Nuova Repubblica - anno IV - n. 16 - 15 aprile 1956

2 NON CHIEDERE LALUNA ·1 A STAMPA d'informazione, in questa vigilia eletto- .J. l'nlC, ha diffuso un'attesa :-:cinsamente giustificata: • quella. del passaggio del l'Sl, magal'i in modo co– perto, alla socialdemocrazia. Se non lo farà, sarà bollato di stalinismo, o di « complesso delrurianimità, nella con– danna dello stalinismo, e non :-:ene parlerà più. La coincidenza del periodo elettorale, con questa fase di travaglio e di chial'im~nto interno, costituisce senza dubbio pel' i partiti di sinistra un fatt o delicato. La faccenda è semplice. In queste occasio.ni, in cni la di– spuin non riguarda tanto relettorato già orientato, ma quello fluido e spostabile, ideologicamente meno quali– ticato e più incline alle decisioni di suggestione, le pa- 1·ole d'ordine e gli slogans, gli altoparla11ti e le immagini granghignolesche hanno ovviamente più fol'tnna che i J·agionamenti. Oggi sono ce1·hm1ente i nemici del so– cialismo che dispongo110 più largamente di quef:!ti mezzi; ed hanno sopraltutto a loro disposizione una 1·ete di giornali che copre quasi intfri1·0 il paege, e ~ui quali è facile scl'ivere, per cinque settimflne, tntti i gio1·ni con le stesse parole, che pel' il PR[ n.:.in c'è alternativa: o ri– fondersi con la socialdernocrAzia, e quanto meno, rom– pere il patto d'unità d'azione; o lasciarsi coprire d'infa– mia. I più grandi giornali non hanno ancol'St questo to– no, sebbene già il Conie1·e della Sera, per· la penna di )laufilo Gentile, abbia ri,nprnverato a San-1.g;it di non avere indecorosamente speculato, dal' primo i8tante, sul « p1·ocesso a Stalin:,. Ma il martellamento comi:desco dei partiti di centro, riferito puntualmente e favorevol– mente commentato eia questa stampa., esaltHto in edito- 1·iali e sottolineA.to dai commenti romani, avn\ certa– mente questa funzione, sernrn che la pl'Opl'ietù, dei gio1·– nali abbia neppul'e ad esercitare, a questo Scopo, una particola,·e pressione su direHori e giornalisti. Ora, benché il momento sia pn le sinistre innega– bilmente difficile, bisogna che l'-.:ipinione dei benpensan– ti si metta ranimo in pace. Jl chiarimento tr'a socialisti e comunisti in Italia non può dul'are un giomo, ma mesi e. mesi; e durante questo chia1·ime11to, bi:,ognerebbe che il PSI Cosse irresponsabile, per portarlo su un piano che indebolisse pericoloSament.e la resistenza di classe. Verso questa irresponsabilità ·cerca appunto di trArlo la so– cialdemocrazia, quando sostiene che l"uniti\ di classe è un mito irreale, che non esiste « classe operai~indi– iSi:.a·in1inalameì1to p6.~ando; e c1\e se qùésta 'vu•o~eèli- D I REBECCHINJ, sindaco di Roma, al punto attua– le delle cose si può ben di1·e tutto. E' lecito scher– ;,;ar·esulla sun persona; si può ricordare che nel '47 un giorna le roman6 lo fece usc:he dai gangheri chiaman– dolo « Re -becchi.ni >; si potrebberQ narrare le bar1,ellette, anche quelle « irrepetibili >, che lo fecero noto ai romani p1·ima che il suo pi.utito provvedesse a 'trasformarlo in un personaggio di risonanza nazionale. Jn questi giorni nel– le redazioni dei giornali romani sono persino ginnte tele- ~ fon ate di questo tipo: « Pronto-? parla il l'Odattore? »; «Sì! dica!:,; 4: Senta, che gliene sembra dell'idea di scrivere una l>ella presa in giro di Carlo Magno?>; « Co– me dicet Carlo l\lagno ... ma chi è Carlo l\fagno? »; « Ma. che gioJ·nale è il suo che non sa. queste co~e? 01,'rlo Magno te} Salvatore, sì proprio quello di "opri la po1·ta ", Rebec– chini ! >. Prendere •in giro Rebecchini. Noh vi è dubbio che l'idea è giornalistica i pe1·ò è troppo facile e, quasi quasi, a J·ealizzal'la si compirebbe un'azione da mammaldo. Ci vuol poco a connettere la politica dei sottopassaggi pedo– nali pe·1·seguita da!Ja Giunta capitolina per chiamare Re– becchini il sindaco del « sottopassaggio a nord-ovest ». Non maggiore sfo1·zo costerebbe raccogliere le voci se– condo le quali lo si vorrebbe mandare ambasciatore n }l1ll'igi, accostarlo alla cosidettn « operazione gemellag– gio l e parlare quindi di Rebecchini ostetrico ovvero ironiz– zare sul fatto che « tradito dal Tevere egli abbia con– siderato l'eventualità. di andarsene a risciacquare i suoi })anni nella Senna,. l trasteve1·i11J, imitando Alberto Sordi, e magari la sua mimica e la sua voce, aggiungono anche un significativo 4: e bùttate giù,, volendo così signifi– cttre cli averne o,·mai abba.stanr,a di un sindaco che non valo nulla. · · Rebecchini me1·iterebbe que!Sto ed altro, e se in questa sede si doves.':ie aprire il discorso dell'albergo Hiiton, povero 1ui; quanto gli fu eletto da comunisti e socialisti in con– siglio comunale e dai repubblicani sulla l'oce finirebbe col diventare un discorso a rnse e fiori. ~Ma il fatto grosso cli questi giorni, lo spettacolo fantMtico ed incredibile non è quello offe,'lo da un Rebecchini che, povetetto, cerca di· difendere come può e fin che può la sua poltrona in Cani~ido~lio; !o spettacolo è quello del suo partito, e meglio d1 tutti potrebbe raccontarlo, a chi non l'avesse visto, il sindaco in persona. Ad nn di prnsso, egli potrebbe pal'lare in qnesti ter– t11iuj: « Ero un fo1-tunato ingegne,·e; lavoravo coi pretj e con le monache finchè un bel giorno vennero da me gli esponenti democristiani romani e mi dissero: ' 1 Tu devi accetbue di diventare il nostro sindaco". Bene - rispo– si_- ma c'è solo un pjccolo particolare: non sono democri·• fJ'irnno, anche se sono cattolico. Si e1·a nel J947: l'indomani BibIitr se2~~=0~fchioie'·à;c1i òa=~~ò t'. mersi nella libertà, sa dove andare, a seguito, app'unto, della socialclem.Jcrazia. 'Esistono in ltalia fenomeni che determinano, piaccia o. non piaccia a Sarngat, l'unità cli classe: uno di essi è la cli:-;occupazione; un altro, è la permanente confusione tra il settOl'e pubblicp e il privato, che causa una. chiara iuJluenza degl'imprenditori sulla po– litica del paese; un terio, è la pretesa degli imprenditori stessi, di immettere loJ'o candidati nei partiti presumi– bilmente di governo, alla chiara condizione che questa immissio11e costituisce-..r,ondizione di,.'.'· finanziamento; un quarto, è la. politica di discrimin~·-~ '.< .i, politica delle grandi aziende. Che cosa ha fatto I~ ,' 10crazia ita- fiana e che' cosa fa per impedite Ql tl'i fenomeni dina-nzi ai quali Si vorrebbe spezzare à della di- fesa operaia? Malgrado questa. difficoltà. il chia,·iménto fra i due pa1·titi OJ>erni in Italia è in corso. L{l relw,ione di Nenni al comitato centrale del PSI è andata anche più in li\ di quanto non si potesse attendersi, in merito alla que– stione scandalistica del giorno, il .processo a Stalin. Nen– ni si è distaccato nettamente dalla impostazione conrn~ 11ista della questione. Jn fondo, come si sa1·à os ser·vato, In tesi comunista è 1a seguente: Stalin si è senza dubb.io coperto, a partire dal~ :1934,' di certe colpe; ma ln sua opern resta. Per se1·virsi di 1111a espressione di ·Tel'J·acini, bisog11;\ (no11 sa.ppiarno· q11a11to ma.1·xist.icamente) distin– guere in Stalin l'uomo dall°·,Jpenr; l'uomo era. così e C'OSÌ, ma rope,•à, gigantesca, iesta. 11 pensiero di Nenni non potrebbe essel'e più esplicitamente lontano: 4: Le devia– zioni che la democrazia operaia ha subito nell'Unione Sovietica, la potenza athibuita alla bmoc,rnzia e alla polizia sono c,,:)llnaturate ad ·un det.erminato con test.o stol'ico che è da rip1·en<lel'e in esame nel suo complesso. Non ci sono rnsponsabilitù. personali le quali possano servire da alibi aJle rnsponsabiJjtà collettive,. Ma Nenni ,·a più in là: non sol·.i, nella questiono di Stalin, egli non si lascia imbrigliare dalla distinzione, spiccatamen– te spiritualistica,. di uomo ed opera; rna chiede una re– visione della posizione del pa1'tito nello Stato, che non può riprodurre semplicemente le istanze lenil1iste degli anni '17-' 18; chiede Quella separazione dei poteri, in ispecie qnell~, autonomia_ del ~iudiziari·o, che non è punto" una concessione particolue al regime di demo– crazia borghese,, in ~~nto costituisce un'esigenza ol'Ì~ ginaria di qualsiasi foi-ma cU Stato. Que8tO pèc l'URSS: Note ro,nane scia; poi venne Fanfani il quale cominciò a chiedermi cose di -questi tipo: "ì\fi serve Palazzo Braschi per la mo– stra della stampa democristiana!". Cli obiettavo che il consiglio comunale non me lo poteva pem1ettere e che, in definitiva, io stesso ero contrario. Fanfani mi rispose che lui era il segretario del partito e che me la sbrigassi io coi comunisti e coi socialisti. Una volta, nel corso della campagna. elettorale siciliana, pretendeva che la– sciassi il posto sull'aerno a disposizione del d ottol' Del Falco: lui doveva venire a Rori1a perchè si era stanca.te della Sicilia; io dovevo incontrarmi col presidente de11a Repubblica. Naturalmente non glieto lasciai; ma di Fan– fani me ne feci un nemico sulla questione dei vasi da fiori. \'oi vi chiederete che c'eptra. C'entra pel'ehè. un be( giorno dovetti accettare il discorso del mio capo di gabinetto il quale mi invitava a non dare più vasi da fiori alla DC, primo perché me ne restituiva solo un terw; secondo, pe1·ché quel ter:r.o era da buttarsi via. Ma la rottura aperta col segretario del mio partito la raggiunsi quando preten– deva ad ogni costo, per s.istemare due •amici suoi, che smembrassi la società tr·anviaria STEFER in due tronco– ni: la. STEFER-Càstelli e la S'f'EFER-metropoJitana. Ro– ba da pa:zzi ! Come facevo a non dire di no? II 1·esultato fn che mi ginoeai il posto- di capolista della DC a Roma ed ora debbo difendermi dai miei stessi amici di Partito che, plll' di buttal'mi fuori, che ti fanno? ti portano a Roma un "marchigiano" come l'on. Tupini e non si p1·eoccupano nemmeno di guardare cosa c'è scritto nei suoi clocnmenti. Sissignori, 'l'upini è della "Confìntesa ", della "ti·iplice" e pertanto la sua riuscita è assai più difficile della mia, se mai, s·inlende, rim:cirò a. farmi mettere in lista». SENSATO o no, q~iest:Odiscorso di Rebecchini, se Rebec- chini lo facesse, non potrebbe trovine un solo con– I ra.cldittore. Ma lo spettacolo democristiano non è anco,·a tel'minato. lmpostata così la questione del « sindaco di Roma», cli fronte alla resi:stenza di quello che si vuol buttare ruoi·i, gli amici di Fanfani e di Andreotti ricorrono a. questi mezzi: un giorno, fanno pubblicare dal Popolo che la federazione democ1·ir..tiana di Roma ha già deciso jn favore di 'l'upini. Completamente falso: la riunioi1e del Comitato romano doveva ancora. tenersi. Quando si tenne, il ministl'O Andreotti sostenne Ja labilissima tesi che, di fronte alte pubblicazioni della stampa, non poteva non 4: portarsi:> 1'upini, a meno di voler far co!'l'el'e al partito il rischio di una pessima figura. Rebecchini non si arrese ed allora, lo stesso 1.'upini, a quanto dicono, fece diramare dall'ANSA un comunic3:to col quale si annunciava, beato (106) auova repubblica per l'ltalia, egli offre a tutti i piHtiti il solenne impe– gno dell'osservanza del regime pluripal't.itico, e della logica. politica che ne consegue. Che cmsa, a questo pt1nto, chiedel'e di più? Chiedere di più, cioè la luna, vorrebbe dire « tutto il potel'e alla democ1·àzia cristiana», e di l'imando, in un primo momento )'isolamento, in \111 se– condo momento l'alone di unico partito d'opp0si1,ione di classe per il partito comunista italiano. CompreDcliar.no che è difficile, JJtr l'elettorato italia– no, rendersi conto di quanto sia diflìcile far CDincidere cose nuove con nomi vecchi: occonernbbe, e non dicia– mo 11011 possa palesarsi, una [ant·asia propagandistJca non com11ne per dcfinirn questo rnon10nt-0 t:he è cli auto– nomia. politica del PSI, in un ambito sociologico che resta però quello, pl'eminentemente, dei la,·oratori, eia cui il PSI rifiuta ovviamente di distaccar~i, e in cui restano indivisi coi comunisti taluni strumonti di otganizzazkme, come la CCIL. Ma che si vorrebbe? Nell'orn della Con– fìntesa e del _paternali~mo di fabb1·ica, la fratt11rn sinda~ cale? o quali altre sconfitte ciel pl'Oletariato? seguil'e le orme della socialdemocrazia f"fJUi,·a1·1·ebbe letteralmente a questo. E OR.A due p~t·?le sulle ult.i111e fl.ll?~ l~ze elettornli del PSJ, con Unita popolare e con \·U~.I. (nella sua nrng– gior·anza). Siamo abbastanza obbiettivi da sapere che queste alleanze -1'1.onspostano masse oceaniche cli voti. La ]oro importanza non è questa. E' u1l'~mportanza eti– co-politica, tuttavia assai più altfl che quella offerta dalla resa a discl'ezione che il PSDT, con una iattanza appena tollerabile in un grande pa1·tit·0, chiede al socialismo ita– liano. Le due formazioni alle quali il PSI si è alleato sono carattel'.izzale da. alcuni atti molto p1·eéisi. Unità popolarn è sorta dall'involuz-ione a destra del centrismo, e ha fatto la sua più decisiva battaglia per impedire a. questo cli installarsi defìnitivìm1ente al potere con tln truce-o elettorale. L'USI l::ii è costil11ita su un piano so– cialista "1·ivoluz-ional'io" partendo da una decisa critica ai metodi interni del partito comunista, e sia pure an– dando avanti con determinate chiusurn, che mai del re– sto abbicm10 rinunciato a sottolineare. L'alleanza elet– to1·ale testé sancita è uno di quei segni, p1·ecisamente, di autonomia del PSI sul piano sociafista, che si ha ono– revolmente diritto di chiedere a qne.sto partito; è un segno di politica democratica in i::enso lato, quando per democrazia si intende non solo on certo meccanismo che garantisce a tutti ogni cinque anni la libera espressione del voto (in questo senso, sa1·ebbern democratici a11che· i missini, che non invocano oggi altro.), ma quel sCnso dispetato della lotta contro le interne viol~zioni del me– todo, conh'o le diseguaglianze sociali ed economiche che tolgono di fatto la possibilità di esprimersi e di pens~re; la democrazia come vocazione anzichè quella dell'abitu– dine e delle supremazie sociali consolidate. Ancora una volta: che cosa chiedere di più? > AL4Ill.N.0 lui elio il Comitato romano dellfl DC aveva fatto la sua. sce'lta, che egli era .stuto indicato capolista all'nnanimità e che egli si ern visto costretto 11daccettare. Questo acca• deva alle 2-1,36. Due ore dopo l'ANSA smentiva se ste.ssa perché nulla di quanto aveva annunciato era risultato vero per la. semplicissima. ragione che il Comitato si era occu– pato di tutt'altre faccende. Quesbt è la DC. E per questo è diflicile prendere in giro Rebeccbi11i omettendo di occu• parsi della democrazia cristiana. Ridicolo per ridicolo, e senza voler considerare gli aspetti politici di tutta la fac– cenda - che saranno svisce1·ati -senr.a tanta cortesia. nel corso dell'imminente battaglia - è arduo sentenziare se lo sia pii', Salvatore Rebccchini o Amintore Fanfani. * E'.usci:to VICTOR SERGE Me morie diunrivoluzionar dal 1901 al 1941 1:' la storia di un rivoluzionario che, dopo lotte, eventi, mutamenti di ogni genere, nel suo esilio messicano. dal quale non doveva far più ritorno. non aveva rinnegato nulla degli ideali. in– completi o parziali che fossero, i quali l'avevano guidato nella sua azione po– litica. e tuttavia aveva già raggiunto una sufficiente chiarezza critica per 1·appresentare e raccontare se stesso. Grazie a Serge, la tomba che si pre– tendeva di racchiudere su una intera generazione di uomini si è aperta. e quegli uomini sono dinacyzi a noi. par– lano, vivono. E' un racconto doloroso di orrori e di terrori. ma è nel1'as– sieme un racconto confortante: la 11 memoria» restituisce la parola a co– loro che la tirannia aveva fatto muti e dà ai vinti una vittoria diversa ma non inferiore a quella. ,che speravano. 'J'ratlut1011e di Altlo Caro~l'i 'Biblioteca. Leone Ohu:burg n. 12. }Jd. De Sih·a. pp. XV(.t,S4 . r... 2;00 LA NUOVA J'J'ALIA FIRENZE

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