Nuova Repubblica - anno IV - n. 15 - 8 aprile 1956

\ 2 ITALIA POLITICA TRE DOCUMENTI / L A SE'fTJMANA scorsa ha recato alcuni primi chia– rimenti di fondo al hav~glio cl~e. i fatti sovie– tici hanno recato alla vita politica italiana. Jl p,imo cli essi, è quello emanato dalla direzione demo– cushana, e che, bisogna 11001 darlo, non è una espres– .sione isolata e unicamente italiana, ma ribadisce, ..per que-. sto paese, le considerazioni, esclusivamente negative in– torno agli Ultimi eventi internazionali della sinist1·a mar– xista, della internazionale démocl'istiana recentemente ,>'lunit.a a congresso. L'ltaJia vi ei·a. particolarmente rap– presentata dall'on. Bettiol. E' tuttavia di significato più c.ircoscritto e insieme più concreto, il giudizio di Fan– fani, che dai recenti avvenimenti resti confermato il fon– damento « inumano :t> de) cornunismo, e la futilità. e ina– nib'~ dei suoi sforzi di superare l'individualismo, sfort.i che solo la via democristiana è in grade di corona.re con costruttivo suc~sso. La patente di « inumanità>; _anzi– ché essere riferita a Stalin ed alle sue efferatezze dittato– l'iali, è riferita al sistema; e la sua radicalità, riaccende un'atmosfera elettorale di crociata alla 18 aprile (vi è crociata, propri8.mente, ·solo contro l'inumano: tutto il i·esto, può dar luogo a critica, e a lotta politica nei ter– mini laici della parola}. Il radicalismo della condanna frmfaniana si presta a agevoli ritorsioni di polemica elet.: tot·al!), che gii~ i comunisti hanno colto: contro la tesi della inumanità e della inefficienza del comunismo, sta il pro– grosso dell'URSS in tutti gli scacchieri della politica in– ternazionale meno uno (le difficoltà in cui· consapevol– mente, essa ha posto i partiti comunisti occidentali: in territorio, però, dove il suo avanzamento di influenza è 'gi~, scontatamente, e da tempo, fermo); e sta, da tl'e anni a questa parte, la pubblicihì. deUe decisioni economico– .politiche in URSS, pubblicità che significa per lo meno un progl'esso di libe1·tà rispetto allo stalinismo. li secondo documento, a sua volta molto modesto, è quello che la direzione del partito c6munista propone, di fatto, come testo di. discussione, ai dibattiti del consiglio nazionale. E'. difficile non raffrontare, per la loro angusta perentorietàJ · i termini democristiani e comunisti: con l'obbiettivo 1·iconosciménto, chC il primo dei due partiti è all'offousiva, il secondo sulla difensiva, Oli argomenti della direzione comunista consistono nella constatazione, non sappiamo quanto verace, che tutti i compagni sono d'ac– cot-do nell'ammirare con viva curiosità i risultati del XX congresso >del P,0US; che in. esso son.o stati esposti i· gran– di pt-ogt·essi raggiunti snl piano economico-sociale dai co– munisti sovietici e i gl·andi vantaggi che questi traggo- T UTT[ i partiti stanno muovendo all'attacco di questo inafferl'abile « ceto-medio ». Si inventano nuovi par– titi per raccogliere i suffragi e l'ultimo a scendere in lizza con quest'intento è stato Guglielmo Giannini il quale, giorni addietro, dimentico evidentemente della sm·te ~he subì il suo UQ quando si mise in testa di essere il partito della media borghesia, ha pronunciato un discorso a MiJano proprio in direzione del «ceto-medio>. Ad ele– v.ioni avvenut~ si scopre regolarmente, da dieci anni a questa parte, che questo ceto-medio non ha abboccato, ma non si riesce a capire - e non lo capiscono neppnre par– titi nobilissimi come il repubblicano - che, in effettiJ non è ohe esso non ha. abboccato, ma molto più semplicemente che non esiste, per lo meno non esiste più nella configu- ,J'azione tnldizionale, come ceto-medio conservatore. ' La mai tanto deprecata esperienza fascista, la guerra, 1 il dopoguerra e la politica del monopolio che da circa qua– ·nmt'anni s'abbatte Sll tlitto il pnese con le sue leggi di <depl'eda?.ione dei be.ni altrni hanno diviso la popolazione, l'elettorato se si vuole, in due zone ben distinte: coloro che vivono senza lavorai-e e vivono benissimo; ·e coloro che sg9bbano dalla mattina alla· sera per riuscii-e a vivere , a malapena. Tt'a. gli uni e gli altri ci dov1·ebbe essere il èosi<ldetto ceto-medio, i piccoli proprietari, f professionisti, i ricchi ai-tigiani, i 00·1nmercianti in proprio. Ma a conti fatti, cioè basaH sui resultati elettorali, si scopre ·che costÙi-o in effetti non si considel'ano ceto-medio e che invece tali si ·giudicano poche centinaia di migliaia di .adulti: gente tutta :JJcrbene, quella che fino a, ptima della guerra andava all'opern, pagava la rata delrassicurazione sulla vita, eser– citava nobili professioni e mestieri ed era convinta che la carriera delle armi o quella amm.ini8trativa dello Stato of– frisse1·0 decorose e l'edditizie sistemazioni, nonché ampie possibilità di soddisfazioni civiche; quella stessa che, finito il fascismo .e terminata la guerl'a, non volle arrende.rsi alla realtil, visse di ricol'di e finì col diventare il pe1·so- 1rnggio più ricercato del neorealismo nazionale. · Questo è Punico ceto medio conservatore cJ1e oggi esiste. E' am~ro doverlo constatare, ma al giorno d'oggi I.e uni– wn·siti~ uon sfornano più truppe di laurnati, medici, inge– gneri, chirnìci 1 a.vvocnti ma, fatte poche fortunate ecce– Y-ioni, sfomano « irnpiega.ti con la laurea». Questo pezzo di cat·ta vale così poco che nei giomi scorsi non è mancato qualche personaggio che, con tutta serietà, assel·iva cne doveva essere concessa « honoris causa» anche ai vincitmi _di « lascia o raddoppia». Insomma, la libe1·a professione, _com'e1·a una volt;,a prima che il monopolio assoggettasse il paese, non esiste più. Un ingegnere o un medico oggi possono lavorare solo se si impiegano alla «Montecatini» '!. ri~scono ad entrare in una « mutua:,; il loro guadagno è Hull"altro che u_no stipendio, buono, magari, ma sempre no dall'autocritica. La dil'er.ione comunista. prosegue nel constàtare che pel'Ò il PCI non ha molto da l'avvedersi perchè non ha molto 1)0ccato: formalismo e confor:mismo disciplinare sono per esso malattie episodiche, non tarn profonde. Esso pertanto può continua1·e la sua strada, ap– pellandosi, ai fini di una semprn "più compiuta costituzio– nalità della nostra vita pubblica, e per la lotta contro il front~ padronale, a uoniini di tutti i partiti, convinzioni religiose e politiche, intelJettuali e lavoratori, da convo– gliare in unità frontista per L'attuazione del socialismo. • e 01\IE si vCcle, c'è ben poco eia ;,itenere da questo appel– . ·lo. Non vorremmo speculare sulle obiezioni e le ritrat– tazioni cli 'ferracini, ma viene fatto di supporre che dav– vero la dirigenza· comunista sia d'accordo su questi punti, e proprio perché s1;1di essi, su Ila lol'O innocenza, si spunta naturalmente qual.si asi ·dissenso interno, si neutralizza ogni contrasto di giudizì. La sola cosa seria che emana da questo documento, è" che il comunismo italiano riflllta di farsi giudicare come sistema in seguito al crollo di Stalin, cioè in seguito ad un episodio enorme della sto– ria internazionale del socialismo, ma, infine, solo un epi– sodio. E che, di conseguenza, esso l'esta fermo aj suoi presupposti frontisti, puntando sulla lunga alleanza e fe– deltà del PSI. Questa presa di posi:-:.ione è vera ne11e premesse e insufficiente nelle conseguenze. Siamo d'ac– cordo anche noi, che sia grossolano espungere il comuni– !=-;n10, quasi clie tutto fosse finito.. (ed ora che anzi il co– munismo diviene, in linea internazionale, più effi~ient.e), <lallS: vita pubblica italiana e del mondo. Non siamo d'ac– cordo, invece, sulla concretezza dell'appeHo frontista. L'occasione frontista non è oggi ancora' affatto evidente: perchè essa lo sia, occorre diventi patente quanto forse è già in luce, e cioè che la crociata anticomunista. coi~– volge, di fronte o alle spalle, una riscossa contro l'intera classe operaia, nella sua aspirdzione e nella sua lotta pel' il potere. Diciamo « per il potere», senza infingimenti, giacchè in Italia ad esempio le sconfitte socialiste e ·co– muniste sul terreno delle commissioni interne sono veri a.rretramenti di peso e d'iniziativa; e veri avanza.menti di portata nazionale, senza dnbbi possibili, del potere pa– dronale. L'attacco massiccio contl'o il comunismo, da svergognarsi nella motivazione internazionale della con– danna antistaliniana, è~ a.ttacco effettivo contr<:>la classe Javor-atrfoe. ·Tutta.via --è ancora da dimost"fare che-(luestà condizione sia I'« occasione storica » del frontismo, e non di una iniziativa socialista in generale, che può essere _Note ro,nane stipendio, che sia.no bravi o che siano somari. Pochissimi sfuggono al.la regola e pochissimi, per contro, sono coloro che non si dolgano di questo-- stato di cose al punto di considerarsi tuttora professiofiisti e, per inevitabile scelta, benpensanti e ceto-medio. Quand'è il momento di votare non himno che due scelte: o contro o a favore di chi li paga. Se riescono a convincersi che, per male phe mai dovesse . andare, per loro andrà sempre méglio che così, votano contrn ed è quello che si è ve,·ificato, sia pure senza molta consapevolcizza, nelle ultime elezioni politiche. , In due anni le cose debbono essere peggiorate per i monopolisti. Ne è conferma abbastanza esplicita il gesto inusitato delle confederazioni padronali dell'industria, del– l'agricoltura, del commercio e dell'artigianato (quest'ultima costrettavi con un preciso ricatto di natura finanziaria che ha il grave torto cl.i aver accettato) di prendere esse ste$Se in ·mano le redini della. battaglia elettorale. Evidentemente si considera che i dipendenti ciel « monopolio :s-,non· sol– tnnto gli operai ed i contadini, ma anche gli impiegati ed i « professionisti», propl'io sull.a base del voto dato nel giugno del 1053, devono aver maturato i pl'opri convihci– menti politici e devono aver fatto una scelta in linea di l'nassima contrai·ia a chi li paga. Si sconta sin da ora, in altri tcrmini 1 che questi voti possono non andare al monopolio e, dopo gli abbracci di questi giorni tra i diri– genti democ,-istiani e gli industriali, nem.meno alla DC. Si corre ai ripari. Guglielmo Giannini, vecchio ormai e quindi senza grandi ambizioni se non quell~ di vivere tranquillo nelle comodità, si ripresenta ,sulla scena col richiamo dei suoi lavori teatrnli, con la sua pretesa di « buonsenso» e col ricordo del suo fenomenale movimento dell'Uomo Qualunque che, come si ricorderà, tenne testa. a tutti sinché non si ven– dette ai monopolisti ed a De Gasperi. Egli dice di aver capito tutto e promette un nuovo partito, un partito per quel ceto-medio conservatore che pe,,ò vuol vedel'e difesi i suoi interessi ed i suo.i diritti, quel ceto-medio impie– gato dei monopoli che ne ha abbastanza delle angherie dei suoi padroni. Giannini dice: « sono qui io ». E' un t.rucco. I monopolisti possono essere acc~sati di tutto, ma noo di non sap!;:lrecurare i propri interessi, i propri affari. Oggi essi tentano di perfezionare la lorn organizzazione politica innestandovi taluni sperimentati metodi già attuati in ecoriomia. In questo settore essi sono organizzati Con aziende madri 1 °Ji.s_lie succm·$ali _in mod() tale che 1·iescono a spre- (105). nuova reJJubblica presa dal PSI, dal PCI, anche dal PSD;r se questo ne fosse in grado, e in certi limiti da gruppi minori. Passiamo infine al terzo documento, l'appello della di– re?,ione del PSDI per un nuovo tentativo di unità socia– lista., rivolto al PSI. Il difetto di questo documento con– siste nel condizionare il :ravvicinamento al PSI a termini di politica i'nternaziona.Je~ che sono il riconoscimento della Carta di Francoforte (la quale, per chi non, lo sappia, è una rinunzia al marxismo, storicamente comprensibile pet· alcup'i paesi, Germania e Gran Bretagna ad esempio), J'europeismo e l'atlantismo. In breve, mentre Nenni vie– ne\ponendosi, con una sincerità estremamente onorevole, i quesiti di una revisione della p1·assi della politica clas– sista in rapporto alle due esperienze ~ocialiste, quella oc– cidentale e quella orientale, i socialdemocratici offrono al PSI l'unifìca.Zione· socialista a. condizfoni dettate da.Ila. diplomazia dei paesi borghesi. La debolezza di questa offerta si appalesa in questo: che il PSDI viene così a pre– scindere dalla necessiti\, che i socialisti italiani si pon– gano( non in opposizione ma in alleanza e rappresen– tanza delle masse comuniste italiane (non abbiarno detto della loro attuale dirigenza) le quali-' esistoJlo, sono e re– stano le masse lavoratrici più numerose, e ·quelle che sentono che la dignità. di classe non ·si l'iduce alla accèt– tazione di ~remi partenalistici da parte del padron-ato. Che questo poss e riesca, ad attnul'e con le sue elargi– zioni, ver.CJola CISL, molti voti opel'aiJ è affar suo; che però la socialdemoc1"aiia npn si senta, o non deb.ba ideal– mente sentii-si alla testa della classe operaia italiana, cosi come essa è 1 socialista e comunista,• è la p1·0,·a del suo fo,·malismo, di '"quel formalismo appunto che riscontria- 1;10 nel documento clella sua direzione, e nella piattaforma (si badi, ormai vecchia e sempre identica) di 1·iunificazlone socialista. Il probl~ma di un partito di classf reSta. in Ita– lia ape1·to, senza, sembra, che .i socialdernocl'atici se ne rendano pienamente conto: qu0$to' probleipa nor si tratta oludondo, 'Tla•affrontando la realNl delle nwsse 1 comuniste; ed è una realtà che o si conquista con nna politica di classe più persuasiva di qnella comunist-a, o con una nuova in– staurazione di rapporti con il PCI. Di fronte a questi tre documenti, appare tanto più onesto l'articolo domenicale di Piet1·0 Nenni, che, è vel'o, non risponde nulla all'appello socialdernocratico, ma sem– bra prevedere appunto quanto anche _noi prevediamo e paventiamo: che un. eventuale 1\rretTamento del PSI il 27 maggio possa costituire il segno di una sconfitta ge– nerale del fronte operaio, una chiara vittoria di quello padrona.le. T..a s_ettirnana scorsa. avevamo anche noi rim– proverato a Nenni un col'té spidto di tergiversa:,,ìone; ri– conosciamo che è almeno compl'ern:;ibile, da chi sente oggi la maggiore responsabilità italiana nella rappresentanza cli classe, non sprecare nessuna delle proprie carte, e cercai· di operare sulla sostanza e non snlla forma d~lle còse. E' norma.1!3, in queste condizioni, che il PSI nqn si precipiti i;ié ad « aprire »J né a polemizzare nei riguardi -~L ~SDIJC'è 3!!al.S:,heCOS!._dipit'1 imp~n-tante da farè oggi: costituit"l;l erinvigor11·e"la !)rescn"?,ll ciellacrasre·()lJé('a" , italiana alle prossime elezioni di fìne ma.ggio. ALADINO mel'e alla gente sino all'ultimo soldo. Si ripensi al Fucino. 'fol'lonia ei-a il padrone della. t'erra, degli spacci, di tutte le botteghe, delle osterie, degli alberghi, ·delle strade, delle case, dell'aequa e della luce. Pagava poco i col).tadini ed i suoi impiegati, qui compresi, ovviamente, anche \in certo gruppo di professionisti, e quel poco <:he dava se lo ripi·en– deva vendendogli di che non morire di fame. Il giuoco si vuol ripetere ora in politica: non voti per la DC? Voterai per uno dei partiti ad essa alleati e se propI"io non vuoi saperne perché ti ricordi ancora della legge-truffa eccoti qui un beJL'assortimento di pai-tit•i di oppoSizione, fatti apposta pel' soddisfarti: c'è il nascihno pa1-tito di .Giannini, intelligente, progressivamente conservatore; c'è il partito liberale, tradizionalmente conse1·vatore, il partito guida di noi monopolisti; non ti -contentano i partiti di destra? Se sei in lite con Covelli, c·è il vecchio Lauro; se non ti piace Michelini, vota per Leccisi o se li respingi tutti e due eccoti il partito dei combattenti di Messe che - avete 'ietto? - ha. dalla sua anche la magistratura. Se vi piace il «rosso» e proprio non volete sapeme di quanto yj offriamo 1 eccovi il vostrn marxista: Saragat. Per la pros.':.ima ripresa pa1·hunenta1·e è confermata una rela..:-;ione del ministro degli esteri sulle conclusioni ciel viaggio in America del capo dello Stato. Non c'è da attendersi un discorso in chiave di revisionisrno atlantico e pUl'tuttavia per essa esiste in gil'O molta impa:-:.ienza non schiva di curiositù: si erede che dovrà segnare l'aper– tura, per così dire, delle ostilità ha la diplomazia ita– liana e quella francese, fra l)alazzo. Ghigi ed il Quai D'Orsay. Il discorso si ricollega al viaggio di Gronchi in America· ed a quello che lo stesso p1·e~idente ·della repub– blica dovrà fare entro il mese in Frnncia. A Parigi si teme che tanti buoni propositi che animarono la rnissione ita• liana pl'ima dell'arrivo a \Vashington si siano notevol .. mente affievoliti, a causa, probabilmente, dell'ambiente. _; Si vonebbe rinverdirli, non foss"altro, per non dover rn-- ..__:;; criminare - così almeno dicono - la decadenza di cei-te intese che furono stabilite nella scorsa estate. Se a New York furnno gettati 90 miliardi. <li co1·iandoli, a Parigi - visto che queste cose hannO un_ valore per noi - si faranno scorrere fiumi di chan1tJ_){ig11e e si rivestirà l'am- biente di quel brio ch6 tanto piaceva ai nostri nonni e che, pm·troppo, oggi non ò che un rlCOrdo. Intanto, però, rn;m si perde tempo, e che noi si sia d'accordo o no, Gny Mollet sopravanza il timido revi;ionismo italian-0 e prende fo guida di quello ·òcèfden:taìe· eu1·cipeo. Dejan, ambaSciato- te cli Francia a Mo~èaJ iitsegna a 1Ji · SterRno il méstiere del diplomatico. Il ç~.Ì1·a 1 è sènp1·é i.~1.·ger,1,1;0.~~i.o. ·

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