Nuova Repubblica - anno IV - n. 23 - 3 giugno 1956

DUOllll rej)u/J1Jlica ,, . Comitato direttivo I TRISTANO COOLGNOlA, (direttore resp. }, PIERO. CALEFfl, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redazione: GIUSEPPE FAYATI. Dìrez. e redaz.: Firenze, Piazza libertà 15, tel. 50-998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, te!. 493·.201,e. Autorlz. Trib, Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in lt1ly. St. Tip. de da Nazione•, Firenze, ·via Ricasoli 8. 115 • ANNO IV • N. 25 un numero L. -40. Estero L 50. Un numero ··arretrato l.- 50 . Abbon'anienti: annuo p;, Italia e Francia L. 1500; serYI. i: 800, trim. l. 450. Estero.: L. 2000, 1100, 600, Sostel'litore l. 10.000. Clé post 5/62~1; cla' N~ova ltal_iu, Firenze.' Gli abb_ona'menti de– corrorlo ~dall'inizio der mese. Per" pubblicità rivolgersi all'Ammi• nlst~azione. Tàriffa: L. 1S.OÒOper Inserzioni di mm. 70 Per colonna. ESCE LA DOMENICA SCELTA OBBLIGATORIA di L , ESITO delle amministrative, andato jn parte oltre · le comuni previsioni, ha larga.rue_nte- sconvolto il precedente equilibrio politico italiano eQ è diffi– ,cile· dire da quale nuovo equilibriO ~sso potrà. essere so– stituito: Al reale spostamento di voti si aggiunge l'effetto della nuova. legge elettorale, che già di per sé avl'ehbe ne– ces.•:.iHian1e11teprodotto ta,le effetto sconvolgente. P1·ima 4:> poi, gli artifici si pagano: il sistema maggioritario esteso ai grandi comuni aveva infatti creato nel ID5l-52 delle maggioran;,;e consiliari .fittizie, niente affatto rispondenti l'lgli 01·ie11tumenti reali dell'elettorato. Orientamenti che è va.no voler ignor81'e, attraverso leggi· elettorali che li fal– sificano. Le difficoltà effettive della situazione italiana deb– .bona: riflettersi, com'è ovvio, nei rapporti di forza elettornli: solo a questo modo si può sperare di u~cire da posi,don:i false e di cominciare ad affrontare Ja situazione nei suoi termini conc1·eti. . ~, · Un ·giudi;,;io generJtlissimo che può essere -espresso con appro$$imativa sicurezza è questo: il paese Si va spostando progrcssivi:u:nente verso sinistra, ma intende arrestare que– sto spostamento sulle posizioni socialiste, non oltre. La per– dita della destra fascista è netta.; minore quella della de– strn monarchica. Queste perdite si riversano_.generalmente, corue era previsto, sui liberali, che la politica di Malagodi ha re$.Onaturalmente gli eredi delle ·altre posizioni di <le– .stra a .carattere nostalgico. Anche la. democrazia cristiana · si a.V-vantaggi a pi·obabilmente alla sua destra,, ma per.de d"olt'ronde alla sua sinistra., a vantaggio presumibilm ente dei socialdemocratici. I repubblicani mantengono delle isole forti. I socialisti, spesso alleati ad UP, conseguOflO up. iiuccesso considerevole, a spese dei comunisti, e solo in li– mitata misura, in qualche luogo, a spese dei sociaklemo– crntici. La perdita comunista è netta,_ anche se contenuta. ]/esperimento radicale e delle liste laiche p'uò considernrsi battuto. · . Questo giudizio generalissimo si basa su risultati ancora non del tutto completi, ma sufficienti: Esso si fonda d'al– tronde sull'unico confronto che sembra legittimo, quello cioè delle elezioni politiche del '53. Il carattere politico di queste amministrative, anche per la concomitanza con avvenirnenti internazionali ed interni d'indubbio signifi– ·cato, non può infatti essere contestato; ed il confronto con i dati del '51-'52 non ci offre possibilità. di valutazioni pertinenti ed attuali. Solo in casi particolariSsimi (tipico quello di Bologna) il carattere amministrativo della consul– tazione ha prevalso su quello politico: e comunque, anche 'nel caso di Bologna, c'è da vedervi una chiara afferml'l.zione ·di ripulsa contro l'integralismo aggressivo di Dossetti, di Fnnrani e del card. Lercaro. Ciò premesso, ci sembra che l'indicazione politica fon– chrnentale dell'elettorato sia un'indicazione altamente po– i;iliva e responsabile. L'elettorato spinge in sostanza le forze politiche a trovare una soluzione di maggioranza non attraverso dei giochi di prestigio, ma• attraverso delle scelte precise e chiare. Non determinando, in moltissimi casi, maggioranze precostituite né di sinistra, né di centro, né di destra, esso mostra giustamente di aver compreso che ne$:suna di queste maggioranze sarebbe oggi in grado di risolvere realmente i problemi che urgono non soltanto alle porle dei municipi, ma a qu_elle dello Stato. Proble114i la cui stessa vastità e profondità esige infatti degli incontri pili larghi che non siano quelli espressi dalle formule tr~– dizionali di destra, centro, sinistra. L'elettorato ha mostrato di capiro che una. politica di destra non può fondarsi sulle nostalgie di fasci e di corone, ma sulle foi·ze organizzate delln destra economica, che trovano nel partito liberale e in ·una parte cospicua delle di,·igenze. politiche democristiane i propri punti di forza. Ma la destra italiana deve sapere che un goverOo di questo orientamento non può non pog– giHrsi anche, sia pure per tacito consenso, sulle posizioni e~tn,-me. Caverni di maggioranza fra dc e liberali .sono praticarnente esclusi quasi dovunqne: essi sono spess~ pos– sibi'li, specie nel mezzogiorno, purché si appoggi_n~ anche a monarchici e missini. tro, ciòè una posizione di equilibrio democratico di tipo de– gaspcriano, queste elezioni hanno sconfitto il contro. Il pro– gresso liberale è condizionato ad una crescente qualifica– zione a destra di questo partito; il progresso socialdemo– cratico è condizionato ad una crescente qualifìcazione a sinistra di quest'altro partito. Perfino le sporadiche affer– rnazioni repubblicane presentano un certo aspetto polemico ver~o la DC. Il centro, come tale, è solo in pochi casi in grado di governare: e il compromesso che richiede fra un partito libende malagodiano e un partito socialdemocratico spinto ve1·so posiziQni di unità socialista presuppone .una tale tensione interna da far dubitare della possibilità effet– tiva di accordi funzionanti. Se la tendenza generale dell'elettorato è quella di 'spo– starsi a sinistra, essa non si è manifestata però meccani– camente fino all'estremo limite dello schieramento di si– nistra, nel qual caso i massimi beneficiari della tendenza sarebbero riusciti j comunisti e poi i socialisti del PSI. Al contra-rio, l'elettorato ha espresso in modo inequivocabile .la sua persuasione che lo' spostamento a sinistra. debba tro– vare il suo punto d'inri,·o, e di arresto, sulle posizioni s.o– cialiste. Non soltanto il declino del PCI ne è una con– fer·ma palese,_ 'U.l,.,.ancora più significativo appare il confrontQ fra i voti espreSSi in favore del PSI solo o alleato con UP nelle eleziolli comunali, e i voti espressi per i candidati Co– muni del PSI e del PCI nelle provinciali. Il divario è di tale entiU da non potersi semplicemente attribuire ad in– certezze di· scelta nel simbolo o ad altre· cause occasionali: al'!,zi esprime nna precisione di scelta p9litica che addirit– tura meraviglia. E' ancoJ·a difficile diL·e se possa valutarsi comparativa– mente maggiore il successo del rSI" o qllello del PSDI; ed è forse una ricerca oz.iosa. Il senso inratti dell'afferma– zione di queste due posizioni consist~,. in una chiara vo– lontà di convergenza politica da due settori finora ostili " e Nuova Repubblica •· è settimanale politico e di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso· Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an– che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi·. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta. Spediz. in abbonam. postare Gr. Il. 5 GIUGNO 1956 • L. 40 senza 1·emissione, dal settore democristiano e da quello co– munista. Il piano di questa convergenza, il punto d'ineon– tro, l'elettol'ato lo ha cercato nelle_ forze intermedie che si richiamano (non occorre dire qui in qual modo) alla tradizione democratica che, in Ita..liaf è tradizione socialista. L'elettorato ha cercato un punto possibile di forza, di alter– nativa reale: e questo, spiega l'insuccesso delle liste a fipo laico. E' infatti assolutamente evidente, dato l'orienta~ mento espresso dall'elettorato, che questo giudizio negativo non rigua1·da tanto la posizione politica di centro-sinistra (perchè proprio verso questa posizione l'elettorato si è incamminato) quanto la por-;sibilità di dare efficienza a questa politica con strumenti troppo deboli o inadeguati, com'è appunto il caso del pa1-tito radicale. Se per sinistra dobbiamo intendere la tradizionale sini– stra del 1948, quella che i giornali ufficiali e la radio si compiacciono di designare con esasperante uniformità come i <socialcomunisti>, neppure di vittoria di sinistra si può parlare. Infatti, le posi:doni complessive dei socialisti e dei comunisti segnano un aumento lieve, ma non travolgente; e i recuperi fatti' dal PST nei confronti del PCI esauriscon~ in buona pinte la sua affermazione generale. Ma se por sinistra vuol intendersi uno schieramento che, al di là do!lo pressioni e delle oscillazioni internazionali, si proponga sul serio di rinnovarn .il paeSe, è per questo schieramento cho il paese ha votato. Vi sono molte situazioni in cui i due partiti socialisti al– lenti coi comunisti sono in grado senz'altro di fare le rllag– gioranze; a prescindere da. quelle in cui le maggiora1w..e ci sono anche solo fra comunist.i e socialisti del PSI. l\fa. vi sono moltissime altre situazioni in cui le uniche niaggioranze possibili sono quelle dei partiti sociRlisti con 18,democrazia cristiana. Appare dunque del tutto evidente che il paese, votando a sinistra, non ha inteso proporre_ fo1·mule di front.e popolare, ma ha inteso determinare una situazione quasi obbligatoria d'incontro fra centro e sinistra. Certo, oghuno ha di fronte a sé delle scelte. I socialisti per primi, che hanno potuto toccar con mano quale poten– ziai~ di successo essi controllino, sol che. siano· capaci di 1·iprendere l'iniziativa politica su nn aperto piano di au– tonomia. Il fatt,Q che essi mantengano delle posizioni di buon vicinato con le masse comuniste è un dato positivo alla condizione che di questo elemento sappiano servirsi per raffol'zare una politica. democratica l'ivolta al massimo d,i altre for.te , e non ne diventino succubi. I social democl'8tici rischiano d'imbaldanzirsi di un suc– cesso, che è deterrninato assai pìll dalla congiuntura favorn• Vi è stata allora una vittoria df'centro? Nonostante che nna parte della grande stampa si' ;;oi-.ti di dare questa indi(·aziono, anche essa resta falsa. Se centro significa cen- (1 ri.m//a/i <frl 27 mby[Jio lrn11110 tfrfl,, 110! <1/f"illlf/f!.~/(ltÌ'!llt! i11le– fjl'(t{i.~tiC(l ddl'u11. Fwl{(llli} La giusta mercede

RkJQdWJsaXNoZXIy