Nuova Repubblica - anno IV - n. 8 - 19 febbraio 1956

I ITALIA POLITICA SILENZIO SU PALAZZO CHIGI e REDIAMO che non basteranno la discussione pada– mentare sul caso G-ava, né il faticoso trJ).vaglio gesta~ torio della legge elettorale per le amministrative, a mettere in seri0 uericolo il governo Segni. Giustamente Joseph Rovan neli'ultimo numero di Espri.t, ha ravvisato le ragioni «strategiche», cioè di riflesso della nuova situa– zione internazionale, che sorreggono l' « esperienza Segni » e le dànno una sua solida persistenza nell'arnbiguo, che non potrebbe facilmente né rapidamente essere surrogata. Natmalmente la lotta elettorale rendel'ii. più ardua l'« espe– rienza» in corso, ma non, supponiamo, fino a rovesciarla nel suo contrario, lo scelbismo. Corrisponde, a questa relativa stabilità di go,·erno, e alle ragioni di fondo che la sostèngono, la politica estera italiana delle ultime settimane? Essa comprende tre mo– menti: l'episodio della presunta e smentita intervista di Stevens al presidente Gronchi; il viaggio d.i Segni e Mar– tino.a Bonn; la partecipazione ital.iana alla Con[eren1.a dei Sei di Bruxelles. Il primo caso è stato così infelice, da domandarsi dove s1 trovassero in quei momenti gli uomini che guidano e predisp~ngono la politica estel'a italiana; il secondo ed il terzo, sembrano piuttosto appendici di un in– dirizzo già consùmato, che non premesse di nuovo lavoro. E' inutile tornare ad esporre anche per sommi capi l'in– cidente Stevens. La sostanza obbiettiva di esso è però questa: che l'opinione ufficiale degli Stati Uniti, in questa scabrosa materia, è stata dalla parte di Stevens, non da quella di Granchi, cioè del nostro paese. Abbiamo~ l'im– pressione che la stampa italiana consideri il viaggio di Granchi negli Stati Uniti come un'esibizione o un alto dì c01-tesia personale del Presidente, non una presenza e una jnterpretazione del nostro paese dinani.i al pubblico ed alla opinione, dinanzi al governo ed al Congresso, degli Stati Uniti. Ora, è ben certo che gli ambienti americani che hanno preso posizione dinanzi alla cÒsì detta inter– vista Stevens non sono senza. precisa qualifica. Essi si sono espressi attraverso dichiarazioni del capo del dipartimento di Stato, in prim9 luogo; in secondo, attraverso voci qua– lificate dell'ambasciata. americana a Roma, raccolte in modo sgradevole ma _obbiettivamente importante da Ba_r– zini junior sul Corriere. Ne è risultato, anzitutto, che per il dipartimento di Stato la parola del capo dello_ stato ita- Caro direttore, l'a½ione di Danilo Dolci, conosciuta oggi m un largo campo dell'opinione pubblica attiva in Italia, offre un'oc– casione allo studio della complessità del problema della « terza via». Perché nella maggior pa1ie di quelli che hanno presentato questa denominazione è stato facile os– servare che essa ~l'a una soluzione che prendeva ele– menti dalPuna e dall'altra via (la prima e la sec onda), e ii mescolava o giustapponeva perché risultasse la ter.ta: un po' di liberalismo e un po' cli socialismo, un po' di libe1·ismo e un po' di collettivismo. Tu sai che io sono uno di quelli che, pur rispettando queste mescolanze e il dupliCe l'avvivamento di elementi compressi e soffo– cati dal fascismo, si sono preoccupati maggiormente del to1·zo elemento che doveva sintetizzare o mediare i due J)r~cedenti, sembrandomi che non sia possibile vera e dinamfoa sintesi so non per un elemento divel'so dai p1·ecedenti che sopraggiunga. Mi sembrava appunto che il 'fascismo, e ogni sua somiglianza, sarebbe stato vera.– mente superato se il tcr..:o elemento fosse stato di carat– tere dee.i.sa.mente opposto a lui. E per questo le sintesi che fossero piuttosto mescolanze e giustapposizioni avreb– bel'O · dovuto cùnservare una costante apertura. alla pos– sibilità di sintes.l ·ulteriori, in cui il terzo. elemento fosse più energicamente e visibilmente diverso. Infatti se l'accento batte sulla prima via, quella della libertà, noi sappiamo che viene a mancare quella effet– tiva compresenza delle moltitudini dignHicate od ele– vate, perché non sono garantite sufficientemente dal pre– pote,·e dei ceti proprietari i e se l'accento batte sulla se– conda via, mancano elementari garanzie dal prepotere dei funzionari politico-statali-culturali; sicché la terza via ci sembra che debba armare e muovere la seconda contro i pericoli della prima, e la prima contro i pericoli deIJa seconda. Ma. la forza di far questo chi la dà? Ecco il 1noblema. Un saggio calcolo razionale? una concezione umanistica piena, che voglia tener vivi tutti i suoi ele– menti? A osservar bene, riferendoci allo attuazioni del primo cinquantennio del secolo, si trovano indubbia– mente ottimi esempi di vita civile, di buona ammini– strazione, di corretto coStume giuridico, tanto pili pre– !l.iosi se comparati con regimi meno civili, m_a non la soddisfazione di una impostazione dinamica e tale che occupi (in certo senso) anche l'avvenire con tanto di sé })Ossibile ad attuarsi. . I~ problema è, dunque, dell'arricchimento, o appro– !ondunento, della .terz;a via, delle sue ragioni, della sua meritevolezza a farsi avanti. Ed ecco il perché dell'ag– giunta religiosa, o di quella che ho chiamato « riforma re– ligiosa» nel volume appunto dedicato alla problematica del liberalsociitlismo (Nuova socialità e riforma religiosa Einaudi, 1949). Il suo compito è cli dare un fondament~ pili che politico e più ·che amministrativo allo stesso la– voro politico. Il tema della realtà di tutti domina l'ag• giunta 1'01igiosa, ed evidentemente influenza o suscita ]'azione di liberazione da strutture che sfruttino per nn verso, od opprima.no per l'altro verso, una parte di questi liano e quella di un giornale e di un giornalista ameri– cawo hanno lo stesso peso; e che, per quel che riguarda l'ambasciata americana di Romà, essa ha certamente pre– disposto alla visita del presidente Granchi molte soddi– sfazioni di vanità, ma scarsissimi, concreti contatt.i poli– tici. In breve, la visita di Gronchi negli USA, se corredata da prese di contatto o da sondaggi profondi avrebbe gio– vato a chiarire dei rapporti, che meritano oggi di essere detern:iinati assai più esattamente. C'è ·in elaborazione un 1.irogramrna' anglosassone per il ifedio Oriente; c'è, sempre pe;,dente una politica pesante, ideologicamente condizio– nata, delle commesse americane in Italia; c'è un apprezza– mento sempre sospeso e non sempre lusinghiero dell'opi– nione americana sulla stabilità politica italiana; c'è, a quel che sembra, un bisogno italiano di investimenti_ pri– vati esteri per il Piano Vanoni, e di un chiarimento sostan– ziale tra Italia e USA intòrno alla nostra politica petrolifera, A QUESTI problemi pendenti, gli ambienti amer'icani di Ro,na hanno una risposta: i colloqui di Granchi sa– ranno formali, di cortesia, con quante -persone ed ambienti possa piacergli; ma non servi l'anno a nulla, anche perchè, in fase preelettorale, l'amministrazione americana 1 in vjsta di larghi mutamenti di personale, non è in grado di assumere impegni. Questa spieogazione è fatta per accontentare gli sciocchi: la politica esteJ"a americana, certamente, non ope– rerebbe in questa fase ròvesciamenti o anche solo dirotta– menti --:-- che del resto non sono prevedibili neppure se i democl'atici succederanno ai repubblicani; ma verso l'Ita– lia non vi sono, da parte degli Stati Uniti, che affari ordi– nari, quelli che abbiamo sopra elencati. La situazione che J'Ìsulta dagli atteggiamenti del dipartimento di Stato e della ambasciata americana di Roma li rende, o tende a ren– dedi, inaffrontabili. Il viaggio di Granchi appare inserito tranquillamente nel quadro dei « voti italiani> nella gara per l'elezione presidenziale americana; e la politica estera italiana resta senza parole, senza prepara.zione, dinanzi a questa minimizzazione, in qualche modo umiliante per il nostl'O paese. Certo, qualche novità è ancora possibile prima dell'imbarco di Granchi; ma. ameremmo che fosse smentita la nostra impressione, che il ministero degli esteri abbia lasciato tranquillamente· consumarsi l'incidente Ste- UNA LETTERA DI CAPITINI P.ARTECIPARE PER COA,JPRENDERE tutti. Il nietodo di lotta nonviolenta, in quanto distin– gue peccatore da peccato e perciò usa strumenti non di distruzione delle persone (n~ guerre né rivoluzioni vio– lente) ma di attivissime iniziative di collaborazione o noncollabo1'8zione, si diversillca dal metodo praticato nell'una e nella seconda via. Vivere lo stretto nesso (in- - teriore, immortale, con apertura alla salvazione cli tutti) fra tutti nessuno escluso, salva dagl'individualismi di tipo etico, politico, economico; e, d'altra parte, il poten– ziamento del tu ad ogni essere fino a vivere al suo piano od al sacriCicìo, fa sì che divenga impossibile la com– pressione dei diritti dei ·singoli. Libertà e socialismo escono purificati e compenetrati qui veramente. E si capisce che la po.sizione è di rifiuto assoluto dei due blocchi politico– militari, e di seminare obbiezioni di coscienza nel mondo, appunto. per unire più profondamente tutti. Se si considera ciò che Danilo sta facendo da quat– tro annì a 'l'rappeto e a Partinico, vediamo che i prin– cipi del suo lavoro sono proprio nell'approfondimento della terza via. « Tutti :. è la parola più usata nel su-◊ libro Banditi a Partinico. « Il pensare bene e veramente a tutti è anche la via. più economica» (pag. 64); « po– tremo intuire sempre più delle finalità della storia e di ci-ascuno, quanto più tutti insieme> (pag. 245); « ripie– gare ogni muro, come fosse di cartone, per essere poi tutti insiei-ne > (pag. 68). E il principio religioso di oc– cuparsi anzitutto degli « ultimi >, capovolgendo il me– todo tenuto da tutte le società attuali. Si aggiunge il principio di « partecipare. per comprendere>, cioè .del superamento dell'autoritarismo e del paternalismo, per mettersi nel così detto « basso >. E infine il metodo non– violento, dell'amorevolezza e perdono verso Je persone pur nel fermo contrasto, appunto por la convinzione che anche l'inti,no degli avversari non può non partecipare al bene. Insieme con il problema· delle strutture e della loro trasformazione, Danilo presenta il problema del– l'animo, dei rapporti tra le persone, dei mezzi (se semi– niamo morte, non si può avel'e vita, egli dice). Che cosa significa questo? Significa che l'opera di Danilo va ben oltre quella di un « benefattore» e quella di un ·« agitatore sindacale», anche se è le due cose. Si tratta che appare nella storia italiana e nella lotta per la trasformazione della coscienza e della società una forma nuova di opposizione, che va tenuta distinta, nello spirito e nel metodo, da quella del materialismo rivolu– zionario anche se opera. a fianco a fianco, perché le per~ · (98j iiiiilva reiiubbliéa vens 1 con tutti i suoi gravi addentellati, senza intervenire, e senza mostrare una p1·epa.razione diplomatica ed econo~ 1 mica approfondita di un atto imponente di politica estera, come è il viaggio del Presidente a \Vas~ington e New York. Né, ci sembra, la nostra politica estera si solleva negli alti-i due avvenimenti. It viaggio di Segni e Martino a Bonn aveva certo dei precedenti che lo limitava'no: nasceva come J'esecuzione dell'invito i·ivolto a Scelba, poi caduto per le costui di1nissionj. ~Ia è anche vero che il presidente che partiva per Bonn è un alfro uomo, che egli, se non altro, regge il nostro governo in ben altra condizione parlamentare; che proprio questa lo autorizzava a tener conto, che in Germania l'europeismo è una politica stretta~ mente legata alla persona di AdPnauer, _mentre liberali e socialdemocratici pongono il problema della unificazione e qtdndi dei rapporti con l'URSS in posizione preminente rispetto a quello della comunitù. eu l'Opea sotto qualsiasi forma si voglia progettarla. Così· è accaduto ai n9stri cntu• siasti messaggeri dell'Europa futura, di doversi sentir ammonire dalla Frankfurler Allgemeine ( ufficioso, 1iberal~ conservatore) che per i tedeschi l'nnilìcazion~ viene pi-ima., l"Europa dopo; che il primo problema non si ]ascerà ritar– dare dal second0; che il presidente Segni dovrebbe ben capire queste cose, e, nella sua mente illuminala, tenerne positivamente conto. Dal viaggio di Bonn, in realtà, non sono uscite aitro che dichiara.zioni generiche; le premesse di un accordo· culturale che non e~igeva lo spostamento di uomini di quel livello; e le voci, avan~ate, smentite, edul• corate, e daccapu annullate, di una più intensa collabora– zione economica. Queste voci saranno state, vogliamo ben crederlo, originate da nulla; niA il guaio è semmai che nascessero egualmente, perchè davl)no l'impressione di ten– tativi italiani abortiti. Anche qui, una esatta presenta. zione della missione a Bonn, da parte del ministero degli esteri, non ha avuto luogo. Finalmente, come di dovere, siamo andati a Bruxelles, a sentir discutere le prime q11estioni dell'Euratom, e abbiamo avanzato anche noi, assicura la stampa intetna~ zionale, l'ef:rigenza che questo non si limiti alla utilizza• zione pacifica dell'energia nucleoi-e. Può essere un punto di vfata realistico, del quale non \"ogliamo qui discutere. Ma non una parola si è detta sinora in ItaHa intorno ad un fatto sicuro: che i trattati che ristabiliscono la sovra– nità tedesca escludono perentoriamente la .facoltà tedesca di partecipare ad un armamento atomico. Possibile che sernbri così agevole, sotto l'alibi dcll'Euratom, non tenere informata l'opinione ìtaliana into1·no ad una deviazione fondamentale dalle posizioni che hanno instaurato la sov1·a4 nità tedesca, e la sua immissione nQ.ll'UEO? .. Da molto non ha luogo al pa1'11-rn1cntoitaliano una di– scussione approfondita di politica estel'8. Non sembra che ne sa l'ebbe ormai tempo? ALAl)INO sono sono qoelle che si oppongono e lottano per }a re• denzione sociale. Che Danilo continuamente affermi il valore del metodo, della p~uezz;a, dell'« esattezza> (come lui dice) come quella che sicurnmente vince, fino al di...– giuno, fino al parlare con ognuno 'perché lasci a casa il coltello che servìrebbe a. tagliare il pano,, appunto per evitarne l'uso nei contrasti con la forza pubblica, sono cose che fanno corpo con tutta l'uz;ione (che è 1 si noti, sempre più di. larghe moltitudini). Se Danilo unisce tutti, con lui si realizza sul pi1rno più popolare un nl.1ovo e incisivo modo di vivel'e la religione e Ìa politica. E non è poco. Né si pensi che si tratti semplicemente di dar lavoro ai disoccupati: Danilo non vuole « settenlriona. liz;zare » il Mezzogiorno; vuole ben di più. E si vedrà, so via via svolgererno un movimento cli moltiplicazione di q_uel lavol'o, propriò con la comprensione dei suoi temi più «ideali», che .sono poi Quelli sostanziali ché l'hanno condotto ~laggil°1 e lo orientano. ll tuo aff.mo Aldo CavUini E' uscito VICTOR SERGE Memorie d unrivoluziona dal 1901 al 1941 E' la storia di un rivoluzionario che, dopo lotte, eventi, mutamenti di ogni genere, nel silo esilio messicano, dal quale noo doveva far più ritorn0. non aveva rinnegato nulla degli ideali, in– completi o parziali che fossero, i quali l'avevano guidato nella sua azione po– ]itica, e tuttavia aveva già raggiunto una sufficiente chiarezza critica per 1•appre~entare e raccontare se stesso. Grazie a Serge, la tomba che si pre– tendeva di racchiudere su una intera generazione di uomini si è aperta, e quegli uomini sono dinanzi a noi, par– lano, vivono. E' un racconto doloroso di orrori e di terrori, ma è nell'as– sieme un racconto confortante; la «memoria)> restituisce la parola a co– loro che la tirannia aveva fatto muti e dà ai vinti una vittoria diversa ma non inferiore a quella che speravano. Bibliot.cca Leone Gi11zburg • n. 12. Ed. De SIIva, pp. XVl-554 . L. 2i00 LA NUOVA l'l'ALIA FIRENZE

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