Nuova Repubblica - anno IV - n. 43 - 21 ottobre 1956

2 UNITA' POPOLAREE L'UNIFICAZIONE SOCIALISTA NON SlPUO' NON STARCI IVREA, 15 ottobre 1956 Caro Morgan.ti, la chiusa della tua lettera (Nuo1Ja Rept1bblica del 7 ot– tobre) è inesatta. 'l'u consideri la riunificazione come e: ine• vitabile, i io l'ho considerata come « auspicabile>, pur– ,chè rispetti le condizioni della sua stessa efficienza poli– tica.. Perciò anche le conclusioni finali, comuni alle due 1ottere, si pongono sotto una luce diversa,. Di comune, invece, le due "lettere hanno un certo tono 01notivo, più che obiettivo; e tendono a considerare la 1·iupifìcazione sotto il solo aspetto contingento, anzichè come fase di uno sviluppo storico-ideologico. La nostra domanda - ci stiamo? - non trova così gli elementi ne– cessari ad una l'Ìsposta funzionale. li'ol'SO sarebbe bene teDtare - anzichè baloccarsi con le definizioni lapidarie (e la tu· ne è una), o pesare sul bi- 1aflcino il pro e il conti-o - una valutazione complessiva della situazione, che inquadri il processo di riunifi cazione nella sua giusta prospettiva storica; per mez.zo dj una discussione che, non dimenticando il presente e i suoi problemi, non vi si chiuda dentro. PRIMO PUNTO: la riunificazione non è tm vrocesso 1-ifonn:istico subito da un nioviniénto operaio altrinienti ri– voluzionario, ma è conseguenza della crisi rivoluzionaria della classe operaia. • Da 1nolte parti si ragiona come se la riunificazione fosse una battuta d'arresto, imposta da una situazione contro-rivoluzionaria, ad uno sYiluppo rivoluzionario del movimento operaio. In altre parole: la situazione politica sa.rebbe tale che il movimento operaio deve tornare in– dietro, scendere ad un Jivello più basso per non rimanere isolato. In realtà questo modo di vedere corrisponde sol– tapto ad una posizione soggettiva, non obiettiva. Non es.isle, perchè non può esistere, una contraddizione tra condizioni politiche obiettive e dinamica del movimento operaio, perchè questo non agisce e vive nel vuoto e perchè Je ,prime non si determinano a11'insaputa della classe operaia .• Giù. 1a contrapposizione· in se stessa è prop1·ia del massimalismo ed é formale. Ma, a pni·te ciò, o noi sosteniamo che le condizioni della Jotta poliUca in Italia-, oggi, si sono determinate malgrado e contro l'azione dei partiti operai; o dobbiamo ammet– tere che esse si sono Iomw.te anche per l'insufficienza po– litica rl\"oluzionaria. {non insurrezionalista) del movimel1to operaio italiano: Se si dovesse inf~tti dare un giudizio d'insieme deJla politica perseguita dal PSI e dal PCI in questi dieci anni, si dovrebbe parlare di possibilismo esa– sperato e di politica della pm·a e semplice presenza. Non si è cioè fatto, se si vuo]e parlare secondo i vecchi termini, una politica rivoluzionaria, senza con ciò !are una poli– tica riformistica .. Si è semplicemente vissuto l'c.tmos!era della 'guerra fredda, facendo, della tattica di arroccamento e di difesa, una pratica dell'immobilismo sino alla anchi– losi. Lo stalinismo e la guerra fredda - due fenomeni che non sono contemporanei per un semplice caso - sono passati come un rullo sulle possibilità di una politica operaia di reale trasfo1'lnazione sociale non nel vuoto, ma "J:; ~apiccolo. ~i;cchina per l'uf, ficio e per lo studio privato. Fornisco un lavoro di qualità elevata e costante. Unisce le caratteristiche di stabilità e di robusta struttura dei modelli mqggiori alla mobilità ed ole• ga_l'l;:!'a .d~lla portati,Je. Olivetti Studio 44 nelle condizioni offerte dalla situa:!.ÌOne politica. Il XX Congresso, 1a di::;tensione, la apertura allo « vie naziona- 1i al socialismo>, offrono l'occasione storica per la ripTesa cli una politica. effettiva della classe operaia .. Ma bisogna contare anzitutto sni guasti prodotti alPinte1·no del mo– vimento operaio; e n0n si può poi pretendere di scegliere le condiz.ioni alle quali questa ripresa può essere efleitua,ta. La riunificazione, pc·rciO, non ha, di per sè, aggettivi;- il pericolo non sta nei centimetri di livello al quale essa può esse.re operata. La riunilhiaz.ione può essere il mod~ della classe operaia italiana. di riprendere contatto con la realtà e di incide1·e di nuovo, come classe politica attiva, sulla realtà. Il pericolo sta nella possibilità. che essa non venga] intesa come apertura di una fase storica, ma come mossa tattica, I".ipiego i e che, conseguentemente, venga opeTata con 1nezzucci tattici, senza coraggio, senza programmi e prospettive, senza distinzioni di funzioni tra PCI e PSI, pur nello stesso quadro. SECONDO PUNTO: mw riunificazione corrisponde esattcmumte ai limiti JJ08ti dalla situazione volitica. Su questo punto - dei limiti objettivi - convergono il rifiuto dei massimalisti e gli a1·gomenti lenicnti dei ras– segnati. Entrarnbi ci dicono, in sostanza: la situazione è contro.rivoluzionaria, riservandosi di concludere all'oppo– sto. Ai Jlrimi si chiederebbe invano di prospettare un'al– ternativa operabile politicamente; ai secondi si chiedereb• be irn-ano di considerare l'operazione come una. fase sto– rica. Come al ·solito, cioè, il rivoluzionaTismo verbale e il riformismo rinunciatario dimostrano di essere le due fac– cie cli una stessa posizione negativa. In realtà nessuno pen• sa che non è la. riuni.ficazione in sè che abbassa. il livello dell'azione operaia - per esprimersi in questi termini frusti - quanto la sitllazione effettiva della società ita– liana. Non è cìoè che si debba accettare la riunificazione o riliutarla; si accetta o meno di operare secondo una determinata condizione e un determinato programma. Quando noi di Unità popolare proponiamo - come da tempo facciamo - un programma di riforme moderate, ma concrete, effettive, che porti il nostro paese a condizioni civili di democrnzia, prospettiamo non .il problema della riunificazione - nè parlavamo anche prima - ma il pro– blema di una .risposta funzionale alle esigenze del periodo_ storico. Se si acc.etta questo orientamento - e alt.cimenti bisogna. dire che cosa l{ vuole di diverso - si accetta, più cbe la riunificazione, uÌl determinato modo di porsi e una determinata scelta di alleanze, strumenti, strutture, ade– guati alla situazione e al lavoro che si vuoie fare. Si tratta perdip~ di vedere se la riunificazione rientra in questa scelta. e a quali condizioni i non di discutere prima e sol– tanto della 1·iunificazione (come si sta facendo), per de– cidere se ci piace o no e se contrnddice o no .... a che cosa? L'estremismo - cioè la solita malattia infantile - non è un fenomeno astratto; è fenomeno in stretta correlazione con la situazione obiettiva e le possibili scelte obiettive. Rileggersi Lenin - dopo averlo tanto buttato in faccia a chi faceva comodo - sarebbe oggi salutare per molti. • TERZO Pi:JNTO: Non è vossibile parld.re in ternvi.ni di « riforrnisnio > e « rivoluzione--», sen=a ridefinire i l valore di que11te esvressioni. Sono pas~· 'ù che lo stnljnismo - trent'anni di t toria e di ;fotte che n ha nno trova to contropartita in\ una adeguata elaborazi e ideologi.ca. Questa, in poche larole, 1a crisi ideologie del movimento operaio - ita• liano ed internazionale · e questo anche uno dei motivi della crisi rivoluzionaria cle11a classe operaia. Revisione del marxismo? Slorbjciahll'a di « ciò che serve> e di < ciò che non se1·ve »? Pancetta parlamentare su una vecchia oSSatura rivoluziouru·ia? Niente di tutto questo. La rivo– luzione, Ja lotta cli classe, la critica alla società borghese e alle sue insufficienze poLltiche ed economiche, la afil)ira– zione ad un'a società completamente diversa, la stessa dit. tatura del proletariato non sono fiori appassiti, buoni pe1· Ja pattumiera. Il marxismo non è in crisi, se non nella misura· in cui si è così poco marxisti da conce1lire una corrente di pcnsie1·0 e di azione come dotazione esclusiva di una setta o co1T1eformulazione immutabile. In realtà noi siamo sorpresi soltanto dalla nostra stessa crescita. 11 movimento ope1·aio non è lliù fuori dalle muta della cittadella borghese, è dentro. Il marxismo non è più uno sfrumento esclusivo di un partito; è parte di noi stessi, non è più esterno a noi, può alimentare un pensiero spon:: taneo che ne sia pe1·rneato, non essere soggetto ad i11ter– pretaz.ioni successive. Noi siamo il marxismo. Noi siamo il futLu·o di questa società. ~Gli o_perai di Poznan non si sono rivoltati contro la societA social.ista, non più di quanto si siano rivoltati gli intellettuali _polacchi, ungheresi, 1·ussi quando hanno ri– vendicato il loro diritto di pensare libe.ramente e di non esse1·e soggetti al ricatto della politica del partito da ac– cettal'e, anche icleologicar,nento, e da l'CSJ)ingere in blocco. Come Ja sociétà socialista è così affermata. che ci Si può permettere di vederla a1-ticolata, il marxismo ò così indi– scutibile che ci si può J)ermettcre di continuarlo noi e di prospettarlo per strade diverse. Come gli operai è gli intellettuali dei paesi socialisti pongono in discussione la politica del partito e la strut~ tura dello Stato in quanto confermano Ja societti socialista i così noi possiamo discutere 1a politica dei partiti, le loro strutture, i loro rapporti, in quanto confermiamo il movi– mento operaio. Questo - la classe operaia, punta del mo– vimento dei lavoratori - è un dato indistruttibile; noi (155) nnova repubblica posstamo prospettarne anohe Ja articolazione poichè essa è per noi, che lottiatno in una. societ.ù. capitalista, la pre– rt'gurazione stessa della nostra società. Pretendere il con– trario - imporre cioè non la disciplina, ma il conformi– smo, in nome della lotta - significa più che mort.ifìcare, distruggere Je condizioni per una nuova spinta l'ivoluzio– nal'ia. Continuare cioè Jo stalinisn.10. Ma tutto ciò non è automatico. Il passaggio stesso a questo modo cli concepii-e - e perciò di agire politica– mente, non potendoci essere distinzione - è una fase di crisi. Sarebbe stupido pensore, infatti, a questa fase corno ad un semplice spogliarsi cli vestiti stretti; è una lotta ed è insieme un processo faticoso cli presa. di cosciehza. Per questo, pensare alla riunificazione come ad una « battuta d'arresto> dopo la. quale "'« si riprenderà>, si– gnifica non aver capito niente e invacchirsi nel peggiore riformismo. Non ci aspetta, dopo, un Palazzo d'Inverno da assaltare o un Ottobre Rosso da vivere. Noi stiamo vi– vendo oggi ·1a nostra rivoluzione e Ja porteremo con noi, nella mfaura in CLÙ ne saremo capaci, per tutta la vita. Non esiste una catarsi, una catastroie, un momento cli morte-vita i esiste semplicemente la lotta. Per questo, en• che, non ha senso buttarsi a cf!ncellarc, in qualche ar\,icolo, tutto il passato e a prefigurare la futura lotta politica - e l'opernzione attuale - in termini che assomigliano tanto ad un l'itorno al riformismo pa.damentare. Perchè non è Diamo H testo de.ll' o.d.g. votato daUa direzione nazionale di UP, nella sua ultima riunione. La direzione nazionale di UP auspica che il pro– cesso di unificazione socialista si sviluppi rapida· mente superando gli ostacoli tuttora esistenti. Ritiene che tale processo 1 per costituire un fattore decisivo di rinnovamento della situazione italiana, debba dar vita ad uno strumento capace di esprimere una alter .. nativa politica autonoma. Richiama perciò tutte le forze comunque interessate all'unificazione a rivol– gere fin d'ora ogni loro energia per determinare una piattaforma programmatica chiaramente distintiva di tale politica. A tal fine 1 Unità popolare ritiene giunto il mo– mento di delineare il programma del partito unifi– cando1 alla cui elaboraiione parte·cipino tutte le cor– renti socialistei ed invita i propri gruppi locali 'a farsi pro~otorl di dibattiti tendenti al medesimo 'scopo. ROMA, 14 ottobre 1956 possibile costringere una svolta storica di superamento proprio nei termjni da superaTe. QUARTO PUNTO: non esiste l'alterna'tiva: l'unifi- catione o la (t.n.e. · Mi pare chiaro, da quanto 110 d.elto, che non esiste l'alternativa tl'a l'unificazione - e perciò una data poli– tica - e la non-unificazjone - e _perciò un'altra, diversa, politica. Il discorso, l'azione poljtica da fare non m.uta.no, avvenga o no l'unificazione. Se si inquadra la riunifica– zionè nel p1·ocesso storico in atto, ci si accorgerà che non si tratta -nè di un'op.erazfonç clel due più due, nè del due più due più qualcos'altro. tPensa.re in grande - c.ome os.. serva giustamente Vittorelli - non signifìca soltanto ve– dere Ja riunificazione nelle sue poss.ibilità mB:;ggio1·i,ma vedere la fase storica e ln 1·iunificazione in essa; vedere che si tratta di una ·svo1ta del socialismo italiano - cioè del movimento o).:>eraio nel suo complesso - che pone compiti, problemi, strutture, programmi nuovi. Solo in questo modo ci si Jibera dal ricatto dell'unificazione come fatto tattico; solo in questo modo si può non soltanto ve– derla e open .. rla serenamente e perciò efficientemente, ma - se non lo&sePo soddisfatte le condizioni della sua effi– cienza politica - anche non procedere a.ll' operazione; senza con ciò incor1·e1·0jn un [allin.1ento .. Soltanto i pavidi possono pensare che Ja funzione politica del movimento operaio, in quanto !unzione 1•j\•oluzionaria, sia affidata ad un'opemzione tattica. Si tratta, in realtà, cli dimo• strase che il movimento ·opernjo ha la capacità. politica di rispondere allf? esigenza clèl momento; ma questa ca– pacità non sl espcimo tanto in tel'!nini di partecipazione governativa a questa o quella percentuale, quanto in ter– mini di rjnnovamento profondo e solo in questo senso anche, se occo1Tesse, di parteciJlazione o di opposizione. Sotto questa prospettiva, infatti, la riunificazione può essere aHo stesso ·tempo un attO di maturità o un falli– mento }ler insufficienza politica.. Il discorso non è finito e sarebbe bene continuarlo con una discussione cl1e - prescindendo dagl! episodi tattici e pur senza dimenticarli - porti un contributo di idee a ciò che pare, a momenti, essere un· bailamme. ?ifa bi– sogna che la discussione sia condotta con mente fredda e non con il gl'oppo in gola della disperazione. I meschini, i pavidi, gli isterici possono buttS"rcisi a corpo morto o strillare al tradimento. Non noi. Non il compagno che, nella fabbrica, mentre difende con i denti la sua. posizione cli Jotta sa che non si tratta di continuare una difensiva senza futuro, ma si sta gii\ nprendo una prospettiva nuova. Possiamo· pal'lare degli o.spetti positivi e negativi della operazione contingente solo se è chiaro in noi questo di.. scorso ed esso è perciò non accantonato o ébbandonato,. ma sottinteso perchè operante. La classe operaia deve cioè, oggi, non pl'oporsi come « alternativa. di governo> soltanto: questa s·arebbe ancora «insufficienza> riCormi– sUca o no che sia. Deve proporsi come « alternativa di classe dirigente>. Quanao ciò ci sarà chiaro, potremo an• che àiscutere com.e starci e non se starci. Ci si sta perchè ci si è; perchè non starci si_gnifìca passare dall'altra parte. Il tuo compagno -PINO TAGLIAZUCCH

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