Nuova Repubblica - anno IV - n. 24 - 10 giugno 1956

2 No-te romane I J, lt'ONDA'l'ORE: deirUom.o Qualunque, nella notle tn\ domenica e lunec_lì scorsi, ,è stato visto_ aggirarsi in piazza dell'1hgentrna, che e a due passi da casa sua e a quatho da piazza del Gesù. Due o ti-e giorna– list,i enmo con lui ed hanno poi i-iferito di aver parlato cli ele;,;ioni, di democt·ist,iani e di fascisti. Giannini, nono- 8l"ante tutlo, resta- sempre un pet·sonaggio di prima cale– ,.,.oria. Oli anni hanno forse un po' appannato la sua vee– ~1enza, ma rosta. sempre il gr;:i;n signore della politica. Un signore decaduto, ma signore. Del fatto 1 egli dà una. spie– ga~ione che J)fU'l'ebbe attendibile: lo hanno rovinalo i de– rnocl'istiani. Dopo queste elezioni, gli è rimasto in bocca qualche cosa di amaro ed un gnrnde fastidio. Non si dà ragione del pel'ché Lauro abbia conquistato un seggio a Jlorna mentre l'Uq, quello stesso movimento che qualche anno addietro pl'Op1·io a Roma SQrse e conquistò credito o fQrluna, abbia avuto un insignificE1nte numern di voti. Ma le cose di cui non si rende con lo sono molte altre ancora: non si spiega, per esempio, chè cosa vogliano e che cosa vadanff dicendo in gil'O i fascisti; perché i clemoci·isliani si chiamino un partito; perché non si r}esca a capir nulla dei 1·esultati eleltol'ali. Tanta è, a suo parere, la confu– sione che ha intenzione di pl'Oporre agli it~liani un nuovo rmrtilo: « il p1ntito - ha prncisato - di quelli che non l11rnno capito niente». Sarebbe un p1:ntilo 1 questo proposto, che, sì e no, rac– cnglien"hhe una clecinn cli persone. Non solo in Italia, messi avanti sono infiniti, ma uno ha parlicolarmente colpilo. E' q11ello che si basa, non sul raffronto tra De Ca– spel'i e l'anfani che, tenuto nèl debito conto Ja diffe– renza ùl statul'i-\. fra i due, non pHe assolutamente pro– ponibile, ma. quello che si fonda sul comportamento <lei due citati personaggi nei confl'onti di Santa Romana Chie:Sa. Oggi si può ben di 1·e che le \'oci che a suo tempo cil'colavano negli arnbienti politici e che presentavano un De Ca.speri spesso J'iotto~o a scgui1·e certe direttive vati– cane erano per lo più esatte. La farna di « re del com– ))l'Omesso » che ha seguito sino alla tomba il defunto ca.pQ cattolico non !u conqu.istata, come cùmunemente si crede, nelle battaglie combattute a tavolino per tenere avvinti alla democrazia nistiana i ben noti «partitini»; con questi, anzi, De Gasperi andava per le spicce. La sua fama, invece, egli se la conquistò nel colloquio d'ogni gioi-no coi rappl'esentanti della Chiesa. Fu qui che egli seppe raggi11ngere il compl'ome~r-:o, nel senso che in mi– sura m;sai notevole ri:-;petto al nulla di oggi eglj riuscì a ci1·cosc1·ivere l'azione politica del clet'O nel paese, senza, pernlho, dctenninal'e uno stato cli Cl'isi noi rapporti fra dernocra\'\ia 1 cristiana e Vaticano e tra. cattolici e demo– Cnl½ia. c1•i!:;tianfl. L'a\·c·r \:oluto al governo i «minori> anche dopo la conquista della maggioranza assoluta alla Camera nel Hl-18 - secondo quanto hanno asse1·ito gli 4:: iniziativisti> ai quali s'è accennato - sai·ebbe stato solo per avere un «alibi» da mettere avanti tutte Je volte che le richiesto vaticane fl.Vl;'sse1·0 esorbitato da certi limiti. Anche De Caspcl'i fu, poi, soprnffalto con la faniosa legge-truffa e pagò cma la sua Calcolata soltornissione, rna che si sappia egli non •·aggiunse mai il grado di ser- DICHIARAZIONE.POLITICA DELLA DIREZIONE NAZIONALE UP I.a Direzione nazionale di UP, l'iunita a Firenze il 3 giugno '5li, J)l't'.'SO atto dei tisullali delle elezioni am– ministrative, rivolge un cordiale ringraziamento ai par– titi· che insieme con essa hanno combàttuto la batta– g'.lia politica per il rinnovamento delle amministrazioni locali e un calcio saluto ai compagni cli tutta Italia che con esemplare dedizione. hanno l'iaffermato in questa occasione le posizioni politiche del Movimento. I t·isullati della éonsultazione elettorale mosli'ano con evidenza particolare che il paC'se cerca una alter• nativa democratica di sinistra all'immobilismo conser• vatore in cui si è a1·re~tat.a, dal 19-18, l'evoluzione della società italiana, e che di questa alternativa il paese indica le fotr.e so1..tialiste come la guida natmale. fl tt-Htto CHaHeri.-stico cli questa. consultazione ò in– fatti il forte indebolimento della destra, la sostanziale immobilità del centro e una notevole affermazione dei socialisti e dei socialdemocrntici. Le diffe1·enze riscon– ti-ate fra Je elezioni pl'Ovinciali e quelle comunali pro– vano che l'elettorato ha inteso votare con piena co– f.cie11za e responsabilità per una alternativa cli sini– strn, di rnovirnento, di rifonne rigOl'OSamente conte– nute sul tenono democl'atico. Questa indicazione pone natun1lmente il ptoblemn della convel'genza di forze socialiste e di fol'ze demo– cratiche di sinistra su· una piattafo1rna politica unica capace per la sua forza di spostare a sinistra l'asse ùella politica italiana; e prova che le esigenze l,1iche dello Stato rnodemo, per essere adeguatamente i::oste– nute, devono venire portate avanti ·c1alle grandi forze popolari, di cui i partiti socialisti sono espressione. D'altrnnde, In. qualificai.ione stessa della democrnzia ma un po' in tutto il mondo, è ben difficile che esista qu3lcuno che voglia ammettere, con fr~rnchezza, di non aver capito nulla; e il peggio è che, pur razzolando nella pila evidente ignoranza, la mt1ggioranza ostenta sicurezza di Yedute ti chiarezza di propositi. E' il caso, ad esempio, dei maggiori esponenti della clemocrn:;,.ia cristiana, quali, bisogna dire, si sono presentati al pubblico nel corso del consiglio nazionale del loro partito. I risultati elet– torali sono statì quelli che sono stati, ma essi affennano che ha vinto l'ormai fantomàtico « centro :i,. I socialcle– moci-atici 1Hotestano ufficialmente, invitando a non rag– gruppare i loro voti con quelli democristiani, liberali e l'epubblicani; egualmente pl'oteslano i radicali facendo presente che considerarli « centro i, per lol'O non solo è sbagliato, ma è anche o!fensivo. Il buon senso, quantci meno, avrebbe voluto che l'on. Fanfani ridimensionasse i snoi calcoli. Macché, incurante di tutto e quasi che so– cialclcmocrntici e radicali gli avessero clato ragione, as– sume posizioni ed atteggiamenti politici partendo, ap• pnnto, dalla premessa che il «centro» ha vinto. A farlo clesistere dai suoi propositi non è valsa neppure la lungA, vivace e contrastata discussione del consiglio nazionale del suo partito. Qualche giornale ha scritto che il segretario della DC pa.i·te dal punto cli vista di avei· ragione e che, di con– seguenza, egli si adopera per ripo1'tare sulla buona strada i l'iottosi, convincère gli incerti e insinuare il dubbio nei convinti del contrario. No. Non è così. IL fatto, invece, è che la democrazia cristiana, una volta per tutte, si deve convincere che anche un partilo cattolico ha bisogno di un capo. Questo è il problema che, all'incirca in questi termini, è stato posfo nella scorsa settimana da una de– cina di esponenti della corrente cli lnizfotiva democra– tfoa, nel corso cli una l'iunione che hanno avuto in un albc~t·.e;odel centro. I discot·si pl'Ommciati e gli argoi11enti cristiana, la sua scelta per una apertura di sinistra o per l'immobilismo sociale, dipepdono dalla fonuazione di un vasto ed a1·ticolato schieramento cli sinistra, so– cialista e democratico, capace di ·coprire vernmente, con una pt'Ospet.tiva politica 1milal'ia, tutto lo spazio della sinistra democi·nt..ica italiana. Nessun ptnlito politico può sfuggirn al senso, al– l'indicazione di queste elezioni: né il fronte popolare né il blocco laico né tanto meno il quad ..ipartito sono fonnule che corrispondono più alla mutata situazione ·del paese. L'incontro politic o delle forze avanzate del cattolicesimo democratico e del.le forze di ispirazione socialista, con la rnnlecipazione attiva di tutte le mi– nori ror·:r.e demoon1ti~ intermedie, è om'Ìai chiarn– monte l'unico rne:r,zo di riprencle1·e il cammino della nostrn. società verso fonne più evolulè ed aperte di con~ e.11za, verso un prog ..esso sociale 1·ealiy;zato in concl'ete dforme. E. nella forrm1zione delle giunte co– nnrnali che q11esto orienta,nento, che è imposto dal– l'elettol'/lto o dalla reatà delle cose, deve dare le· prime p1·ove. Unit.\ popola1·e si considera impegnala fin da oggi in que3to compito: dove vi siano maggiornnze cli si– nistra, quali_(ìcnrle qunnto più possibile in sensò de- 111oc1·aticoe socialista; i:iltrimenti deterrnina1·e tra de– mocrazia cristiana, pa1·tito socialista, pa1·tito social– denioc1·atico e gn1ppi minol'i di democrazia laica una nuova maggiornnza, decisametite spostala verso sini– slr[L J./abhirndono della collaborn,-,ione fra pal'tito li– berale e democrn7,in Cl'istiana è, a giudizio cli Unità popolare, il primo passo concreto per la realizzazione di questo nuovo schieramento politico. vilitù clell'on. Fanfani. La crihca dei suoi stessi a·mici cli partito ce lo pl'Osenta non come un cii.po di uomini laici, ma come il segretario cli un partito di tutti preti. l?arlare di dive1·genza tra gli interessi vaticani e quelli dei cattolici italiani non è offendere la Chiesa e la reli– gione; è una semplice constatazione di ratto chiara anche ai i-agazzi delle scuole elementari. D'altronde, tra la to– naca e i cahoni c'è pure una diffe1·enza. Ebbene, non s'è rnai intesa iri gil'O una voce che, una volta sola, abbia presentato .!'011. Fanfani, quanto meno, incerto t1·a gli interessi clell'11no o degli altri. Per lui non vi è esita– zione; mai. Il Vaticnno ha sempre ragione e costi quel che costi finché sarà segretario della DC i suoi interessi prnvarra·nno selllpre. Nelle sacrestie lo si considererà un uomo di feno, ma nel pnrtito clemocris'tiano sembra piut– tosto senza spina. dol'sale. J>er questo non incontra sim- patie. , D'altra parte, e con questo ebbero termine le discus– sioni dei citati « iniziativisti », la pretesa di imporre ad ogni costo alla democrazia cristiana l'alleanza con deter– minati partiti solo pe1·ché ques.ti fino a ie1·l si sono detti, e pai-.1.ialmente hanno operato, come pal'titi di centro, non basta per dire che « io, Fanfani, continuo l'opet·a cli De Ca.spei·i >. La foi-n1a esteriore, eia che mondo ò mondo, non è sostanza. Il continuatore dell'opera di De Ca.speri non si è ancoi-a presentato alla l'ibalta né la DC ha ancora espresso un uomo capace cli migliol'are, di qnel tanto che ve n'è bisogno, la politica che da De Gaspe1-i e dal Vaticano fu imposta. Que!Jo della successione, per– tanto, è 1._1n pl'Oblema tntlora aperto. Gli nspiranti non sono pochi e i loro nomi, tanto per concludere con unn sfotistica che è sli1ta fatta. nel corso dei lavori del .consiglio nazionale dP-lla DC, sono c1uesti: Scelba, Tam– broni, Conella, Zoli e Andreotti. Dossetti, per il momento,. non c'entra. * (114) 11u11va repubblica I io ANNl ))E ({ li, l'ON'l'E. I INCON1.,RO IDEALE Q UANDO Piero Co.lmnancll'ei, rivolgendosi al pubblico che gli è più cnro - cp1ello dei redattori e colla– boratori più assidui de ll Ponte, raccolti élome– nica scorsa attorno a lui per festeggiare i dieci anni della rivista e i vincitoti dei p1·emi < Poncrazi > e «. Livio Bianco» - disse che con Il Ponte si el·a cercato di fare una rivista in cui chi scrive l'ispeHi sernpre la verità, ma non tradi.sca mai la speranzti, 1111 sentimento cli commo– :-:ione si diHu.se fra i pl'e::;enl'i. Le parole di Calamandrei a,·evnno colto infatti ,nagistralnwnte nel segno, ripor– tflndo in un attimo alla nie111ol'ia..e alla coscienza dei convenuti ciò che 1l Ponte. 1wcva rnppresen,ato per mi– gliaia di uomini cli cultura nel corso cli un decennio fra i più difficili e comple::;si del no.:strn paese. Qualcuno ha detto che il ht,·oro della l'ivista fioren– tina è stato aiutato dallo circostanze, intendendo dire che il rUlusso dei motivi rinnovatol'i esplosi con la Resist enza e il riaffiorare dei vecchi m11li d~lla società e dello sta.lo italiano, l'affievolirsi delle a~pini1.ioni sopranazionali e la cristallizzazione del mondo in zone cli influenza avevano offe1·to alla rivista motivi e o<·cnsioni inesamibili per la sua vivace e serrata battaglia politico-culturale. La ve1·iti\ è inYece che quelle circoshmzc, come hanno stimo– lato il lavoro de fl Ponte, co:-;ì potevano soffocarlo. Se questo non è avvenuto (e se 'anzi la l'ivi:--ta di Calaman~ drei hn svolto un'opera il cui peso e significato non può uggi essere sottovalutato neppme dugli avversari, perché · è un peso e nn significoto ormai cl'o1·dine sto1·ico), si deve prop1·io allo sforzo as..,:icluo e intélligonte della rivista per– ché nelle sue pagine si rjflelte sempre quella \·erità illu– minata da una costante speranza, cli cui parlava Calaman– dl'ei. E' avvenuto così chi'! anche i pl'Oblemi letlerari sono scnipl'e stati inquadrali in una concezione della cultura. come largo impegno volto a getta 1·e un ponte fra i gruppi jntelleltuali e i più cliflusi inte1•p:-;sidella cultura popolare. NÒn è questa la sede pe1· esaniinm·e il contenuto. delle undici annate de ... ll Ponte finora uscite: si tratta di un complesso veramente imponente - pili di diciottomila pagine! - di edito1·iali, studi, monogn1fie, rassegne cri– tiche, recensioni, note polemiche. in cui i problemi dello stato e della soc-ietà italiana e quelli più importanti e attuali del mondo intel'O sono dibattuti al lume di un l'igore e una probità intellettuali che sono pari soltanto alla. passione morale ch.. e spi1·a cl.a ogni nurnoro · uesta l'ivista. Basterà poj dire che già. oggi, ma più ancora fra qualche anno, chi voglia riavere il senso di quèJlo che è stata la lotta politica e cultu,·ale in Italia nel decennio successivo alla Liberazione, dovl'Ù sfogliare le annate de rl Ponte: vi trovori'.1, intera e palpitante, l'Italia uscita dalla Resistenza, con le sue spernnze e le sue illusioni, le sue gioie e le sue amarezze: vi inconti-el'È1 SQprattutto la volontù, mai affievolitasi, neppure nei momenti più oscul'i, di contribuire alla fornrnzione di una coscienza yei·amente democratico, che, a.ll' inl~rno, concona alacre– mente al progresso nella. libe1lù e nll'estcrno superi que– gli ostocoli fra paese e paese, popolo e popolo, che. la Re ..... istenza sembrava nvesse travolto. D'altra. parte, e fo1-tunatamenle, ll Ponte non ha con– cluso la sua. attiv.itlL; ché anzi questa ptosegue con ritmo inc11lzante, come tittestano i cinque fascicoli Ol'clinari di c1uasi 1000 pagine complessive e il fascicolo speciale, dedi– r-11toalla Cina d'oggi, cli olh-e 700 pagine, usciti nei primi cinque mesi del '56. li fascicolo sulla Cina viene ad affian– ctll'si ai molti numeri speciali che ll Ponte ha dedicato di voltl'l in volta a illustrnre o addirittu1·a a far conoscere que– stioni e problemi, attinenti alrlb\liH e ad altri paesi del mondo: vogliamo ricorcline in pa1·tic6hHe la fondamen– tale importanza delle inchieste falle da Il Ponte sul problema ca1·<!erario, sui cnratte ..i e le realizzazioni del laburismo inglese, sul sot.:ialismo dernocratico in Scandi– navia e su alcune regioni ltaliane particolarmente igno– rate dagli stessi italiani, come la Sardegna e la Calabria. Ve1 1 amente, come con arguzin è stato osservato, i «pontieri» hanno tutta J'al'ia di prnpararsi alle pros– sime diciottomila p!:lgine. 1.i segue, fraterno, J'augurio cli Nt1ovo Rezn,bblica. QUADERNI DI NUOVA REPUBBLICA Sono usciti: 4-) PIERO CALAMANDREJ, In difesa di Danilo Dolci 5) Una sola politica ( U P nelle elezioni amministrnlive 1956) Seguirà: 6) Autonomia univer~itaria

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