Nuova Repubblica - anno IV - n. 16 - 15 aprile 1956

Pallone frenato per la difesa di Roma (Di.1. rli Dino Ro.,chiJ CO8I' PARLANO DI NOI LA FAMIGLIA DC Un i1tlrres.~a111e .~r,.ui1fo s11 Unili, ilOfrnlare e -~Udo p1:bl>l1c11to ,.,,, sl'llima,wfe tfr11w1:1_•i.~tia1w di 1llilat1<1 11 Pof>olo f.omlmrdo del 2,~ marzo IL s. Ne ri111·od11cia-. mo il le.ilo i11legrale, che crediamo possa in/e1·essare i 11oslri le/fori, lratta,ulosi di 11110dei fogli elle me- , glfo e$pri11w1u, gli o,.ie11lame11li di si111·.~1rt1di 1111 set– tore del 1u11·tito cattoliro. t , .. Una posizione politica det genere più sopra indi– cata cQroporta .,da un lato uno sfor1.o coesivo nei con– fronti di altd grnppi politici di tendenza laica - evi– tando ad ogni modo qualsiasi forma. di anticle1·icalismo superato, e nella convinzione anzi del cR-rattere fondn• mentale della partecipazione cattolica alla vita politica italiana - e dall'altro un collegamento necessario con il partito socialista italiano, nel senso di 'favorll'ne la ma,. tlirazione democratica e l'adeguamento alle condizioni obiettive della situazione politica italiana. Da ciò la ne– cessitfl. di evitare una. polemica aprioristica. nei con[ronti del PSI, che dev'e essere invece sostituita da uno sforzo sincero per obbligare - è la parola - il l... SI a definire .a.lcune sue posi:,;ioni (in politica estera ad esempio) la cui precisa~ione è necessaria per avviare un dialogo su basi. poli.tiche e non puramente cornpromissorie come si è d('lprecato all'ini:--,io. e:Coerentement. a questa impostazione di carattere ge– nerale, il movimento di Unità popolare si è fatto pro– molor-e e sostenitorn, a Afìlano, di una concentrazione delle forze laiche che includa il partito radicale, il pa-1·•. · tito repubblicano e il Movimento stesso, Ja q uale po ssa costituil'e, qui come a Torino, un elemento di equil.it: u·io della situazione politica locale. « 1lale concentrazione, partendo dal riconoscimento del fallimento della formula "quadripartita cli govemo, in– tende opporsi, in una futura amministrazione comunale, a qualsiasi formazione di giunta che intenda reggersi con J'a.ppo'ggio dei voti della destra o del centro-destra. o che eornunque sia caratterizzata dalla prevalenza assoluta di una forza politica sola, a.nche se formalmente appoggiata da formazioni politiche minori. L'esempio milanese co– stiluirebbe così vA.lida prova di ordine politico gene– rale, .con indubbi riflessi in campo nazionale. « Le origini del movimento di Unità popolare risa!. gono al maggio del 1953, con l'unione di elementi dissi– denti dei partiti repubblicano e soci~ldemocratico oltre– ché cli altri gruppi indipendenti. Jl varo della legge olettornle maggioritaria, con i relativi pericoli di ege– monia governativa deteiminarono questi elementi a rom– pere con i rispettivi partiti, una volta di pii, cons'enzienti ai voleri di parte cattolica. La natura particolare della competizione elettorale, centrata sul tentativo governa– tivo di riconquistare la maggioranza assoluta del 65% d?i seggi, con l'acquisizi~ne del 50,1 dei voti (come pre– v1sto dal p_rogetto legislativo) spingeva il movimento ad affrontare 11 responso delle urne· e con i duecentomila ;ot.i ripo'.·tati veniva impedito inf~tti lo scatto della legge m questione, detenninando il fallimento del piano de– mocl'Ìstiano. « Da questo momento, a snguito di successive iiu- nioni dì questi stessi elementi (novembre e dicembre '54), si è. andata elaborando Ja particolare natura politica di Unit1l JX>polare che ha ritrovato in se stessa validità e istanze che vanno al cli là delle proprie runzioni origi– narie prevalentemente elettoralistiche (nel senso più so– pra indicato di blocco all'attuazione della legge maggio. ritada). I dirigenti del movimento di Unità popolare, preso atto da un lato del progressivo logorumento della fo1·mula quadripartita, del fallimento socialdemocratico e più gerieralmen1·e laico di condizionare la democrazia cristiuna su un piano di collaborazione, e dall'altro dello sforzo autonomistico in atto nel PSI, considerano l'effet– tiva collaborazione tra cattolici e socialisti come unica via di evoluzione clernocratié; della situnz.ione italiana. « La funzione del movimento non si esaurisce eviden– temente in questo sforzo di riavvicinare democristiani e socialisti, ma nel garantire, assieme ad altri gruppi poli– tici che agiscono sulla stessa base cli laicismo e di rinno– Vtl mento sociale insieme (coìne il partito radicale di re– cente costituzione e, in parte, il pat·tito repubblicano), che la eventuale collaborazione trn democristiani e socia– listi, non trascuri alcune di quelle istanze, nel campo della cult"ura, della scuola. e via dicendo che sono patri. monio essenziale di un regime democratico. « A pa1-te questi motivi ideali esistono ragioni di fatto che giustificano l'esistenza di un movimento come Unità popolar.e, per l'effottiva distan:,;a che esiste tra l'auspi– cata .collaborazione cattolico-socialista e Je .condizioni reali d'improvvisazione in cui tale collaborazione rischia di effettuarsi, nel rapido precipital'e della situazione elle potrebbe verificttrsi anche i:tll'ìndomani delle elezioni arn• minisl'rat.ive ». l,e co11lrùtllli:io11i i11frr11r dl'I 1u11·/ifo demor,•islilt· 110 ellll'l'f10/IO in modo p(lr/ico/ol'IIIC/1/e SÌ(Jlli{il'(l/il)O dol confnmtr, fr11 l'articolo ,Wf)l'<J citalo e quello uscilo :ml Popolo Nuovo di Torino dcf 16 febhrnio, che r,11i tcsl11al111e11le riJ)rod11ciflmo. No11 ci pare che <111eslo ,<;:criIlo meriti Jmrticolari co111111e11ti: 110(1/iamo solo solloli11eare, .-.11/ J)it1110 del melfltln polemicll, la r1rof11i– f(I i11.~i1111a:io11e del/" tll'licoli.~lff l'i•e mm ha ,,011110 f(l,.C u 111e110 lii l(uci(lr .~upporre mi.-.terio.~i f/11a11:iame111i. lii– lo « ,u11il:w e vovero selti111u11ale » ( pm1ero tli conle- 1111/Q, si cu11iace •. 11011di pre.~an:n!). « Tul't~ le cose nuove destano un interesse, ma è ben naturale che anicciruno il nRso quando ~olto l'aspetto di cose m1ove, si p1·esenttrno invece .le più frwste formule antiche. Quando, per venir-e subito all'argomento, si risfo– dera da _partiti o da gruppi o· da. giornali, il più perni– cioso anticlericalismo: quellq che ~l'gnò di un· dissidio atroce il nostro Risorgimento. « Né è colpa nostra se uomini ritenuU, da sé mede– simi, eminenti, della. nostra politica cercano di barattare queste m~rci ormai depresse sul mercato, e cliiamano no– vità il ricalcare-vecchie strade di cui si era quasi persa, ormai, la topografin. « Cosi sussultammo quando qualche domenica Ia il (106) nuova repubblica I>.RD.Ll (le cui iniziali, .secondo I'i1rnorisrno romano, rap 4 p1·esentano tutti gli iscritti) esordì nel massimo te'alro to– _rinose accennando {li nascimento di "un nuovo pat·tito per una nuova ..Repabblica. ". « Era forse ancora nel nostro orecchio il ricordo di quando il fondatore, sulla piazza di una industre città pie• montese che aveva compiuto il miracolo politico di rac– cogliei·e, in vista delle elezioni amrninistrative, le for.1:e sa~e e democ1·atiche della cith\, alFinsegna. dell'" Orso", 1·ischiò di far naufragare tutto quanto col di1·e che egli terneva che "l'Italia stesse per diventare una grande .~a– crest-ia "; ment1·e l'aspirazione maggiore doveva essern quella che essa diventasse "una. grande loggia n_ « Ecco perché qnesto sentimento, questa istintiva re– pul."a. ci è derivata al solo vedere uno smilzo e povero settirnanale (povero di contenuto, ché non vogliamo sa– pere della di lui situazione economica), intitolato Nuova Repubblica. « Moderni noi sianJO, ma non dinamici al punto da p~nsare che una creatura che ha dieci anni di vita., e che cioè, nel sorgei·e e nel divenire degli organismi politici, è appena svezzata, sia giit da rinnovarsi, o· da anspicarne una formazione diversa da quella che ha, nei suoi presup– posti e nelle sne ideologie. Sicché non saprnmmo dire se siano più nemici della Repubblica coloro che si attardano, speaao per motivi solo sentimentali, a rignal'dare più. an • . cora che le forme, le persone della monarchia, o coloro che, simulando una frenetica passione repubblicana, cli . fatto :incominciano a deprimere la esistente Repllbblica; non nascondiamo quindi di ave.re letto il settimanale, difficilissimo da. trovare nelle edicole, forse perché riser– vato agli ini:,;iati, con una qualche prevenzione. Non solo per le firme già a noi ben note degli scrittori, non solo . per quelle ciel comitato di redazione, ma pet· i -titoli degli articoli e per il loro contenuto. Si incomincia a pag. 5 con " la reazione clericale in Frxncia": e si finisce a pag. 8 con un articolo di Mario Dorigo (sia solo confes– sione di nostra igl)oranza l'affermare che non sappianlo chi sia questo sc1·ittore) intitolato "It Vangelo della. FIA'l'". « Ne iniziammo la lettura con molta attenzione, anche perché ritenevamo che volesse costituire, l'articolo stesso, una dura rampogna contro le forme esasperate dì capi– talismo. Niente di tutto ciò.- Esso è invece una recensione pili che fa:,;ìosa di una edizione del Vangelo, intitolata il "Vangelo del lavoratore", con note catechistiche e sociali del sacerdote Robaldo SS. P. « E' appella il caso di dire che le note prndetl:e sono tutte ricavate da Encicliche o messaggi pontifici, e che tutto è assolutamente ortodosso . .: Ma Dorigo non è d'accordo. Non gli p.iace intanto la copertina dove c·è "la figura dì Gesl1 che regge sull'incn• di.ne una sbarra rovente su cui ct1cle il grosso martello d i 11n fabbro". « Non gli pit1ce, come non piace a nessuno di coloro che prores~,rno dottrina di anticler·ica!ismo, eh~ Cristo non sia stato il figlio di un latifondis,;ta o il conduttOl'O cll una grossa azienda agri~ola. Dà invero fastidio il dover prospettare che la dottrina nata da lui i1on possa esser~ dottrina antiproletaria o antiunwna; toglie argomenti alle propagande demagogiche. « Ma pal'e strana. la. protesta per questa. effige sulla co– pertina: non sapremmo immaginarne una migliore per ri~ produrre proprio la effige del lavoratore per eccellenza. « Naturalmente le censtue di Dorigo non si appuntano solo sulla. parte esterna del libro, ma, soprattutto, su un -indice analitico che vuole essere il riassunto o meglio la traduzione pratica di ciò che il Vangelo contiene in astratto, in accademico. Qui 1e censnre sono più vaste. E' tutto l'indice analitico che non va bene: cioè non va bene tutta la predicazione evangelica· cui le encicliche pontificie nulla aggiungono, se non la interpretazione coeva ai tempi. « Naturalmente il finale è di .indole pietistica, perché l'ansietà di Dorigo sembra rivolgersi a dubitare che v.o– Jumctti come questo, '' possano giovare alla lettura ciel Vangelo". Sicché uno si pe1·suadernbbe che Dorigo sia un propagandista del Vangelo. Se pure, badando all'esordio, si apprende per confessione del Dorigo medesimo che egli non è "un credente di stretta osservanza." e che ha letto le parabole del Vangelo con lo stesso interesse e curiosità con cni i ragazzi leggono le "l?avole di An– dersen" o gli adolescenti "Le mille e una notte" .. Ad essere pl'ecisi, il suo scandalo maggio1·e si appunta su una li1nitazione pet· categor-ie che del'Ìvt\, maliziosamente,_– dal già detto titolo "Il Vangelo del lavoratore". « No, ottimo signor Dorigo: il sistema di fa!'e il finto tonto è vecchio assai. E lo scrivere "il Vangelo dei fasci a delle corporazioni, della Confindustria, dei contadini, de– gli elettricisti ''i signirica semplicemente manifestare per irnplicito quell'anticlericalismo di rnaniera che deriva proprio dall'incomprensione delle pagine evangeliche. Il titolo del libro significa la dedica. del libro medesimo: non giù che vi sia. un Vangelo pel' ogni ca~egoria. 0 so– f'iale. E non basta per nulla, come suggerisce if Dorigo, fare un commento a.ppropriato perché it Vangelo si adatti alla Confindustria, ai fasci e alle corporazioni. « No, il Vangelo non è un testo oscuro a cui la ese. gesi maliziosa possa conferire significati diversi. Esso è di una chiarezza cl'istallina; esso che ha rit1bilitato fi– nanr.o il valore delle parole "est, est, non, non" in co– spetto dei burbanzosi giuramenti. « 'Ed ha anche avuto parole manifeste e dure per i sepolcri imbiancati, per i Farisei. « Ecco perché noi prefedvan10, noi che li ebbin10 per avversari leali della qostra giovinezza, gli uomini della Giordano Bmno, piuttosto che gli omuncoli della Nuova Repubblica. Oggi si pratica un anticlel'icalismo clande– stino e non tanto pel'ché si abbia pudore o vergògna, quanto per innata viltà. « Stiano accorti quanti vengono a contatto con questi elementi della pilt manifesta decadenza morale. Vi,tto1·io Clwu.velot ».

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