Nuova Repubblica - anno V - n. 4 - 27 gennaio 1957

nuova repu/J NRS/31.12.57 CESACLAUDIO Via Cassian Bon, 7 T E-R N I Comitato direttivo I TRISTANO CO0IGNOLA ( direttore resp. ), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. ·di redazione, GIUSEPPE FAVATI. 0irez. e redaz.: Firenze, Piazza libertà 15, te\. 50-998. Amm.1 Firenze, Piazza lridipendenza 29, to!. 483-207,8, Autoriz. Trib, Firenze del 30 dicembre 1952. Printed In ltaly. St. Tip. de ·eta Nazione-, Firenze, Via Ricasoli 8. 147 • ANNO V • N. 4 . D·OV'E' LA TESTA? L • INTERPELLANZA dell'on. La Malfa, che ha dato ~ occasione a1 ministro lVIartino di illustrare a grandi linee in parlamento il progetto di trat– tato per l'istituzione del « mercato comune», ci è sem– brata carica di intenzioni politiche, alle quali, dal banco del governo, non si è certo risposto in maniera esauriente. L'on. La Malfa aveva chiesto infatti « in quale quadro di azione politica generale, diretta alla soluzione dei problemi internazionali oggi esistenti, il governo colloca la politica di unificazione europea»; aveva posto il que– sito, « se nell'Europa politicameQte unificata sarebbe am– missibile una fascia neutralizzata >>.La risposta del mi– nistro _degli esteri è che," n~l suo pensiero, l'unificazione europea non potrebbe mai realizzarsi fuori della solida– rietà atlantica - che è un modo di ignorare (o di dare per risolti d7gli Stati Uniti) , i rapporti tr'a l'Europa occidentale e quella orientale - e che la questione di una « fascia neutralizzata » è di quelle che non sono risolvibili a priori, ma solo nelle condizioni « ottime », in cui si possa essere certi che quella « fascia >>non co– stituisca un « vuoto» tipicamente idoneo ad attrarre l'aggressione .. Anche questa risposta, che indica a quali condizioni la << fascia neutralizzata » non debba realiz– zarsi, non dice nulla intorno al modo, in cui una politica comune dell'Europa occidentale possa valere a preve– 'nirle. Un numero l, 40. Estero l. .. 50. U-, numero an · Abbonamenti: ·,nnuo per Italia e Frtmcia L. 1500, . trim: L. 450. Estero I L. 2000, ··1100, 600, Sostenito ... 1.. 1U.000. CIC post. 5/6-261, «La Nuova ltaliu, Firenze. Gli abbonamenti de-' corrono dall'inizio- del mese. Per pubblicltà rivolgersi atl'Ammi– nlstrazion_e. Tariffa., L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA , -····--- ........ ,,1ltura. E' anche ______ ,.. 111v1<11e, r gistrato presso Trib. di Firenze con decreto n. ~027 del ~1 lugl1o 1955. Manoscritti, fotografie, disegnì an• che_ se non pubblicati, non si _restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. 11 periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta. Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 27 GENNAIO 1957 - L. 40 Dovremmo fl.ccusare il governo e il ministro degli esteri di insensibilità? Oppure di incoerenza? Sul primo punto ci sarebbe .certo qualche cosa da dire; ma sul secondo, no. Le risposte del ministro Martino sono anzi conseguenti ad una impostazione del problema del « mer– cato comune », di apparenza deliberatamente prepolitica o apolitica. E' assolutamente certo (come si ricava dal discorso dell'on. Martino) che l'Italia non pone, al mer– cato comune, in alcun modo, la pregiudiziale di un par- 13.mento federale eletto a suffragio universale; il suo governo ha ormai la persuasione che bisogria :ncomin– ciar~ dal piano dell'economia: e che la politica verrà, quando verrà, solo dopo. In queste condizioni è ben natura.le che si risponda all'op.. La Malfa che' la que– stione di una zona smilitarizzata è prematura, e che la si affronterà ·a1 momento dovuto, regolandosi secondo le circostanze. Maturi per il circo di Pckino (IJi:,,•. di /Ji110 /Jaticlli) situazioni economiche permetterà e imporrà ». Nessuna politica economka comune, dunque. Senonché, soggiunge il testo del ministro, « il progetto già lascia intendere che gli scambi reciproci dovranno aver luogo nel senso della libertà e della concorrenza>>. Nessuna scelta, dun– que, significa in realtà una scelta già fatta, che si prefe– risce tuttavia lasciare nel vago. Una scelta che ha già avuto la sua anticipazione nella CECA, con l'effetto, senza dubbiQ (e· ne ha ieri menato vanto l'europeista Teitgen) di favorire l'espansioc.e della siderurgia fran– cese, ma che in nessun momento ha valso (la critica è dell' Express, il settimanale di Mendès-France), a tra– sformare il. livello di esistenza dei minatori o dei side– rurgici. Mentre dunque si avverte che bisogna lasciar muo– vere spontaneamente le membra di questo nuovo corpo, lasciandolo per il momento acefalo, nella fiducia che la testa (cio~ un,a politica .,comune, con organi responsa– bili che. la gestiscano e controllino) infine na"scerà, c'è rischio che, per una norma mai violata dalla natura, la nazionale dovessero, alla fine, appariTe non più procra– stinabili. Sappiamo benissimo che ogni volta che sr prospet– tano osservazioni di questo genere, la risposta che si riceve, sostanzialmente, è: ~ voi avanzate richieste mas– sime, per dissimulare la vostra contrarietà a realizza– zioni graduali e minime, ma reali; dite di essere per l'unità europea, e in realtà la volete così perfetta, da ricusare qualsiasi inizio, quanto si voglia imperfetto, ma che rompe, almeno, le esitazioni e l'inerzia ». Conosciamo questo tipo di replica dal tempo del di– battito sulla CED. E vorremmo dire, una volta per tutte, perché la rifiutiamo. La rifiutiamo perché c'è in questi « inizi», siano essi puramente militari o puramente eco– nomici, una scelta politica inconfessata, una delega di poteri a determinate classi; una rinunzia ad affrontare (e su questo terreno saremmo disposti ad essere gradua– listi anche noi) il problema politico inerente al mercato comune: quello delle forze, democraticamente elette, che debbono orientarne con sicurezza la vita e l';iuspicata Nessuna incoerenza, dunque. Ma ciò che colpisce è invece il punto di partenza: la separazione dell'econo– f:1ÌCO dal politico, quasi che ciò fosse, al tempo nostro, ancora concepibile; quasi che le scelte economiche non fossero scelte Politic:h~; ··ciuasi che, adottando un metodo economico. piuttostp che. un altro, non se ne volessero anche, saf)endolo •O non sapep.dolo, determinate conse- guenze che non sono più di natura economica, ma che si testa ci. sia digià, e si preferisca semplicemente nascon- p_rosperità. distencion9, .in Ùna gamma molto vatìa, d.al campo delle derla. Dovette del resto avvertire questo pericolo lo istanze e degli ,ordinamenti sociali, a quello, che a noi stesso on; La !"!alfa, quando,. nella sua interpellanza, si non sta certo particolarmente a cuore ma che pure esiste e resi_ste, delle più riottose far.me di prestigw naziona– listic·Q.' ~a .4•,'a,1l,:a .parte: è prop~io. vero che queste scelte,· polUiche ,jn modo preciso,. non siano già fatte? Quando accen'na ·ad ~esse, l'on. Martino si fa guardingo, vago: ma la genericità è a sua volta una scelta. « Il mercato comune no'n · _Saf'_à. né d,irigist~ n~ liberista» (e che cosa· allora?); « il suo indirizz{) sarà quello che l'evolvere delle era dato particolannente pensiero di due questioni: le in'sufficienti garanzie per la circolazic,me della mano d'opefa; e la dur:ata eccessiva del periodo di graduale realizzazione di unione doganale. Eccessiva perché?. Per– ché, appunto, la lunga carerlza di direzione reSponsa– bile già permetterebbe di affermare determinate fo~ze politiche, a sostegno di determinate forze economiche, sino a farne. trovare acquisito e stabUizzato il potere per l'epoca in cui .le scelte e le istituzioili ~i regime sovra- Pagg. 3-4 Giuseppe Tagliazucci1i, AUTONO– MIA E POLITICA SINDACALE ( Tesi j,rogrammatiche di UP)

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