Nuova Repubblica - anno IV - n. 16 - 15 aprile 1956

.:,._ 6 GIOVANI E UNIVERSITA' CENTRALISMO EAUT GOVERNO Se alcuue correnti retrive si oppongono al riconoscimento giuridico degli Organi– smi Rappresentativi, per dissolvere l'unità del movimento studentesco in organismi sezionali, i cattolici inclinano al riconoscimento ma insieme · a1 controllo diretto dello Stato sul!' UNURI. In tal modo si instaurerebbe un centralismo politico con cui le forze dominanti potrebbero limitare la già scarsa auto.,-;-;;rnia delle uuivei·sità di GIORDANO PAR 0-s/J I I L DIBAT'l'ITO aperto su queste colonne ha giù dato alcuni frutti. L' accetta:1.ione oi·mai tacita. da parte di tutti i goliardi del limite universitario, col rifiuto delle dispersioni politicistiche o culturalistiche, può es– sere archiviata, come nota.va il Vanzetti, in attivo. Ci dobbiamo aug_~rare comunque, che sopravvengano ancora alt.-ri interventi, tendenti a delineare una risoluzione per . i molti e interessanti problemi sin qui messi a fuoco. Non è possibile ignorare il recente contributo de ll Mulino: un « discor-so del mese», anonimo, sotto il quale crediamo petò di l'icono~cere la penna del J>edL·azzi, con– tiene diverse annota:--:ioni di notevole importanza. At– tento e sagace, l'A. liquida con. eleganza «·il linguaggio ermetico e allusivo» dei ben noti discorsi fumosi di al– cuni vecchi esponenti, a proposito dei quali basta rile– vare « che le nuove situm1ioni politiche non nascono dalle biografie ». I parteèipanti a questo dibattito, tutti tesi, se pure con fatica, verso nna più sorvegliata propl'ietù e chiarezza di linguaggio, non possono che dargli ra– gione. I problemi più importanti vengono individuati nei' rapporti tra UGT e mondo politico ufficia.I.e e nelle associazione laureati: il primo impostato è risolto in modo assolutamente persuasi\'o, molto meno il secondo. IJ mondo dei partiti e quello delle associazioni sono vera– -nente diversi, anche i,,;e può risultare alquanto schema– tica e categorica una contrappos.il' iione di « ststo » e « società civile>. · Certo è che le associazioni hanno fini particolari e li– mitati, aderenti alle sitùazioni concrete, che consistono in definitiva nel dar vita a f01'tnC effettivamente capaci di autogoverno. La loro de!}tinaz;ione è veramente quella di limitare il centralismo del mond0 politico italiano e, su questo piano, i Tocqueville, Cattaneo, Gobetti e Cramscj, citati dal Pedra.zzi, sono molto più intona.ti degli Spa– venta,. Croce e Gentile che altri troppo spesso amano ri– cordllre. Se « la vera battaglia dell'UCI non è quella del fronte laico, dell'apertura a sinistra o del partito ra– dicale», ·ma, come modesta.mente anche noi sosteniamo, 4: de1la p1·esenza attiva in tutta la vita universitaria con– tro le vecchie oliga:rchie accademiche chiuse nella 1·outine della tradizione», è perfettamente logico che anche « i grandi problemi come il dialogo coi cattolici e coi comu– nisti non vanno impostati 'esternamente, tt1a in confor– mità alle esperien~e e alla storia delle singole asso– ciazioni». Sono così esplicitamente _respinte nrin solo quella che il Pedrazzi chiama, forse esagerando, « concezione mi– stica. e escatologica )I che « quasi converte la politica in •religione», o la tendenza di certi radicali pedanti a Considerare l'UGI movimento giovanile del nuovo par– tito, ma pnre la faciloneria di certi altri sinistri, i quali negano l'autonomia delle assoc!azioni trasferendovi mec– canicamente l'unità degli studenti di sinistra contro i «centristi» e i « qual\mquisti », termine quest'ultimo usato di frequente in modo improprio nei riguardi degli studenti preoccnpa.tì innanzi tutto dei problemi della loro condizione. Invece, a proposito dell'associazione laureati, sembra che l'A. se.ambi l'abitus laico - che dovrebbe esser· pro– prio dell'UGI e non di rado cede ad inclinazioni tra– sformistiche o settarie - per nn carism.a da orgnnizzare, oome tale, in tutti i campi che sia possibil,e raggiungere. Anche se l'UGI ha rappresentato e può continuare a rappresentare una felice attuazione di moderno laicismo in un particolare ambiente, questo non autorizza a con– fondere una condizione ideale con la continuità cli quelle « b1ogra.fie personali » 1 a buona ragione impugnate in precedenza. Quanto poi ni laureati, o meglio ai fnnzio– na.ri, insegnanti e professionisti,' inseriti in tutte quelle .carriere cui l'università dovrebbe preparare, è evidente che i loro problemi sono direttamente collegati, nel con– testo della società sia civile che po1itica, a quelli della stessa università e che il movimento studentesco investe una unità organica universitario-professionale, che è as– surdo voler limitare o separare. Ma non esiste, oggi come oggi, uno spazio aperto ad una associazione la.nreati, pro– prio perché, come rileva lo stesso Pedrazzi, gli ambienti docenti o professionali sono in grande maggioranza sordi, conformisti e corporativi e l'unica. possibile forza di rot– tura è il movimento studentesco. Non si tratta quindi, per adesso 1 di orga.nizzaL'e separatamente i docenti e i professionisti, quanto di richiamarne le presenze aperte minoritarie ad una unità operante con le organizzazioni as_sociative o rappresentative degli studenti 1 investendo i problemi delle facoltà. Tra l'altro è terminata la fase edificatrice della democrazia universitaria, quando le ne 4 cessità di autonomia nell'impulso politico e nella cre– scita ideologica conducevano il movimento studentesco a vivere praticamente esterno alla scuola, accentrando l'iniziativa negli org8..ni naziona.li a danno delle periferie. li ba.ricentro si sta spostando visibilmente sulle organiz– za~ioni periferiche 1 direttamente legate alle università e soltanto su questo piano si potrà misurai-e l'iniziativa politica di cui da ora. in poi gli studenti saranno capaci. Le organizzar,ioni_ nazionali stanno perdendo l'insos_titui– bilità sin qui r.ivestita e rieP-trano in compiti, indispen- .. sabili ma molto più limitati, di collegamento e rappre– sentanza comune. Piuttosto, pur tenendo conto di diffe– renze profonde, si pnò estendere al movimento studen– tesco quanto anni fa Ciugni e Mancini rilevava.no circa la necessità. di una cultura sindacale. C'è bisogno di una particolare cultura. che, paradossalmente, potremmo chia– mare cultura della. scnola, capace di investire le funzioni della scuola, e degli studenti, nella società nazionale. Sui pL·oblem-i scolastici non vi è certamente la quasi a,.;;soluta. povertlt di contributi l'ilevata per i problemi del lavoro, è anzi vero il contt·ario; ma si tratta per lo pili di cultura nettamente 01·ientnta in senso accademico, in gran parte, anche se recentissirria, poco attuale. Si farà sempre pi,'.l necessaria-, con l'andar del tempo, la fonna– zione di intellettuali in certo senso oraan-ic-i al movimento studentesco, che seguano i problemi della scuola preoc– cupandosi di illuminarne gli aspetti culturali politici e sociali in comunanza di interessi con gli studenti. Il Pechazzi non può che riscuotere, a questo propo– sito, il consenso più largo e più Sincero, ma è da augu– rarsi cf1e numerosi altri, e non solo uomini di lettere, preferibilmente provenienti da esperienze dfrette del mo– vimento studentesco, ne segwrno l'esempio, come sembra volei· fare il Vigezzi. L A Ll.Ml'rAZIO~B ,del cenh'aJisrno politico e la rea– lizzazione di un autogoverno r·ichiamano il proble1na di nn r.iconoscimento giuridico per gli organismi rappre– senta.thU studenteschi, di cui è forse opportuno illustrare gli aspèt'ti pili impor·tanti .. Il presidente dell'UC:J è uscito (finalmente!) dal suo silenzio politico con un esame della questione, di:mdo JHova di non condividere sull'argomento le vedute del Roccella. Secondo quest'ultin10 infatti il riconoscimento toglie1·ebbe a.i «laici» la possibilità di egemonizzare il movimento studentesco ricattandone in perm1ìnenza Je strutture rappresentative. Sin dalla nascita il movimento studentesco individuò come sua spècifica competenza la partecipazione al go– verno dell'università, che si ...,v-oleva restituita a comu– nità di docenti e di discenti;'"svincolata da ogni costri– l'iione burocratica centrale e periferica (mozione Ricci a.1 congresso del l!J4H). Si trattava in .effetti di una dopp.ia richiesta: di auto– governo dellé universit.\ di fronte aHo Stato (su questo pia.no si andò anche olti-e, fino a pronunciarsi in favore dell'insegnamento privato, il che, in Italia, pare per lo meno inattuale e ·irnpn1dente) e di inserimento degli stu– denti nelle strutture universitarie. Per la prima si pl'O– pose un Consiglio nazionale delle università, con compe– tenza l'appresentativa e amministrativa. Per la seconda, pur richiedendo l'inserimento diretto di rappresentanti studenteschi negli ot'gani accademici e amministrativi, ci si rese conto che, anche nell'eventualità improbabile di un ottenimento della richiesta, i rappresentanti avrebbero dovuto essere l'espressione di un corpo rappresenta.tivo eletto da tutti gli studenti, capace di esprimere una vo– lontà politica derivante dai loro interessi e cli attuarne l'autogoverno per le qnestioni particolari ad essi prop_de. Nacquero così, quasi contrapposti all'autoriti't univer– sitaria, gli 01·ganisrni rappresentativi studenteschi, che giunsero grndualmente a configurarsi tu.tti quanti in strut~ ture e competenze analoghe. La contrapposizione all'auto– rità universitaria non era pertanto essenziale (come per quei sindacati che si riconoscono perma.nenternente estra– nei alla direzione dell'im_presa), ma politica, nel senso che gli organismi esprimevano la volontà studentesca di condh'idere oneri e responsabilità nel governo univer– sitario. Il decreto legge sul riordinamento delle Opere Uni– versitarie e le circolari del ministro Gonella, riconoscendo agli organismi (che intanto si erano uniti snl piano nazionale- nell'UNURI) la partecipazione al .governo delle Opere e il diritto di imporre un contributo, ne veni 4 vano a sottolinea.re· la rilevanza pubblica, che del resto l'intenzione politica:· di inserirsi nell'universitit. già chia– ramente adombrava. La legge Ermini sulla tassazione universitaria, dove, per volontà del relatore Pa:rri, fu– rono attribuiti compiti consultivi agli organismi e fu confermato il lor~ diritto di imposizione, pose il pro– blema di una definizione gituid~ca, sollecitata anche dal mini§tro Segni, favorevole al movimento studentesco e alle possibilità di rinnovamento universitario che esso offriva. (106) nuova rep11bblfoa L'UGJ, sino a qu~t momento, si ~1·a orientata pet il mantenimento degli organismi nello status quo, perché diffidente dello Stato, tradi7.ionaJmente oppressivo. verso ogni sorta di ente locale e perchè non ancol'a persuasa di possedere sufficiente iniziativa politica 1 mentre i cattolici vagheggiavano sin dall'inizio un precoce condizionamento mediante controlli statali. Fece vincere ogni esitazione la pnvidn e retriva Classe accademica, la qnale nel fralternpo HYeva elevato a rettori elementi di sca1·so valore, miopi o addi1·ittura filofascisti, c,lte prestarono facilmente orec– cliio alla burocrazia. nniversharia, rimasta pressoché i-nte– g1·ahnente fasdsta, e J)_assarono da.ll 'indifferen:--:a alla sco– perta ostilità .. I goliardi si resero conto che la loro aspi– raz;ione al governo dell'università 110n poteva prescindere dai rischi di uno strumento giw·idico che garantisse l'esi– stenza degli organismi e permettesse battaglie politiche più. impegnative. A tal fine l'UNURI giunse a far per– venire in parla.mento un disegno di legge, deciso a so– guito del parere di Piero Calamandrei ed elaborato sotto la. guida di Massimo S. Òiann.ini. Un tentativo di speculazione del partito liberale fece sì che la firma risultasse di Malagodi, ma era già stata ottenuta la solidarietà di massima,, confermata anche dopo 1a presentazione, da parte di Segni, Moro, Rumor, Paolo Rossi, La Malfa, Nenni e 'l'oglintti, comprendendo così. parlamentari autorevoli di tutti i gruppi non foscisti. Il progetto Malagodi prevede l'erezione in enti pub 4 blici degli organismi rappresentativi studenteschi costi– tuiti presso le singole uniYersità. La loro Unione na;,;io– na.Ie (UNURI) l'Ìmarrebbe in situazione privatistica, con– se1·vando così la possibilità di una azione più libera a sostegno politico degli organismi rappresentati ed evi– tando di cadere sotto il controllo dello Stato. Anche controlli amministrativi, resi necessari dal diritto di im– posizione, sono ispirati alla parziale autonomia dallo Stato di cui godono 1e unlversitù. Un autorevole esponente èlericale della reazione acca– demica, padre Gemelli, si è dichia.rato contrario al pro– getto sin dall'epoca della pl'esenta;,;ione, intervenendo con pressanti «suggerimenti» prnsso i parlamentari democri– stiani. Qua~ti saranno disposti ad as·coltarlo? Il Jatto è significativo. Da altre pa.rti, precisa.mente dal CONI, che controlla lo sport universitario, e da11e forze economiche che pL·esiedono all'univerSità Bocconi e ai politecnici di Milano e Torino, si è pure contrari a.~– l'unità del movimento studentesco e se ~e persegue la \ dissoluzione in organismi sezlonali che sarebbe facile ren– dere subalterni. Le correnti cattoliche genericamente favorevoli incli– nano, invece, al riconoscimento e al controllo diretto dello Stato sull'Unione nazionale (UNURI). In tal modo si distruggerebbe ogni possibilità. di autogoverno e si instaq– rerebbe un centralismo politico t_ale che, tramite il movi– ipento studente,~co, le forze politiche al governo potreb– bero condizionare ulteriormente la già scarsa autonomia delle stesse università. ll centralismo politico itali.ano è quindi più che maì incombente sul movimento studen~ tesco, che ha. denunciato già troppe esitazioni e troppe distrazioni circa il modo di tutelarsene efficacemente. Oggi che )'edificazione .delle strutture può di,·si' ter~ minata e che l'impegno più ioopo1·tante si va portando rapidamonte all'inte1110 dell'università., nell'ottenimento ·a breve scadenza di un riconoscimento gitiridico autonomi– stico e decentratore ~è riposta. l'unica rea.le prospettiva. po– litica per il movimento studentesco. Avete provato O """'"·"" 111Ua- Ltcee.. ft f Una .Sr-um1m10e111trvieo• vi,!oc, 1c1:uta«do!linear,yl11.,p,:1ro-li,.:, te imprima ·con i. ni1iduia ah• N J'V//1iedeaduf\pet1Si"1"G......,_. Avete provato a ,allevare lo·Lenern zzr Un dico lairca1parJa. og11ie1119q,.._ del uavala o dello cosa pllO diV&!m• tare il ,uo. ,i spa,10 con fpc.:lìl4 da r.na ~tanz" oU'al!ra, vioQgia oonvoi. Olivetti Lettera 22 f'uo,Kt,3.f-0,.,...Wa,.__ Prt!UJK•tanu..il modello LL . 11,-42.000 + I.O.E. ,all9lotta ~uoib:!e nri 3,800 -t I.O.E p., ocq~i,lf a,,ehe a Po~~meMo,atea._ ,l,olg♦t..-1 ~l nogod O!isotti :,:«"::J!~~!.~•":'~~J.":i/fflolo. ~he os~ngono I• Le1t<ra 22

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