Nuova Repubblica - anno V - n. 5 - 3 febbraio 1957

2 ITALIA POLITICA I L'UNANIMITA' DIMILANO M ILANO è la più numerosa federazione socfalista d'Italia: tra città e provincia, trentaduemila iscritti al partito, e perciò trentadue delegati al Congresso nazionale. L'organizzàzione in città è efficiente: quarantadue sezioni, per i circa undicimila milanesi iscritti. Chi fosse entrato, domenica scorsa, all'ultima riunione del Congresso provinciale, avrebbe visto che si tratta della tipica «base>> socialista: base operaia o di modesto ceto medio, sindacalisti e giornalisti, qualche Universitario, come Musatti e Arnaudi, Vitale o Anto– nielli; nessuno, di quella particolare categoria di alta borghesia sentimentalmente populista, che può più fa– cilmente incontrarsi fra socialdemocratici o magari tra comunisti. E, dato confortante, un nugolo di giovani alle prime prove dell'attivismo politico, che questo partito ha ancora il dono di formare ad un linguaggio carico di lon– tani echi popolari. Il militante milanese risulta cosi caratteristicamente H « tipo» italiano del sociaJista, che del congresso pro– vinciale di Milano mette conto dare qualche ragguaglio particolare: probabilmente Milano più di Roma costi– tuisce la prefigurazione· del congresso nazionale di Ve– nezia. Il fatto che la base milanese sia del genere cui abbiamo accennato, permette di comprendere come l'ap– pello periferico all'unificazione, nei pur severi limiti in cui è contenuto, abbia la sua giustificazione nella co– scienza, che in Italia occorra una forza socialista ricca di iniziativa politica, per ricostituire energicamente le condizioni di soprastruttura atte a rendere alla lotta del movimento operaio certe condizioni di legalità, di nor– malità sociale, che risultano oggi assai compromesse, in parte dalla iniziativa padronale, in parte dalla confu– sione che domina l'intero schieramento della sinistra italiana. Ma il congresso di Milano vale da specchio anti– cipatore rispetto a Venezia, anche perché vi si trovavano rappresentate tutte le correnti del partito: dalla domi– nante nenniana, a quella incerta degli ex-morandiani (ovviamente di minor peso che a Roma), alla sinistra (Malagugini, nella posizione di Pertini), alla neobassiana. Anche gli equivoci del congresso milanese sono indicativi: potrebbero divenire quelJi di Venezia, se qui non si avrà il coraggio di scendere a precise definizioni di program– ma a breve e a lungo termine. l.. risultati del « provinciale di Milano sono noti: si è votato su una mozione unitaria, concordata dai quattro grupl)i, in cui le premesse si ispirano all'urgenza dì retti– ficare la presente mortificazione operaia, e le richieste si compendiano· Ilena proposta di una piattaforma pro– grammatica, da sanzionarsi a Venezia, sulla quale sia possibile la convergenza e 1'unìficazione socialista. Siamo stati avvertiti che la congiunzione « e », inserita tra « con– vergenza» e « unificazione », non significa progressione nel tempo, a soddisfazione di una ripetuta istanza degli ex-morandiani, fila ideale contemporaneità, o logica af-: Il Paese ricorda Piero Cala1nandrei D OMENICA 27 gennaio u.s., a quattro mesi esatti dalla morte di Piero Calamandrei, la sua alta figura di giurista, di maestro e di politico è stata solennemente rievocata a Firenze, in Palazzo Vecchio, per Ìnizi~tiva del Comitato Nazionale per le Onoranze, di cui ha assunto l'alto patronato il Presidente della Re– pubblica on: Gronchi. La manifestazione si è svolta in un tono, di solen– nità e d'importanza eccezionale. Al Salone dei Cinque– cento erano Convenuti in grande folla non soltanto i cittadini di Firenze, di ogni classe sociale, ma anche mol– tissimi da altre città, a testimoniare l'eco di rimpianto lasciata dovunque dalla perdita di un uomo, che aveva impersonato una delle figure più rappresentative della nuova Italia democratica e che continuava a costituire per tanti un punto di riferimento essenziale. Centinaia di adesioni erano pervenute da tutta Italia: dai membri del governo, da parlamentari di ogni partito, da giudici della Corte Costituzionale e della Corte Regionale Sici– liana, dalle più alte cariche della magistratura, da nu– merosissimi ordini forensi nonché dal Consiglio Nazio– nale Forense e dall'U_..pione Internazionale Avvocati, da accademie ed istituz\oni di cultura (fra cui l'Accade– mia dei Lincei), da numerosi esponenti del corpo diplo– matico, dai sindaci di tante città italiane (alcune delle quali, come per e.sempio Siena e Bologna, avevano anche inviato il loro gonfalone), dai rettori delle· università e dalle rai,presentanze studentesche, dalle direzioni dei partiti e dalle centrali sindacali, dalle associazioni par– tigiane, e da un gran numero di personalità politiche e culturali. Numerose anche ]e adesioni pervenute da parte di congressi provinciali del PSI. La presenza del Capo dello Stato, dell'intera Corte fmità dei concetti: in breve, una formulazione a signi– ficato nenniano. L'accordo sul « condizionamento » anti– saragatiano sta invece nel concetto della impostazione di un programma socialista, sul quale il PSDI sia invitato a fare le sue scelte. Le condizioni congressuali di Milano, se non si fosse giunù alla mozione concordata, avrebbero consentito la presentazione di quattro mozioni, di cui quella nenniana, rappresentata da Mazzali, certamente avrebbe guada– gnato il sessanta per cento, o poco meno, dei voti. Quando infatti. è stato eletto il comitato direttivo mila– nese, su 61 seggi, 42 sono andati alla parte mazzaliana. Si può concedere che in. sede di scelte nazionali questa maggioranza sarebbe stata di qualche poco ridotta. Ma sta di fatto che la provincia era in partenza quasi tutta propensa all'indirizzo nenniano; che in Milano città, lo erano in buon numero i sindacalisti, a riprova di quello « stato di 'urgenza » che la base operaia sente, di una rilanciata iniziati-va politica del partito; lo erano inoltre cospicue rappresentanze di giovani (ad esempio gli uni– versitari socialisti). La mozione concordata è del resto corredata da una . distribuzione significativa dei gruppi di delegati per Venezia: sedici nenniani e sedici per gli altri tre gruppi insi~me. Non c'è dubbio che in questa ripartizione Maz– zali abbia generosamente ceduto ai suoi compagni-op– positori almeno quattro deleghe. Come sono state ripar– tite, queste seconde sedici risultano: dodici alle forze congiunte di Basso e degli ex-morandiani (leader mi– lanese, Corallo), e quattro alla sinistra pertiniana (Ma– lagugini, Roda). Vediamo le ragioni deÌ compromesso. E' facilmente ammissibile che i tre gruppi ·minoritari non avessero in– teresse a contarsi. Nella fase precongressuale due di questi gruppi si erano illusi sulle proprie forze: ex– morandiani, e soprattutto bassiani. Tre giorni prillla del « provinciale », i .bassiani si ritenevano la maggioranza relativa: alla prova dei fatti, non hanno superato il venti per cento; ad essere larghi, un venticinque, con i loro alleati ex-morandiani. Ma bisog·na anche subit_o avvertire che la loro battaglia era difficile, in quanto non potevano scoprirsi tiz_oppo polemici, per non rom– pere con i nenniani a Milano a rischio di compromettere le loro ambizioni medi-&t.&~cia Venezia, né p6tevano, a questo fine, scolorirsf tanto da non caratterizzarsi: in questo secondo caso il rischio era di apparire una con– sortec!_a. una frazione, che non intende scoprire le pro– prie -tatte per chi sa quale tenebroso progetto. I mazza– liani ·avevano invece il vantaggio di giocare a carte sco– perte: bastava che, sentiti gli umori dell'assemblea, giras– sero appena il registro a sinistra; e sostenessero in modo più deciso la tesi (che del resto è di Lombardi) del con~ dizionamento programmatico dell'unificazione. A questo punto la ragione del compromesso si intende. costituzionale col suo Presidente, del Presidente delJa Corte di Cassazione, degli On. Angelini, Romita e Zoli in rappresentanza del goverrìo, dell'on. Targetti per la Camera e dell'on. Molè per il Senato, hanno attribuito alla cerimonia il caratte're di una manifestazione di af– fetto e di riconoscenza del paese intero verso uno degr «architetti» della democrazia italiana, come ben disse il sindaco di Firenze nel suo saluto: soprattutto l'omag– gio della Corte alla sua memoria assumeva sotto questo aspetto un significato particolare, per chi ricordasse l'opera tenace e combattiva svolta da Calamandrei prima - in sede costituente - per portare a compimento la Carta fondamentale di convivenza della nuova demo– crazia italiana, poi per assicurare l'effettiva entrata in funzione del supremo organo di controllo costituzionale. La celebrazione ufficiale è stata letta da Mario Bracci, giudice costituzionale, che di Calamandrei fu fraterno amico: l'hanno preceduta breyi interventi di Giorgio La Pira per- la città di Firenze, di Enrico Finzi per gli avvocati, di Ferruccio Farri per i compagni. Parri ha saputo esprimere con impareggiabile e commossa, effi– cacia i sentimenti di quanti avevano condiviso con Cala– mandrei le ansie e le lotte di trent'anni di storia italiana, ed ha annunciato che H Comitato per le Onoranze si propone di associare al nome di Calamandrei iniziative èd istituzioni di carattere permanente. Al nome di Lui - aveva precedentemente annunciato La Pira - sarà anche intitolata una strada della sua città. I .testi inte– grali degli interventi saranno prossimamente pubblicati sulla rivista n Ponte. Anche a nome del Comitato Promotore, noi deside– riamo esprimere ancora una volta da queste· colonne la vivissima gratitudine di tutti gli amici di Calamandrei a quanti, dal Capo dello Stato ai più urilili lavoratori, hanno voluto dare a questa manifestazione un'impronta inconfondibile di unità democratica. E' questo impegno di comune lealtà verso le nuove forme di convivenza civile, che il nostro paese si è conquistate a così dura . prova., che costituisce il retaggi"o più duraturo del pen– siero e dell'opera di Piero Calamandrei. (148) nuova repubblica nenniani maggioritari avevano un chiaro interesse di presentare a Venezia una federazione milanese unanime: sarebbe stati una delle poche, altrimenti, a prospettarsi divisa ma, data l'influenza che esercita sul congresso ]a più forte federazione d'Italia, si poteva temere un movimento congressuale Viziato al principio da una jpoteca di pesanti (apparentemente almeno) contrasti. Ecco perché Mazzali ha deciso di pagare un alto prezzo per il compromesso a Milano; ed ecco perché il centro sinistro (bassiani-morandiani) lo ha accettato, vuoi per pararsi di una certa esibizione di forza, vuoi per serbarsi, in un blando clima di reciproca comprensione, le con– dizioni più propizie di azione in sede nazionale. Reni– tenti, e rassegnati solo all'ultimo al compromesso, i so– cialisti della sinistra pertiniana: nella convinzione che a Venezia tutto si può rimettere daccapo in dis.cussione. I risultati di Milano appaiono dunque significativi anzitutto per le riserve mentali celate dietro l'unanimità. Riserve mentali di cui è inutile tacere, in qualche caso, il carattere personale, cioè le intenzioni di lotta per il potere all'interno del partito. E' chiaro che i bassiani intendevano riservarsi a Milano, ffia soprattutto a Ve– nezia, la guida di gruppi ex-morandiani disposti a rico– noscere la validità di una certa lezione leninista e l'errore di un lungo satellitismo al comunismo italiano dell'epoca staliniana: si tratterà di vedere quanti siano questi ultimi a Venezia, e quanti invece non abbiano interesse, non solo personale, ma soprattutto politico, di << glisser » su questo passalo, salvandone il salvabile e tacendone il resto; in questo caso, essi nori avrebbero bisogno di un mediatore per fare una diretta alleanza con Nenni (come è accaduto a Roma). Bisogna dire d'altra parte che proprio la critica al satellitismo del PSI rispetto al PCI, presente non da oggi nella posizione di Basso, costituisce Ja più Plausibile garanzia a sinistra della unificazione. Ma questi risultati vanno visti ora nella loro positività. L'unanimità della mozione indica una certa unitarietà di Jinea politica, che sembra permeare tutto il partito e può farsi consistere grosso modo nelle seguenti istanze: a) rafforzamento quantitativo del partito socialista, attraverso l'unificazione di tutti i gruppi socialisti dispersi, e non solo con la fusione insieme al PSDI; b) in senso più immediato, unificazione con il PSDI, sulla base "di una sanatoria delle differenze pas– sate, sanatoria però condizionata: 1) da una piattaforma programmatica comune, di chiaro carattere socialista, di cui il congresso .di Venezia dovrebbe impostare i termini; 2) abbandono sociàldemocratico delle posizioni acquisite nel centrismp; 3) garanzie al PSDI nei riguardi del comunismo, da cui il PSI· accetta di differenziarsi nel metodo e nei fini (ripudio di qualsiasi progetto di de~ocrazìa popolare in Italia); 4) netto rifiuto della ri– chiesta, avanzata dalla destra socialdemocratica, di rot– ture di classe nei settori cooperativo, sindacale, ~degJi enti locali, n.onché di qualsiasi discriminazione antide– mocratica verso i comunisti. Si può ritenere che queste posizioni, risultate sostan– zialmente comuni a tutti i socialisti milanesi, siano espres– sione di una linea nazionale ·del PSI. Le divergenze conti– nuano a sussistere intorno al gruppo dirigente destinato a realizzarla. In questo senso, Milano ha lasciato a Ve– nezia una discrezionalità ·che sembra a un di presso da generalizzarsi per tutte le federazioni, o quasi, d'Italia. ALADINO IL NOSTRO AUSPICIO (continuaz. da pag. 1) esc·ano parole chiare sul tema sindacale e su quello do?lla politica internazionale. Il distacco del sindacato dalla po– litica di partito e l'affermazione senza equivoci cli vna <( dimensione» sindacale autonoma, entro la quale i rt.ili– tanti socialisti non potranno che portare le loro idee - in libero confronto fra di loro e con gli altri - per la ricostituzione d'uno schieramento operaio unitano, de– vono uscire chiari. Ma altrettanto chiaramente devono essere indicati i metodi, gli strumenti attraverso i q .1G.1i è possibile risalire la china ed adeguare i termini ddla lotta sindacale all'effettivo grado di sviluppo economico e tecnologico. E' partendo da questo grado, e non conti– nuando a vaneggiare come se la fase di sviluppo df'lla organizzazione proprietaria fosse quella di quarant'anni fa, che si possono riproporre e ricercare le condizirmi dell'unità proletaria, e quindi della efficacia dell'azit..ne sindacale. Quanto alla politica internazionale, non C•C(:6r– rono molte fumose e complesse analisi se è chiara la vo– lontà politica di una proposta, di ·una iniziàtiva- tipica– mente socialista su questo piano. Siamo a mezz'aria fra guerra fredda e destalinizzazione: gli stalinisti con•;ertiti hanno sperimentato << quanto sa di sale » spingersi s'ulla via della libertà, ed hanno trattenuto il respiro: e le tra– dizionali classi conservatrici dell'Occidente capiscono ari-.he troppo bene che oltranzismo (e quindi scelbismo all'in– terno), riarmo (e 'quindi scelte economiche a favore di determinati gruppi d'interessi), colonialismo (e qumdi conservazione di privilegi secolari sulla pelle nera o g1;; 1 .la dei popoli di colore), non possono andare d'accorr.Ìo in nessuna maniera con una politica autentica di clisten– i,ione, di dialogo, di costruzione d'una Eu~opa .de,r.oera– tica non « per delega» di altri ma pe r virtù p ropria. Chi può avere oggi int~resse., e capacità, e voloq.tà di. propvrre la via d'uscita, che f~cilit;mdo l'evoluzione democratica dell'Oriente gli offra una soluzione valida di unità 1•urci.:ea sulla base di. una neutralità militare e di una trasforrr.a– zione democratica e socialista? Risponda H PSI a questa domanda: il resto verrà da sè. ' TRISTANO· CODJGNOLA

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