Nuova Repubblica - anno V - n. 22 - 2 giugno 1957

.'JlUOVll J-epuhhllca Comitato direttivo, TRISTANO COOIGNOLA (direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI.• Seg,. d; redazione: GIUSEPPE F..\.VATI. Oirez. e redaz.: Firenze, Piazza Libertà 15, tel. 50.998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, tGI. 483-207/8. Autorlz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed In ltaly. St. Tip. de cla Nazione•, Firenze, Via Ricasoli B. 165 • ANNO V • N. 22 · Un numero L. 40. Estefo l. 50. Un numero arretrato l. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Fran.cia L. 1500, sem. l. 800, - trim. L. 450. Estero: L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova ltallo, Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio· del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa, L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA L'ULTIMO RILANCIO di PAOLO VITTOilELLI I L CORPO elettorale non ha sempre ragione. Esso è incapace di scorgere le distinzioni sottili, le pro-_.. spettive a lunga scadenza, i fermenti nuovi che vengono sottoposti alla sua approvazione. Ma è fatto come è fatto e ormai sappiamo abbastanza bene come· sia fatto. Conosciamo l'influenza esercitata sul suo giu– dizio dalle abitudini, dalle tradizioni, dalle supersti– zioni, dalle paure, dalla rinascita, in Jui, dell'homo oeconomicus, .non appena si ponga il prqblema di non disperdere il voto. Sappiamo - o meglio i partiti, i loro propagandisti, i candidati sanno - tutte queste cose e altre ancora, le quali costituiscono le premesse, le re– gole del gioco elettorale, imponendo a chiunque vo– glia partecipare seriamente al giuoco di tenerne conto, di adeguarvisi. · Quando l'elettore sbaglia, quandò non riesce a scor– gere un'idea nuova, sia pure presentata in forma vec– chia e popolare, non vuol dire che l'idea nuova non sia• né nuova né buona, ma vuol dire certamente che egli non si è lasciato convincere della novità o della bontà di quest'idea e che occorre quindi ricominciare da capo. L'elettore è del resto fortemente ancorato alle sue abi:. tudini elettorali, dalle quali non si fascia distogliere se, non quando il partito al quale è abituato gli sia ripe– tutamente apparso cattivo, incapace, inefficiente, e quan– do esso si trovi in modo permanente, non già davanti all'offerta dì una posizione d'attesa come quella costi– tuita dall'astensione, bensì di un'alternativa valida ed efficiente allo strumento nel quale aveva avuto fiducia fino a quel momento. Per c0nquistare un cittadino alle . prnprie idee, ci vuole dunque molto tempo, ci vogliono spesso molte elezioni, il tutto condito da una generosa dose di pazienza e di sagacia. Nei momenti di crisi, come il 18 aprile 1948 o i1 7 giu– gno 1953, l'elettore può anche superare le sue esita– zioni, accantonare l'astensione alla quale si sentirebbe portato a causa di queste esitazioni, e votare per quella che gli pare l'alternativa più valida ·alle sue scelte passate. Ma questa scelta è raramente una scelta defi– nitiva. Perché la sua fiducia torni al partito cui l'ha data in un momento di crisi nazionale, occorre che que– sto partito, non più con le sue impostazioni nazionali a lunga scadenza, bensì con la sua azione d'ogni g\1.:rno, riesca a riconquistarla, a consolidarla, fino ad ottenerla definitivamente nelle successive elezioni. Una parte d.el corpo elettorale - e non una parte . limiiata ad un particolare settore politico o sociale - è resa instabile dalla impossibilità di trovare uno stru– u mento veramente adatto a lottare per le sue aspirazioni o dalla nostalgia per un passato condannato dalla c;toria li e che non potrà più tornare. Così, da dieci anni a questa parte, alcuni milioni di elettori democratici oscillano fra la DC e il PSI, fissandosi ogni tanto sulle formazioni cosiddettè «minori>>, senza riuscire a concepire la loro scelta come una scelta veramente proficua, senza fare af– fidamento su risultati durevoli, e rimanendo quindi per– petuamente in cerca di uno schieramento democratico stabile e articolato nel quale potere finalmente svol– gere un'azione a lunga scadenza. Su questa parte del– l'elettorato abbiamo spesso operato anche noi· ma men– tre siamo riusciti a fargli esprimere efficacemente una protesta, come il 'J giugno 1953, non siamo ancora riu– sciti a offrirgli uno strumento permanentemente valido e.d efficiente. · , Ma ancor più instabile è l'elettorato di estrema de– s.tl' a: esso votò per formazioni specificamente monar- · ch.iche e qualunquiste nel 1946, si riversò sulla DC nel 1948, tornò~ a emigrare donde veniva, ·in formazioni nuove, dal 1949 al 1953, e torna ora, a poco a poco, con ritmo meno brusco che nel 1948, verSo una DC nella quale anche gli uomini che erano una volta a sinistra non riescono a resistere al deSiderio impellente di ere– ditare questi voti di estrem3. destra. Una prova di stabilità sta invece dando l'elettorato comunista, che è cresciuto quasi senza interruzione, a ritmo costante, dal 1946 in poi, con un attimo di sospen- #......,, .. s~one dalla primavera del 1956 all'inverno d~l 1956-57, a seguito del XX congresso del PCUS e dei Latti di Po– lonia e d'Ungheria, ma. che si è rimesso a crescere dopo che, non senza grandi sforzi, il gf:uppo dirigente del PCI è riuscito a tamponare e a Super3re la sua crisi interna. L'elettorato socialista, invece, è uno dei J?iù oscillanti, sia pure entr.o_ i suoi limiti naturali, ciò che fa dire a molti socialisti, con senso di compiacenza, che esso non decresce. Ma, da dieci anni, esso neppure cresce, salvq rare e insignificanti eccezioni, benchè il coi-po elettorale nazionale sia notevolmente aumentato dal 1946 ad oggi, essendo passato da circa 23 milioni di voti validi nelle elezioni poÙtiche del 2 g(ugno 1946 a 28,3 milioni in, quelle del 7 giugno 1953 e presumibilmente a una tren– tina di milioni nelle prossime elezioni politiche. I voti complessivi delle formazioni socialiste non sono . mai riusciti a superare di molto i cinque milioni di voti conseguiti dal PSIUP e dal P.d'A. nel 1946, essendo probabilmente discesi sotto quella cifra nel 1948, aven– dola quasi raggiunta di nuovv 11~ 1.ie amministrntive del 1951-52 e nelle politiche del 1953 (sommando i voti del PSI, del PSDI, di UP e del!'USI) e avendola. per la prima volta; supe·rata di circa mezzo milione di voti nelle amministrai'! è::-del 1956. ~TON PARLIAMO delle formazioni laiche minori, come 1., il PRI, il cui milione di voli del 1946 è progressiva– mente disceso a circa due quinti di quella cifra negli ultimi anni, senza dimostrare alcuna tendenza netta a ri– ·salire neppure al livello già sostanzialmente ridotto del 1948; né dei radicali, la cui effimera e liniitata uscita elettorale del 1956 è_ rimasta senza domani, essendosi i radicali sempre confusi, in seguito, nelle rare occasioni in cui si sono presentati alle elezioni ~mministrative par– ziali, con le liste repubblicane, il>;;;cui peso elettorale non è, per questa ragione, in alcun modo aumentato. La tornata elettorale amministrativa del 26 maggio 1957, che conclude un ciclo iniziatosi nell'autunno scorso (a dire il vero, mancano ancora le elezioni regionali in Sardegna, che si svolgeranno in giugno) conferma purtroppo questa rapida analisi e pone, alle formazioni democratiche e socialiste, alcuni gravi problemi che sì è cercato di eludere o di contraffare dopo alcuni risultati parziali, come quelli di Trento e Bolzano, all'inizio di questo ciclo di elezioni amministrative, o di Lecco e di Rimini, dopo il congresso socialista di Venezia. Esami– niamoli dunque con spirito aperto e sereno: - le elezioni amministrative del 27 maggio 1956, nel corso delle quali i vari gruppi socialisti raggiunsero com– plessivamente il risultato elettorale più alto che aves– sero mai avuto in Italia, mentre tutti gli altri partiti, nessuno escluso, perdevano un certo numero di voti ri– spetto alle elezioni politiche del 1953, segnarono chiara– mente una ripresa socialista, che dette l'avvio alle con– versazioni per l'unificazione socialista e alle polemiche successive; - le varie elezioni svoltesi dall'autunno del 1956 alla primavera del 1957 indicano invece un chiaro rove– sciamento della tendenza: mentre nella primavera del '56, cominciava a profilarsi un movimento centripeto, dalla destra clericale e fascista e dall'estrema sin-istra comu– nista verso un centro ideale di raccolta costituito dal rriovimento socialista e democratico nel suo complesso, nelle elez10ni successive, fino a quelle del 26 maggio 1957, si è verificato invece un movimento centrifugo, verso le due grandi formazioni di massa,- il PCI e la DC, la quale ultima ha riassorbito pure un numero notevole di voti provenienti dall'estrema destra; - l'interpretazione iniziale e spontanea più corrente, in seno ai due partiti socialisti, soprattutto dopo le ele– zioni di Trento e di Bolzano è quelle dì Lecco e di Ri– mini, fu che i socialisti, uniti, perdevano voti social– democratici di destra che andavano verso la DC e altre • formazioni situate alla destra del PSDI, o voti socialisti di siniStra, che andavano o tornavano al PCI; divisi, invece, continuavano a portar via voti ai democristiani e Nuova Repubblica :t è settima~ale politico e di cultura. E' anchs giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto · n. 1021 der 21 ·1uglio 19'55. Manoscritti, fotografie, disegni an– che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. Il p_eriodico viene inviato gratuitarnente in saggio a chiunque ne facc)a richiesta. Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 2 GIUGNO 1957 • L. 40 e ai comunisti; donde la tesi dell'on. Saragat, solo debol– mente confutàta- dal PSI, il cui congresso di Venezia Partì anzi da questo d·ato di fatto Per accettare il rinvio a una data lontana o a più completa maturazione della unificazione socialista, che sarebbe stato meglio rinviare l'unificazione a dopo le prossime elezioni politiche, alle quali i due partiti avevano interesse a ·presentarsi con liste separate; ' - i fatti dimostrano ora che, se è vero che i due parti~i :miti per?ono voti a. p1_·~~ttodella DC e del PCI, non e mvece vero che, con hste separate essi riescano ad ottenere un risultato -ITiolto: migliore;' risulta anzi, d0po questo ciclo elettorale, che i due partiti C0me hanno Vinto entrambi, ·sia. pure su-liste divise,. le eÌeZioni ammi– n"istrative del 27 maggio 1956; hanno pure Perduto en– trambi, dì visi o U·ni_ti, le. eiezioni successive,- nonostante le trattative per l'unificazione Soèialista, o a causa di queste trattative, o in ConSeguènza'. delle A.po1emiche in– terne ed esterne suscitate da• queste trattative. La causa delle sconfitte socialiste e socialdemocra– tiche non può dunque essere di natura tattica (presenta– zione di liste unite o divise), come si credette o si volle. far· .credere all'inizio di quèsto ciclo elettorale, ma è di natura prettamente politica ed è certamente connessa al modo in cui è stato affrontato il problema dell'unifica– zione socialista. Bisogna star~ bene attenti, però, .a non l'interpretare in modo sbagliato o unilaterale questa causa degl'insuc– cessi elettorali dei due partitj socialisti. Per avere inter– p'retato in modo contraddittorio i risultati della seconda tornata delle elezioni aÌnministrative del 1946, il PSIUP, che cominciava appena ad essere travagliato dalla di– versità di valutazioni sui vincoli con i comunisti, trovò una ragione pratica impellente per scindersi: Saragat e i suoi amici ritenevano che il partito fosse stato scon– fitto, dopo la grande vittoria del 2 giugno 1946, perché il PSIUP era troppo legato ai comunisti, mentre Nenni e i suoi amici attribuivano la sconfitta all'insufficienza di tali vincoli. Le analisi successive dimostrarono che le cause della sconfitta socialista erano ben più complesse; ma intanto la scissione era consumata. Adesso si tratta di non ricadere negli stessi errori: riteniamo di averne eliminato il più importante, quello che attribuisce la sconfitta alla presentazione di liste .unitarie fra i due partiti. Si tratta, però, nel valutare l' ·incidenza dell'unificazione socialista sugli insuccessi elettorali, di non ripetere in altra forma lo stesso errore. Ragioniamo perciò un momento su questa incidenza. Se gli elettori margi-n31i socialisti e socialdemocratici erano così contrari all'unificazione da voltarle le spalle non appena furono avviate le prime conversazioni fra PSI e PSDI, perchè dunque avrebbero preferito, il 27 maggio 1956, il PSDI alla DC e il PSI al PCI? In so– stanza, chi si spostò allora in senso centripeto verso i (segue a pag. 2, 1.a col.) COl\l\!EGl\lO l\li\ZIOl\li\LE O I Ul\lIT i\' POPOL/\RE Il Convegno Nazionale di Unità popolare è convocato a F1irenze per i giorni 22 e 23 giu- gno p. v. · I Grup9'.}idi UP ~iceveranno nei prossimi giorni le norme relative alla nomina dei dele• ga~i e allo svolgimento dei lavori, l'ordine del giorno,_ e la relazione della Cl!ire~ione per la discussione nelle .assemblee. E'. stato fissato il criterio della rappre· sentanza diretta dei Gruppi al Convegno, sen– za tramite di Convegni provinc,iali o regiona– li, e quindi senza elezioni di delegati ;'n secon– do grado. Potranno essere ra·ppresentati soltanto i Gruppi che abbiano tempestivamente ottem· perato alle rich·ieste della Segreterià, per quanto niguarda il censimento aggiornato de• gli iscritti, Per venerdì 21 giugno alle ore 21 è convo· cata la Direzione del Movimento presso la sede di UP a Firenze, piazz.a della l..!ibertà 15.

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