Nuova Repubblica - anno V - n. 22 - 2 giugno 1957

2 EUROPA E DISTENSIONE LA GRANDE ~t\SSENTE di FRANCO RAVA' L A SITUAZIONE politica internazionale è attual– mente più fluida di quanto non lo sia mai stata dalla fine della guerra. Fino ad ora, infatti, niente aveva sostanzialmente alterato l'eqllilibrio territoriale - e militare - emerso dalla seconda guerra mondiale e. sancito dagli accordi di Yalta e di Potsdam, perchè mai l'Unione Sovietica si era sentita ·effettivamente n:tlnacciata dalla NATO (48 divisioni contro 240!), ma d'altra parte essa sapeva benissimo - a datare dal tempo della « dottrina Truman», - che qualsiasi ten– tativo di estensione della propria zona di influenza europea avrebbe prodotto l'intervento americano: e ciò essa non voleva. Patto Atlantico e patto di Varsavia si sono risolti, in definitiva, in strumenti di politica interna (ai due blocchi) più che di politica internazio– nale. In questi anni, il solo serio tentativo effettuato per il superamento della situazione, il piano Marshall, fallì, nei suoi intendimenti di fondo, per colpa di tutti i paesi dell'Europa occfdenta1e (oltre che, naturalmen– te, per il rifiuto dell'URSS ad accettarlo, ma questo era prevedibile e perciò appunto il progetto americano con– siderava due alternative: il rilancio della politica rOO– seveltiar;ia - se il governo di Mosca vi avesse consen– ·tito - od a1trimenti una politica di unità dell'Europa occidentale alla quale però non aderirono i paesi in– teressati). Oggi, l'affermarsi della strategia nucleare è dive– nuto ineluttabile, se non altro, per l'impossibilità econo– mica, per ciascun paese, di sopportare il peso di un dop– pio armamento, convenzionale ed atomico. Orbene, ciò propone nuovi problemi politici e nuovi rapporti di equi– ]ibrio, nel tempo stesso che impone la ricerca di un « dialogo » fra i « grandi » al fine di . evitare un con– flitto catastrofico. Se ne sono resi conto gli Stati Uniti e l'URSS, e si spiegano così le varie iniziative assunte da entrambi i paesi in seno. alla commissione per il di– sarmo e al di fuorj di essa (allusioni di Bulganin e Mikoyan, da una parte, al piano ~Eden sulle fasce neutrali, e dichiarazioni di Eisenhower, dall'altra, sulla possibilità di considerare e< con simpatia» un tale pro– getto). Ap[.)are chiaro, invece, che assolutamente im– preparata alla nuova situazione è l'Europa, nel suo jnsieme, con la sola eccezione, forse, della Gran Bre– tagna: lo dimostra il fatto che il recente consiglio della NATO, tenutosi a Bonn, ha pressochè esclusivamente trattato di questioni militari e non ha comunque pro– spettato alcuna nuova iniziativa politica, capace di dar vigore e concretezza alla ripetuta volontà di « restaurare uno stato tedesco unito e libero nel quadro di un siste– ma di sicurezza che garantisca la pace europea».· Gli Stati Uniti hanno approvato il comunicato del Consiglio, ma poichè da essi dipende il riarmo atomico dell'Europa - sancito in linea di principio - ad essi è dovuta, ovviamente, la decisione di darvi concreta attuazione soltanto dopo la prossima conferenza atlantica prevista ~r dicembre: hanno così inteso riservare alcuni mesi ad un preventivo esame delle esistenti possibilità di in– tesa con la Russia, e perciò appunto hanno riequili– brato quella decisione mediante la ricordata afferma– zfone di Eisenhower. L'eventualità di un diretto accordo fra i governi di Mosca e Washington non deve meravigliare; deve però * ~:~o:~s~::a d~::~::iz:~z~:;i: P:~.::t::!u:;;;oe ::~i~i:::o::,~ nozioni (ghilde, clubs dì lettori, bookclubs) sta per essere esperi– mentata anche In Italia sotto auspici che 11e garantiscono un b-won risultato. Fra i promotori st trova110: E. Enriques-Agnoletti e C. Tumiati, direttori del Ponte - F. D'Angelo, rappresentante del Sindacato Nazionale della Scuola Media .. R. Bauer, prestdente dell'Umanitaria _ A. Benedetti, direttore dell'Espresso - M. Caetani, editore dì Botteghe Oscure .. F. L. Cava.zza. redattore del. Mulino • T. Codtgnola, della Casa Editrice . La Nuova Italia - F. Compagna, redattore di Nord e Sud - E. Craveri Croce, redgttore di Nord e Sud - A. Maruc– chi, redattore dei Diritti della Scuola _ A. Olivetti, preside1lte del Movimento di Comunità e direttore di Comunità _ M. · Pan– nvhzìo, direttore del Mondo .. F.C.-Rossi, direttore di Itinerari .. I. Silone, direttore di Tempo Presente e presidente della As• -'ot:iazione Italiana per la libertà della, cultura. Essi hanno legalmente costituito a Roma, con sede in Vta Ma– rio de' Fiori 96, H Circolo Italiano del Libro. Scopi del Circolo: diffondere il libro in genere, esclusi quelli che abbiano carattere di propaganda ideologica, promuovere la tradu.:-ione e la ristampa dì opere che possano interessare gruppi P.rnfessionalt, diffondere opere ad alto ltvello culturale. Un comitato di lettura curerà, oltre la scelta dei librf da oflrire •I soci con forte sconto, la pubblicazione di un bollettino perio– dico che illustrerà nella prima parte t libri scelti e offerti al 1oci, tu:lla .!leconda p9rte conturà. una bibliografta dei libri piil note– voli lisciti nel periodo precedente la pubblicazione. far pensare al pericolo che rappresenterebbe per l'Eu– ropa intera (occidentale ed orientale) poichè ne verrebbe a condizionare definitivamente la politica, privandola di ogni possibilità di autonomo sviJuppo ed evoluzione. E' vero infatti chè il Dipartimento di Stato ha smentito l'esistenza di un piano di neutralizzazione dell'Europa elaborato dal governo americano all'insaputa dei go– verni europei; è anche vero, però, che noti commenta– tori politici hanno osservato varie « singolari >>concor– danze di vedute fra le attuali linee di pensiero ameri– cane e quelle espresse nell'ultima intervista di Krusciov, nella quale il Segretario del PCUS ha lasciato intendere che il problema europeo può essere affrontato solo me– diante la creazione di un organismo « dominato da Stati Uniti e Russia », che si dedichi alla ricerca delle so– luzioni e sia in grado di « rivedere s!s\ematicamente le soluzioni parziali >>. Successivamente il governo ame– ricano ha anche dichiarato di respingere una tale im– postazione dei suoi rapporti col governo di Mosca, ma le dichiarazioni pubbliche, oggi come oggi, hanno scarsa rilevanza, per due ragioni: 1) perchè la politica sta– tunitense è tutta in elaborazione (tanto che continue s·ono le contraddizioni che si riscontrano ne1le parole di Eisenhower, Dulles e Stassen); 2) perchè esse sono condizionate dalla prossimità delle elezioni tedesche e dal desiderio di favorire il Successo di Adenauer. Quel che è certo è che un accordo su} disarmo che s·i rea– lizzi fra Stati Uniti ed Unione Sovietica - all'insaputa o con la partecipazione (formale) dei paesi europei - non varrebbe ad aprire il discorso politico di fondo sulla riunificazione della Germania, sul1a sicurezza eu– ropea e sulla « destalinizzazione>> dei satelliti. Perchè questo discorso sia iniziato, l'Europa deve essa stessa assumere l'iniziativa per un generale regolamento della situazione politica internazionale, tanto più in quanto L'ULTIMO RILANCIO (conlinuaz. da pag. 1) due ~rtiti socialisti non erano !oi·se elettori' margina1i delle-'~òrmazioni vicine, i quali, pur votando per due partiti socialisti distinti, s) muovevano in direzione di un partito unico? Il loro voto esprimeva dunque una preferenza per la creazione di un forte strumento unita– rio socialista, al posto dei partiti per i quali avevano vo– tato nel passato, pur distinguendosi fra di loro non ap– pena si trattava di scegliere la politica del futuro stru– mento unificato. Spettaya dunque ai didgenti dei due partiti socia– listi tradurre in una piattaforma socialista unitaria, sulla quale far convergere tutte le (orze organizzative ed elet– torali socialiste, il desiderio->del corpo elettorale socia– lista di disporre di un forte strumento unitario, indi– pendente dalJa DC e dal PCI, da cui si erano probabil– mente staccati questi nuovi elettori socialisti. Non il tentativo di lar convergere i due partiti su una piatta– forma unitaria, per dar vita ad un partito unificato, può dunque avere deluso gli elettori che hanno abban– donato i due partiti, ma il suo insuccesso, dovuto al tentativo di accaparramento, di assorbimento, che hanno ritenuto di poter rilevare nell'uno o nell'altro partito, dovuto altresì alla personalizzazione dell'jncontro, ca– gione, in seguito, di una mancanza assoluta di chiarezza delle prospettive politiche unitarie. , Il corpo elettorale socialista si aspettava la defini– zione abbastanza rapida della politica nuova che sarebbe potuta scaturire dall'incontro di tuttì i socialisti in un forte partito unificato, le cui prospettive elettorali, dopo il 27 maggio 1956, si preannunciavano briilanti (tanto ché, in un primo momento, si cominciò a parlare dei possibili sette od otto milioni di voti socialisti alle pros– sime elezioni politiche); e invece si trovarono in pre– senza di pregiudiziali che, in realtà, non erano altro che recriminazioni sul passato, tentativi di fare ammettere all'altra parte di avere sbagliato completamente strada, di essere pronta a rinnegare tutto il patrimonio ideale del PSI o del PSDI per accett~re un J)artito unificato la cui tradizione fosse quella di un più vasto PSI o di un più vasto PSDI. Invece di fare una critica del suo passato, Saragat pose delle pregiudiziali che non erano alti-o che una au– toesaltazione; invece di rispondere a queste pregiudi– ziali con ]a dimostrazione di avere definitivamente su– perato il proprio passato, una parte del PSI preferì esal– tare o far nascere il sospetto di essere pronta ad esaltare anche ciò che non aveva mai adorato. D'altra parte, di fronte alle nosta]gie frontiste di molti esponenti del PSI e alla difesa a spada tratta, da parte del PSDI, del quadripartito, anche dopo che fu -0.iventato_.zoppo, con l'uscita dei repubblicani dalla mag– gioranza, come poteva l'elettore che, in passato, aveva votato PCI o DC, e che, il' 27 maggio 1956, aveva inteso stimolare col suo votò il PSI o iJ PSDI, conservare la (165) nuova repubblica ha'a tal fin.e una funzione estremamente utile da esplicare. Occorre renderSi coflto, a questo punto, che nessun progetto, parziale o totale, di riduzione degli armamenti è possibile, se prima non sonò rimosse le cause di tensione e di attrito fra i potenziali contendenti. Gli accordi sul disarmo sono punti di arrivo e non di par– tenza: essi sono possibili · perchè le armi non servono più, perchè è intervenuta una reciproca fiducia Jra quanti devono disarmare. A tal proposito sono illustra– tive le. trattative in corso alla commissione londinese: esse rivelano, nella forma, un nuovo spirito ma appaio– no, in concreto, cop,e una sottile schermaglia ancora di– retta ad assicurare le migliori posizioni" strategiche al– J'una parte a danno del1'altra. Sotto questo aspetto è stata considerata, ad esempio, e giustamente, la prc:r posta sovietica di aprire all'ispezione aerea americana i deserti siberiani in cambio del proprio diritto di con– trollo su importanti centri industriali statunitensi (mentre egualmente assurda è. la recente dichiarazione di Gromyko a favore di una equivalenza per metro quadrato tra le aree ispezionabili degli Stati Uniti e dell'Unione So– vietica, perchè essendo il territorio dei primi meno della metà dell'altro ne deriverebbe la paradossale conse-· guenza che l'intera America sarebbe sotto l'ispezione aerea russa in cambio di soltanto metà dell'URSS sotto l'ispezione aerea americana). D'altra parte, però, fa il paio con tali proposte quella che concepisce la famosa fascia n~utrale come comprendente tutta la Germania e tutti, o quasi, i paesi satelliti dell'Europa' orientale: infatti l'URSS non potrà mai accettare una tale solu– zione, che non la cautelerebbe da attacchi con missili atomici da parte della NATO mentre renderebbe# diffi– coltosa Ja rappresaglia contro molte regioni della NATO medesima (oltre agli Stati Uniti, irraggiungibili oggi, non potrebbero essere sistematicamente colpiti il terri– torio britannico e gran parte ·della Francia e di altri paesi, perchè attualmente sono ancor rari i missili con gittatci superiore ai 1500 km., e l'esercito sovietico è so– prattutto dotato di missili da 180, 500 e 720 km., come avrebbe rivelato una recente inchiesta dei servizi di informazione dell'alleanza atlantica). Quanto al recentis– simo piaTlo statunitense per H disarmo, non è neppur esso risolutivo ed è prevedibile, comunque, che non verrà a far superare le annose controversie nei metodi di con– trollo delle progettate Jimitazioni degli armamenti; jn ogni modo, il club delle potenze atomiche, che propone, è indicativo deila condizione di inferiorità cui verrebbe posta l'Europa da un accordo che si realizzi senza la sua Presenza attiva ed effettiva. fiducia a partiti che rimpiangevano quasi di non essere uniti come prima al PCI o di non più riuscire a ra{– forzare la copertura quadripartita della politica demo– cristiana? Alle nostalgie staliniane di molti socialisti, al filocle– ricalismo di molti socialcomunisti, agli strali che, a de– correre da un certo momento, i due partiti socialisti sembrarono serbare esclusivamente alla loro lotta fra– tricida, era naturale che molti elettori marginali socia– listi o socialdemocratici, sfumata la prospettiva vicina di un forte partito socialista, preferissero un chiaro e forte partito comunista e una chiara e forte democrazia cristiana. · · Per conquistare in modo permanente la fiducia di un corpo elettorale sempre più vasto, i due partiti so– cialisti avrebbero dovuto anzitutto avere fiducia in se stessi, o meglio nel socialismo, senza avere il timore di sganciarsi troppo o troppo poco da altri partiti, con l'av– vicillarsi maggiormente ad una posizione anzitutto s<r cialista. E avrebbero dovuto avere, e manifestare, questa fiducia, senza attendere compensi immediati, senza la– sciarsi sconcertare dal primo insuccesso (Trento, del resto, non fu un insuccesso, e, con un po' di pazienza, la politica di Trento sarebbe diventata un successo tra– volgente). Il corpo elettorale rivendicò, con il suo voto del 27 maggio 1956, un forte strumento socialista unitario, per realizzare una forte politica socialista indipendente. Non ha avuto nè l'uno nè l'altra. Non si deve dunque la– mentare che esso ne abbia fatto ricadere la responsa– bilità, in solido, su ambedue i partiti s'ocialisti. Pur non potèndo offrirgli uno strumento unitario senza unificazione, se ne può tuttavia riconquis.tare più lentamente la fiducia offrendogli almeno la forte poli– tica socialis'ta indipendente alla quale aspira. La via della ricostruzione di una grande forza socialista passa dunque necessariamente per l'indii:,endenza e per l'ini– ziativa autonoma. Quello dei due partiti socialisti che saprà meglio se– guire questa via conquisterà pure la maggiore forza, a danno dei suoi vicini di destra e di sinistra, siano essi socialisti o non socialisti. Il PSI si è messo a Venezia su questa strada: rompa le briglie che lo legano ancora alla vecchia politica e vada avanti peÌ- conto suo! ll PSDI, uscendo dal governo, potrebbe trovare l'occasione di percorrerla anch'esso: non abbia, la sua sinistra, paura di avere coraggio, e forse ci si troverà tutti di nuovo sulla stessa strada. Ma guai a chi esita ancora: la DC prepara senza ten– tennamenti il suo nuovo 18 aprile e il PC il suo nuovo Fronte; se si vuole evitare al paese l'uno e l'altro, vi è appena il tempo per rilanciare una posizione socialista autonoma e forte. Su questa e solo su questa possono ancora convergere le forze decise a sbarrare la strada ai blocchi contrapposti, Ancora un errore, ancora un'esita– zione socialista, e al paese non rimarrà più altra scelta che sia clerica1isÌno e comunismo. l'AOLO VITTORELLI

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