Nuova Repubblica - anno IV - n. 42 - 14 ottobre 1956

2 rjproponendo invece il problema dell'unità d'azione (an– che in forme molto larvate, ma proprio in questa deli– cata fase dell'oJ)erazione), h,a determinato una difficoltà che dovrà essere risolta dagli stessi socialisti e niente affatto dai socialdemocratici. Stava ormai sulle spalle di Saragat l'iniziativa di rispondere agli a\teggiamenti concreti tenuti d 0 al PSI, con l'lls.cita da'l governo: un ob– bligo al quale non poteva sottrarsi,. se non assumendosi tutta la responsabilità del fallimento dell'unificaziorte. Ora paSsa a Nenni l'obbli~o di neutralizzare l'effetto del passo falso compiuto dal silo partito. Con due ordini di conseguenze che ci paiono abbastanza gravj: la prima, di subire l'iniziativa del PSDI sulle tre condizioni (piut– tosto equivoche e fasulle) poste per l'unificazione (de– mocrazia come valore permanente, politica estera occi– dentale, esclusione di ogni fronte popolare); la s_econda, di dovere assumere, nei riguardi dei comunisti, un at– teggiamento assai più rigido di quanto sarebbe stato necessario fare in precedenza. E' difficile capire, a que– sto punto, come Nenni, la cui sensibi1ità verso l'opinione è così forte, no.n si sia reso conto delle inevitabili con– seguenze di questa mossa. Non per questo, evidentemente, fallirà l'unificazione, che trae dalla situazione spinte troppo robuste. Ma cer– tamente, ne subirà un rallen~amento. Potrebbe anche essere benedetto, se serVisse a decantare la situazione in– terna del PSI e ad affrettare quella riforma statutaria che è indilazionabile; ed a chiarire in termini maturi e re– sponsabili che l'unificazione si fa, soprattutto, su un pro– gramma d'azione socialista iz democratica che dev'es– sere discusso in comune da tutti gli interessati. Vorrem– mo sperare che nel PSI finiscano per prevalere coloro • i quali si rend~no conto che i colpi teatrali, soprattutto se a, ripetizione, non giovano a nessuno, e determinano una crisi di sfiducia. Ci si sforzi, piuttosto, di rendere pubblici e chiari i contrasti legittimi che operano all'in– terno del PSI: sono i contrasti stessi in cui si dibatte parte dell'opinione pubblica. Sta al PSI di saperli me– diare, attravE;rso strumenti di dibattito democratico con– facenti a un partito moderno. TRISTANO CODIGNOLA (152)' nuova repubblica· ITALIA POLITICA I l-~------ DANAPOLI ATREN L A SETTIMANA politica clie oggi s 'iniz.ia è intera– mente dominata dal congrnsso denwcristia.no di Trento. Sospesi in considerazione di esso i JavOl'i del parlamento; attrntta a Trento l'élite del giornalismo itali;~no; çliretta su Trento anche l'atte;izione internazio– nale, giacchè pet· questa gli avvenirnen~i più i-ecenti della politica interna italiana, misu1·ati ad un metro di stabilità per quanto si riferisce ai rapporti con l'est-ero, ·possono essere apparsi il frutto di un certo «disordine'>, in rela– zione al quale conterebbe, come contr·apf,,eso, l'ol'dine, cioè l'unità opernnte, dell'attnale pa1-tito cli maggioranza.. Ovvia,nente, come dinanzi a. tutti i grandi congressi di pal'tito, bisogna ammettere una parte di :ncognite, che ne costituiscono, in qualunque congiuntur<}, il sale e la crn-io– sità. Ma fatta. Ja giusta parte all'imprevisto, il congrnsso democristiano di Trento non dovrebbe riserbare grandi sor•prese. Bisognerebbe che durante la sua· settimana si compisse un decisivo passo vers9 l'unificazjone socialista, oggi non prevedibile, o che si vel'ificasse, altrettanto im• prnbabile, un drammatico motivo di rottura fra i duo partiti socialisti. In mancanza di eventi di questo genere, il congresso di Ti-ento, a differenza di quello di Napoli, non avrà neppure il patetico che là si provò, nel punto di quel passaggio di consegne, in qualche modo sempre com– movente, tra una più antica e una più giovane genera– zione: una transizione che solleva gli animi alle speranze, e li compone nella solennità dei congedi. A Napoli ci fu quello di De Gasperi, e ne~suno potè allora prevedere che altrettanto irmninente sarebbe stato per i democristiani e per il' paese quello di Vanoni. Nessuno neanche spe1·ava di cedo, in quel congresso, che una terza personalità. mag• giore del partito se ne sa.rehbe praticamente distaccata- per passare ad appartenere alla coscienza intera della nazione, ia personalità di Gronchi. Questo ricordo di allora dice già. molto di ciò che tra. ,ieremo e non troveremo a Trento. La sinistra del partito ha pe1·duto il maggio1· ]usti-o e la fo1·za più prestigiosa con la mode di Ezio Vanoni: poteva, alloi-a, sotto qnesta rap– presentanza, e sotto la guida, che valeva per tutte Je sini– stre democristiane, di Gronchi, pesue più che per il suo numero. Non sarà così questa volta, soprattutto dopo che contro di essa sono intervenute, nel caso del Popolo ilel Veneto, le gerarchie ecclesiastiche, ed in quello di Pol-itica, la resa di La Pira a Fanfani. Nè bi:;ogna illudersi dell'ap– pol'tO delle ACLI alla« Base»: è un fenomeno che riguarda un solo grande cen'.'tro italiano, Milano, non ripetibile, e non imponente. . Il primo aspetto clistintivo di Ti-ento è dunque la climi• nuzione di peso politico della sinistra: il secondo, è la pra~ tica convergenza dei vecchi popolal'isti alla generazione fanfaniana, che a Napoli era appars& l'cl'ecle, la generazione viva che r-;eppellisce la morta. Gli uomini «notabili», pro– venienti dal vecchio popolarismo, non possono oggi che accostarsi al grnsso di «Iniziativa»; se ne differenzia forse il solo caso cli Gonella, il quale conta evidentemente su una 1·ipresa del trasfOl'mismo di mnniern degasperiana, per risenrarsi al caso (che :Fanfani non sapes~e cogliere) del– ralleanza coi socialisti. 1\1:anon pe1· questo la sua po~izione è da mettere nelle speranze di novità, dato il metodo poli– tico che a Gonella 1·iconoseiamo. LE CONDIZIONI DEL PSDI li terzo 1atto, snrà costibiito clall'avvicinam~nto di Andreotti · a Fp.nfani, un'operazione che, a rigore, conviene forse più al secondo che al primo, p<"1·chègli· offré una contropartita a talune, oh pl'udentis:-;ime c calcolatissime!, impennate della sinistra di « Jni;,;intiva »: andreottismo e malfattismo alle ali, per intender-ci, e Fanfani nel mezzo. Data la composizione delle penienluali di conente, in congresso, è inteso che non si perven-ù alla proporzionale; col maggiorita1·io, la minol'8nza si confermerà probabil– mente nel gruppo di « For:,,;e sociali » - data la sua incon– ciliabilità con le sinistre cli base, sino a questo momento. E sarà un'opposizione interna dalla quale Fanfani non ha avuto e non avrà nulla da tem~1·e, giacchè la QISL, per i suoi interessi, deve solo cea·care cli impedire per quanto sta_ in lei (così ha fatto sinora Giulio Pastore) ogni unitù. di base delle correnti socia.liste, che sbocchi in nn loro mffon,;amento sindacale. Nessuno i·ù--di Pastoie ~ iìit<:\1 éS• sa.to •a distanziare nel tempo l'unificazione socialista; nes– suno quindi più di lui a coltivare la pe1·ennità del centri• smo: rna questa è la formula che la DC stessa curerà di perpetuare al massi,no. Pastore· si distinguerà, c·ome mi– noranza, da Fanfani, perchè la sua rappresentanza è sociaJ •. rnente pfù limitata: ma il suo sindacato esiste solo in grazia del centrismo, che gli conferisce anche il modo di di FRANCO RA VA' S ULL'ULTIMO numero cli NR, Paolo Vittorern ha giu• stamente rilevato che il CC del PSI, trattando del– l'uilificazione socialista, non ha sapnto vedere grande. Oggi però, dopo la riunione della Direzione del PSDI, occone aggiungere che quest'altro partito, per suo conto, "ha di111ostrato di non saper vedere affatto. Esso ha posto all'unificazione tre condizioni - « non rinunciabili» - cli •cui è facile nota.tè l'inconsistenza, allo stato attuale de1la situazione politica italiana. Ohe senso· ha infatti rjpropone la necessità t dell'accettazione della democrazia come va– lore , permanente e come assetto interno del ~artito » ~ Questa è un'esigenza ormai scont.ata, per tutti quanti 1·itengano di· prestar fede a.Ile affermazi~ni fatte, in propo– sito, dal PSI; e d'altra parte, _è inutile che contmm a parlare di unificazione chi non si f.dasse di quelle asser– ~ioni, posto che una prova 1)1'atica della loro sincerità non potrebbe aversi se non dopo la conquista del potere da parte dei socialisti! E quanto dia democra•zia interna di partito, come la intende il PSDI? E' evidente che nes– suno di- noi considera democratica la struttura funzionari– s.tica del l:)SI; d'altra parte non può neppur dirsi demo– cratico uno Stato che abbia una Costituzione formalmente ineccepibile ma nel quale predominino, nella pratica, di– scl'iminazioni di qualsiasi· genere (economico, politico, 1·el-igioso, ecc.): alla stessa stregua, non basta il voto segreto per assièurare la democrazia e soprattutto Ja vi– talità ad un partito: occorre che sia. possibile in esso la più arnpia circolazione delle idee, e ciò specie in un par– titd, c0me quello socialista unificando, che dovrà poter rappresentare Je esigenze e Je aspirazioni di strati sempre pil1 larghi di lavoratori e di opinione pubblica, e _cheperciò avrà particolare necessità di una continua elaborazione dottrinale, ideologica e programmatica. Orbene, fino ad ora il conformis1no culturale all'interno del PBDI non è • IJtci,toinferiore a quello esistente nel P$I. La seconda condizione posta dal PSDI parla di « de~ ·ter,ninazione di una politica estera nel quadro della soli– darietà ira i paesi democratici dell'Occidente». Ciò può voler dire tutto e niente, in un momento in .cui appare chiara l'inesistenza di qliaisiasi politica «occidentale» che si sostituisca a quella - ormai .!?Uperata - idflntifìcata dal NATO 01 quale era uno strumento criticabile, ma rappresentava pur sempre l'espressione di una certa vo– lontà e di certi obbiettivi politici). Si tratta quindi piut– tosto di precisare esatt.amente q1iale politica. si intende contribuire a determinare; di dire, in breve, se Tito e Nebru devono consider"arsi terreni di scontro fra Stati Uniti e Russia o fattori di una nuova apel'tura della situazione ·e di distension,e,. di s,tabilire se il « rilancio europeo» si inte·nde in .funzione di tm rafforzamento mj. lita.re del blocèo -« amei:icano » oppure come elemento di 1·ottura. della pùlitica dei blocchi contrapposti. L'ultima concli;ziòne posta dal l:)SDI presuppone « l'esclusione di" ogni formula di fronte popolare sia. in fase elettorale come in sede di composizione del governo». Su ciò siamo d'accordo, a patto che la formula non sottin– tenda Ja ripulsa assoluta dei voti comunisti. Noi crediamo .inratti che un partito socialista possa aver vita e sviluppo solo in quanto si proponga di rappresentare politicamente (come premessa ad una rappresentanza organica ed orga– »izzativa) tutte Je forze di sinistra del paese: e in tal caso il PC sarà costretto a votarn per esso, sottç pena altt·imenti di squalifical'SÌ appa1·endo, per chiari segni, rappresentante di interessi estranei a qqene f01·ze. Questa è l'unica iniziativa. sacio.list~concepibile, come lo dimosti-a il fatto che non han valso, a ridin~ensionaJ'e il PC, i ser– moni socialdemocratici di questi dieci anni, che non furono ·mai a.i):tG!?1pagnati da una politica confacente allo. s:opo. D'altra. pa1,te, ad un governo monocolore democristiano, con l'appoggio della destra, non si può evitare, per prin– cipio, di contrapporre un governo monocolore socialista appoggiato dai comunisti, perchè solo così si propone con• creta.mente un'alternativa allo strapotere dell'attuale par– tito dominante; e se da questa altemativa sortirà - com'è augurabile - un incçmtro di cattolici e socialisti, ciò av– verrà su un piano di effettiva spartizione del potere fra due fo1·ze voliticamente eg1tali. Non per nulla i cattolici più avveduti (come F. M. :Malfatti) hanno cercato di affermare l'esistenza di tre fo1·ze permanenti nello schie. ramento politico italiano: DC,~Ì,artito socialista e partito"" comunista, quest'ultimo natm·alrnénte al di fuori del giuoco democratico; c"on ciò hanno inteso postulare un persistente stato di inferiorità del socialismo anche unificato, così ob– bligato ad una sterile opposizione o ad una collaborazione con la PC che ricalchi le orme del -fallito esperimento socialdemocratico. Purtroppo; quando il PSDI ripropone, oggi, il completamento del progrnmma del governo Segni - presuppon,endo così un lungo periodo di lavoro d'intesa anche con i liberali - d-imostra di non· aver avvertito che il supe1 ·ameii.to del quadripartito sfa alla base di una nuo– va politica socialista, da realizzarsi dal partito unificato. Sono, queste, tutte cose dette e risapute, ma giova ripe. terle. Come occorl'e dire che almeno maldestra è stata la decisione del PSI di conclud~re un nuovo patto col PCI, se non altro perchè offre il rnodo, ai ve1·i nemici dell'unifica• zione, di, affermare che Nenni ha pl'eferi-~o, a qnesta., l'al• leanza con i comunisti. Il problema del.l'unità delle forze del lavoro esiste, ma sul piano sindacale, e in questa sede investe anche le forze cattoliche. Oggi sembra quasi chl;l PSI e PSDI si preoccupino di esser pronti anche ad una nuova lotta se l'unificazione non si dovesse realizzare. Ma i socialisti italiani vogliono invece Che l'unificazione si faccia., perchè aifine la ]oro voce cominci a contare nel paese. Per questo chiedono. che si guardi al futuro e che di questo si discuta; che si vedano i problemi politici che è 1_11·g€lnte affrontare o che condi. zionano nel tempo una politica socialista, e che si accerti la possibilitiL di convergenza delle varie posizioni su una soluzione unitmia di essi. Si tratta di definire un nuovo programma .partendo dal riconoscimento che le passate esperienze illuminano sui molti errori che tutti abbiamo compiuto; e se gruppi clientelistici o di apparato dimo– strano di poter ancora condizionare, al centro, la politica dei rispettivi partiti, abbiano allora il coraggio, quanti credono in una impostazione politicamente seria del pro– blema, di propagandarla comunque, e di suggerire le loro soluzioni. Al punto in cui siamo è difficile torna1·e indietro; è però esti-emame·nte pericoloso che da una riaffermazione intransjgente di posizioni contrapposte esca un compro– messo ai vertici, provocato dal timore di tutti di non apparire anti~uni.ffoatori, ma che rirnai·rebbe senza rispon– denza nell'opinione pubblica. esibirne la neutralità politico-rnligiosa. . A quèsto punto si potrebbe dire che i giochi sembrano ' già fatti, e che il congresso di Trento sarà una di quelle celebrazioni unitarie ai piedi del monumento a De Gasperi, che alla politica, in ultima analisi, interessano assai poco. Abbiamo voluto tuttavia fare la giusta parte anche a qualche sorpresa. Può venire dall'_interno stesso del par• tito, dalla qua1·ta gene1·azione, se gi;'~ ve n'è una, di. demo. cristiani; può venire dall'urgere tuttavia non ignorabile del pxocesso in corso di revisione di tutto lo schieramento delle sinist,·e italiane; può venire da. un dibattito di poli– tica estera, giacchè questa è rnate,·ia sulla quale la .DC è tenibilmente scopèrta, non avendo, nelle settimane pii) recenti, in alcun modo dominato- il gioco della condotta italiii.na nella crisi di Suez. Può venire infine da qualche non isolata protesta per taluni casi ll"i elefantiasi o di clien– tela, nella costruzione delle strutt.ure pe1·iferiche del 'par– tito. Porremo attenzione a ciascuno di questi temi. E tuttavia sentiamo che la DC non ha molto di nuovo da dire in questo momento. La çosa più augurabile sarebbe un sincero esame di coscienza di ciò ehe non ha fatto del suo programma di Napçli: ma è già vecchia, e non supe– rabile, la storia dei suoi fatali lirniti ideologico-politici, cbe le impediscono di imprimere a quel prog1·amma uno slan• Cio di appassionata e rettilinea realizzazione. La vicenda politica italiana 1Hge invece al di là di Trento, tra le sinistre italiane. 'E non è colpa della DC se essa rnccoglie il sno congresso nel momento in cui le è dato di attendere, senza interporsi, gli eventi di quel processo, che si chiarila nnificazione socialista, e che potrebbe, ener•~ gicamente condotto, operare in profondità. nel movimento operaio italiano. Tanto più dolorosa appare questa battutai d'attesa, questa ambiguità con la quale l'unificazione, a3 sbalzi ed anesti, procede senza nulla promettere nè smenn tire di certo. Fanfani apre il suo cong1·esso, nel momentd, in cui Nenni ha Jasciato indovinare una sua ,sconfitta in-– direzione, salvo confermare come autentico il patto dil «consultazione» con i comunisti, e svuotarlo tuttavia in modi, che non sappiamo se condivisi dalla sua direzione. Il rinvio al congress.o del PSI per una decisibne avvan– taggia i democristiani, la destra socialdemocratica, i comu– nisti, la stampa conservatrice (cioè guasi tutta) d'Italia. Tutta questa parte dell'opinione, since,·a e cinica, gioirà che a Trento non succeda nulla, e die :-:.iconfermi la solita. tesi: braccia aperte ai socialisti, purchè riconoscano la superiorità dell'interclassismo. Un risultato umiliante per tutti, ma che per il momento assicurerà alla DC un sovl'8p- - più di stabilità, e di fiducia -a buon nrnrcato in se stessa .. ALADINO

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