Nuova Repubblica - anno IV - n. 43 - 21 ottobre 1956

8 ANCORALICENZI A MENTI A Pl01'1BINO IP ADRONI DELLA CIT TÀ di PIETRO BIAr\CONJ O GNI GIORNO, da quattro anni, a Piombino, aumenta il numero dei disoccupati. Da quattro anni dura l'agoJ1ia dell'intera città. 9gni attivitù. è in crisi: Hlcuni commercianti sono falliti, altri sono sull'orlo del fallimento; fra abusivi e patentati vi sono più venditori Rmbulanti che comprntori, più pescatori che pesci in mare. .[ citta<lini di una citti~ industriale che da quattro gene- . rn.zioni traggono la vita all'ombra delle ciminiere, sono costretti, dall'egoisrno degli industl'iali, a vivere alla gioi·– nata facendo i più fj,trani e vari mestieri: dalla pesca abu– siva con gli esplosivi, al «furto» invernale di legna nelle 1+:;e1·ve· dei- nobili locali, ai cantjeri scuola, all'elemosina della refezione calcia (quando c'è). Da qirnttro anni l"liombino invia i.ni; iscoltate delegazioni di cittadini 8, Roma p_erchiedere giustizia contl'O gli arbitri dei proprietari della Magona. L'ultimo inqualificabile atto è ç1.vvenuto pochi giorni fa: la direzione della Mago·na ha annunçiato il suo proposito di licenziarn oltre 700 lavo– ratori. Questi licenziamenti sono stati pl"eceduti da altri in tante piccole imp,·ese, cqoperative operaie legate alla pro– duzione della Magona. Ent1·a così, ancora una volta, nelle drammatiche pagine dolla cronaca sociale italiana di oggi, la storia es~mplare di ql1esta fabbrica e della cittù che vive all'ombr·a delle sue ciminiere. Una storia chè cominciò nel 1892 quando venf1e fondata l'attuale anonima « Magona d'ltalia » col ca[)itale di tre milioni di lire. Uomini e capitale inglesi. ·· ·seguirono gli anni di gra_nde eHforia economica: at– toi·no alla «Terni:. e alla Danca Commerciale (Comit) na- 8Ceva l'industria siderurgica pesante italiana. Della. Ma– gona elltrarono a far parte anche azionisti italiani. Nel primo trentennio di vita lo sviluppo produttivo della fabbriça non conosce sosta: dalle poche centinaia di l'onnellate annue di latta si arriva a circa sessanta1pila. ton– nellate. La fabbrica s'ingrossa succhiando alle guerre e alle disgrazie d'Italia. Vengono gli .anni in cui gli azionisti "i,n– vestono una parte dei loro profitti in manganQlli, camicie nP.i-e,gaglial'detti e gambali. La rnar:-1iale pnnciutel'ia locale di quel tempo è finanzi.ata dalla Magona. Il gonfiamento dei bilanci militari favorisce i ·gruppi siderurgici italiani. La mangiata asswne per la Magona un ritmo vertiginoso. Seguendo un accentuato processo di concentrazione capitalistica, la Magona assorbe piccole im– prese, controlla la Società Eletti·ica Maremmana, ha par– tecipazioni azionarie nella Tei·ni, nella Fondiaria, nella SADE, nella Selt, ecc. Alla vigilia della seconda guerra mondiale la Magona, monopolio per la produzione della banda stagnata, 1·aggìunge il massimo della sua potenza produttiva: centomila tonnellate annue <li latta e lamiera. li prodotto della Magona viene esportato in tutto il mondo: Rpagna, Inghillena, Cina, Giappone e· Ausirnlia .. · I la nti prolitti dèl t1oooe;1wrra Con la guerra, lo stabilimento Magona subì danni in– gentissimi. Passata la "guerra e sgombrate le macetie, si iniziò la ricostruzione. ·r proprietari, allettati da grossi e immediati guadagni, si preoccupal'Ono solo di allestire affrettatamente un macchinn1·io antiquato con cui iniziare subito la prodtrnione. . Dal punto di vista dei proprietai-i occorreva sfruttare il ,llomento. Non era il· tempo della r·icostrnzione organica: vi era scarsità. di banda stagnata sul mercato internazio– nale e fortissirna richiesta. Bastava allestire alla meglio qnei macchinari logol'i, iniziare subito la produzione ap– profittando della situazione di ·monopolio, per irpporre il prnzzo alle industrie consumatrici. Se si considera che il prodotto viene in massima parte assorbito dalle industrie alimentari, chi pagava per questa sporca specnlazione erano le· classi più nwdeste del popolo italiano. Il trenta pe1· cento della somma richiesta a una i11assaia per P-acquisto di una scatola di prodotto ali– mentare1 pagava l'involncro di latta. Senonchè, aumentando la produzione mondiale della banda stagnata, calando il dazio che ne impediva l'impor– tazione, sorgendo nel settore nazionale inclust1·ie concorrenti lnòdemamente attrezzate, i proprietari della Magona, che Rvevan preferito mangial'si i lauti profitti del· tempo delle vacche grasse, anzichè reinvestir-li nell'azienda per !noder– Oizzare gli impianti, e non avevano impiegato utilmente i "finanziamenti concessi dallo Stato (2 milia1·di e n:1ezzo), legati a quei logori macchinari che cessavano a un tratto di essere lucrosi 1 chiudevano i cancelli gettando nella di– sl)erazione 2600 operai. Era l'aprile del 1953, alla vigilia delle elezioni politiche. La •m_attina del 3 aprile la Direzione della Magona abbandonava la fabbrica che l'imaneva pre– sidiata dagli operai. Sicllri che la legge trnffa avrebbe scat– tato, gli_ .uomini della DC e i di1·igenti sindacali delle Cll·ganizzazioni governative promettevano che i cancelli della Magona si sa!'ebbero riaperti, in breve volgere di tempo, ma solo agli operai «pacifici». I «turbolenti» socialcomunisti avrebbero trovato posto nei cantieri di rimboschimento. I lavoratori piombinesi dovevano dunque dimostrare, per sperare cli .tornare al lav.oro, o di conservarlo, di aver ripudiato le idee politiche avverse al ministro degli interni e ai proprietari della Magona .. Per molti uomin~ politici della DC e alleati, la città di l:>iombino portava infatti una grave colpa: non solo non aveva mai rnandato deputati dc in parlamento 1 ma ad ogni elezione si rinnovava il successo delle sinistre; l'ottanta per cento dei suffragi andava al PC-PSI; nelle elezioni per le commissioni 'interne cli' fabbrica, .Ja CGIL nOn aveva "rivali e la. giunta comunale socialcomunista, pur attraverso gli ostacoli prefettizi, amministrava abbastanza bene la città. Le vicende della Magona capitavano a proposito: una città affamata cerca scatnpo nelle sa·crestie, nel commissa- 1·iato, nell'anticamera del prefetto, si attacca ai rasoi del padrone. Questo pensavano l'on. Togni, i padroni della :Magona, le organizzazioni sindacali operaie legate ai par– titi governativi, dichiarando guer'ra alla città di Piombino. Bastonate e rif'alti · Cel'cheremo di sintetizzare in brevi tratti la storia di questa lotta le cni immense lezioni non devono andar inu– tilizzate per' il movimento operaio piombinese. l n quei giorni a Piombino si viveva nel tel'l'ore: ca– mions carichi di poliziotti con sottogola e mitra si allunga– vano intorno alla città cl.1esembrava assediata. Le camio– nette caricavano la folla: Bombe lacrimogene venivano get– tate sni cittadini colpevoli di protestare il loro sdegno. Ogni tanto la· polizia arrestava qualche· cittadino che an– dava, a. )'accogli~t·e Vi.ve:ri per gli operai che avevano oc– éuj_)ato ,là fabbrica. Circolavano ovunque pattugl_ie di cara– binicd arma.ti di moschetto, con a tracolla il sacchetto delle bombe a ma.no. F'inchè la polizia irruppe nella fabbrica in tenuta di battaglia e, armi alla mano, scacciò gli operai. Fra uomini e donne, tutti lavoratori, in pochi giorni oltre ce.nto ne finirono in P.rigione e mplti altri ~ll'ospedale, E le organizzazioni sindaçali o'peraie? L~ CISL e la UIL sostenevano che la QGIL, con la sua furia « sciope– raiola », aveva determinato la crisi della Magona e con l'oc– cupazione della fabbrica la reazione poliziesca e padronale. « l'e1· l'avvenire della città - . dicevano - occorre paci– ficare le aziende: via i socialcomunisti dalle fabbriche! ». E gli uomini politici? L'onprev.ole·. Togni, nei. comizi elettorali. a Piombino 1 urlava che ~vreQbe allargato le galere.... ' · ... In qnella memorabile lotta la CGIL si trovò sola a di– fendere gli Opérai. Pur con 1~ 'ipoteche poste allora dalla· linea politica dei partiti socialista e comunista (no al pool del carbone e dell'acciaio, alla CED, alla legge-truffa 1 ecc.) che appesantivano le lotte sindacali, pur non compren– dendo che la politica sindacale richiedeva Ul). aggiorna– n)ent)>.:è-.di tecniche e di tattica, la lotta dei lavorator~ iscritti alla ' dIL fu ammirevole: i dirigenti della CGIL fini– ro110 in prigione o sotto il bastone della polizia. Finalmente, dopo sei mesi di dura lotta, la Magona riaprì i c~ncelli riassumendo il primo nucleo di 800 operai. La città int~nto cercava davvero scampo nelle sacrestie, nel commissariato, nelle sedi della CISL e UIL: centinaia di lettere cli sottomission.e erano state indirizzate dagli ope– rai ai dirigenti della Magona; in alcune di queste, operai vinti dalla fame della propria famiglia, assicuravano di aver strappata la tessera della CGIL. Ma i primi a rien– trare in fabbrica furono i fascisti più noti, ex bastonatorL Seguirono i raccomandati ael prete e delle autorità. La paura era la costante compagna di quel « fortuna"to » che ancora poteva lavorare. Diamo a. parte la situazione cittadina alla fine del 1953 rispetto,all 1 ann9 precedente: di soli salari era venuta a mancare all'economia cittadina la somma di lln miliardo e· mezzo. · Questa diminuzione di guadagni determinava. nel com– mernio locale grosse ripercussioni. Nel solo settore « ge– neri alimentari »: Fini hl 450 in meno al mese, cioè il 18% Carni ql 108 » » J l % Polli ql 18 » » 34% Formaggi ql 13 » > 17 % Salumi di I.a qua.I. » 90'% Mentre aumentava la vendita di acciughe sa.late,. bac– calà, patate, legumi 1 rimaneva invariata la vendita del pane. Questo era il pili chiaro indice di miseria. Alla fine del 1953 si poteva calcolare che .i crediti dei ANNO l:,opolazione residente Popolazione attiva Unitit occupate JLV A Unità occupate MAGONA Altre imprnse Portuali Trasporti e comunicazioni Artigiannto Cornmercio, ecc. Agricoltura Disoccupati Totale Capi famiglia. disoccupati Assistiti ECA -Protesti cambiari: I 952 : L. 77 .325.000 1953: » . !OG.104.151 1952 1953 33008 33460 12715 13145 --- --- 28GO 2823 2G50 870 121G , G38 136 148 300 351 550 GOO 1483 1538 2G07 2723 ------ 11182 OG83 ----- 1533 3462 411 2027 1330 4023 (155) nuova repubblica grnssisti verso i• dettaglianti e di questi ve1-so i consuma– tori erano di circa 400 rrÌilioni. Con l'intensificarsi della crisi economica procedevano .di pari passo le « m"is~,re di Ol'dine pubplico ». In tutto il 1953 la polizia aveva ca1·i– ca.to la folla con una media di 3 volte al mese; oltre 200 cittadini fra denunciati e anestati attendevano di essere giudicati. Si poteva dire che ogni famiglia di Piombino a.,vessé· Dn parente o un amico fra· i cittadini arrestati. de– '.nunciati o bastonat.i dalla polizia. Dopo la riapertura, le prime elezioni per la CIF della Magona davàno .il seguente resultato: 4 posti alla Cl SL– UlL, un posto alfa CISNAL e uno alla CGIL. Alla vigilia dell'annuncio dei nuovi licenziamenti, la situazione politica economica sindacale era la seguente: la paura e l'opportunismo determinavano il fallimento di ogni azione· sindacale (uno sciopero di un'ora, proclamato unitariamente da• tt1tte le orga11i,,;za:-1ioni sindacali, dopo assemblee e riunioni unita1·ie, vedeva la partecipazione del 10% dei lavoratori), i disoccupati e,•ano aurnentnti, alcuni commercianti avevano dichiarato fallirncnt·o, il ricorso alle discriminazioni e ai soprusi nel_-leassunzioni, nei licenzia– me11t.i·e in ogni settore del la,·oro cittadino, .sembrava ac– cettato con l'assegnazione da tutti. Solo la CISL e la UlL avevano numer-icamente mi– gliol'ato le loro posizioni. Le ACLl apl'ivano circoli ri– creativi. Facevano la loro apparizione i cnppellani di fab– brica. Sui giovani in cerca di prima occupazione, cui non è offerta a Piombino altrn idt-emativa che la caniera aziPn· dale, sui capi famiglia cli..;occupHti che non conoscono altro rnesticre olti-e qu~!lo «imp<:1rato» .in ::10 o -10 nnni di son·i·-:i~ in Magçrna, sui lavorntori non organi_!'zal i, a\'eva influito lo slogan 1·ipeiuto pP1' tre anni ad ogni occAsitme: « ."-f>111m volete fal'e la fine elci licenziilti della M~-igona, se \·o!ete torna1·e al lavol'o ..... non scioperate, non r1cl01·ite alla COTI. ~. A queste concli:-1ioni ei-a possibile avere la raccornandazio1~0 del prete e cle)le autorità. 1,n sli(1a del ma, c·hese Hitlolli E siamo al nUO\'O soprn$O dei paclrOni della Magona e finalmente al. giorno in cui tutte le organizzazioni sindàcalì dei lavoratori e tutti gli strati sociali cittadini par che siano d'accordo per difencle1·e il lavorò dei « magonisti > ed im– ·pedire un ulteriore aggravur::;i della crisi della città. Rileviamo dal rendiconto che il marchese Ridolfi (Comit, Fondiaria, Elettrica Mai-emmana), consigliem delegato e di– rettore genera,e della Magona, ha. fatto all'assemblea ordi– naria degli azionisti il 30 aprile di quest'anno, i dati che a noi inteTessano per individuare gli scopi dei capa,ta.z della latta. La Società Anonima Magona d'Italia produce latta (banda stagnata) e lamiera. Questa produzione si ottieno con due procedimenti diversi: a freddo e a caldo.- La pro– duzione dei laminati a freddo è q11antitativa - 36 km. all'ora. - essendo strutturalmente più debole dei laminati a caldo (produzione qualitativa). I proprietari della Magona intenderebbero licenziare i lavoratori impiegati nella lami– nazione a caldo (759 su 1125) e subo1·dinnno la possibilità di continuare la laminazione a freddo ad alcuni provvedi– menti di carattere economico che il governo dovrebbe porre in attuazione (esenzioni fiscali, protezionismo doganale, fi– nanziamenti, ecc.). Tutte le argomentazioni di Ridolfi suoriano sfida e ri– ·catto allo Stato: « La protezione doganale vigente in Italia, autorizzata anche dalla CECA per i prodotti siderurgici imp01·tati dai paesi della Comunità Eul'opea, non ci ba– sta» - sostiene R.idolfi. « Pe1· salvare lo stabilimento e risolvere la Cl'isi noi avevamo un programma preciso: rag– giungere entro L'anno il normale regime di produzione cli 5-6 mila tonnellate mensili di laminati a freddo». Taio programma e1·a però subordinato a due condizioni: a) « ca– pacità di acquisto di sbozzi di acciaio in l'otoli laminati a caldo (coils) - mateda prima pel' la Magona - nella mi– sura necessaria e a pi·ezzi ragionevoli»; b) « capacità di assorbimento dei p,;odotti finiti ·da parte del mel'Calo na– zionale e estel'O, a prezi,i rémunerativi ». NeSsuna di queste condizioni - sostiene Ridolfi - si è manifestata e inoltre Ja cospicua produzione dello stabili– mento di Co1·nigliano (].RJ), sommata all'importazion/:l dal– l'estero, ha provocato una accanita conconenza. La Magona acquista i semi lavorati per la laminar.ione a freddo dalla Comigliano (IRI), cioè dallo Stato. Per questo, con Ja più bella faccia cli bronzo, i proprietari della Magona, che vonebboro tutto ai loro piedi pet· continuare a succhiare enormi pr·ofìtti senza reimpiegare un centesimo, fanno dire al marchese Ridolfi: inv.itia1110 il governo a intervenire presso la Finsider perchè questa a sua volta inviti la SoCietà di Comigliano ad aumentarci le assegna– zioni mensili di semilavorati e a pl'aticarci una congrua ri– duzione del prezzo degli stei:si. « Chiediamo inoltre una. riduzione del dazio pe1· l'importazione dall'estero dei semi– lavorati dal· 15% al 3%; esenzioni fiscali (IGE), che il go– verno potrebbe portare a. carico del consumatore acqui– rente ( !) ; un freno all'importazione di latta dagli USA che costa L. 15.000 alla tonnellata poichè quello estratto nei paesi della Comunità Europea (L. 8500 a.Ila tonnellata} è insufficente per essere fornito anche ai siderurfiici ita– liani:>. Le condizioni dettate dal marchese Ridolfi per man– tenere al lavoro i soli opel'ai della lavorazione a freddo, fel'l"no restando il licenziamento degli altri, possono essere realizzate mediante Finten•ento del governo o dell'Alta Autorità della CECA. Nella relazione del marchese Riclolfi troviamo anche le seguenti cifre di bilnncio: 3 miliardi di merce in magazzi– no; un miliardo di aumento del capitale sociale; 212 mi– lioni di· ammortizzi; 29 milioni divisi fra gli azionisti. Tutto questo, ottenendo dai lavoratori riassunti dopo la· se1·rata un aumento della produzione in cambio di un sa.• - iario dimezzato. Con il ricatto della fame i proprieta1·i della Magona ottennero nel 1953 ciò che vollet·o. Otterranno ancora con i medesimi sistemi che si realizzino le loro nuove richieste?

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