Nuova Repubblica - anno IV - n. 52 - 23 dicembre 1956

2 ITALIA POLITICA LECOSE CONCRETE A L CONGRESSO comunista di Roma, si. sono tenuti, verso i socialisti, una gamma di ~tte~gi~ITlenti as– . sai diversificati. Nello stesso Togliatti s1 sono no– tate differenze notevoli tra il primo e il secondo discorso. Nel primo, Togliatti aveva: a) criticato il comune er– rore di aver praticato l'apertura a sinistra piuttosto come un fatto di vertici che di. base; b) contrastato vivamente qualsiasi unificazione su base socialdemocra– tica, passando ad un attacco di rara aggressività nei ri– guardi del PSDI e della SFIO, con l'evidente intento di coinvolgere, nell'accusa di rifOrmismo e di complicità borghese, gli stessi socialisti; e) negata l'attualità dell':' formazione di un unico movimento socialista in Italia, Per riservare al PCI una funzione di avanguardia che non si con.fonda col grosso dello schieramento. 'Nel secondo discorso di Togliatti, l'atteggiamento è mutato: è divenuto quello del wait and see. I comunisti s'impegnano a non intralciare il processo· di unificazione socialista. Questo è identificato come un momento di lotta entro il movimento operaio: lotta tra socialismo e socialdemocrazia. Dl mezzo, fra i due interventi del se– gretario comunista, vi sono stati alcuni episodi. Anzi– tutto il discorso della Furtzeva, che, con eccessiva di,.. sinvoltura paternalistica, raccomandava a comunisti e socialisti di procedere uniti, dando per indiscutibile il fondamento ideologico dell'alleanza, anche se da lei ve– niva ammessa la presenza di alcune difficoltà. Quindi l'intervento di Mazzali, particolarmente oriesto nel ri– levare tutti i punti di dissenso, tutt'altro che· secondari, tra socialisti e comunisti: tutt'altro che s~condari, se si riferivano-eminentemente al metodo di cònquista del po– tere, ed ai suoi limiti nellò Stato in una realizzazione socialista: A Mazzali ha cercato di rispondere, punto per punto, Ingrao. Ma assai più forte fu il successivo in– tervento di Terracini, che coglieva un dato di fondo della posizione socialista, un'ambiguità effettivamente non risolta con chiarezza: l'ambiguità tra « apertura a Sinistra», che. può éostituire una formula di collabo– razione con la democrazia cristiana, e C< alternativa so– cialista », che, intesa nel suo pieno significato di inizia– tiva, comporta o può comportare, al livello della base, 1.a collaborazione con i comunisti (oppure, l'aperta concorrenza, come Terracini non disse, e come non disse neanche Mazzali, non sentendosi evidentemente di avallare la posizione di Riccardo Lombardi, criticata come opportunistica da Togliatti). La stampa socialista ha seguito con qualche pigrizia il congress~ del PCI: un rendiconto attento e polemico si è avuto solo il primo giorno, quando tutta la rela– zione Togliatti fu sottoposta a critiche, e ne vennero sot– tolineati gli strati non fusi, l'impresa eclettica di assor– bimento delle discordanze, che certo quella relazione af– frontava. Subito dopo il congresso comunista, i socia– listi hanno .reso di pubblico dominio un documento congresstiale, e un articolo di generale giudizio, com– parso sull'Avanti! del 19 dicembre. Nel frattempo, Nen– ni aveva parlato a Torino in termini che sembra siano stati anche più apprezzati, per il loro concreto realismo, dai demoCristiani, che dai socialdemocratici, solo. intenti a cercar di imporre sin d'ora ai socialisti l'indirizzo di una futura politica unificata, ben consci dello stato d'in– feriorità in cui verrebbero numericamente a trovarvisi. Il giudizio della stampa socialista sul congresso co– munista è critico, ma equanime. Si ammette che la base del PCI è in movimento, si accetta di attenderne gli sviluppi senza pregiudiziali negative. Si coglie la .posizione del PCI a mezza strada tra un'autonoma de– ·sta1inizzazione, e la sua disciplina sotto l'ispirazione degi'interessi internazionali sovietici. Di qui anche la parziale adesione comunista alla « soluzione polacca », e poi la versione filistea dei fatti d'Ungheria; di qui, in– fine, il contrasto comunista di teoria e pratica, la dop– piezza, con cui si proclama la « inesportabilità » delle rivoluzioni, salvo poi lodare l'URSS di aver imposto un regime, detto rivoluzionario, agli ungheresi. Ciascuna di queste critiche è calzante, e nessuna va fino in fondo. Bisognava spingersi ad analizzare i vincoli perma- 111111111111111111111111111m11111111111111111111111111m1;11111111111111111111um11111111111111111111111111111111111 nuo~a repubblica ABBONAMENTI : Annuo Semèstrale Trimestrale L. 1500 800 " ,, 450 / 1nm111nm1111111111m11nmmmn11111111111u111111111111m1111111111111111111111m1111111111111111111n1111 nenti del PCI col « sistema degli Stati socialisti »; avere il coraggio di dichiarare chiuso un ciclo storico; che per tanto tempo ha suscitato nei socialisti la lealtà del– l'alleanza, il ciclo della storia internazionale del socia– lismo, dal 1924 all'Ungheria, da considerarsi ora critica– mente come un antecedente storico, non più come l'og-· getto di un impegno pratico; bisognava anche raffron– tare le « tesi programmatiche » socialiste con quelle del congresso comunista, badando di differenziarsene non già sul terreno finatistico, dove ovviamente le differenze non esistono, ma ,su quello del terreno d'azione, dal mo– mento che le tesi comuniste non fissano impegni pros– simi nè priorità di programmi a breve scadenza e a lunga scadenza. Questo lavoro non è stato ancor fatto dai socialisti, ma c'è il· tempo d{ farlo ancora: non mettervi mano af– fatto, sarebbe un errore. Il congresso comunista ha of– ferto ai socialisti più fattori di chiarificazione, che se– condo noi possono essere i seguenti: 1) il congresso comunista non ha dato garanzie ef– fettive di democrazia interna per un partito della classe operaia, il PSI è in· grado di darle. La ·garanzia richie– sta è quella di ammettere la contrapposizione (non l'organizzazione frazionistica) di correnti; 2) l'accettazione delle correnti non può aver per obbiettivo che il dibattito su quelle « cose concrete » che giustamente Nenni ha sempre posto innanzi nei rap– porti con i partiti borghesi. Nella loro analisi verranno CONVEGNI PERUNA NUOVA POLITIUA ESTERA I L CONVEGNOMdibattito tenutosi <lomenic3. 25 novem~ bre al circolo La Riforma a Milano sul tema « La politica estera dell'Italia» ha presentato particolare interesse, anche per la novità degli argomenti trattati. ·'~e tre relazioni introduttive, cui seguì il dibattito, quèlla di Vittorio Orilìa, « Dieci anni di politica estera italiana», quella di Ferdinando Vegas, « La crisi dell'or~ ganizzazione atlantica», e quella di Enzo Collotti, « La politica e i programmi dei pal'titi socialisti», presentava,., no, pur differenziandosi parzialmente nelle conclusioni, una· loro unità,... e partivano da alcune premesse comuni date per scontate. Le recentissime vicissitudini internazionali, dominate dall'affare di Suez con la conseguente breve guerra d'Egit– to e· dall'insurrezione ungherese, hanno posto in crisi tut– to un sistema di alleanze militari, che la politica dei bloc~ chi determinata dalla guerra fredda aveva edificato. Se l'organizzazione delle democrazie popolari, già per gli ef. fetti del XX congress◊- del partito comunista russo, dovrà affrontare una profonda trasformazione nel suo interno, sia colla ricerca di nuove formule di regime sia con nuovi , rapporti dei paesi del mondo comunista tra loro o. con quelli dell'occidente, altrettanto deve dirsi, per motivi tuttavia diversi, per i paesi occidentali aderenti alla NATO. L'alleanza atlant.ica è stata posta in crisi dal mo– mento in cui due dei suoi principali membri, la Gran Bre– tagna e la Francia, in una questione così essenziale come Suez, hanno agito per conto proprio senza consultare i lo– ro diretti alleati. Ma la crisi è stata anche provocata dal– lo svuotamento del contenuto dell'alleanza, allorchè la zona di competizione internazionale si è spostata dal– l'Europa, per la cui difesa la NATO era stata creata, al Medio 01·iente, a causa anche del nuovo indirizzo della politica estera sovietica. Si pone dunque la ricerca di una nuova politica internazionale per il nostro paese, la quale esca dalle inconcludenti e vuote asserzioni di oltranzismo atlantico e dal vacuo europeismo e,· anzichè eludere i pro– blemi, sia capace di iniziative adeguate. La relazione di Orilia, tracciando un ampio quadro della politica estera italiana in questo dopoguerra, e quella di Vegas, esaminando la crisi in cui è e~trata l'al– leanza atlantica, concludono proponendo alternative al– l'indirizzo finora seguito. Per Orilia, tenuto conto della tendenza degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica a un consolidamento delle zone d'influenza rispettive, del neu– tralismo attivo e sempre più efficélce dei paesi· a.froMasia– tici, dell'incrinatura nei blocchi (di tipo patto atlantico e patto di Varsavia), e dell'inequivocabile orientamento occidentale dell'Italia, è necessaria - per una evoluzione della nostra politica estera e per far uscire l'Europa dalla sua condizione di minorità - la creazione « di una zona elastica ed articolata di equilibrio e di contenjmento in Europa tra l'Unione Sovietica da un lato, e 'gli Stati Uniti, Ja Gran Bretagna e forse la Francia dall'altro». Alla com~ posizione di questa zona parteciperebbero la Germania unificata, e paesi dell'occidente (Italia e paesi scandina'– -vi), dell'oriente (Polonia, Ungheria) e neutrali (Jugosla– via ed Austria), liberati da ogni vincolo strategico pre- (142) nuova repubblica ·chiarendosi anche le definizioni ideologiche, che sarebbe intellettualistico voler risolvere a priori; 3) la distinzione di giudizio sul movimento operaio internazionale· e i suoi partiti è uno dei pochi punti esplicitamente chiariti nel « documento programmati– co» del PSI,. e pllò accettarsi com'è: il PSI mantiene cioè la sua libertà di giudizio sui partiti socialisti al potere, ben sapendo, si potrebbe aggiungere, che chi non vi è ancora pervenuto ha almeno altrettanti titoli pèr giudicare il cammino che gli altri percorrono verso l'estinzione, o almeno la delimitazione progressiva,. dei poteri dello Stato; 4) i socialisti possono soprattutto far propria una per · litica industriale di lotta dinanzi all'enorme esperimento riformistico di fatto del padronato italiano, politica che il congresso comunista ha mancato di affrontare. I ser– cialisti possono tranquillamente prendere nota che la stessa battaglia co.ntro i monopoli mantiene, presso i comunisti, la funzione, eminentemente agitatoria ed espansiva, di alleanze più varie e più ricche. Tutto re– sta perciò .loro da fare·, e proprio su questo terreno der– vrebbe aver luogo la loro battaglia per l'unificazione, di fronte alle esitazioni socialdemocratiche. Non si può dire, dunque, che il congresso comunista non abbia giovato a mettere in rilieyo le possibilità e la qualificazione di una politica per il partito socialista. L'i.mportante è che questo tragga dai fatti una lezione utile e pronta. Per timore di essere sorpassati a destra, ·i socialisti non hanno potuto svolgere sinora una pole– mica di fondo sull'Ungheria; per timore di più gravi impennate socialdemocratiche non hanno dato slanc.io sufficiente alla loro . impostazione propriamente sociali– sta. Perdere ora del tempo, sarebbe quanto perdere dav– vero del terreno, in favore dei socialdemocratici e dei comunisti. Non esitiamo a considerare questo momento dei socialisti abbastanza grave. Tutte le possibilità sono ancora aperte, ma la più pericolosa è quella di non sa– perle cogliere, provocando la stanchezza e la sfiducia dell'elettorato e della base. ALADINO A MILANO esistente. La sua realizzazione presuppone una intensifi. cazione di rapporti con i paesi afro-asiatici, e una netta posizione anticolonialista, con riconoscimento della Cina popolare e con piani di aiuti ai paesi sottosviluppat,i. Per Vegas, si tratta di 1·idare vita all'interpretazione italiana del patto atlantico, mai voluta attuare dai prin• cipali alleati, sviluppando quanto è formulato nel suo ar– ticolo 2. « La crisi dell'alleanza atlantica, quindi, deve essere affrontata all'interno del sistema atlantico stesso :i-: ed è perciò che resta valida l'interpretazione del presi– dente della Repubblica, di una attuazione integralistica dell'alleanza allargandola, al di là del piano della sicu– rezza milita.re , a quello Politico ed economico, sotterrando ogni sogno senza fondamento di m,·a « piccola Europa », poichè i singoli partecipanti dovrebbero godere di quel– l'ampia autonomia, che gli consenta di allacciare legami con i paesi neutra:li (Jugoslavia e Austria) e i paesi afro– asiatici (India). « Il patto atlantico, in altri termini, de• ve· essere utilizzato come un nostro· Punto d'appoggio, dal quale muoverci, senza per questo uscirne fuori, verso quei paesi che a loro volta si muovono o cercano di muoversi fuori dai rigidi blocchi in cui·erano o sono tuttora inclusi». La relazione di Orilia, rilevando le forze che all'interno dei vari paesi occidentali possono portàre avanti una nuo– va politica inter~azionale, aveva accennato ai part,iti so– cialisti. Enzo Collotti, tr.attando per l'appunto « La po• litica e i programmi dei partiti socialisti», ha cercato di individuare i punti com1r.1nisu cui i socialisti eul'Opei potrebbero convergere per dare un nuovo volto all'Europa. Facendo un consuntivo dell'azione compiuta e del camlllino percorso dai vari partiti socialisti occidentali, e constatato il fallimento e l'inutilità dell'Internazionale socialista, ridotta a puro sttumento burocratico che non riesce a oltrepassare l'iniziativa di retorici appelli senza portata reale, Colletti osserva come i laburisti, i social– democratici tedeschi ed il PSI in Italia possano roncor– dare su alcuni punti: unità tedesca e sicurezza eurqpe:\ per mezzo della neutralizzazione della Germania unificata •(garantita da un patto di sicurezza delle grandi potenze), ·pacificazione del Nord-Africa e del J\1edio Oriente sulla base dell'autodecisione dei popoli e. del bando di ogni di– scriminazione, stretti rapporti con i paesi afro-asiatici al fine di creare una fascia di paesi al di fuori dei blocchi, che vada dall'Europa all'Asia, per mezzo di piani di svi- luppo economico del tipo Pineau. • Ovviamente, queste proposte e queste. prospettive esi• gerebbero una elaborazione e uno studio particolare, a cui i movimenti socialisti, poichè a loro partìcolarmente si guarda, dovrebbero ormai seriam6nte applicarsi. Il dibat– . tito che ha seguito le relazioni si è particolarmente sof• fermato sulla l'elazfone cli Collotti che per il suo stesso tema noh poteva non suscitare discussione. Non si è però dibattuto su alcuni punti che nell~ relazioni meritAvano più attenzione, per erempio: rapporti economici; peso del– la Germania nella nuova sistemazione europea; sistema– zione politica del NordMAfrica (problema questo di par– ticolare gravità, per la ·debolezza politica delle forze n,i.– zionali locali, non essendo improbabile cl~e una grande po• tenza sostituisca l'attuale colonialismo francese). E' da augurarsi che simili iniziative c-ontribuiscano a ridestare un vivo interesse verso le questioni della politica inte1·na.'zionale in tutti gli ambienti socialisti e democra• tici, tradizionalmente sordi- a tali problemi. ANDREA FAGIUOLI

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