Nuova Repubblica - anno V - n. 4 - 27 gennaio 1957

(147) nuova repubblica BIENNALE E QUADHIENNA'LE IL BUROCRATE· INVESTE ·DICRl'rlCO- D A UNA NOTA di Lionello Ventmi su L'ftJsp1·esso (n. 53, 30 dicernbre Hl5(i) si è appreso. che la quarta sezione del Corisiglio Superiore delle Belle .Arti ha apprnvato il progetto suggerito da Marco Valsecchi (ll 'J.'enipo, ii. 34, l\lilano, 23 agosto 1956), e sostenuto aIÌche su queste colonne (NR, n. 43 e 53 del 1956), di trasfonnare in biennalè la Quadriennale Naz.ionale d'Arte Figurativa di Roma. · Il progetto del Consiglio Supel'iore prevede, sia per Ja Biennale romana, semprn a cai-atte!'e strettamente na– zionale, come per la Biennale veneziana {ove si· potrà reali;,;,rnre, come orinai unanùnamente auspicato, una no– stl'a partecipazione selettiva e concretamente rappresen– tativa), por ciascuna, un presidente ed un segretario ge– nerale a carattere permanente, e-d un còmitato tecnico in carica per non più cli due esposizioni. La nomina dei co-: mitati tecnici dipenderebbe direttamente dal ministern della pubblica istruzione. 7 Occorre, considernre quest'ultimo pai-ticolarn del pro– getto. Il Ventui-i, ad esso favo,·evole, scrive: « E' noto che i comitati tecnici devono essere costituiti da com– petenti. Chi può consacrnrli tali? ..Abbiamo detto non i sindacati, 'e ·nemmeno i comuni o le province. Invece nel rninist~ro dell'Istruzione non mancano le pe1·sone che possono giudicare. Connessi con la.. direzione generale, sono il consiglio superiore, i pi-ofessori universitari che si occupano d'arte, i soprintendenti e direttori di gallel·ie ». Scuola del restauro a Budapest {IJis. di Dino /Joschi) Tuttavia parecchi dubbi soi·gono. E' vero che Ja solu– ~ione dì un comitato tecnico elettivo, tanto di soli cri~ tici, che di critici ed · artisti, comporterebbe inconve– nienti gravissimi e cei-to Controproduc~nti. Ovvio è infatti che il grosso dell'elettorato i;u·tistico sceglierebbe a giudici pe1·sone di livello pari alla sua inevitabile rnediocl'ità.: msterebbei-o quindi esclusi i rniglio1·i « tecnici », e di con– segnenza sarebbero fortemente danneggiati i migliori ar– tisti; e ciò sa1·ebbe letale, p~r Venezia soprattutto. Ma sca1-tata. l'elettività. ciel comitato tecnico non resta che affi– darn sen1..'altro la composi;,;ione di questo al Ministero? ,BIBLIOTECA 11 pet·i:colo che si corre è assai gi-ave, giacché, se è ver0 çhe affidai·e la nomina di questo comitato ai sindacati, od ai comuni, od alle p1·ovince comporterebbe indubbia– mente gra,7i i-ischi di ingefonze politiche locali, è pm vei·o che affidandola al ministern I). J. le ingerenze poli– tiche, davvero non eluse, sarnbbei-o allorn centi·ali anzichè locali, con la possibilità cli danni foi-se anche maggio1·i con i tempi e Je vèlleità totalitarie che conono ora jn Jtalia. Chi ganrntirà che il ministero P. I., che certo « comprende alcuni cornpetenti 1 che ,nancano altrove, ca– paci di scegliei-e i comitati tecnici», sappia poi realmente identificai·li, e questi a 101·0 _volta sappiano affidare in buone mani, veramente «tecniche» (con rigol'osa esclu– sione di studiosi d'ai-te antica,. incompetenti e male in– fomiati d'arte contemporanea), la 1·eSponsabilità di una scelta realmente positiva e ra1:ipreseptativa? ,Non crndo clavvern, se fosse dato realizzarlo in una- r"aI)ida ed anche sommaria inchiesta, che gli stessi membri del Consiglio Supei·iore sarebbel'o concordi nel senso da dare al ct·iterio di selettività della scelta veneziana, come nel qualificare l'interesse critico che dovrebbe guida1·e l'allestimento delle retrnspettive romane. Questo appunto il pericolo Jrave: che j due comitati tecnici fìniscano per essern allestiti soltanto ad nso e prnA~to degli ai·tisti legati, onestamente od oppol'tunisticamente poco importa, a quella parte po– litica che finora detiene la maggioranza in Italia,· e, mal– grado qualche differente apparenza, anche n"el ministel'o · P. l. Si pensi poi che la migliore a1:te italiana contem– poranea (e che invece conisponde per consonanza di in– teressi uruani e politici alla sinistra democratic"a) non ha oggi alcun ausilio dai partiti, e fìnirebbe quindi facilmente per rimanere tagliata fuo1·i ·da un gioco ove appunto la politica sopl'affacesse ogni altrn onesto scrupolo di scelta. Il punto è estremamente delicato, ed occone andare assai cauti. Riconiamo pure al ministero se non c'è altra via d'uscita meno· pericolosa, ma si prendano tutte Je pre– cauzioni del caso, ed a11zitutto non si affidino né il compito della nomina dei comita.ti tecnici, né gli incarichi di ap– partenenz~ .a questi a studiosi che non sfa.no realmente competenti d'!3.rte contemporanea (e ciò dovrà attestare, oltl'e che il consenso pubblico, la lol'O bibliografia) con e.sclusione rigorosa- di studiosi d'arte antica, siano pure no-, tissimi e docenti universitari. ENRICO CRISPOLTI DALL' JUGOSLAVIA ALLA CINA L , ED1.TORE Peltrin.elli prnsegue la collana dedic1:.lta ai paesi « nevrnlgici » pe-r l'equilib,·io mondiale. In– . dia, Giappone, Messico, Stati Uniti, e oggi Algeria, Jugoslavia, Cina. Le singole opp1•e, però, sono impostate su moduli per niente analoghi dall'un caso all'altro. Se Alge– ria fuorilegge di C. e F. Jeanson e1·a un efficacissimo pmn– vhlet, che tt-ovava il. suo fondamento proprio nella pa,-ti– gianei-ia dell'impegno, Il socic,lisuw in Ji1goslctviu. cli C. Bo– b1·owski e lntrodt1.zione nUa Cina di C. Roy si rnuovono su due piani tanto clive1·si ti-a loro q1ianto dal precedente. Ceslav ~Qrowski, polacco, capo della con-1missione di pianificazionJ èlel regime comt1nista, esule dal .Hl48 dopo la condanna di Gomulka, fornisce un ~aggio politico-eco– nomico sulla nuova Jugoslavia, di profondo impegno e di ponderate conclusioni. Non è facile incontrare una analisi storico-politica su problemi cli stretta. attualità dove la pre– cisa documentazione sia così intimamente fusa col lucido ragionamento e con la partecipa;,,ione inte1·essata alla rna- - tei-ia trattata. Se un socicllista, o un comunista o un uorno di destra, parla dell'Jugoslavia d'oggi, è difficile che la ni– tidezza della valutazione non risulti appa)rnata eia quel mi– ni~110di partigianeria che ·pel'mane in-tutti i politicamente impegnati, anche ne! più riflessivi, ~di fronte agli avveni– menti contemporanei. Se ne parla un tecnico cli economia e di pianificazione, il RigniÀcato essenziale dell'esperienza titoista rischia di Yenire ai-idarncnte notornizzato in cifre ed. indici, fìno ·a perderne l'a1:;petto più fascinoso, di piccolo e ordinato esperimento aùtonomista e decentratore collo– cato tra grande ai-ee di spietato accentramento e confusa disciplina. Il Bobrowski è riuscito come meglio non si po– teva sperare a cogliel'e insieme tutti e due gli aspetti, po– litico e tecnico, e a metterne· in lnce le continue Ol'ganiche intenelazioni. Migliore riconoscimento, crediamo, sarebbe difficile po– tergli esprimere, tanto che acquista scarsa rilevanza il no– tare, come notiamo, che l'analisi del Bobrowski, sempi-e politicamente imparziale 1 non lo è altrettanto sul piano .della dottrina. Soverchio credito si presta infatti alla dot– trina del « deperimento dello stato »; dopo aver riconosciu– to in precedenza che. i « sacri testi» del marxismo sì mo– stravano assai· lacunosi e del tutto inadeguati circa il « pe– riodo di transizione » dopo l'avvento al potere della classe lavorati-ice. Che la Lega dei comunisti jugoslava, nel corso di una teorizzazione {rettolosa - il Bobro,vski la definisce ,riolto bene come dettata soltanto da preoccupazioni poli– tiche effettuali - abbia indulto alquanto acriticamènte ad uno degli aspetti n1eno persnasivi del marxismo scolastico e se ne sia !atto usbergo contro lo_stalinismo bm:ocratfoo QUADERNI DEL PONTE " PIERO CALAMANDREI ,, Sono raccolte in quesio volume quattro relazioni presentate al Convegno su « Li– bertà religiosa e libertà costituzionali », promosso dal circolo « La Riforma» di Mi– lano nello scorso luglio. LALIBERTA' RELIGIOSA NITALU ,di G. PEYROT - L. BORGHl • G. MAGNI A. CAPITINI LA NUOVA ITALIA EDITRICE - FIRENZE PIAZZA INDIPENDENZA, 29 I saggi ·riuniti in questo volumetto of– frono un serio contributo alla formazione di una coscienza civica che voglia e sappia -difendere le libertà previste dalla Costi-. tuzione. Pagg. Vlll-84 - L. 350 a pro del decentrnrnento Hrnmi_ni~ti-ati,·o e dell'at1togovNno operaio, ò perfettamente comprensibile. Meno persuasivo che l'autoi-e attribuisca piena validità a tale enunciato, giudieanclolo realizzabile soltanto in regiQ1e monopartitico, e perciò i-ifì11tifondamento storico alla dissidenza cli Uil"a.~, che richiede il pluripar-titismo .. Il par-tito unico si può ben giustificai-lo, "nell'J.ugoslavia di oggi, come contingente e sto- 1·ica necéssità, ma non cei-to come condizione inclispensa·– bile a. pctmettei-e la progressiva sparizione dello stato nella « amministrazione delle cose». Forse_ sal'à il caso di pre– cisa1·e meglio qual'è il ·tipo di stato che si clesidera; il che è tutt'altrn e più realistica aspir-azione. Letterato francese, Claude R.oy n_on pretende affatto di presentarci un saggio politico, e tanto meno ecoflornico. La sua è una moderna epopea, che ci introduce veramente alla pet·cez\one della 1·ealtà poliedrica cli quel pa_ese con la nitida immagine dell'arte. Tutto il contrario de La Cfrw d'oggi del « Ponte », che plll'O conteneva in larga. mistua critica e documentazione artistico-culturale. Roy fa lui ai-te, parlando della Cina, e utilizza liberamente le impres~ioni e la documentazione, per tentar·e una intuizione unitaria e personale, quando il «Ponte» si s(oi-zava di presentare al lettore il miglior materiale perchè potesse farsi un'idea politica e culturale quanto più possibile obiettiva su11·,.11·go– m,ento. J.I fine del Roy ci sembra raggiunto, e propr-io fo1·se per la pi-ecedente lettura del «Ponte», che ci ha mf's5o in condiz.ione di capire e valt1ta1·e meglio le interpretazioni personali. Se ave~simo letto lo sci·ittore francese digiuni di ogni alt1·a se1·ia tratta:--;ione, probabilmente la sua prosa, pur tanto limpida ed efficace, non ci avrebbe fornito un quadro abbastanza esatto. Pochi anche per lui gli appunti, e più veniali, dato che in fondo non pr-etende al giudi½io politico. Del tutto en– comiastico il n10lo di Stalin nella matu,:azione pol-itico– ideologica della rivoluz.ione cinese: che Stalin, allora. gio– vane commissario nel primo governo Lenin, abbia contri– buito in modo decisivo alla p_osizione comunista sul pro– blema politico-culturale delle minoranz;e nazionali, è f'0sa nota. Non convincente, invece, che sia stato l'influsso della teoria e della pra.c;si staliniana a sHggerire la Jinea maoista ai comunisti cinesi; quando fonti diversissime confermano tutte che Mao fece trionfare il suo punto di vista in con– trasto con le· direttive generali, e i suggerimenti specifici,. che venivano dal Cremlino. Anche i giu_dizi sulla politica ame1·icana. nei confronti deJla Cina sono tutt'altro che obiettivi, fino a mettere la missione ,Marshall, e le dichia– razioni «postume» di ,.Acheson, sullo stesso 'piano della « po1'ta ape1·ta » e del China lobby. Non poclù motivi di perplessità ci lascia, infine, l'en– tusiastica approvazione del Roy per l'indisc·tezione pl"O– pria ai cinesi nei confronti dell'alt11.1i persona. Da tale atteggiamento deriva 1'8spetto, per noi europei poco men che straordinario, di spiegazione e di rieducaz·ione che spesso assume Ia prassi rivoluzional'ia. Questi sono effetti benefici, e tutt'altro che trascurabili, ed è P1;1r vero che l'uomo, in fondo, è l'insieme dei suoi rappo1·ti con la so– cietà, ma non intravedere neppure il pericolo di confor– mismo democratico - e per questo non meno tiran– nico - ci è parsa, per uno scrittore di costume, note– vole disattenzione. Ma questo niente toglie alla concisa validità , della conclusione: « Torno da.Ha Cina. Non è dall'altra pat·te del mondo, del vasto mondo. E' vicino a noi. Ormai iò mi sento a casa mia solo là dove la felicità non è tiò che vien~ sottratto a coloro che lo ignorano, ma il. bene conwn_e ~be· tutti accrescono e dividono. La felicità sarà generale · p non sarà-». G. C.

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