Nuova Repubblica - anno IV - n. 30 - 22 luglio 1956

2 il crak di cui si parla da11a fine della guerrn. Basti pen– sare che le più serie e rinomate ditte nazionali, sia del set– tore tessile che di quello· metalmeccanico, da un giorno all'altro hanno dimezzato i «fidi» ed hanno, perfino, ri– chiesto il pagamento immediato delle merci laddove ave– vano giccìconeordato, in molte occasioni sin ·dal periodo prebellico; dilazioni a 24 o 48 mesi. La sete di contanti, in men che non si dica, si è fatta: spasmodica e questo è il primo segno, in una società organizzata come Ja nostra, che bisogna dorn-1ire con un occhio solo e che non c'è pro– pdo nulla di cui stal' trnnquilli. La p1·eoccupazione degli ossei:vatori politici, il Clli rne– ~ticre è di veder chiaro, dev'esse1·e oggi cli farsi un quadro o~atto della sitnazione, non quello che appare in super• fìcie, ma quello che si nasconde dietro l'ottimismo di cir• costam;a cli cui l'uomo cli governo fa mostra, sonidendo, un po' pe ..ché gli hanno detto che così si deve fare e un po' pNchè, anche lui, non sa che fare. L'impresa è impl'Oba. Non bRsta sapere che, con la storia. dell'articolo 17 della Jegge cli perequazione tributaria, socialdemocratici e demo– cristi ani hanno realizzato milia1·di per ritenere che -i due pal'titi si prepa.rino ad anticipate elezioni politiche: pel' con• vincersene, almeno in parte, occorre anche essere informati che gli sforzi di Fanfani e i\.[alagodi, già da mesi, ·sono tutti i·ivoltì alla preparazione c~lle «politiche, delle quali, 11ei Jorn intendimenti, le « amministrative, non sono state che la prova generale. L'impressione si perfeziona cono– scendo che la smania di Saragat di uscire dal governo - di cui tanto s'è dettl:> negli ultimi tempi - dipende effet– tivamente dalla necessità di dedicarsi al partito, ma non per J?ensare al colloquio coi socialisti, bensì per rnetlcme a punto Jlorganizzazione elettorale. Quando si pot1·i~ appu– J•are, per certo, che anche il Quirii:iale, recedendo dall'at– tuale posizione, non s'opporrà allo scioglimento anticipato delle Camere, allora si potrà vedere chiaro. D'altra parte, non basta registrare che, oltre rENI, anche la più grossa holding finanziaria del rnondo, l'lRI, con tutto quel che rappresenta 1 di società, è passata sotto il di1·etto controllo di un ben precisato settore dernocri– sliano, non. favorevole alla politica di Fanfani, per stab.i– lire quali siano gli sviluppi della crisi in atto snl movi• mento cattolico italiano; per stabilire, precisamente, se ci si avvii verso un cambio della guardia a Piazza del Gesù ovvero verso un diverso e più _clamoroso tipo di rottura. T1·oppi ancora sono gli elementi che si richiedono per un avvedu~o parere sulla situazione. Si ricercano in ogni ma– nifestazione politica, in ogni nomina che avvenga ·nella sfera degli incarichi statali o parastatali oppure n0lle ca- 1·iche di partito e delle organizzazioni di ogni genere che a questo si affiancano, da quelle giornalistiche a quelle sindacali o, semplicemente, a quelle finanziarie . .La po.li• tica vuole fatti, non ·intuizione; si respingòno le illusorie indicazioni dei sensi; si accetta solo il lavoro del cerveJlo, 1~1a poiché, per forza di cose, anche nel modo politico la curiosità ha il suo peso, quando proprio non si ha di me– glio, si gtlarda agli uomini, ai loro atti e al ]oro com– portamento. E' stato così che, nei giorni scorsi, si è preso di mira il partito, cosiddetto, dei furbi. Si .tratta del partito so– cialdemocratico, quello, cioè, di quegli uomini che un de– cennio addietro capirono subito in che clirezione spirasse il vento. Il risultato delle osservazioni 7 che conferma il sospetto di un fatto nuovo alle porte - è questo. Saragat, uscendo da una riunione del Consiglio Comunale di Roma, in presenza della piazza del Campidoglio straboccante di gente, se ne uscì con questa frase che pare proprio un lripsiu freudiano: « Eccoli qui, mezzi comunisti e mezzi fascisti». L'Eltore, pur avendo tradizioni antifasciste, si accorda coi « missini » pm· di ingl'aziarsi i democristiani e passa_ sopra a che lo chiamino il « Giuda del socialismo italiano». Saragat conta gli elettori. L'Eltore, timoroso di pe1·dere. il collegio, giuoca il tutto per tutto pur di con• se1·vare, almeno, la clientela. . Ma l'uomo-barometrografo, quello che registra meglio di tntti la più lieve variazione delle_ registrazioni atmosferi• che, è il ministro Romita. Dal giorno in cui furono note le decisioni del congresso di Mosca, in consiglio dei ministri, non ha più preso la parola; in parlamento manovra per avel'e voti socialisti e, fuori, cena con Nenni e fa la corte a G~nella. ll giuoco gli è facile in parlamento e fuori ma al Viminale è stretto da pl'esso: deve parlare, esprimere' pnrel'i, vota~·e. Tutti lo aspettano al varco,. ma egli, imprendibile « Pl'lrnula rosa», sfugge a tutte le trappole: mezzo nascosto s~tto .il tav?lo, si tira sulla fronte gli occhiali, si stropic– cia gh occhi e quando un suo collega parla, trova l'egolar– n~ente modo di fargli l'occhietto, quasi per dirgli: « mio caro, lo vedi_, sono d'accordo con te! ». In tal maniera h_a solida1·izzato con Moro e con Gonella, con Tambroni e con Martino. In un'occasione ha simpatizzato pure col sotto– segretario Russo, avendolo scambiato per un ministro e non essendosi accorto che quegli leggeva l'ordine del giorno della seduta conSl.liare. · Jn conclusione, come si vede, parrebbe che neppure il· più furbo dei socialdemocratici conosca ancora. con sicu- 1·czz~ verso quali lidi si -muova la baJ·ca della politica; ma, g 1·osso modo, tre sembrerebbero i punti fermi: ci si muove verso l'8ddolcil)lento dei rapporti tra cattolici e socialisti; forse vi si dovrà giungere attraverso una consultazione elet– lol'81.e poli tic~; non si pensa ad una modificazione dei rap– porti tra socialdemocratici e socialisti. Tutto ciò, è chiaro, no_n appena la conquista degli strumenti del potere econo– mico e finanzial'io sarà stata perfezionata, dovesse pur costare, come cli certo costerà, la testa ~ll'attuale presi– dente ciel consiglio. ;:C QUADERNI -DINUOVA REPUBBUCA bnminente: · 6) Autonomia studentesca (120) nuova repubblica ITALIA POLITICA INCONTRO ALMUijIN L A RlVISTA e jl gruppo ciel A{n7ino hanno i1cquistato in questi cinque anni una 1 mel'itata considerazione. Si trattava, all'inizio, di un gruppo di giovani univers.ita1·i di tei·zà forza, (•On apel'ture verso socialisti e cattolici, alcune delle quali hanno l'esistito, ed altre meno. Soprattutto le prime debbono aver decisamente sofferto delle esitazioni del Mulino sui due punti più ·problematici de,lla poli~ica jtl\liana nell'età della guerra fredda: il ceclismo, e la sop1·affazione della legge elet– torale del '53. Al di sopra, lutlaYia, di una dialettica interna non del. tutto scoperta, perché connP:,..~a a vicende e atti·iti personali non esauriti, Cl'edia1110,dalla cronaca, il gruppo si è caratterizzato .pel' alcuni tratti non confondibili. Sin dal principio, i giovani del Mulino hanno creduto alla funzione dell'intelligenza nella politica. Entro limiti p1·a– tici abbastanza. noti pel'Ché vi s'insista, la rivista ha evi– tato di buttarsi alla politica militante, ed ha voluto essere, verso Ja politica, una ra:ssegna di cultura. Poi è ,;enuta l'attività editoriale, vivamente accentuata negli ultimi tempi, con scelte e inclinazioni (l'ultin;o libro di \·Vhite sulla creaturn del New Dea! è particolarmente signifì– cat_ivo) neoilluministiche, che coloi·ivano maggiormente la posizione dei « mulinisti » nei riguai·di degli studiosi di. pura insegna crociana. ] nfine, i convegni. Uno, su so– ciologia e filosofia. Un altro 1 la settimana sco1·sa, sul XX Congresso del J>CUS. L·organizzazione del Congresso non ha forse consen– tito, nella distribuzione delle parti e dei tempi, t~n pieno confronto delle opinioni. Senza malizia, è accaduto che le relazioni dei «laici» abbiano divorato gran parte del tempo, che meglio si sarebbe desiderato destinare agli interventi. Quello ad esempio del prof. FoJ"tunati, senatore comunista, è apparso strozzato nel tempo, quando sarebbe stato necessario dargli molto respiro, a propòsito · della relazione economica di Raimondo Craveri. Altri inter– venti meritavano, per il loro contenuto militante, di essere invece anche più limitati: dichiarazioni come quelle del comunista Zangheri o del repubblicano La Malfa stavano a quel microfono come avrebbero potuto presen• tarsi a qualsiasi altra tribuna politica. Ma nel complesso, il convegno del M'ulino, per la bravura degli ospiti nel– l'alternare le voci di ogni tendenza, è riuscito un mo• dello di tolleranza e di chiarezza. Lo è stato altrettanto nel rigore del suo contenuto? Abbiamo ascoltato tre relazioni: Franco Venturi, Rai– mondo Craveri, Leo Valiani. Tre « pezzi » cli buona sta– tura: i primi due, soprattutto. Venturi si è fatto guidare p1j~ç_ipalrnent8"' da una fondamentale preoccupazione di storiM: individuare la continuità della storia russa. Chiarimenti luminosi ne sono venuti intorno alla buro– crazia, e all'intelligenza sovietica, rn-.lla sua persistenza attraverso lo stalinismo, che spiega la liberalizzazione ·oggi in corso. L'analisi della colcosizzazione, e dell'asso– lutismo staliniano co,n.e immane irnposizione di unità politica, poteva persuadel'e assai meglio che la spiega– zione di Togliatti, circa la degenerazione del sistema. La relazione di Raimondo Crnveri ha utilizzato con pazienza filologica ogni testo del XX Congresso del PCUS, raffront~to con dati che la R,ubblicistica italiana ha forse molto raramente utilizzato, e che quella anglo - sassone studia qa tempo. Ne risultarono limpidamente alcuni 1Junti: la liberalizzazione del mercato delle eccedenze agricole; i metodi di autofinanziamento; l'inizio di un riuovo mercato del lavoro; l'aperta denunzia dell'inos– servanza delle « convenzioni collettive,; la carenza della funzione rivendicativa clei sindacati. JNFI~E, la re18zione politica di Leo Valiani. E' quella' che ci ha persuaso di meno. Valiani ha jnteso in pl'imo luogo spiegare perché Krusciov abbia parlato proprio 01·a. A suo avviso l(l'llsciov non poteva ritardare oltre a bandire le enormità di Stalin, dal momento che novemila persone erano state ormai riabilitate. A parte il fatto che la maggior parte dei riabilitati sono morti; a parte quello che lo Stato ha tuttora. in URSS la pos– sibilità di dosare la. pubblicità delle sue buone azioni e di quelle meno buone: resta che il vero problema da spiegare era quello delle l'agioni che hanno dato inizio alle 1·iabilitazioni stesse. Egualmente problematica è ·stata la spiegazione che Valiani ha fornito del « ritorno al le– ninismo». Il Lenin al quale si .sta ritornando, o si po– trebbe ritornare, è per lui un e rnomento, del leninismo, ben più valido che quello di Stato e rivoluzione; è il momento nel quale prevalse una considerazione positi,·a della pluralità dei partili. Che questo sia il Lenin mag• giore, potrebbe forse essere contestato. Ciò che poteva essere disc~1sso, nelle relazioni, era il criterio stesso che le ispirava. Se non erriamo 1 esso con– sisteva in una presa di posizione che è delle più legit– time, quella di considerare finalmente gli eventi sovietici da un punto cli vista non rnarxista. E' un criterio al quale siarno da tempo abituati dai migliori studiosi anglosassoni, e lo troviamo del tutto lecito, anzi, chiarificatore. Ad una condizione, tuttavia: che, nella considerazione dei fattori fondamentali del quadro sovietico, si includa con precisione anche quello ideologico: idee, organizzazione della credenza politica, rapporto di teoria e prn.tica. Senza questo esame, non è che si manchi di punti di ri– Ie,·irnento, ma se ne introducono altri, che risultano gene– rici. Tale poteva es.sere ad esempio il ricorso allo « spi– rito del secolo», nozione tipicamente romant.ica, con la quale Ja relazione politica ha spiegato il « FuelHertum :) sovietico, come un fatto analogo al clucismo tedesco e italiano. E' altrettanto YCl'O che jl « culto della perso– nalità» pnò essere chiarnato coi nomi classici di auto– cra:dtl o tirannide; è tuU-avia un fr•nomeno che deve essere f-PÌf'gnto in J"elazione alle idee e alle credenze comuniste in fatto cli autoritù. e libertà. E così via. Che nessuno dei relalol'Ì fosse marxista, poteva dun– que ('Onhibuil'e, ccl ila conti-ibuito, alla spregiudicatezza dell'e.-:pme; che nes.--uno di e.ssi 111·ettesse in relazione il suo non marxismo con la realtà. ideologica dell'URSS, dava adito al sospetto che qt1el regolamento di conti. ideali tra la posizjone dello stol'icismo crociano, che è ad esempio di un Va.liani, e dello storicismo marxista, non sia chiaramente avvenuta. Opput·e, che Valiani la ri– tenga supel'flua, o comunque fuori luogo in quella sede: ma è appunto qui, che ci sernba-ava sarebbe stata op– portuna. Forse· pel'Ché i relatol'i avevano lasciato il pubblico insoddisfatto poi· questo 1·ispdto, la discussione ha sten– tato a troval'e jl suo equilibrio: è discesa rapidamente al livello della polemica militante, dell'apologia, o del– l'accusa gencdca al comunismo. Ho 1·icorclato il caso cli Ztrngbet·i, che, pel' difendere il valo1·e morale del revi– f-ionismo di queste settimane, ha fatto della psicologia e clell'intirnismo, che non si poteva <Clttendersida un marxista. l\la rinlervento La l\Jalfa, mi è sembrato egualmente una stonatura. Intanto SOl'prende sempre un uomo di cultura, che si rifiuta di prendere conoscenza dei termini ideologici cfolla politica sovietica, e che e;:;ibisce questo suo pl'opo– sito come una civetteria. )fon è colpa di nessuno, se esiste una filosofia mal'xista, se il leninismo è una certa dot·– . trina. ciel rapporto leoi-ia-prntica e stn1lturn-sovrastrut- lura, se lo stalinismo ha cùl'cato giustificazioni teoriche della sua prassi: ma chi, analizzando i fatti sovietici, si vanta di prescinderne, non si mette certo dalla parte della cultura. E' prnbabile che La Malia si sia sentito urtato dal tono cli Zanghe1·i, e che gliene sia nata una ri– sposta _infelice: ma non era questo contributo che si poteva attendere da lui. M JGLIOR.J senza. dubbio gl'inten·enti dei cattolici. Un Rito funzionorio del Senato, il dott. Elia, si è inserito tra la rela?,ione Valiani e quella Craveri, per indicare la « normalità, della conconenza competitiva nel commercio internazionale. Malfatti, della direzione della. DC, ha cercato, 1·isalendo alla discussione teorica-, la cont.caddi-– zione tra il concetto di egemonia, e quello delle vie par .. lamentari e pluripartitiche, per risollevare )a. vecchia ac- cusa del doppio giuoco; accusa che teoreticamente si fonda sul" risentimento che si prova, quando ci si è rin– serrati nella logica della non conti-addizione, e si incontra, da un lato, una concezione dialettica della politica, dal– l'altra un arbHl'io di interpretazione della mobiliti~ delle « sopt·astrutture ,, rispetto alla struttura, come quello che ha dato h10go alla stalinizzazione del regime, e alla impetuosa destalinizzazione d'oggi. Eppure, proprio sul piano politico, il convegno del Mulino ha offe1·to una tri– buna eccezionalmente pacata e in)portante ai socialisti: Lombardi e Basso. La posizione di Bas;',;O è nota: marxista-leninista, non ha mai creduto afl'oi-todossia dello stalinismo. Ne de1·i– Ya\'a alla. sua vita politica, in tempo di guerra fredda, 11na strana difficoltà. Per quel tanto di leninismo che sus– siste nello stalinismo, Basso non poteva non nccettare il principio dell'unitiL della classe operaia, quindi il patto d'unità d'azione: cJoyeva perciò subire l'accusa, che solo i sottili potevano ritenere lmmeritata, di fusionismo. Ma nella misma in cui lo stalinismo diven.iva sempre pili una soluzione di potenza per un certo paese, ed evadeva dalle finalità i·ivoluzionarie del marxismo, Basso era nn antistaliniano, e veniva inevitabilmente, sgraziata– mente accantonato, gli anni passati, nel suo stesso par– tito. Non abbiamo dimenticato il « calcio dell'asino» di Morandi al Congresso di Bologna. Oggi la clestalinizza~ zione è la riabilitazione di Basso, al quale PSI ha persino affidato il compito di una delineazione ideologica della « via italiana» del socialismo. A Bologna, Basso ha avuto il gioco facile, bl'illante: riconosceva nel krusciovismo un ricupel'O della via marxista, in confronto al solitario cammino dell'impero staliniano. Meno brillante ma politicamente più preciso, forse, il discorso di Lombardi. Rispondeva al problema: che fare, in Occidente, dopo il XX Congresso? Accogliendone le indicazioni pluripartitiche e pai·lamentari, Lombardi ha additato, pe,· i partiti di classe, due temi: quello dello « stato cli benessere,, pl'op1·io della destra laborista, quello del socialismo egualita1·io, che è, tendenzialmente, non solo la posizione Beva,,., ma uno stillil.olo già operante nella relazione Gaitsl~ell al prossimo congresso di lUar– gate. In realtà, Lombardi vede in questi due temi la .funzione dei pRt-titi socialclemo<.:ratici e socialisti - e l'esçi– nero del comunismo eia una funzione 01·iginale e positiva nel mondo occidentale. Natul'almente, i comunisti possono dire (come ha fatto, in altra polemica, il senatore Fortunati) che, fin– ché essi prendono in Italia i voti c:he prendono, non sono evidentemente esonerati da nuHa. Resta. da vedere se però non siano lol'o stessi a dover cercare di assumere Ja funzione socialistR, conside1·anclo il momento social– democratico come sottoposto e preparatorio. ALADINO.

RkJQdWJsaXNoZXIy