Nuova Repubblica - anno V - n. 17 - 28 aprile 1957

(Hl9) nueu repuW,Jjca 3 "PI ANO FANFANI,, ALLA SCOPERTA DEI TALENTI ILCARROZZONE DELLE BORSE Il disegno cli legge fanl'ani, inadeguato e discriminatorio, potrebbe costituire, nelle mani di un mrn,– slro della publ,lica istruzione disposto a servirsene, un colossale strumento di corruzione clientelistica di G.· BERARDI e G. MAIOCCHI Il D I FRONTE a qllesta prospettiva, il minimo che il legislatore potesse _fare sarebbe stato di garantire nel modo più assoluto, con una adeguata composi– zione delle commissioni, e con una chiara delineazione dei compiti delle stesse, dei criteri di scelta tra i candi– dati, la obiettività dei giudizi. A questo proposito sa– rebbero state ·fondamentali due misure: non aflìdare al governo la nomina dei componenti le commissioni se non in modo puramente formale, su proposta cioè del consiglio supenore del1a P. I., e garantire che i -loro componenti fossero idonei al compito e fuori il più possibile da ogni pericolo di pressioni, burocrati– che e no. Si sarebbe in parte risolto il problema sta– bile1\do che potessero ent_rare a far parte delle co;.,– missioni solo professori di ruolo in scuole statali, ga- . rantiti contro eventuali pressioni di gruppi e di inte– ressi dalla inamovibilità dalla cattedra e per cui la vincita dei concorsi fosse garanzia di preparazione su(– ficiente. E' stata al conti:ario compiuta una scelta politica completamente diversa e si è lasciata mano libera al ministro nella scelta, stabilendo che possono essere membri delle commissioni professori: « di ruolo o incari– cati in scuole secondarie statali o pareggiate o legal– mente riconosciute >>. Si dirà che ciò è fatto per garantire la imparzia– lità verso gli alunni che provengono da scuote non sta– talt (e vi si dirigono), ma il fatto che neppure sia stato previsto un numero minimo . di proféssori ' necessaria– mente statali, per ogni commissione, pone la pos– sibilità che, dei quattro professori di scuole secondarie previsti per ciascuna commissione, tutti e quattro siano non statali. Conoscendo poi la situazione delle scuole medie italiane non statali, quasi tutte affidate ad Enti o Congregazioni religiose, è facile immaginare quale stru– mento potrebbe divenire questa legge nelle mani di un ministro della P. I. ·deciso a servirsene in un certO modo, o z:olo sprovvisto di una grandissima sensibilità. Si può, giocando sul privilegio del posto ogni tre comuni, riuscire ad ottenere molte cose anche senza espressamente sol– lecitarle, posta la vistosità del privilegio medesimo e la conseguente appetibilità di esso. Senza contare che lo Stato nessuna possibilità diretta ha a disposizione per controllare realmente la preparazione· e l'attitudine a giudicare in materia tanto scabrosa da parte di inse– gnanti di scuole private. Si parla di materia scabrosa, e tale è, nè la legge è chiara a questo proposito; l'art. 1 parla infatti di « at– titudine a proseguire gli studi>>, l'art. 4 della necessità di una media di almeno 8/10 per l'ammissione al con– corso, ed infine l'art. 5 (ultimo capoverso) parla di clas– sificare gli idonei in ordine di merito, dopo aver stabilito che saran proclamati idonei solo coloro che verranno classificati con una media comp'lessiva di almeno 8/10 nelle prove di concoL·so (scritti di italiano e matematica e orali di italiano, matematica e cultura generale). Ora, a nostro parere, altra è in quinta elementare l'attitudine a proseguire gli studi ed altro il merito conseguibile in talune prove d'esame. Questo settore della legge ubbi– disce ostensibilmente al pregiudizio fiscalistico che ad una autentica capacità inte11ettuale corrisponda mecca– nicamente un rendimento in decimi rispecchiante l'esatto valore di un individuo. Ma è veramente possibile pren– dere, in quinta elementare, ·una indicazione di tale im– portanza sulla pura base del rendimento alle votazioni,· le quali evidentemente non solo dipendono dalla capa– cità e dalla buona volontà degli individui ma in gran parte, dalla massa di nozioni precedentemente fornite Joro dell'insegnamento? La risposta è ovvia anche poichè è nota la disparità evidenie che da questo punto di vista offrono, anche in una stessa provincia, scuole a « pluri– classe», cioè con due o più classi sotto la guida di un unico maestro; scuole con una media di 20-25 alunni per classe e scuole con una media dL 35-45. Nelle scuole a pluriclasse ed in quelle superaffòllate finisce, nel mi– gliore dei casi, per scapitarne la massa di nozioni apprese dagli alunni, e spesso le votazioni non potrebbero es– sere per questa ragione molto alte,. ad un concorso, in relazione a quelle cii scolari per ipotesi illeno capaci ma che abbiano fruito di un insegnamento normale. La rigidità dei criteri della legge, il suo affidarsi alle matematiche medie di votazione finh;ce per dtvenire qui un altro criterio di discriminazione, mentre non sono al contrario previste prove psicologiche che tendano ad assodare le capacità intellettuali dei bambini e le loro effettive possibilità di comprensione, prove che si rive– lerebbero qui utilissime,. mentre si chiarirebbe, con· una maggior larghezza ed elasticità. nelle prove nozionistiche, che la precedenza .deve andare al fattore « capacità ef– fettivé » e «possibilità» (anche in relazione alla volontà ed all'impegno dei singoli - e qui le commissioni che si valessero dell'aiuto di esperti in questioni psicologiche dovrebbero prendere in esame il curriculum vitae dei vari candidati, in tutto il corso delle scuole elementari, tracciato da maestri e medici scolastici). Inoltre rivela qui il suo limite discriminatorio la condizione degli 8/10 per l'ammissione, poichè si tratta di una media molto alta e poichè il valore d'attribuzione de: voti varia da classe a classe, da scuola a scuola, infine da zona a zona geografica e talvolta, in misura notevole, da scuola pri– vata à scuola statale. In Sardegna: 7'> al111111i y1e1· aufa L'ampiezza di questi problemi si può agevolmente ri– levare sapendo che se in Italia la media per gli alunni per aula è di circa 27 alurÌni, nell'Italia insulare essa sale a 75 (5). Il numerO delle scuole a pluriclasse è poi altissimo (sono 11.763 solo quelle in cui un solo maestro deve badare a tutti gli scolàri), e ciò, oltre che recare danno alla preparazione nozionistica, impedisce nel modo, più assoluto che si possa coltivare e sviluppare la effet– tiva capacità dei bimbi di famiglia non agiata. Ancora una volta, dietro l'esigenza che per il piano «verticale» si ·adottino criteri più larghi e che le prove di con– corso non si basino tanto sul « merito» e sulla prepara– zione nozionistica (un buon insegnante di scuola media di solito riprende prima di iniziare il proprio programma i temi studiati nelle elementari, e piuttosto ampiamente), preme l'altra esigenza d1 uno sviluppo della scuola ele– mentare, di un rapido adeguamento dell'edilizia scola– _stica alle necessità sempre crescenti (la legge 9 agosto 1'154 può dar frutti solo a scadenza lontanissima) e nello stesso tempo di un conseguente aumento clel numero degli insegnanti; il « diritto ollo"'studio » costituzionale passa inevitabilmente, se vuol trovare attuazione, ·attra– verso una pùlitica di rapido ampliamento e migliora. mento deJla.)--~ola dell'obbligo, ed è a questa che lo stato ed il 'parlamento devono esser chiamati ad inte– ressarsi, per questa a compiere uno sforzo nsolutivo per la vita democratica ed il progresso civile del paese. ])ove finiscono Je l1orse "rec111,erate,,? Restano due rilievi, assai importanti: il primo è che il legislatore non si preoccupa di stabilire che cosa si farà. del denaro stanziato Per una borsa di studio il cui titolare perda il diritto a fruirne. Sembrerebbe lo– gico che la borsa dovesse essere pbsta nuovamente a concorso l'anno dopo, oltre le solite 5.000, ma già si è detto che la relazione illustrativa, fissando la cifra mas– sima a cui la spesa finirebbe per ammontare, si pr~oc– cupa di presentarla come iPotetica (solo se nessuno stu– dente perdesse. il diritto a fruirne), il che è pericolo– sissimo potendo rendere alla fine ancor, più modesto il tentativo prospettato, e rivela, se ancor ve n'era bisogno, che parlare, a questo proposito, dell'art. 34 della Co– stituzione, è alme ... no demagogico. Il secondo rilievo tocea i criteri di_ attribuzione delle borse per ciò che riguarda la condizioni economiche disagiate . .Innanzi tutto sembra sbrigativo e troppo rigido il criterio di limitare l'accesso alle borse agli alunni italiani « che appartengono a fa– miglie con reddito non superiore a quello esente dal– l'imposta complementare»; in tal modo un incremento di reddito di sole 10.000 lire, spesso inoccultabili, fini– rebbe per risolversi in una perdita enorme, a situazione economica familiare evidentemente non migliorat~; senza contare che questo criterio, essendo ·rigida la cifra del reddito netto esente dal pagamento della complem'i'ntare) esclude una valutazione realistica della situazione eco– nomica del nucleo familiare in relazione al numero del1e persone a carico. Ciò si risolverà inevitabilmente nella esclusione dal godimento delle borse di giovani in situa– zione economica più disagiata di altri ammessi a goderne, come accadrà in seguito all'altra ed ingiustificata esclu– sione da questo «piano» dei ragazzi che provengono da comuni in cui esistono le scuole superiori che essi in- tendono frequentare. · Qui l'interpretazione del dettato costituzionale di– viene arbitraria ed anzi svisa completamente, contraddi– cendola, la chiara espressione dell'art. 34. Infatti in que·sto modo, alunni poveri residenti in zone di alta concentrazione urbana (e quindi provviste senz'altro dì scuole medie) con livelJo popolare dì vita estrema– mente basso (si .veda il caso di Palermo) saranno au– tomaticamente privati del diritto garantito dalla Costi– tuzione.· Per· questo essa parlava chiaramente, riferen– dosi al fatto che molte volte oltre alla mancanza di de– naro per mantenersi a scuola (con libri ed alimentazione sufficiente), è la necessità del sia pur tenue àpporto finanziario recato dal loro lavoro al nucleo !ar'niliare che priva molta parte dei giovani della possibilità di continuare i propri studi, di « assegni alle famiglie» ol– tre che di borse di studio. La legge in esame voTuta– mente contrasta dunque con lo spirito e la lettera del1a Costituzione, pur richiamandosi ad essa, e tende a creai-e al contrario un privilegio per i. giovani delle zone rurali. Ora se è vero che auspicabile sarebbe l'apertura ad essi di maggiuri possibilità, per giungere alle scuole manc·anti nei loro comuni, è pur vero che la legge at– t1,1ale colpisce in modo radi"cale (con l'esclusione) i gio– vani capaci e di disagiate (talora disagiatissime) con– dizioni economiche residenti nelle città, specie del Sud, ove la miseria in città raggiunge talora dimensioni gran– dissime. Questo significa un'altra scelta politica negativa, e ci stupisce veramente che la legge non sia firmata an– che dall'onorevole Paolo Bonomi, con il che essa a rebbe consolidato il suo carattere chiaramente discriminatorio, che ormai da tutta la nostra analisi traluce. Varrà la pena comunque di concludere con un altro rilievo: tentativi di questo genere, anche politicamente più progressivi di questo (destinato solo a creare un ul– teriore carrozzone di privilegiati con acquisto di consensi politici, e fors'anche di conversioni religiose « non ri– chieste»), sono destinati a lasciare le cose come sono, a meno che non s'insèriscano in un organico programma di sviluppo di tutta la scuola elementare italiana. Lo stesso problema della qualificazione di una mano d'opera specializzata attraverso le scuole professionali dipende da ciò in modo inequivocabile. E questo nessun governo è in grado di programmarlo, costringe,ndo il paese a no– tevoli sacrifici (poichè è impensabile che si possano fare queste spese senza nuovi introiti) se contemporanea– mente non si imposterà il problema della creazione di nuove Possibilità di lavoro. Questo è del resto il problema centrale dello sviluppo di tutta la società italiana. Il problema del diritto allo studio si inserisce in una prospettiva più vasta in cui occorre il coraggio di piani.ficare una politica di sviluppo della energia, di industrializzazione. · E' quanto si sta impedendo di lare, con la legge governativa per lo sfruttamento dell'energia nucleare, per esempio, desti– nata a lasciare l'Italia in una situazione di arretra– tezza che si ripercuoterà inevitabilmente e sulla possi– bilità Qella Creazione di nuove industrie, e sulla pOSsi– bilità di adeguare le attuali alla situazione tecnologica estremamente progredita del mondo contemporaneo. Sce– gliere di lottare per il diritto allo studio implica scegliere una politica di progresso per cui occorre un coraggio politico che non sembra essere, morto Vanoni, preroga– tiva degli attuali dirigenti democristiani. In questo senso il progetto di legge Fanfani, asttatlo dal concreto problema dello sviluppo urgentissimo di tutta la scuola dell'obbligo che è legato allo sviluppo eco- - nomico di tutta la società italiana (poichè, per rinno– vare certe strutture e crearne altre, industriali, etc., oc– corrono anche la capacità di lavoro su cui contare, i due problemi sono legati e complementari), è un progetto che esprime assai bene alcune « buone intenzioni», una certa furbizja nel cercare tutti i vantaggi per una parte, non solo politica, da qu_esta possibile nuova occasione di carrozzoni, ed una tattica di dilazioni e di rinvii. Poichè non si può parlar.e di diritto allo studio che in termini di liberazione delle grandi massè oggi trascu– rate da tutti i servizi (che non siano quelli anagrafici, di leva e di P. S.) dello Stato. Per fare della scuola ele– mentare una grande scuola popolare occorrono centi– naia di miliardi. Non si possono trovare se essi non rappresentano contemporaneamente un investimento; ma Per fare ciò occorrono p1·ospettive e volontà di raggiun– gerle, bisogna avere il coraggio di impegnare lo Stato in un'opera di sviluppo economico e di ampliamento dell'occupazione. La battaglia per la scuola è battaglia, contemporaneamente, per una società più civile e più evoluta: questa legge è una riprova che essa è impossi– bile per Fanfani-Malagodi. (5) Dal discorso del senatore Corbellini sul disegno di legge per \e « Provvidenze straordinarie a favore dell'edilizia scolastica,,, citato da N. Ruffini (.Nord e Sud, 1, l). L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele l\U!ano, Via G.... Compagr.onl 28 Corr!sp. Casella Postale 3649 Tt!legr, Eco.stampa

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