Nuova Repubblica - anno V - n. 8 - 24 febbraio 1957

8 (15 l) l!Uovar epuliblica P A1~SE Clrn V AI Carità cristiana L , OSSERVATORE ;fOSCANO del 17 febbraio espri– me }'indignazione e il disgusto di « ·un lettore, al quale - dice il titolo - non possiamo dar torto », per le solennf onorarn~e tributate a Piero Calamandrei dalla Nazione intera in Palazzo Vecchio. Leggendo che alla cerimonia era presente il Presidente della Repubblica e le più a.lte autorità dello Stato, al «lettore» sovviene <r un senso _di prnfonda pena », correndo il suo pensiero a Papini. « Papini, tu a,vevi un torto: un grave torto. Presso i nemici della tua Fede e forse - è doloroso dirlo - un po' nnche presso gli amici della tua Fede. Il torto tuo era che cri cristiano... E quando moristi volesti e devotamente pn~ndcsti i Sacramenti, e ti assisté un frate francescano». Or·a - è giusto - fare paragoni è odioso: ma 'come non fal·li, pensando che al postutto· Calamandrei, sì, « era. un acuto ingegno» ma certamente non « un sommo mae– ,,:lro del Diritto»? E in più - questo è grave - « fu uomo di parte» (invece« il lettore» ovviamente non lo è); fù - questo è gravissimo ---:- « l'anticlericale per eccel– lf'nza »; fu infine (ovviamente, a differenza di I>apini) « pohticamente un fallito». E, dopo tutto questo, « Ca– hnnandrei ha avuto la solenne con-1merno1·.azione in Pa– Juzzo Vecchio$. All'indonidni delle onoranze funebri a Calamandrni, 1111 sacerdote, in una chiesa di Firenze, ammoniva pubbli– c-amente i fedeli snllo sconcio verificatosi il giorno prin"la nella nostra citUi: un funerale civile seguito da tanti cit– h1dini, ricchi e poveri (più poveri che. ricchi), cattolic_i e atei (ma quasi .tntti cr~tiani). Abbiamo il dubbio che quel « lettol'e » e quel « predìcatol'e » siano più lontani (1:\1Vangelo di tutto r« anticlericrdismo »· del nostrn ricro. La nostra sobillazione e J.I [ SA perché, L'Unità del 20 gennaio si è tanto scoc– ciata per un dibattito sull'unificazione socialista te– nuto poco fa a Firenie su relazioni di Magnani, Codi– gno!a, Ar[è, Candio. Dice: perché il partito comunista non 1 i"u in,·itato, ma _solo alCunl militanti comunisti? Risposta fucile: perché si trattava di dibattere J'unilìcazione « so– cialista». Incalza: ma per alcune ore di seguito si è par– lato del partito comunista, «dunque» il vero protagonista del dibattito era lui. Risposta: già i causidjci medievali si erano specializz;nti in sofismi del genere; il dibattilo ver– tr.va appunto sulla poss_ibilità e sul modo di trasferire l'iniziativa. della guida politica dellii sinistr-a in ltal-ia alle for7,e socialiste, secondo una prospettiva più valida di quella proposta finora al paese dai comunisti; come' si sa– J'ehùe potuto « non parlare» dei comnnisti? Ma - un momento - _nel dibattito _si è parlato non « dei comu– nisti» ma « della crisi comunista». Dunqne, compagni, Of)em cl-i sobillazione beJla e buona. · E se il corrispondente dell'« Unità» sì andasse a "rileg– gere e a meditare il rapporto Krnsciov? Vi trovOl'ebbe in– teressanti afferrnaz;ioni sui concetti di 4: tradimento della classe operaia>, di « nernici del popolo», di « sobiltai,ione » eccet('-rn.-Evidentemente, ha perso il passo. La Croce a pezzi S OTTO il titolo « armi irnpari », Il Gionuile dei Lavo– ratori del 7 febbrnio se la prende per il corsivo « Croce a pezzi» (vedi Nuova Repubbl-ica del 2i gennaio ]!)57). Yi si faceva la storia, per chi non lo ricordasse, di un prngetto di Primo Maggio da celebrn1·si da parte degli aclisti milanesi sulla frontiera. _austro-ungherese, con la c1·er.ione di una grande Croce di Ferro smontabile per tenere su il nwra.le degli ungheresi sotto Kadar. Pur– tl'oppo il pl'0getto è già. entrato in esecnzione, a riprova dell'as,;oluta mancanza di umorismo che contrnddistingne i cattolici nel nostro Paese. · Ci era rimasta una certa stima del Giornc,le dei Lc,– voratori che leggiamo in fabbrica, pol'tatoci da un solerte aclista, che ne sottolinea in rosso i punti in cui più ven– gono oltraggiati i « padroni del vapore». E' un giorna– letto battagliero che si solleva di qualche spanna dalla stampa minore parrocchiale che infesta la provincia. l\!a che modo cli polemizzare! Cacciatore prudente (o fifone?) attacca per interposta pe1-sona. Non Nuova Repubblic.J, ma l'Unità, che ne aveva ripreso il pezzullo; e allora è facile caval'sela a buon .mercato. Chi polemizzerà coi comunisti, dopo i fatti un- ghei-0::-i?~on ne vale la pena. · ?\é si può del resto polemizza1·e con quelli di « Unità Popolare»; sono un « gn1ppetto .», .i. soliti quattro gatti che d"ell'anticlericalisrno <;Ì s.ono fatti un còshrn1~ e che 1 specuTandoci sop)'a. ne traggono ragione di vita·. . Se Nuova Repubblicri avesse spazio a sna disposizione. val'l'ebbe la pena di riportare per in.tera il pezzetto del foglio aclista, in cui il termine più benevolo « pattumiera » si alterna con l'altro « mondezza-io», e in cui si travisa volutamente il senso e il tono del nostro 1·ilievo. Ii tutto in onore dell'Arcivescovo che sarebbe stn.to vi– lipeso. dal nostro attacco inconsult~. J\Ia non siamo noi che abbiamo messo in giro il motto: « Al'civesco,·o dei b~voratori, Cardinale degli industriali». Gli operai della CI_SL,, che tanto si attendevano cl11mons. Montini («La pnma cosa che farà, vedrete, è spazzar via Don Pisani d_all'~ Italia», '--Consegnando ai lavoratori il giomale ... »; ricordate, amici?), dicono che in questo senso l'arciv~scovo è giù da un pezzq Cardi:nala... · · I dialoghi e gli apparat.i (Dis. di Oiw, /Jo.~clt_i) UD IN E o TRIES'fE? REGIONAUSMO INRITARD Riproduciamo un documento eìnesso recentemente dal Gruppo trfostino di Unità popolare sulla questione de1la Re• gione• autonoma Friuli-Venezia Giulia. A n.Ji sembra di do– ver aggiungere qualche considei-azione alle osservazioni dei nostri compagni di Trieste. La Costituente, come si ricor– derà, deliberò la istituzion.e< di regioni autonome • a staluto speciale in cOndizioni poHt-iche generali (nctzionali ed inter– riazionali) assai diverse da queUe attuali; in particolare, ern allora impossibile prevedére quale sarebbe stata la con.clu– sion~ deHa « questione triestina». H criterio gènerale a cui ci si·¾'Et.enne nella determinazione delle Regioni a statuto speci~le fu queUo etnico (bi1inguità, coesistenza neUa stessa regione di popoli di lingua e nazionalità diversa) o quello geografico-insulare (problemi- particolari ·relativi aUe isole, per il fatto stesso del loro distacco geografico dal continente e per le connesse tradizioni storiche e sociali). In base a quest'ultimo criterio, furono dichiara.te · regioni a statuto autonolno la Sicilia e la Sardeg·na; in bas~ al primo criterio, la Val d'Aosta (francesi), il Trentino-Alto Adige (austriaci), il Friuli-Venezia Giulia (slavi). Ma, non si diment-ichi, que– ste regioni a statuto speciale erJ!nO co·ncepite nell'ambito di un generale ordinamento costituzionale a carattere regio– nalistico: dunque, al più presto, anche tutte le altre regioni Haliane avrebbero dovuto nvere la loro autonomia, restando tuttavia caratteristiche « speciali » aUe cinque regioni so– praricordate, munite appunto di « Statuto speciale n. Le cose sono poi andate come ogn.un sa: per la Sicilia, si varò uno statuto tutt'aflatto diverso e con largliezza di autonomie di gran lunga ;superiore rispetto alle altre re– gioni; Trieste, neU'accordo con la Jugoslavia, per~e prati– camente ogni retroterra; l'ordinamento regionale non è stato istituito. In queste condizioni, la istituzione della Re– gione Friuii-Venezia Giuli~ acquisterebb-e, fatta ora, un ca– rattere tutto diverso da qttello previsto. Le rClgioni che po– tevano consigliare allora l'erezione in Regione speciale pos– sono ancora essere parzialmente va.tide per Trieste e Gorizia; ma l'accordo territoriale rqggiunto con la Jugoslcwia deter– minerebbe i gravi inconvenienti, sul piano dei reciproci rap– porti interni alla Regione, j,che sono appunto denunciati nel documento clte riportiamo! Non si vede dunque. altra vict d'Uscita che quella di esamina;e quali possibilità vi siano di istituire una piccola region 1 e confinaria (Trieste-Gorizia) con statuto· autonomo, sul tipo ~etla Val d'Aosta,- rinviando l'ere– zione in Regione del Friufi al momento in cui. sarà appli– _cato per tutta Italia il de~tato costituzionale in questa ma– teria: per la stessa· ragione per. la .quale non si ·è pensato, istituendo la Regione autonoma della Val d'Aosta; ad ag– gregarvi la provincia di Torino! (N. R.) cc La Sezione triestina del Movimento di Unità popo– lare ritiene necessario che la cittadinanza cominci ad interessarsi finalmente al problema regionale. E' un pro– blema fondamentale per noi perchè dalle varie soluzioni che vi possono essere date dipende, in parte. non indif– ferente. il nostro avveni1!e. « Trìeste non ha ancora suoi rappresentanti al par– lamento. nè può quindi, ·1n quella che sarebbe la legit– tima sede, esp'rimere la Pro[Jria volontà. Questa può es– sere espressa oggi solo attraverso gli unici organi elet– tivi che la città possiede, il Consiglio comunale ed il C.onsiglio provinciale, e in maniera diretta, attraverso un referendum. La cittad-inanza deve rendersi conto della compl~ssità del problema e del pericolo di solu– zioni errate. A nostro avviso conviene cominciare dal– l'esame di un primo punto. <, Si direbbe cl~e nel campo dei partiti governativi st. voglia evitare di porre in discussione questo punto pre– liminare: se cioè il territorio di Trieste debba essere unito in regione autonoma con statuto speciale al Friuli (come contemplato dalla Costituzione) o debba piutto– sto formare una regione a se stànte. fn realtà, quando· la Costituzione fu promulgata, la Venezia Gi:.ilia non era (almeno formalmente) ridotta, come lo è oggi, al solo territorio di Trieste, nè esisteva il memorandum d'in– tesa che regola alcuni aspetti di questo territorio. Vene– zia Giulia e Friuli potevano essere allora, almeno grosso modo,_ considerate due regioni del tutto simili, quasi equilibrate nel numero della loro popolazione. Oggi iç.– vece unire, come si vorrebbe, Trieste al Friuli vorrebbe dire annetfére il nostro territorio al vasto Friuli, cl1e già chiede che a capitale della regione sia scelta Udine e ·non la nostra città. cc Inoltre, per il fatto che Trieste ha un'economia fondata esclusivamente sull'industria e sul commercio ed il Friuli ha prevalentemente un'economia agricola, la riunione dei due territori in un'unica amministrazione determinerebbe un contrasto di 'interessi atto a turbare il normale andamento amministrativo della regione (la cui rappresentanza sarebbe formata per circa un terzo da triestini e per due terzi da friulani). E lo Statuto di una, regione unica Venezia Giulia-Friuli difficilmente po– trebbe salvaguardare degnamente gli interessi e regolare le peculiari esigenze della minoranza di lingua e di stirpe non italiane vivente nel. nostro territorio. e< Queste considerazioni economich·e ed· etniche non sono nostre, bensì del senatore democristiano Tiziano Tessitori, udinese, 'il quale, già due anni or sono in base ad esse concludeva per la costituzione di due regioni ben distinte. Ma i nostri democristiani e i loro troppo zelanti collaboratori hanno· fatto il. silenzio su queste realistiche tesi, preoccupati soltanto di diluire gli inco– modi triestini nel vasto mare clericale friulano. cc Unità popolare condivide in pieno l'impostazione del senatore Tessitori e ritiene inoltre che una serie di pro– blemi fondamentali per noi, a cominciare dalla Zona franca, avrebbero ben maggiori possibilità di una felice soluzione nell'ambito di una regione limitata all'attuale territorio di Trieste o comprendeOte al più la provincia di Gorizia, unita a noi da ben maggiori vincoli ed inte– ressi che non il Friuli. Nè Unità popolare pensa che ri– sulterebbero così allentanti i legami con là Madre Pa– tria, ostacolati fino ad oggi (e certo non favoriti) dal malgoverno centrale e dall'opera dei suoi rappresentanti in sede lociile. Legami con la Madre Patria che pensiamo nor. verrebbero favoriti domani da una forzata convi– venza con la popolazione friulana che, nella sua mag– gioranza, sembra non desiderare neppure essa questa unione, ma che è d'altra parte ben decisa, ove questa le fosse imposta, a sopraffare con la forza del numero i triestini. e, Unità popolare invita perciò i partiti politici e i mo– vimenti cittadini ad esprimere il proprio pensiero su. questo punto perchè, come detto, lo ritiene ·preliminare ad ogni altra discussione sull'autonomia regionale ed eq .• :. senz'iale _per la buona riuscita di questa».

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