Nuova Repubblica - anno IV - n. 38 - 16 settembre 1956

2 della Rivoluzione francese. Michelet, Révoluti.on Jf"''l'On<;a:is, I, li7 e l!ll: «: Tout cela élait arrété dans la nuit affiché dans Versailles H. six heures dumatin. Le President de l'Assemblée Nationa.le apprend par hasard qu'elle ne peut se réunir. Il était plus de sept heur·es, Jo1·squ'il 1·eçoit nne lettre, non du Roi, mais sim– JJlement un avis du jenne Brézé, maitre des cérémoines. Ce n'était pas au Président en son logis qu'un tel avi$ dévait Otre donné, mais à l'Assemblée elle-méme ... Je vous Ol'donne, Messieurs, de vous séparer tout de suite. Les Communs demeul'èrent assis,. tranq1.1i'lles, en silence ». l:>nJazzo Valentini è dunqne diventato un piccolo « Jeu· de-paume »? Bruno, pur non essendo astronomo, arieggia il J>re$iclente Bailly? La riunione del Consiglio cle,·e essere con~iderata, in nuce, un atto rivoluzionario? Niente affatto. E' intervenuto, invece, un alto di resi– Bten~a più che legittimo ad una megittima pretesa pre– fettizia, ad un atto arbitrario, non soltanto arbitraria– mPnte adottato, ma anche irritualmente comunicato dal signor prefetto di Roma. Un atto tipicamente ispirato cfalla volontà cli fa,·orire un giuoco politico del partito cli maggiol'anza, che - come è noto - Per « difendere la d0n1ocn,zia. » . vuol'essl'"re maggioranza anche çp.rnndo non ·10 è pili (Einandi: «Via i Prefetti, se si vuole jl•rispetto rlella libeitù »). Non, Qnnque, i consiglieri p1·ovinciali di Roma, ma il prefetto di. Roma si è messo contro la legge e rJ1a macrnscopicamente violata. Il rivoluzionario, che sovve1·te la disci_plina legislativa e fa mal'uso dei suoi' po– teri, è lui e soltanto lui. Gli altri, la. legge l'hanno difesa e la direndono. Di rendono - innanzi tutto - la legge vigente; mentre l'illegalità commessa dal signor. prefetto per sospendere i! Consiglio dalle sue funzioni, comincia dal fatto che il • decreto prefettizio si richiama ad un articolo del T.U. 1!)23 della legge comunale e pl'ovinciale (naturalmente, testo unico fascistaL che è stato abrog'ato fin dal 1!)34, quando - nella formazione di un nuovo testo più auto– :rilario ed accentrato com'era. nello spirito dei tempi - Ja facoltà. cli « sospensione cautelare» fu tolta ai prefetti ed 11.ltribuita. al ministro dell'interno. Nessuna legge ha ri– chiamato iù vigore il defunto art. 105. Lo richiama in '1igore il prefetto di Roma. Caso nuovo; che i prefetti 8ppJichino spes?o ·con gioia le norme fasciste, sapevam– celo; ma che Je e,·ochino dalla tomba dèll'abrogazione per avvalersene a loro arbitrio, questo non era ancora avve– nuto. « Non è mai tardi per andar più oltre>. Ma l'illegalità formale è nulla se si paragona al deplo– revole, macroscopico « s\'iamento di potere> che il prov– vedimento cli sospensione i·appresentn. Non occorre ripe– te,·e quel che ho gii~ detto: ]a facoltà. cli sospendere, se c·è, c'è quando il Con~iglio si ribella, apertamente o co– pertamente, a1J'.invito prefettizio. Il· prefetto invita l'll Rgosto a costituire l'amministrazione 1 il 13 l'amministra– zione non si costituisce per l'assem,;a dei democ1·i~tia~i, che fa venir rn~no il numero _legale. La legge prevede il caso. n 14 non c'è bisogno del numero legale prevJsto per la prima votazione nè della maggioranza assoluta. E' dunque certo che l'amministrazione si costituirà. Ma non sarà (orrore!) l'amministrazione «covata:. dal signor prefetto. E, per il signor prefetto, è questo che conta. Bisogna. im– _pi:!di,·eche si costituisca una Amministrazione eterodossa. !,: ~oichè non c'è altro mezzo che il decreto di sospensione, 11 signor prefetto sospende il Consiglio. Ora, sulla questione dovranno decidere - o quanto meno prendere posizione - il ministro dell'interno, i1 p1·esidente del Consiglio, e fotse - se sarà ·necessario - alti-i, ancora, più in alto, cui non soltanto per la Carta co– stituzionUle, ma per la incondizionata fiducia del popolo italiano è affidata la st1prema difesa delle nostre libertà. Anche conti-o i prefetti. FEDERICO COMANDINI :E la piccola macchina per l'uf. (icio e per lo studio privato. Fornisce w1 lavoro di qualità elevata e costante. Unisce le caratteristiche di stabilità e di robusta struttura dei modelli mqggio ri alla mobilità ed ele• gan.za .della portatile. Olivetti Studio 44 (128) nuova repubblica ITALIA POLITICA I PISTOIA O SARZA N ON CI JNTERESSA, s"int.ende~ ingrossare l'episodio cli Sarzana. Parlan\ ron. Terracini, per il « mese della stampa comunista », e ad un tratto prese a dire Cose tanto sgradevoli verso i socialisti, ricordando loro con fol'male indelicatezza quanto Abbiano ricevuto di appoggio comunista nel momento dolili. svéntura, che il vicesindaco della città, socialista cl.i verchio stampo, lasciò ii palco e si confuse alla folla per levare la sua protesta. Terracini, si è poi eletto a Roma, non aYcYa concol'dato col partito jJ s~10 discorso, né il pa1tito pensa a sconfessar·lo; egli stesso, dopo Fincidente, ha dichiarato che si tratta di un episodio senza st1·ascico, er.:atnito la sera stessa in cui è av,·enuto. Non gonfiel'emo null,1 1 se ci appaghiamo di constatarn nelle parole di Ter!'acini un'itTitazione comprensibile, allà. quale que~t'uomo politico di ,iecchia lealtì~ ha dato sfogo aperto, senza nl8schera1 ure prudenziali e senza calcolo strategico. A lh-i suoi compagni si comportano con più soppesata cautela. Se pensano che il rapporto Krusciov intorno allo stalinismo ·non comporti alcuna revisione del «metodo» (base, codesta, del· nuovo alloggiamento nen– ni·ano), ]o dicono, certo, ma fingendo di parlare fa·a sé e sé, jn trib9na precongressuale, come ha fatto Longo; op– pure fan-no ottimo viso a cattivo giuoco, come Amendola, Paietta, Togliatti soprattutto. La loro tesi è che la scis– sione socja]ista de! '47 fu una iattura, che la rirusione socialista, dieci anni dopo, è dunq'ue una riparatrice resi– piscenza. Pl'endono un!'l sola misura, quella cli prevenire l'evento, che possa determinarsi, tra socialisli e comunisti, una concorrenza, la quale finisca, nelle sue asprezze, a11o isolamento dei COmunisti steRsi. Questo atteggiamento di • « mani avanti» è carta mente giustificato i ma per ora esso non si precisa nella pl'oposta' di alcuna politica, resta nel vago, probabilmente nel presupposto che non occorra dirn di più. Occol'l'erebbe, invece, dire qualche cosa di più. Ci sembra c!1e sia meglio non Illudersi sulle parole. l)al momento che si annunzia l'unificazione socialista, e· sja pure codesta una impresa di lunga lena, la concorrenza è aperta, e si determina, come ...in ogni concorrenza, un ri– schio: quello clelJa preminenza di una delle due patti .. Supponiamo che i comunisti pervengano, con argomenti che.,~.!: ora non sono da discutel'e, a persuadere la base opeI'aia che l'unifìcazione socialista avviene su un pate– racchio riformistico, e che costituisce una opei·azione a servizio della borghesia; supponiamo che l'unificazione si compia a vantaggio dei comunisti: forse che essa non pro– durrebbe l'isolamento del nuovo partito socialista - né ministeriale né d'opposizione - sdegnato da comunisti e da democristia•ni, anche se rappresentasse, per esempio, quattro milioni cli elet.tol'i, e, tra essi, tre milioni di Javo– ratori estratti dal proletariato? I comunisti se ne dareb– bern pensiero? Probabilmen.te no; deplorerebbero ancora una volta un certo scissionismo di destl'a, un cei·to devia– zionismo, e continuerebbero a riscuotere il compenso elet– torale dalla loro coerente funzione di opposizione. Esiste, questo l'ischio, pe1· i socia.listi? Molti ritengono di no; che la parola magica dell'unificazione operi da sé l'effetto, di convogliare dietro il socialismo grandi masse popolari. Tolte a chi, se non, oggi, ai comunisti? E' quindi inutile voler stornare lo sguardo dalle cose: l'unifìcazione mette in g·ara socialisti e comunisti; mette le due forma– zioni dinanzi a difficoltà analoghe; e a lungo· termine, decide, probabilmente, una scelta del proletal'iato italiano. Difficoltà analoghe: quale dei due apparirà, nell'opposi- . zione, guidàre il gioco? (luale dei due, se i SOcialisti an– dassero al governo, appaririL condizional'e l'azione dell'al– tro? Sono cose che deciderà, infine, l'elettorato: la forma– zione a11a quale darà piìi voti, sarà la vincitrice nella con– conenza ormai aperta. Ecco perché a Pistoia Togliatti ha espresso una condizione ulti,na, che è destinatÉt. ad evitare la prQva esplicita della conconenza. L'apertura a sinistra, egli ha detto, non può consistere solo in UJl fatto tattico (cioè neÌla concezione nenniana, di sospingere i democri– stiani a fare una politica accettabile dai socialisti stessi), ma in quello politico di una generale sostituzione di mag– gioranza, una maggioranza. popolare cli piattaforma « co– stituzionale» e· socialistica, che includa tutti, socialisti e comunisti, alla guida del paese. I motivi che obbligano a considerare...,come interlocuto– ria, ma non necessariamente di breve durnta, questa posi– zione sono, a n1io avviso, due: uno di doilt·ina, e uno di congiuntura poljtica. Il primo è questo: l'accettazione del metodo democra– tico, pluripartitico, della persistente osservanza del moto pendolar~ cli maggioranza e minoranza, è l'impegno anti- 1'ivoluzionario di un futuro partito socialista. Non gio– chiamo con il termine «rivoluzione». Questo può avere, s'intende, due fondamentali significati: uno, che _riguarda. il modo dell'acquisto del potere; l'altro, che si rirerisce alla 1·adicalità dei m_utamenti strut\urali del sistema eco~ nomico-sociale. Il pl'imo è' il senso più specificamente po– litico del termine. L'un,ifìcazione socialista. si fa sulla base della rinunzia permanente al primo significato. Rinunzia permanente significa, che il sistema rappresentativo di democrazia liberale non sarà toccato neppure dalla tra– sformazione rivoluzionaria in senso tendenzialmente col– lettivistico delle shuttnre econo,uiche; significa, quindi, l'abbandono della classica dottrina marxista: del rapporto cli adeguazione tra il piano economico-sociale e quello po– litico. Si può girnre intorno alle cose sinché si voglia, ma la sostanza è questa. A questo punto è da ~ape1·e se i comunisti intendono sottoscrivere questa definizione revisionistica del sociali– smo, o se cçimunque intendono allearvisi. Kon vale molto che essi dicano che hnnno votnto la Costituzione qual'è, che si sono attenuti ad essa qual'è, e che in çiò stesso sta la prova della loro democraticità (in senso borghese). Essi sostituiscono in questo cas:o la condizione in cui agirono in passato, al programma secondo il quale si propongono di agii-e nel futuro. Ma è il loro prqgramma, che si do– manda. AltrimenU, sal'Cbhero prùgàti cli dichiarare che, impegnati a quel passato, anch'essi non aspirano che ad un tranquillo revisionismo. Né pretestino che si vuole frugare il loro cuore, per condannarli nelle intenzioni. ·Questo ar– gomento è validissimo dinanzi al magistrato, ma non nella lotta politica. Nella lotta politica, esiste un piano di inten– zioni che si chiama dottrina, ed è la definizione della causa per la quale si l.:,tta. Domandando ai comunisti se intendano lottare per la persistenza del sistema rappre– sentativo, anche a spese della tra~formazione dell'econo– mia di mercato in quella colJeHivistica., e comunque anche in seguito ad una silenziosa rivoluzione delle « sll'Utture », si fa loro l'esplicita domanda., se essi identifichino la loro politica con quella a· cui sono sotto impegno, oggi, tutti i socialisti. Sinché non abbiano J-isposto a questa domanda, il dichiarare, com'essi fanno, che l'unificazione socialista è una felice l'iparazione, e che si tratta semplicemente del moto saliente e ascendente di un unico slancio, è masche– rare sotto trite parole una realtà che si preferisce non– analizzare. 1·, ALTRO elemento che inten·e1Tl~ a dare una risposta -' alla questione della conconenza tra socialisti e comu– nisti, è l'atteggiamento della teda parte, ]a democrazia cri– stiana. Se questa dimostrerà cli avversare radicalmente Ja unificazione socialista, è probabile che i comunisti siano posti nella condizione cli poter ancorn a lungo tacere sulla scelta ideologica che abbiamo sopra indicato·: la DO sospinge– rebbe i socialisti su un piano di opposizione, sul quale la discriminazione dai comunistf resterebbe, praticamente, dif– ficile. D'altro canto, non è facile chiedere alla DC che si fabbrichi con le sue stesse mani un'alternativa democra– tica, come accadrebbe se essa favorisse per quanto sta in lei l'unificazione socialista. In questo caso, il paventato iso1amento potrebbe essere una previsione che la riguardi: sebbene in un senso diverso da quello comunista, perché le l'esterehbe l'appoggio di una parte della società italiana, l'alta borghesia, pronta a difendersi accanitamente dal so– cialismo, una parte dotala ovvia,nente di mezzi maggiori di lotta, di quelli che soccorrerebbero l'« isolamento:, co~ munista. Il comportamento democristiano è di un peso decisivo per affrettare o ritarcla1·e il chiarimento, la concorrenza tra socialisti e comunisti. I secondi, cioè, potranno ritardare la loro discriminazione ideologica dai socialisti tanto, quanto riusciranno a sospingere i socialisti verso una posi~ zione d'intransigenza, d'intrattabilità nei riguardi della democrazia cristiana. Ecco perché a Pistoia Togliatti resta nel vago, ecco perché si comprendono oggi meglio i Paietta e gli Amandola che i Longo e i Terracioi. Che la congiun• tura favorisca 1.a fluiclitù. del rapporto socialisti-comunisti, a lungo andare non signifìca molto. Ma per ora consente ai comunisti di non scegliere, consente loro di chiedere, anche ai soc.ialisti, cli non scegliere. Sul piano tattico, dà ragione a Pistoia, !orto a Sarzana. Su quello de11a verità, 's'intende, è un'altra cosa. ALADINO Per· assoluta 'J'nancanza di spazio, sia'l'n'O costretti a ri'l'nandare al f,rossi– n,zo numero : TRISTANO CODIGNOLA I callolici e la sinistra

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