Nuova Repubblica - anno V - n. 19 - 12 maggio 1957

2 da Nenni alla alternativa socialista. Già a Venezia, il richiamo al PSDI era il richiamo anche del PSDI ad una linea di riscossa politica delle forze socialiste e de– mocratiche italiane in vista di una nuova prospettiva: non più 1a richiesta df::teriore di un accordo di vertici, che a Pralognan aveva assai avvilito il senso dell'azione compiuta dagli stessi socialisti in quE:lla direzione. Che cosa è accaduto da Venezia ad oggi? le flessioni elettorali dei°.PSI (non gravi del resto, ma tuttavia si– gnificative) sono servite di pretesto da parte di alcuni non già per portare plù a fondo la scelta dì Venezia abbandonando il pericoloso terreno, puramente formale, di Pralòghan; ma per tentare l'impossibile ritorno ad una fase che già il congresso di Torino aveva liquidato. Si consideri anzitutto che una perdita di voti e'ra e 1·esta inevitabile ogni vqlta che un partito, abituato da ]ungo tempo ad un certo binario di consuetudine poli– tica, se ne distacca per affrontare una nuova via. La politica di offerta d'una alternativa, qualificata e propria dei socialisti, non poteva e non può che determinare la cÙalizione degli interessi opposti, delle forze politiche che a codesta alternativa non sono punto interessate. Si tr(Ltta di resistere, in una prima fase, a questa con– giunta offensiva. Se gli avversari si accorgono che que– sta resistenza non c'è, essi ovviamente intensificano la loro azione, fino a riprendere il controllo della situazione, riportandola· alle condizioni precedenti; ma se quella re– sistenza c'è, sono gli stessi avv:zrsm•i nd adeguarsi •via. via alta situazione nuova. Era del tutto evidente che Togliatti come Saragat come Fanfani avrebbero reagito con tutte le possibili armi alla via -aperta da Venezia: evidente, ed anche legittimo. Ma se quella strada ha una propria vitalità politica e ·viene efficacemente di– fesa, è altrettanto inevitabile che succeda una seconda fase, alla quale saranno interessati cattolici in pole– mica .con Fanfani, comunisti •in polemica con Togliatti, socialdemocratici in polemica con Saragat. A questa Jegge elementare non si sottrae l'elettorato: anzi, esso vi è sensibile assai di più che non le dirigenze politiche. La prima reazione dell'elettorato non poteva essere che di diffidenza, d'incertezza verso la nuova linéa proposta dal PSI: se questa linea, si mostra sicura di sé, corag– giosa, combattiva, il riflusso in suo favore e contro i suoi avversari è sicuro; s'essa- si mostra ondeggiante, incerta, contraddittoria, le flessioni elettorali. diventano permanenti e si risolvono in una effettiva perdita politica. l LL'INDOMANI del congresso di Venezia noi non dis– A simulammo le· preoccupazioni che ci derivavano dal 1l"wdo col quale si era voluto bloccare la linea Nenni. Non perchè, Scrivemmo allora, non fossimo concordi ~n– che noi sulla inopportunità di una politica unificazio– nista ad oltranza: ma perchè ad essa ritenevamo di do-– versi contrapporre un'accentuaziot)e non una ritratta– zione della politica di apèrtura e di alternativa. Il modo con cui il congresso di Venezia si concluse ci parve in– veèe pericoloso proprio perchè dava l'impressione al paese di una timidità, di una perniciosa incertezza nel procedere oltre, con coerenza, nella politica imboccata dal partito, di cui l'episodio Pralogn3n era stato una deviazione non determinante e definitiva. I successivi sviluppi all'interno del PSI hanno dato qualche fonda– mento a queste nostre preocèupazioni. Si è cercato an– zitutto di isolare Nenni. e non tanto e non soltanto ·per )e sue presunte aperture verso Saragat (già supe– rate ampiamente dallo stesso Nenni prima e dopo Ve– nezia), ma soprattuito per la sua sensibilità acutissima della situazione di 'pericolo' del paese e della neces– sità quindi di una spregiudicata, aperta e coraggiosa politica di alternativa facente centro sui socialisti. Si è fatto il possibile di nascondere questa realtà sotto una fittizia unanimità direzionale, che ha scoraggiato alla base del partito tutte le posizioni politiche e ha indotto molti militanti allo· scoramento: mentre è evidente che si trattava e si tratta di un dibattito politico di f6ndo, intorno a cui l'aperta divisione delle tendenze nella di– ·rezione -e nel partito avrebbe rafforzato il PSI, avrebbe richiamato intorno ad esso nuove forze, nuovi intereSsi, nuovi consensi. E, soprattutto, si è cercato di mettere nel dimenticatoio la sostanzn della politica, di alterna– tiva, che sola può determinaré un effettivo si;Jostamento generale dello schieramento politico. Da parte nostra non abbiamo lasciato perdere occasiorye per richiamarci appunto a questa sostanza, che si traduce chiarissima– mente. in alcune esigenze di fondo: ,,, i) occorre mandare avanti, rapidamente, 1a qua- lificazione programmatica dell'alternativa socialista. Il tentativo, per altro meritorio, fatto prima di Venezia resta un tentativo: e lo stesso Congresso affermò solen– nemente che si sarebbe andaii oltre subito dopo, con la collaborazione di tutt,2 le forze esterne al PSI che intendessero portarvi il loro contributo. Non si è mossa foglia d'allora. Eppure ·1e elezioni politiche premono: ·e il paese dovrà pur sapere allora che cosa hanno da proporre domani i socialisti; e. i socialisti d~vranno pur preoccuparsi prima d'allora di concentrare intorno ad una valida piattaforma programmatica quanto più pos– sibile, di forze minori; 2) è stata cond.ivisa da parte di alcuni dei diri– genti socialisti l'assoÌuia urgenza di trovare un '·ponte' di comunicazione fra la· realtà politica PSI e la realtà culturale di sinistra, molto più mossa e varia (anche ·sul terreno ideologico), che sta fuori di esso, o sul piano marxista (per un aggiornamento improrogabile) o su altri piani; e si è riconosciuto anche che il PSI come tale non ha e non può avere da solo la forza d'attra– .zfone necessaria ad interessare larghi· ceti culturali ed intellettuali e tecnici alla elaborazione di un programma (punto 1) e a11a ricerca sociologica necessaria aiJa rie– l~borazione_ ideologica (punto 2), per Je quali essi sono (162) nuqlla rep11bblic11 ·1.__ I_'I_'_A LI A POLITICA NON i' ILLUPO MANNA P UO' SEMBR/\H,E jronica, la condizio-ne del com– mentatore politico che, dopo avere, a lungo auspi– cato la decisione socialdemocratica di passaggio al– l'opposi1/..ione, si trova OJ.1!.. a dovel'e, pt>r pal'adosside ma phrnsibile coeren:.-.a, sottopon·e a ci·itica q11e~ta _stessa. ri~ soluzione, attuata da Giuseppe :-3al'l'l.gat. Ma 11 caso e 111 eno incongrno di quanto ~embra. Dicevamo la settimana 1 scorsa che le impennate dì San1gat .rispondono costante– rnente ad u11a linea sostanzialmente w1ifom1e. ll caso che ci ir1t_e1,essa ne pt'esenta c:uattcl'istiche notissime, le se- , guent:i: .I) Jn vjsta di lutti i congressi del suo partito, Sal'a– gat suole « distacCal'e ». da sé la dPstni, che poi, nello kpazio inte1·c011g1·essm,le, assimila nuova1ne11te a sé pas– sando la •spugna su tutte le differenze apprezzabili. Que– sta la r&gione per la qualP, al traguardo delle votazioni congressuali,. pe1·viene se;npl'e una <'sigua fral!.ione di de– stra, che del 1·e~to, dalla tribuna, si appaga di notazioni morali;:;tiche noi riguardi del leadf'r, ma ne condivide so– stanzialmente \"indii-izzo se nofl le VPniali accidentalitù. 2) li « salto della quaglia» cÒmpi11to da. Sarngat rn~i riguardi di :Matteotti da un lato, di Vigorelli-Rornita. dal– J"altrn 11011 è in· fun,-,ione a.nticentl'ii;ta e ·antiministeri"a– li . :.;ta; 'ma al conll'ano, pf'J' la l'ifusione, che egli si illude rafforzabiJe, della stessa formula di governo. Se Sl\J'agat avcs.e:e trovato in Segni un De Casperi disposto <1d accor– dargli unll' tregua dall'atlività governativa, a scadenza della eliius11ra congl'essuale, la crisi del governo Segni poteva essere rispanniabt. Jl fatto è che non tanto Segni, rna probabilmente un (;apopartito conie Fanfani, nou avrnbbero più ammesso una così puerile prnccdnra. S'ara– gat ha dovuto fare. un SA Ho in avanti, con la fern1a in– tcn:.-.ione di ricupe1•;:ne l'attuale situazione con due pros-· simi salti indieho. La nostra tesi, della sclerotica ma· agi– tata coerenza sanigatiana, non esce, crediamo, inficiata dalla. decisione del 5 maggio. Questo ci esonera dal rnct– tcre in discussione Ja «dottrina'» dell'onorevole Ariosto, che riconduce le insorgenze· del temperamento saragatia1{0 alle fasi h1na1·i, debbasi ciò riferire ad abnormi ipotesi di biologi.a femminile, o ad abissali ritorni, in un pe1·so- 11aggio altrimenti nomrnle, di gesti e comportamenti pro– P"i di quel tipo patologico popolanncnte de110111inat.o « lupo mannal'O ». No, Saragat è solta.ntd la defo1·mazione c01·icaturnle della dernoc, ·ar.ia nella so.a çonfigunw.ione fom1ale, assunta come fine dinanz.i al quale ogni gesto tattico divie11e mezz.o lecito e virtuoso. Anche il « salto della quaglia» di oggi è uno di questi gesti, e non richiede psicologicamente una ·~gesi più appl'of.ondita. ll rnezzo ·questa volta esco– gitatò potrebbe però 1-ito1·ce1·sia suo (e temiamo, a co– mune) danno. L'assurdità della mossa di Saragat esce da troppi se– gnj perché vi si debba a lungo insisteM. Nessuno dei 1110- t'ivi a,ddotti da Saragat per legittimar~ la 1·ottura della coalizione è vero pe1· Sai-agat, dal momento che non erano validi quindi~i giomi prima, mentre da allol'a ad oggi, in modo specifico, la sua accusa, di jrnpotenz.a al govemo non trova nuove giustificazioni, in quanto non è venuto a tiro nessuno dei g,·ossi problemi sui quali il gabinetto Segni è conda111lato a.ll' imn1,~]?Hisrno. Quanto all'« argo– mento Gaitskell », dopo la pllbblicazione della lettera di Gaitskell a Nenni, esso riueve una smentita peitinente. peraltro indispensabili. Con difficoltà si è giunti alle prime battute di quel Centro di studi socialisti che do– veva rappresentare la camera di compensazione di que– ste esigenze: ma dopo quelle prime battute tutto è ri- masto bloccato. Perchè? ' 3) non è pensabile una robusta iniziativa dei so– cialisti senza che essi riescano a determinare in modo più preciso, fino. a farne degl\ slogans, propagandistici efficaci, una propria visione di ·organizzazione europea, che trovi solidarietà anche fuori dei nostri confini in altri partiti o in porziohi di altri partiti socialisti: per questo è urgente intensificare i contatti 'con questi par– titi e con queste porzioni di partiti, perchè si possa con– tribuire, presto, a far sentire una ·voce soci11lista nel concerto delle voci europee .. Cosa è, stato fatto, chi si è interessato in ques.to senso? 4) i socialisti Qebbono ormai dire qualche cosa di preciso, proprio, individuato per tentare di portare ad uno sbocco utile la crisi sindacale in atto. E' chiaro a tutti che non basta più affermare la propria lealtà alla CGIL; occorre qualcosa di più: essere portatori di un nuovo tipo di struttura sindacale, di nuove proposte che risveglino il torpore di notevole parte della classe operaia, che ridiano' slancio unitario alle lotte. Questo non si consegue né mantenendo uno stato di passività nena CGIL ed avallando· sistemi e strutture condannati ,dai tempi e dalla volontà. dei lavoratori, né scatenando nella CGIL una concorrenza partitica: ma portando nella CGIL (ed 'anche fuori) soluzioni nuove, in cui _i sin– goli lavoratori siano rimessi in primo pianò, e le strut– ture burocratiche siano riconfinate in secondo piano, cioè al livello di strumenti della volontà effettiva e li– beramente espressa dei lavoratori; 5) infine, non è possibile non rendersi conto che proprio le avventure pralognanesche si evitano· tanto più sicuramente quanto più il PSI si avvii a diventare uno strumento articolato e veramente democratico, ca– pace di albergare in una dialettica vitale tendenze di_.: Ma l'aveva già ricnvuta, pres,~nt-e ancora Càitskell a Roma, dallo stesso Saz·agat. Come tutti 1·icol'd~no, la ter– zultima sera del soggiorno l'Omano del leaùet· laburista, a cul'a di Saragat fu divulgata un'opinione ufficiosa di lui, che segnavn, a cifre del nostrn, i « tempi e i modi» delr1mifica;,,ione soci'.:llista. Si pa1·tiva, Come si notò al– lo,·a, da condizioni cui il PS[ avrebbe dovuto soddisfai•,,,, e solo in tei·zo luogo, per ora lontru1issin10, :il PSDI avrebbe dovuto abhandonarc il govon10. V_ero é che quello 110!1 L era affatto il pensiel'O di Oait);kell, ma ciò che fa al nostro caso era che Sa1·agat glielo att1·ibuisse. ·Caitskell non ha dtinque nulla a vf'de1·e nella decisione di Saragat. Ma è in11t.ile inclugiat·e in questa analisi. Nella decisione del nostro conta solo 1111 elemento di tattica congress1wle. Vediamone ora le conseguenze. Taluni hairno jpotiz– zato che con questo gesto Samgat rischi di ottenere, nel suo pa.r 'li.to , effetto conli·ario a quello che si è proposto: in particolar·e, di volgci·e contro di sé, congiunte anche se contrarie, le frazioni di sini .:;tra, di centro sinistro, e di desha. Noi 11◊11 sianio cotTivi ad accetlare questa tesi. Su questioni di principio, .. e qui cc n'è una princivale, quella dell'unific,w,ione, la desha sa1·à sempre con Sarn.– gat, cioè contro qncsta operazione; contro, quindi, la si– nistra, e, se del caso, contro Hon1ita e Vigorelli. La spe– rnta coalizione <lolle opposizioni non si formei·à, né sa– rebbe cornunque dçllR 111i11imafeco11dità. Questo non toglie che il gesto di Sai·agat possa. egual– mente ritorcei-si contro <li lui, per le possibilib'1, che mol– tiplica, della. ojJposi;,,ione autenti('a (sinistra, Matteotti) di dimostrare al congresso la malafede di Saragat, e 1~ sua sostanziale inatteudibilità. Il fatto che federazioni da gran tempo saraga.tiane, come quelle di Pamia e Piacenza, fos– sero rappresentate, domenica scorsa, al Convegno Alta Italia della conente di « Autonomia socialista'» prnn1. che il blocco saragHtiano ·è soggetto ad el'osione. Sara.gat ha messo in moto i fermenti da tanto tempo addormen– tati nel suo pa1·tito, e non è più così pacificamente 1)1'e– vedibile che egli vinca incondi,-,ionatamente il cong,·esso. Dal puntq di vista della politica generale, invece, 1\011 potremmo giudica1·e se11za preoccupazione il suq « salto della quaglia~- Chiedendo (facendo chiedere in primo tempo dal fido Righetti, che è lo stesso) la ricostruzione del quadripartito, Saragat ci porta su una via pericolos:J. Noi 1·ite11iamo esam·ita la formula centrista da assai tempo; ma fra pili sue incarnazioni, quella del tripa,·Uto Segni con i repubblicani all'opposizione valeva a tene1·e sempre un'ipoteca critica, una spinla. di quel governo verso, -la compromissione a destra, quindi un. incentivo, magro quanto si voglia, alla ch-ial'iricazione. Se il quad1·i– partito avesse a 1·ifonna1·si, anche questa, lievissima alea democratica venebbe a ·cadere; e nel tempo stesso il P81 verrebbe inevitabilmente 1·isospinto sn ·un fro1ite di mera opposizione, evidentemente pregindizìevole all'autonomia delle sue ini:.-.iative. Il fatto che si pensi a11zitutto a rico– stituire il quadripa1·tito, sebbene con molte incel'tezze, giustificatamente ci allarma. Ci allarma egualmente l'al– tra ipotesi, del monocolore, perché esso sarebbe un gò– vemo pessimo, oscillante fra la demagogia delle promesse . elettorali, e )'inconcludenza dell'esecuzione, fondata sulla inconciliabilità effettiva delle' conenti interne della DC. In ogni modo, quindi, Sal'agat ha operato per il peggio. ALADINO verse: quanto più i militanti si sentano responsabili, e quanto più rapidamente quindi si rovesci la·· struttura piramidale che continua a ridurre il dibattito politico nella chiusa e non sempre sincera atmosfera delle di– rezioni. Nari si può fare una certa politica con uno stru.~ mznto i.dorieo alla - politica opposta. E' giusto che il paese chjeda al PSI di adeguare questo a quella o ·vice– versa. Ed è appena il caso di ricordare che, a nostro giudizio, questo 'vicevers·a ' ribµtterebbe ineluttabil– mente il PSI in quella posizione subalterna da cui ha mostrato per molteplici segni di voler uscire da Torino a Venezia. · Problemi, certo, difficili: soluzicini più facili' da· pro-– porre che da attuare. Ma, appunto, la prima cosa da fare è che le si possano proporre od osteggiare libera– mente, -schiettamente, apertamente CV2ntro lo stesso par– tito, ch,e potrà così aspirare a diventare un più largo specchio del paese. O vorremo davvero, per non com– prendere in temPo quello Che è necessario fare, affret– tare il passaggio al regime, contro la· volontà di molti fra gli stessi càttolici? I èompàgni socialisti conosco1,10 ]a passione con la quale noi viviamo le ]oro stes.Se ansie, i loro stessi pl'o-– blemi: e ne abbiamo dato prova, in più occasioni, con un disinteresse, che almeno questo ci verrà da loro riconosciuto. Credano, la via d'uscita dal disagio in cui oggi essi si trovano non è nell'immobilizzare ogni cosa, nel frenare i tentativi di edificazione di una nuova va– lida piattaforma, peggio nel tornare puramente e, sem– plicemente alle posizioni di cui la 'storia ha fatto g,iu– stizia; è, soltanto, nello sviluppare con coerenza le -pre– messe ch'essi stessi hanno posto in questi anni, e nel consentire per davvero che a questo sviluppo parteci– pino, con piena aPertùra e consaPevolezza, quanti sono disposti a dar loro una mano per una nuova alterna– tiva politica nel paese. TRISTANO. CODIGNOLA

RkJQdWJsaXNoZXIy