma ha addirittura bisogno della distensione, senza la quale non è attuabile il nuovo piano economico di Krusciov; d'altra parte teme l'instaurazione di basi atomiche ame– ricane sul continente europeo, perchè se ne sente mi– nacciata senza possibilità di rivalsa diretta. Per pro– prio conto i paesi dell'Europa occidentale hanno vari probJemi economici da affrontare, e non possono risol– verli come proposto dall'Inghilterra, perchè il riarmo atomico non può attuarsi, in un'Europa <!,ivisa, che sotto l'egida americana, e ciò aggraverebbe la tension"'e in– ternazionale (senza considerare il perico1o rappresentato da una Germania sempre divisa e però provvista di armi nucleari). Si tratta quindi di stabilire i termini di un accordo politico (oltre che tecnico-militare) che tenga conto del1e esigenze di. tutti i paesi interessati e che per ciò stesso sia tale da garantire - se attuato - una effettiva svolta della situazione internazionale. E' venuto il momento di rilanciare una politica eu– ropea unitaria che condizioni la sua neutralità atomica (oggi non importa nepi,ur più parlare di neutralità as– soluta) alla partecipazion~, ad essa, dei paesi del patto di Varsavia svincolati dalla soggezione a Mosca. E non si obbietti, a ciò, che l'Unione Sovietica ha affermato che non intende porre in discussione il problema de11a Germania orientale e dei sateJliti, perchè ciò è vero fin tanto che il rapporto è diretto con gli Stati Uniti, fintanto che i paesi europei occidentali pretendono di sviluppare ciascuno una propria Politica di· prestigio: in questo caso è chiaro che essi sono, singolc)rmente presi, ... tutti in realtà condizionati dalla volontà e dai progetti americani. Per cui è vano cercare ancora di baloccarsi in soluzioni di compromesso che tentino di far coesi– stere patto atlantico e fascia neutrale: occorrono oggi strumenti nuovi per una diversa iniziativa. Naturalmen– te, politica europea unitaria non può significare imme– diatamente federazione europea: essa deve però consi– stere in un piano di integrazione economica (oltre che nella detta affermazione di neutralità) che operando per consolidare la situazione inte,rna dei paesi ·orientali valga ad assicurare la loro definitiva liberazione da ogni influenza sovietica, ed a creare le premesse per una loro democratizzazione interna nel quadro di un successivo sviluppo federativo democratico europeo. Una larga solidarietà "dell'Europa intera è la sola garanzia per chi vi partecipa contro l'eventualità di accordi fra i «grandi» realizzati a spese dei «piccoli»; ed è la sola garanzia per i «grandi» dell'autonomia della 4< fascia» intermedia e quindi della non alterazione di quella ba– Ùln<.'\:? of power che salvaguarda• la sicurezza di ciascuno di essi e, con ciò, la pace. La fascia neutrale europea dovrebbe logicamente aprirsi ad ogni ispezione, aerea o terrestre, a condizioni di reciprocità; e questa reci– procità può essere più ragionevolmente trattata - su– perando le attuali schel'maglie improduttive - propi'·io perchè la neutralità atomica europea è l'unico fattore che vale a reodere superfluo il riarmo nucleare della Russia e dell'America, oggi che ancora non sono pronti per l'impiego i missili intercontinentali (infatti, l'ultimo recente esperimento statunitense non si sa ancora se ab– bia' aVuto veramente per oggetto il missile « Atlas », con autonomia di 8800 km., oppure lo « Jupiter », atto a per– correre solo 3500 km. e non in grado, quindi, dì trasvo– lare l'Atlantico; in ogni modo, occorreranno sempre un paio di -anni prima che rarma sia disponibile in quantita– tivi sufficienti all'impiego bellico). ;F'in che i detti missili non saranno disponibili, la esistenza di una certa distanza tra forze statunitensi e sovietiche è garanzia di pace; a sua volta questa ga– ranzia potrebbe appunto determinare la rinuncia allo sviluppo di quei missili, ed in genere all'incremento della strategia nucleare. Né si dica che una tal poli– tica porrebbe l'Europa alla mercè del comunismo: per– ché non abbiamo parlato di « smilitarizzazione» del– l'Europa, ma di una « non militarizzazione ato~ica »: quindi se questa sua rinuncia valesse a produrne altra arialoga da parte di chi già possiede le nuove armi, essa sar.ebbe poi in grado di difendersi, con il proprio ar– mamento convenzionale, contro le eventuali aggressioni alla propria neutralità (del resto ha ben dimostrato il Salvatorelli, in questi giorni, che l'Europa non può con– fidare. sulle armi atomiche per la propi-ia difesa, perchè una guerra nucJeare ne segnerebbe la fatale distruzione; e se essa. possiede quelle armi e su di esse fonda la pro– pria strategia, la Russia non potrebbe fare a meno, ove attaccasse, di impiegarle. Il problema, perciò, è appunto quello di· creare le condizioni strategiche e politiche atte a evitare che sia ineluttabile l'impiego del deterrent). E' utopistico un tal progetto? Può darsi. ,In ogni caso, l'esperienza ha dimostrato che è la distensione che pone in crisi ,Io schieramento sovietico; perciò, solo un'audace iniziativa in senso distensivo può aprire nuo– ve prospettive di una generale intesa fra i popoli od almeno rappresentare una forte attrattiva per nuovi coraggiosi « pronunciamenti » dei paesi satelliti, come quelli accaduti in Polonia ed Ungheria: e non sempre coinciderà con essi una erisi di Suez che permetta al- 1' URSS di rimediarvi con ogni mezzo. D'altra parte è chiaro - e lo insegna l'esperienza - che a nulla vale l'atteggiamento di Adenauer sul problema dell'unificazio– ne tedesca, perchè voler condizionare ad essa, isolata– mente cònsiderata, ogni altro accordo, significa in realtà operare per il mantenimento dello status quo nel nostro continente. L'unificazione può essere sì trattata in un in– contro dei « quattro grandi », ma a patto che sia chiaro cosa si può chiedere insieme e cosa offrire in cainbio (segue a pag. 3, 3.a col.)

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