Nuova Repubblica - anno IV - n. 52 - 23 dicembre 1956

8 LETTERA APER1A AI PARTIGIANI DELLA FIAP UNDOVERE DICHIAREZZ A di FERRUCCIO PARRI I L CONVEGNO tenuto dàlla FTAP a Venezia il 4 no– ve~bre, cadeva in un momento infuocato. I gravi av– venimenti internazionali di queste settimane - Un– gheria e Suez - ponevano problemi morali che obbliga– vano la nostra organizzazione, in nome delle esigenze ideali ch'essa 1·appresenta, a 1 prender posizione, ,posizione chiara, giusta, coerente con la nostra Carta statutaria, con 'i nostri principi ed il nostro passato. Di fronte a problemi di libertà la nostra risposta non può esser dubbia. Perciò non poteva non essere catego1·ica la condanna alla i·epressione intema e sovietica della sollevazione tlllgheres~ contro un regime tirannico e po– liziesco. E1·ano i problemi ed interessi politici messi in gioco da questi fatti che hanno reso animate, anzi vivaci, le di– scussioni di Venezia, e dovevano rendel'e attente le nosfre posizioni. Attravel'so di esse ancora una volta la nostra ff'ciC'razione ha nella sostanza confermato la sua indipen– dPnza piena da ogni partito ed aggl'uppamento particolare, ed insieme confermato ch'ossa una fede politica sua la ha: ed è la democr8.zia, che non è libertà inerte, ma giust,izia ·nella libertà, e pace. E perciò distinzione necessaria della sua posizione dalla vasta rnanovra politica che si è dispiegata in occasione clt•i fatti d'Ungheria. Tutti gli uomini liberi insorgono contro i carri armati che sparano su studenti, operai e contadini. Ma non per questo devono solidarizzare con le forze di destra che su que~ti movimenti d'opinione imbastiscono evidenti specu– lazioni, che sono insieri1e di partito e di classe. Non· pel' questo possono accettare che all'avanguardia di questa ma– novra retrograda vi siano uomini, forze e correnti che sono complici del te1Tore poliziesco fascista, complici della re– pubblica di Salò e dei carri armati nazisti. Né possiamo confonderci con quel vasto schieramento qualunquista con– fonnista, 'clericale, borbonico, levantino, e sempre retrivo, che oggi applaude qrielle balde avanguardie, ]'altro ieri arplaudiva Mussolini e ne cavava profitto, e ieri di fronte al dl'arnma ed al dilemma della Liberazione sceglieva la 11cufralità e la speranza dei futuri profitti. Erano queste le pi-eoccnpazioni che stavano dietro alcuni dissensi o di[– fC'renze di tono che si sono manifestate a Venezia, e se1·– vono a spiegare alcune indicazioni che vi sono state espresse sulla nostra politica partigiana e sulla politica interna del nostro l:>aese. L'interessante dibaLlito veneziano ha così completato alcune eloquenti Tequi,•:dtorie contro la dittatui-a e le 1·e– pi-cssioni comuniste con non pochi e· notevoli interventi equilibrati e motivati. Gli amici mi perdonino se per uno ·scrupolo di prudenza non ne cito i nomi. Ma non credo di offendere l'obiettività cui desidero re– star· fedele asse1•endo che prevale nella nostra organizza– zione un desiderio di equilibrato giudizio, che guarda alla sostanza prinia che all'apparenza e che nel quadro fermo e sicuro di alcuni grandi principi immutabili sceglie come• metro gli interessi profondi e permanenti del popolo e della pace. I.a libertà si opprime non solo con i carri armati; sono dittature effettive, oltreché corrotte, molti regimi dall'ap– parenza istituzionale democratica: possono J'iuscire ad es– f:iCl'e interpreti abbastanza fedeli delle esigenze popolari J'e– gimi retti da un apparato apparentemente dittato,·iale. Se non vogliamo servire la politica di potenza dei Soviet, non vogliamo scambiare la difesa della libertà con la difesa del capitalismo. Chi potrebbe sostenere che la politica americana si muove ancora secondo lo spirito del piano Marshall e po– t1·ebbe presentare- la politica delle potenze occidentali come un·incensurabile politica di pace? E' saçrosanto il dovere di difende1·e la libei·tà e l'indi– pendenza nazionale. Ma questi stessi beni si di.fendono me– glio con la pace che con i conflitti, specie per un paese come l'Italia alla mercé delle bombe atomiche e della po- 1 itica altrui. Perciò di fronte ali.a i·ealtà del mondo gover– nato per metà dai regimi comunisti e 1~azionalisti pro– dotti dagli errori dei secoli e delle generazioni passate, la politica della pacificazione quando non sia una lustra in– gannat1·ice è sempre prefedbil~, senza ombra di dubbio, alla guerra fredda, rovino.isa po1iticam~nte e materialmente. · Questo chiarimento di spfrito motiyava la condanna che alcuni di noi avrebbe1·0 voluta fosse pronunciata" a Ve– nezia contro il colpo di mano. di ~uez, nel modo 1)i1\n0tto e severo propl'io perché ne sono respon.sah.ili due i·egirni democratici, quelli che dovl'ebbel'o essere i di[Onsori mag- OCCIDENTE RIVISTA INTERNAZIONALE DI STUDI SOCIALI E POLITICI .Redattore generale: ERNESTO DE MARCHI Redattore italiano: FERRUCCIO ROSSI LANDI Redattore inglese: ASA BRIGGS Si pubblica. sei volte l'anno. ·- Redazione e Amminlsti-a~~~ii~ v;a T~ief ~~~ci~c 7~ 8 Jla Paola, 2 gioi-i dei principi democratici in Europa, quelli che reg– gono i due ]?opoli più ~icini all'Italia. Secondo questo parere né le sgradevoli iattan·ze dittatoriali di Nasser, né la rottura di un impegno internazionale legittimeranno un · colpò cosi funesto alle speranze di organizzazione della pace. Diversa· era la valutazione di altri compagni sia delle colpe egiziane sia delfo attenuanti agli anglo~francesi. EÌ:>oi– ché sussisteva l'accordo generale sulla condanna generica, si è l'itenuto non convenisse. portarla. ad una formulazione che impegnasse l'assemblea ad un dibaUito ed a valutazioni di politica internazionale fuori della sua competenza. Era nella nostra competenza indicare dopo le condanne una linea di azione positiva sul piano internazionale. Nes– suno, neppure la FIAP può esimersi ormai dall'indicare criteri di giudizio, e possibilmente di lavoro, jn mate1·ia che ha così· diretta influenza sulla vita interna di ogni paese. Lo studio dei problerni europei, il movimento per }'unificazione europea possono essere nostri temi di lavoro e di .inte1·vento, se l'intendiamo non su quel piano di tra– sposizione diplorilatico-militare di interessi conservato1·i che ha allontanato a suo tempo, molti di noi dall'azione federalista, ma su nn fondamento cli consenso popolare e di soluzioni di problemi popolari. Son~ pensie1·i è temi che Tichiedono precisazioni e chia1·imenti, sui quali sarà forse possibile tornarn in altrn occasione, poiché il non parlarne è stata una lacuna a Venezia, ed un errore in primo luogo mio. , Dagli -interventi cui ho accennato è risultato anche una prevalenza, se non di comunanza, di pensiero nel conside– rare con lo stesso spirito i grandi problemi e la politica interna del nostro Paese, nella quale si inquadra la nostra stessa politica dell-a Resistenza.. Anche sul piano della vita interna, nel quadro fermo ed :immutabile della Costituzione la guérra fredda e Je crociate elettorali cui essa è p1·eordinata non sono lii via per la soluzione migliore dei problemi primi di vita e cli progrnsso del nostro popolo. Come la lotta contro il fascismo ed il potenziale Ia– scist.~1,della vita italiana non è motivo legittimo per get– tarci in braccia al comunismo od associarci alla politica comunista, così il rigetto della ideologia comunista, Ja con– danna di errori e colpe dei regimi comunisti non devono chiuderci gli occhi sulla politica di pl'Ogresso e di sincera democrazia della quale il nostrn Paese ha semp1·e pilt nr– gen~_ bisogno. ·J'Ai~campagna che si viene artificiosamente montando in questi giorni non valga a nasconderci i pericoli di· sci– volamento verso governi di regime dei quali temiamo pri– ma ancora che J'opet·a politica la decadenza del costnme pubbl.ico che essi comportano, l'espansione senza argini della monopolizzazione del potere politico e finanziario insieme con lo assei-vimento della religione alla difesa del cosiddetto « ordine costituito» e la correlativa crescente clericalizzazione dello stato. Non stiamo già annegando nella mediocrità del clientelismo, opportunismo e trasfor– mismo, e nello scandalo di un sQtto governo sempre più dilagante? ~► .... (1::l2). niJova repubblica Dalle fila dei compagni''pronti- a.Ila critica verso di noi ci sono v~nute allnvioni di eloquènz!l- sulla difesa degli imìnortali ·diritti della persona umaria: non una parola sulla decadenza morale degli italiani. Vogliamo, compagni, vedere dove e come sono stati più traditi gli ideali della Liberazione? Venezia non ha molto insistito sulla conclusione posi– tiva che suLJ_)iano della politica interna poteva parer logico dovesse coronare I.a definizione e con[e1·ma dei principi e criteri di giudizio. Nel desid er.io di rispettare la neutralità pa,titica della 'Jt[AP ci sia1:no limitati ad alcune formula– zioni generali. L'Italia è ad una soglia critica della sua storia, segnata éla grandi problemi della vita civile non risolti nel decennio· ora compiuto, dalla necessità di una vit;a politica economica di occupazione qua.si ancora da. iniziare, di una politica di pc1·equazione s ociale, e di una politi"ca di pace attiva, e non di semplire acquiescenza. A nostro giudiZio necessità dì svolta e dì un. nuovo cammino. E' questa una impostazione di partito? No, semplice~ mente di democrazia. I postulati che abbiamo posto pos– s.ono essern condivisi da tutti i gruppi conviventi nelltL FIAP. E restiamo ancora sul terreno comune quando au– spichiHmo unificazioni di forze socialiste e concentrazioni al loro fianco di fo1·ze democratiche che possano farsi stmmento sano di una soluzione organica e seria del pro– blema italiano. Abbiamo ritenuto che il momento c1·l1ciale ed i doveri di consapevolezza e sincerith che ci riconosciamo, esiges– sero una presa di posizione non reticente, pm· in limiti generici, e rifiutando naturnlmente ogni impegno con ogni partito. Può essere che sia opportuno riprendere il discorso anche sui nostri rappo1·ti con le altre organizza– zioni partigiane. Il pi-ocesso unghe1·e~e al comunismo por• tava naturalmente ad un riesame dei nostri rapporti par– ticolam1ente con l'ANPL Non è mancata a Venezia qual– che esorbitan.za, tanto più tenendo conto che l'ANPI non è il partito comunista; sono venute a cor1·eggerle equili– brate mesSe a punto. Sono stati rico1· da.ti i· momenti bur– rascosi e le nostl'e ragioni cli doglianze. Ma è stata ricor– data la politica di unità che grado a. grado si è pronun– ciata pili tardi nei riguardi della lìIVL sia dè!l'ANP.f. Verso la prima la prova non è stata molto felice per l'im– postazione ch'essa ha creduto cli dare alla sua politica. A · mantenere ,un indirizzo_ di apertu.ra verso J'ANPI siamo stati mossi non da un sinist1·isroo generico o· da 1111 cripto filo-comunismo, secondo le caritatevoli accuse degli avver– sal'i, ma dalla precisa. considerazione della necessità della difesa antifascista e degli importanti obiettivi comuni. Crediamo su questa linea di aver realizzato risultali impor-tanti. Saremmo dei lavapiatti se sconfessiamo o.ra la. condot– ta passatn ed i p1·incìpi che ci hanno guidato. La colle– ganza in ur~a lotta di liberazione non è per noi accidentale, e ci vieta discriminazioni nei riguardi di chicchessia. Ci duole che le ripercussioni dell'indirizzo politico assunto dal Pa1·tito Comunista ci obblighino ad una linea cli attesa e di maggiore 1·iserva nei riguardi di tma politica unitaria della Resistenza, che pur riterremmo sempre auspicabile. Ciò non significhi, compagni, che noi alteriamo la nostra. politica di cordialità e di apertura verso tutte lo fol'ze della. Resistenza. Al confronto con i problemi vivi, anzi scottanti, del– l'ora, il nostro convegno di Venezia ha permesso alla ]?IAP un salutare bilancio, un virile esame di coscienza. Tempi e prove non facili attendono .la nostra Pati-ia, tempi che esigono chiarezza e fermezza di convjnzione. Non sa– remo mai noi, compagni, a smarrire nella tempesta di passioni interessate la nostra. serenit;1, e superiorità di giu– dizio, a cedere alle lusinghe dell'oppo1·tunismo, a transi– gere con la nostJ'a coscienza. J.A VISPA TERESA ovvero iL SOGNO. DEL 36 APRILE '(Dis. di Dino Buschi)

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