Nuova Repubblica - anno V - n. 8 - 24 febbraio 1957

nuovll repuhhlLL-a• . iJRS/ 31.12, 57 CESACLAUDIO Via cassian Bon, 7 Comitato direttivo: TRISTANO CODIGNOLA (direttore resp.). PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redazione: GIUSEPPE FAVATI. Direz. e redaz.: Firenze, Piazza Libertà 15,. tel. 50-998, Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, tei. 483-207,8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. St. Tip. de cla Nazione•, Firenze, Via Ricasoli 8. 151 • ANNO V • N. 8 Un numero l, 40. Estero l. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, trim. L. 450. Estero: L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova Italia», Firenze. Gli abQonamenti de– corrono dall'inizi<o del mese. Per pt"bblicità rivolQersl all'Ammi– nistrazione . .Tariffa I L. 15.000 per in~~rzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA L'Arcanrelo Amintore: t< Yade retro Satana!,. (Di.,. tli OillO lJoschi) I CASI DI LIVORNO, L a crisi ap~rtasi in questi giorni nel comuhismo livor– nese menta qualche particolare considerazione, per , il disagio che esprime e conferma, ma soprattutto per il modo in cui si è svolta e per il significato politicO generale che assume. L'on. Diaz (che fu esponente della Resistenza e sindaco della città, e col quale avemmo la fortuna d'una lontana milizia comune, ai tempi del liberalsocialismo antifascista) ha -abbandonato il PCI con una motiva– zione politica onesta e seria: per non ritenerlo più lo strumento idoneo a1la realizzazione, in Italia, delle idee di trasformazione sociale che Diaz ha professato nel passato e continua a professare oggi. ·con lui, ma separa– tamente da lui, hanno lasciato le file comuniste altri esponenti comunisti locali, con rappresentanza anche ope– raia. Successivamente, a seguito della 'espulsione' di Diaz dal partito, l'amico prof. Comi, che fu già direttore della «Gazzetta» di Livorno, ha lasciato egualmente il PCI per solidarietà con gli allri compagni e per i metodi adot– tati nei loro confronti. E' inevitabile che questi fatti facciano esultare la stampa « borghese» o, per essere più precisi, la stampa «· saccarifera è cementizia » a cui praticamente si riduce la grande massa della stampa quotidiana italiana. E' uno s.cotto che tutta la sinistra deve pagare: e che non è poi di così alto prezzo se il versante entro cui si ~dà corso al ridimensionamento dello schieramento del1a sini– ·stra italiana resta chiaro e insuperabile. Per questo, non ci ha trovati concordi (anche se, ovviamente, gli abbiamo espresso la nostra solidarietà nel 11,1omento in cui era fatto oggetto di attacchi personali francamente ignobili) ratteggiamento a suo. tempo assunto dall'on. Reale che - forse per scarsa conoscenza della dinamica interna del mondo democratico - è sembrato compiacersi in atteggia– menti propagandistici e in rivelazioni scandalistiche che - questi sì - servono solo alle.fcirtune dei rotocalchi, ma non portano un apprezzabile contributo al fine che cer– tamente è nell'animo e nella intenzione dello stesso Reale: ricostituire un nuovo strumento valid; per la lotta poli– tica dei lavoratori italiani, per l'allargam~nto a ·tutti i livelli della democrazia e dello spirito critico. A differenza appunto deUa suddetta stampa « borghe– se», noi consideriamo ogni fenomeno. di Crisi nel mondo comunista come un fatto che ci pone soprattutto delle nuove responsabilità, e che perciò accettiamo con una certa trepidazione: saremo capaci, sarà capace lo stru– mento politico del socialismo italiano di ridare vitalità democratica, slancio di lotta, alle energie oggi umiliate, ma tuttavia preziose, che la politica staliniana e l'apparato togliattiano imprigionano inutilmente nel PCI? Perché è ben noto a tutti, e non è scandaloso il ripeterlo, che il partito comunista ha formato dentro di sé, intorno a sé, dei quadri spesso di prim'ordine, le cui qualità di dedi– zione, di sacrificio, e di esperienza diretta della lotta ope– raia hanno spesso superato, di gran lunga, i quadri socia– listi. Ed è appunto intorno a questo che si manifestano posiziOni radicalmente diverse: i reazionari italiani gioi– scono della crisi comunista, dovunque e comunque si manifesti, considerando praticamente perdute per il mo– ·vimento operaio le forze che vengono investite da questa crisi; mentre, per conto nostro, ci compiacciamo del riconoscimento che molti militànti comunisti vanno fa– cendo della inadeguatezza del loro strumento politico a portare avanti la lotta per la democrazia in Italia, ma alla condizione che essi non abbandonino la lotta e che noi (tutti i socialisti) siamo capaci di offrire loro quello che loro è mancato: una libera, res,ronsabile espansione delle loro energie e del loro spirito di sacrificio, affinché essi possano divenire utili ed efficaci per il paese. L'on. Diaz, e il gruppo dei suoi compagni, hanno deciso, com'è noto, di aderire immediatamente al PSI; non altrettanto ha fatto il prof. Comi, così come - prima di lùi - il prof. Sapegno o il prof. Crisafulli; nel partito è ancora l'on. Giolitti. Si tratta in ogni caso di comunisti che hanno riconosciuto, lealmente, che lo strumento poli– tico alla cui costruzione hanno .partecipato non è più in e Nuova Repubblica • è settimanale politico e di cultura. E' ancha giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an-, che. se non pubbl.ka ~i, non si. re~tìtuiscono. Diritti riservati pèr tutti i Paesi. li per1od 1co viene 1nv1ato gratuitamente in ,saggio a chiunque ne facci'a richiesta. Spediz. ln ~bbonam. posta/e Gr. Il, 24 FE8BRAIO 1957 • L. 40 grado - per le ragioni che sarebbe qui inutile ripelere una volta ancora - di dirigere vittoriosamente la sinistra italiana, poiché la « via italiana del socialismo » passa - come Nenni• ha efficacemente ripetuto ·a Venezia - per la via obbligata della democrazia, anche quando si sia maggioranza, e dando ovviamente a questa parola un significato socialista, cioè di partecipazione attiva e re– sponsabile dei lavoratori alle forme giuridiche e politiche in cui si esprime una moderna società democratiCa (anche il Parlamento, ma non soltanto il Parlamento). Que1lo che importa è appunto il fatto che questo riconoscimento si vad.a facendo strada ogni giorno di più: le forme, i metodi più idonei per far seguire a questo ricon·osci– mento una coerente azione pratica appartengono alla coscienza ed alla decisione indiViduale Ma qui preme far notare che se una parte della classe dirigente comunista ha già fatto questo riconoscimento, e certamente altra si appresta a farlo, il dovere dei socia– listi è quello di offrire essi uno sbocco politico assoluta– mente inequivoco alle nuove esigenze nate dall'esperienza ed anahe dalla sofferenza di tanti militanti comunisti. Questi ultimi cercano un tipo di strumento politico pro– fondam.ente diverso per metodo, per st~·utlura, per finalità da quello che ritengono non più efficiente, politicamente, ad esprimere il tipo di lotta che la sinistra può oggi concretamente condurre in Italia. Il nuovo strumento deve quindi offrire loro due garanzie: la netta diITerenzia– zione strutturale e programmatica rispetto al precedente strumento; e insieme la certezza de 0 l fine (la lolla detla sinistra italiana per determinare una nuova alternativa politica) che si propone.• Se queste sono le esigenze da soddisfare, per assicu– rare alla dissidenza comunista uno sbocco politico, allora bisogna che i socialisti sappiano che si tratta appunto di 'competere' coi comunisti per la guida del movimento operaio italiano. La solidarietà di classe non vuol dire ipocrita unità. Vuol dire, al contrario, proporre energi– camente quelle soluzioni che siano meglio capaci di rac– cogliere intorno a sé - al Jimite - l'unità di tutte le forze lavoratrici italiane. Non c'è alcun dubbio che una simile politica di ripresa socialista si scontrerà con al– cuni strati, burocratici e funzionaristici, stalin'isti anche dopo il XX Congresso, del PCI: ma sono appunto questi strati che nbn potranno essere assorbiti. Si tratta di of– frire una nuova ed aperta prospettiv~ non a loro, ma alle forze vitali, serie e mature che costituiscono certa– mente il vero tessuto connettivo del partito comunista; e che ne hanno fatto la forza morale e politica, dalla Resistenza alla· organizzazione di grandi masse di operai e di contadini intorno ad un impegno di lotta politica. Rispondere a questa richiesta di novità nella strumenta– zione e nell'attuazione di una linea politica di sinistra nel modo seguito, in un primo tempo, dal segretario livornese del PSI, Carlesi, ci sembrri che non tenga conto sufficiente delle respOf\Sabilità nuove e di grave momento che incombono ormai sulle spalle dei socialisti. Non si tratta di <<concordare» fra le segreterie del PCI e del PSI le eventuali 'fughe' di militanti da uno ad altro partito, quasi di farne un affare diplomatico di due se– greterie; né tanto meno di aver l'aria di scusarsi perché alcuni comunisti dichiarano di riconoscere nèlla via poli– tica affermata dal PSI a Venezia una via politica· più valida di quella perseguita dai comunisti: si tratta sol~anto di praticare onestamente, dirittamente, inequivocabilmen– te la nuova via, creando così le condizioni politiche adatte perché l'indebolimento dei comunisti non si risolva in un disastro della sinistra italiana, ma al contrario in una ripresa di lotta. Siamo stati lieti di constatare nell'Avanti! una piena consapevolezza dei termini della situazione anche in ~casione dei casi di Livorno: ma ci sembra che questa consapevolezza non possa fermarsi al quotidiano del partito, ma debba discendere, in modo· coerente ed uniforme, nei quadri, soprattutto in quelli che detengono responsabilità politiche locali. La 'linea di Venezia' ha bisogno, per essere portata avanti, per diventare la linea di rinascita della democrazia italiana, di una ferma e costante coerenza a tutti i livelli.

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