Nuova Repubblica - anno IV - n. 23 - 3 giugno 1956

2 vole e dalla cl'isi jn atto 11el mondo comunista che dai ]oro me1·iti politici. Perché questo successo sia reale, è chia- 1·0 che la loro politica dovrii rapidarnente assumere i con– torni d'iniziativa e di libertà nei 1·igua1·di della democrazia cristiana ch'essi chiedono al PSI nei riguardi dei comn– llisti. Dovrà essere, cioè, molto pili la politica di Faravelli e di Mondolfo che non quella di Saragat e di Matteotti. Essi non possono non comprendere che molti dei voti pas– l!iati a loro dal centro sj sono come <congelati, sulle loro pos.;i;1,ioni,e possono proseguire oltre il cammino, nella mi– sura. in cui il PSI sia capace, con la prop,·ia politica, di disgolal'li. Ma la scelta vcrnmenle fondarnentale 1·esla quella della DC. Proprio quella scelta ch'essa, con la legge maggio• ritaria del '53, col centrismo, collo Yelleità di ,naggioranza a..:;soluta, coll'integl'Qlismo fanfaniano ha cercato fin9 ad oggi di allontanare da sé. Il paese ha determjnato condi. zioni chiare di scelta fra una politica cli Centro-sinistra, ed una politica di centro.destra. Ad entrambe queste politiche ]'apporto della DC può riuscire determinante. Ma poichè è altrnttanto chiaro che il paese si sposta- progressivamente a sinistrn, la DC non può non capil'e che in mancanza dj una sna scelta a sinistra, l'alternativa successiva non sarà ·pii, soltanto di centro-sinistra., ma chiaramente di sinistra, a r;uid(i ~ocialisto. E' nel suo interesse prima che in quello ·di qualsiasi altro far parte della nuova tendenza, prima di o.%erne scavalcata. Certo, ci rendiamo conto delle difficoltà che questa scelta comporta: ma è una scelta storica, a cui non potrà sottrarsi. Quanto ai socialisti, l'indicm~ione non equivoca del• l'elettorato nei loro confronti pone un problema d.i maturità politica, di cui non crediamo sia edi6cante prova l'affannosa corsa di Romita. verso le antiche formule dell'unificazione soci;1lista. Molto pili di unificazioni frettoloso e pericolose. pe1·ché realizzabili solo su piattaforme trasformistiche, c'è bisogno di una lfHga piattaforma comune di politica. de• mocrntica, su cui possano convergern socialisti, socialde• mocratici, repubblicani, radicali ed altri gruppi minori. La creazione d'una unitù organica di lavoro fra queste forze l'isponde all'esigenza. del paese, che non da oggi andiamo indicando: risponde anche alla necessità. della. scolta demo– c1·istiana. Tanto pil1 lo schieramento democratico, popolare, socialista, antifascista si fa. forte, unito nelle sue differenze, compatto nelle sue articolazioni storiche, tanto più questo schieramento è, alla fine, in grado di assurnern la guida di una politica di sinistra in ltalia, nel caso che la scelta della DC sia ratta n destra. In quest'ultimo caso, la situa• Y.ionedel nostro paese si and1·ù avvicinando gernpre di più ad una situazione di tipo tedesco, in cui le fo,·ze politiche cattoliche copriranno la destra e le fol'ze politiche di orien• tamento socitllista cop1-franno la sinistra. E' oggi prematuro dire se all'interno del cattolicesimo politico italiano prevananno le fon-:e capaci di condmlo at• tivumente nell'alveo della sinisti-a dcmocrntica, qppure c1uclle di segno o,pposto <'he ne foranno il centro dello. i-;chieramento cli destra. Ma in ogni caso bisogna prepa• rarsi, stringendo le file di un Ampio fronte repubblicano, democratico e socialista, a pone le condiY,ioni di un'alter• 11ativa solida e permanente. TRISTANO CODIGNOLA QUADERNI DI NUOVA REPUBBLICA Sono usciti : 4) PIERO CALAMANDREI, In difesa di Danilo Dolci 5) Una sola politica (UP nelle el&Zioni amministrative 1956) Seguirà: 6) Autonomia universitaria san STAMPERIA ARTISTICA N ZIONALE ediziont sci"entifìche e letterarie lingue estere cataloghi TORINO . Via Carlo Alberto 28 (115) nuova repubblfoa ITALIA POLITICA ~-------- IL CASO NUOVO Q UALE sia l' indica:r.ione del 27 1naggio, no.o sembra. dubbio. li solo fatto ve1·amente nuovo è quello del• l'incremento del partito socialista, e del partito so• cittldemocratico. La staziona1·ietà della DC era nn dato scontatoJ sia per Je contrastanti visioni interne del pa1·tito, che non potevano non incide1·e sullo slancio dell'eletto1·~to, sia per il consumo che il sottogoverno ha imposto ad un govemo, del quale non si vonà certo negare quah:he m,.erito, sia infine per la pl'eclusione alle aperturé, che ha. impedito all'on. li'anfani di coglie1·e più voti a destra e a sinistra. Si deve ora riconoscel'e che soprattutto l'in. dii-izzo della chiesa ha impedito a Fanfani una maggiore duttilitìt; ebbene, egli ha fatto di questo « stato di ne• cessità > una piattaforma elettorale, ha puntato tutto su questa, ed ha cercato di raggiungere, per virtù di orga• · nizzazione, quanto gli veniva, da quella cattedra, sot• tl'atto sul piano delle possibilitil politiche. Probabilmente la DC ha dato cosi la mis1na massima' della sua espansione politica in nn quadro che non è più quello della guerrn fredda, là dove questa consentiva nei fatti ad un partito cattolico di afferrare gli elettori con gli spauracchi delle intenzioni nemiche. A conti ftltt,i, pel'ciò, la DC è sincera quando si dice soddisfatta della sua rìuscit_a. Se padasse tuttavia di successo, sin. nel confronto con il 7 giugno, sia con le sue ambiz.ioni futu1·e (quelle ad esernpio esp ..esse dai comi;,;i del ministro dell'interno e di quello della agricoltura, dove più decisamente si disegnò lo sforzo del partilo di pre,·edere le linee cli uno stato in svi– luppo), sbaglierebbe, e ingannerebbe se stessa. Anche il pl'Ogresso liber ale era la1·garnente previsto. Oggi i liberali parlano di un incrernen.to del 50 per cento, ma saranno solo i dati globali, sapientemente ponderati, a stabilil'e l'esa.ttez:.-;a di questo dato. La crescita del PI.I nella bol'ghesia cittadina, (l~ più conservatrice s'in• tende, quella che ha sempre trivialmente respinto i fer• menti liberali del i\:londo), doveva presume1·si dall'indil'izzo che l'on. Mala.godi, gi-ar.i e anche alla sua recente appen– dice ideologica legittimistica, ha imp1·esso al partito. C'è solo, per Cfu·ità cli patria, da rnccomandare ora ai liberali un certa. disci·tzione. Gli esempi che hanno dato durante la stessa campagna eletto,·ale, che· sul piano istituzionale apparivano almeno irnpe1·tinenti, lasciano temere che, as• s1mta la. successione della esti-ema destra, essi ne ereditino anche la grnssolaniUl di maniere politiche. Sono cose inde• gne dell'educazione intellettuale del leader; ma quando si vuole captare un certo tipo di elettori, non bisogna disgu– starli. Tuttavia, se l'on. Malagodi riuscirà ad imporre i S( · gusti da padl'One cli casa, è da sperare che divenga prÒgrn,i,sivamente stabile l'esistenza di un pa1·tito conser– vatore, che piano piano educhi una parle almeno della destra italiana ad abbandonare le sue propensioni eversive. Resta anche, grazie alla difesa che l'on. Malagodi ha fatto degl'interventi politici della. destra economica, chiarito che per suo mezzo esiste oggi una espansione politica del pa– dronato italiano; che questo cioè• ha trovato finalmente il «suo» partito, con uno scopo ben. preciso: frenare il distacco del ceto medio dalla grande borghesia im– p1·enditoriale. Il padronato, sinora, .mancava di uno sta• bile < braccio , politico, che ..ta DC gli offriva solo saltua• riament6 e contrnddittoriamente, anche se nella sostanza essa ne custodiva il tesoro più caro, l'inalterabilità. del diritto di proprietà. E si venga infine alla flessione delle destre e, quando sarà. possibile darne una più sicura documentazione, dei comunisti. Era nell'aria, questa realtà, da quando la poli• t~ca sovietica & quella ame1·icana. hanno incominciato a poter misurarn le loro distanze, incalcolabili nell'atmosfera della guerra fredda. I comunisti avevano in essa una si– tuazione di estremo favore, pei·chè apparivano i più decisi campioni dell'antimacca,-tismo; i fascisti pure, per• ché si presentavano come gli spregiudicati zelatori della più dichiarata rottura contro il comunismo, nella sua raf• figurazione di < qu"inta colonna,. Questo non toglie che in Italia la < nostalgia, non sia del tutto caduta, come si può vedere dalla persistenza del MSI persino in città di chiaro sguardo come Milano. Quanto alla. recessione comunista, essa presenta. una certa imponenza a Milano, ma qui va interpretata nello spettacolare ·rilancio socialista della città; mentre è smen• tita da centri come Bologna e Roma, dove la funzione per così dirn «giacobina, del comunismo resta inso• stituibile. Il fatto nuovo, però, che riguarda i comunisti 1·esta questo: che essi non costituiscono più « la > sinistra italiana, ma una delle versioni della sinistra, e, oggi, non più caratterizzata di quanto non risultino le altre sue possibili 1nanifestazioni e forze politiche. * * * L'espressione sembra forte, giacché la caratterizzazione comunista è stata sempre tanto più marcata di quelle SO· eia.lista e socialdemocratica, da non conse11tire neppure la discussìone su questo punto. Eppure ciò che oggi è daccapo io questione è proprio quell'elemento di stabilità, sia pure dogmatica in ce1·ta misura, che garantiva l'ideologia. Era chiara, anzitutto, l'« imitatio, sovietica, come l'osservanza di un modello ideale, sia pul'e articolato nelle sue interne funzioni, ma· senza ombre nè alterazioni possibili nella sna esterna presentazione e nei suoi rapporti col mondo capi• talistico. Questo modelJo era ormai qualche cosa di cano~ nico, e le sue linee erano: rivolur.ione d'ottobre, avocazione allo 1:;tato dei mezzi di produ:.-;ione, rivoluzione industrialé, ernulazione comunista nel lavoro. Fatto e principio nel tempo stesso, la realtà sovietica- poteva essere proposta. alla imitazione occidentale, con la duttilihì che hanno i fatti, ma con !"immutabilità che è pl'Opria dei principii. Questa procedura è per u11 certo tempo Jegittima in politica, ma ad una condizione: che il pl'incipio non inco• minci a vacillare, che es:so rimanga, soprattutto, uno e lo stesso, e non amn1ettn, accanto a sé, altri pl'incipi, similari od affini, ma autonomi (sul piano del diverso), e contrari, su quello dell'opposto, ma tali che l'opposizione si risolva sul terreno del confronto, anziché su quello della. Jotta. Ora questo sta appunto accadendo, da quando, insieme al processo di destalinizzazione, si è ammesso ufficialmente dal partito comunista sovietico il principio della legitti• mità del pluralismo socialista, e quello della pacifica com– petizione dei due sist~rni, socialista e capitalista. A partire da quel momento, la f1,11rnionedi leadership comunista. in Italia, rispetto al socialismo, diviene discutibile; teorica•. mente almeno è ammis:;ìbile che il PSI non sia punto, schematicamente, un momento dialettico entro un pro• cesso di cui è motore il comlrni:-:mo. Nello stesso tempo, la -posi:.,;ione internazionale del PCT, come membro di un sine– drio .di partiti comunisti logt1ti dalla« imitatio sovietica.» cade, come appunto è accaduto nella dissoluzione del co• minform. Nascono· cli qui nuovi problemi niente affatto risolti. Perché, sciolto il Cominform e lanciato ogni pal'tito comuni8ta. alla determinazione delle proprie scelte cl.i me– todo e di rappoi·ti, non sarebbe concepibile una occiden– taliz..:azione dei partiti coniumsti? Che nwl dil'e quello che ha dichiarato Tog:liaUi, circa la prio1·it.\ del metodo parla• mentare in Italia, ~e non che anche il PCI, nelle sue interne strutture, debba adegua1·visi, intrnduccndo nuovi, più adeguati rappol'ti fra gl'isc1·itti e la macchina stessa del pàrtito, rapporti che n1ii-i110 ·ad un avvicendamento dia• lettico di classe dirigente, alla pubblicità degli interni dibattiti, ad una approssimaziùne, cioè, ,·erso una. con– cezione dell'« umanismo, marxisla che sia propoi-zionata appunto a quelle tradizioni parlamentari? Che un fer• mento• incominci ad esi8te1·e in seno al PCI, su queste materie, ci sembra fuori dubbio; anche il viaggio di To~ gliatti a Belgrado le riguarda, sebbene al livello di una. trattazione e agli apici> di questi problemi. D'ora innanzi d?vremo seguil'e con gn.mde attenzione i rapp6i·ti tra PCI e lega dei comunisti in Jugoslavia: si tratta di potentati comunisti confinanti, potentati che hanno ogni motivo di tratta1·si alla pari; ma là dove Tito ha proceduto in avanscoper-ta, cioè nel tracciare una « via jugoslava> del socialismo, Togliatti dovnì cercal'e di raggiungerlo per quel che 1·iguarda l'Italia, non senza una nota di originalità nei rappprti internaz.ionali, che resta pei- ora del tutto da. formulare. * * * Il disc0rso ritorna ora pili agevolmente ai socialisti, e ai socialdemocratic.i, il cui avanzamento costituisce, ab• biamo detto, il « caso nuovo> di queste elezioni. Fatto nuovo, anzitutto, per i socialdemocratici. Ne hanno essi stessi coscienza? Come sempre in questo genere di cose, non può trnttai·si di una coscienza semplice 1 e lineare. La destra socialdemocratica non ha perduto un giorno della sua propaganda eletto.raie, per moltiplicare i suoi processi al «tradimento» di Nenni, e per dichiarare la. fine della Russia, che, secondo codesti teorici, avrebbe rinunziato allo stalinismo perchè sull'orlo della rovina. Queste scioccherie possono anche aver giovato alla cacèia di voti, specie se tlccompagnate dalla sicumera che met• tono i e socialisti d'ordine> ·nel dare anche essiJ al loro elettorato, la garanzia. di una situazione di fatto-principio, che si chiama Comisco, e che significa, malg1·ado tutto, infinitamente meno che il fatto-principio sovietico, perchè i suoi principii non sono più, o sono solo in modo straor– dinariamente supcl'ficiale, socialisti (l'analisi di Esz>rit è in questo caso dirimente: si veda il numero di maggio sul socialismo). Ma il centro (Matteotti), il centro sinistro (Romita), e la sinistra del PSDI hanno collaboralo molto più seriamente all'espansi~ne del partito, quando hanno preso, via via, posizioni analoghe a quelle socia]jste: di~ scussione sulla laicità della lotta politica, discussione del– l'interclassismo democristiano, discussione della Confintesa. Avvicinandosi, di fatto al PSI, questi esponenti socialde• mocratici hanno ,saputo, alnleno in questa fase, offrire una seconda alternativa ai malcerti del comunismo e, nello stesso tempo, a quegli strati del ceto medio che, in po– litica intel'na, potrebbero bene accogliere il PSI come il proprio partito, ma ancora se ne sentono distaccati per l'indetern,inai,ione della politica estera, e per la tradu• zione di questa ·sul piano tattico, come in parte è ancora il patto d'unità d'azione." Quanto al, l'.)SI, il suo avanzamento è la conseguenza di un movimento portato innanzi da Pietro Nenni con grande abilità., ma sopl'attutto cli un annunzio che il PSI tiene in seno, quello che profferì lo stesso Nenni nel suo comizio di chiusura sulla •piazza del Duomo a. Milano: abbiamo una parola nuova da dire, ma la dire1no nel• l'intedudio trn « amiriinistrative, e «politiche:., se gli elettori ci daranno foi-;,,a ed autorità pel' fal'lo. La forza, l'autorità, sono venute: qual'è la parola. nuova? L'impressione generale è che i tempi, e la. prova. stessa. del 27 rnaggio, abbiano notevolmente accorciato le distanze tra i dlle partiti socialisti, e si vedrà. se tale i1npress.ione è giusta, dal compo,·tmnento che tel'ranno i socialdemocra~ . tici nell'occasione che offre loro la fo1·mazione di nuove maggioranze cons_iliari. Matteotti ha dichiarato a più ri• (segue a pag. 4, 1.a co1.J

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