Nuova Repubblica - anno IV - n. 6 - 5 febbraio 1956

(96) 11uova repubblièa L.A. VII QUAl)UlENNALE D'ARTE ASTRATTO EC NCRETO Una nuova ,c.ultura figurativa si è formata in Italia dopo il 194-5, sviluppandosi finalmente in clima di libertà al contatto diretto o più spesso mediato della cul– tura europea di un cinquantennio e oltre. I reali valori di questa cultura, per quanto pochi, trovano uno specchio abbastanza fedele nella esposizione nazionale romana di ENRfCO A PPARSE da tempo su quotidiani e settimanali le fret– tolose plenarie rassegne, ad esaurire rapidamente i doveri. e gli interessi della cronaca, è ora possibile e certo necessario condurre un consuntivo bilancio della VII Quadriennale Nazionale d'Arte aperta a Rorria fino ad apri– le. E, dicendo che un tale discorso si pone di per sé come un giudizio sulle condizioni attuali de~la cultura figurativa ita– liana, si vuol dare subito atto del positivo risultato di do– cumentazione che questa ·Quadriennale è stata finalmente capace di realizzare. Senza tuttavia con ciò a!formal'e che il fondamentale consenso vada immune da molte riserve che per particolari soluzioni degli organizzatori è neces– sario avanzare: per l'esclusiol}.e ingiustificata di giovani già distinti ed affermati, e dunque certo non ignoti alla Commissione inviti: Cal'massi 1 Salvatore Messina, Lattes, Saroni, Scanavino ..., ed altri notati ne11a recente mostra di Prato e altrove, mentre l'invito è stato esteso, ed anche per pili di un'opera, ad artisti formf:tlmente non qualificati; per la frettolosa redazione della retrospettiva' dei Maestri dal 19 lO al 130, cosi mal composta nel suo complesso da sembrare piuttosto soltanto l'indice della persiStente preoc– cupazione di trovare una base sicura ed indiscutibile a tutta l'esposizione - l'altra volta fu la pittura del se– condo '800 -, che non il risultato antologico di un concreto Javoro storiografie.o su quel periodo assai fiorenle della no– stl'a cult.ura figurativa. Perciò l'intrusione di Spadini, la confusa scelta dei Mattini, dei Viani, dei De Chirico, ed anche dei Morandi, la dirnenticanza di Scipione e di Mafai (e si veda a riscontro la meditata ed ottima scelta che anche dei medesimi anni ba saputo realizzare la Soprin– tonden;,,a della Galleria Nazionale d'A1-te Moderna per la mostra viaggiante in Spagna e Francia). Ma manteniamoci nella dimensione di bilancio della nostra arte strettamente contemporanea J'Ìnunciando anche, per brevitù, ad approfondire la critica dell'esposizione per s0He1·marci piuttosto sulla ci·itica degli espositori. E' un fatto che, sviluppandosi in e-lima di libertà al contatto di.ret– to o più spesso, a volte anche confusam!;lnte, mediato della cultura europea nddiritturn di un cinquantennio e più (si Pensi che in realtà gli irnpressionisti furono presentati in massa in Italia soltanto nel '48), una nuova cultura figu– rativa si è formata in ltalia dopo il 1945. Dunque in stretta J'elazione col moto di rinnovamento detta vita politica, so– ciale e culturàle del nostro paese. E fu ·per le arti figura– tive la gradualo adesione a quel gusto «astratto» che 1 va– riamente motivato, si era venuto affermando sempre più neSl i altri paesi ew-opei, soprattutto in Francia, e negli Stati Uniti; od insieme il riconoscimento del magistero re– cente di Picasso (come·fu ad esempio per Biroll.i); quindi, poco più tardi la necessità di una revisione dei testi del cubismo e del nostro futurismo, al quale ultimo la. nuova cultura. intendeva spontaneamente ricollegarsi, come distin– guendo una sorta di « media aetas ~ nella storia delle arti figm·ative italiane del nostro secolo. Che era poi quel tempo d'involuzione in cui fiorì, in pittura scultura e architet– tura (soprattutto durante il decennio '30-'40, stùla base delle esperienze arcaistiche - ma ancma per cetii .aspetti di apertura europea - di « valori plastici>), un gusto nei casi più spinti di retorica ributtante ed offosiva, nei più innocui di un accademismo ingenuamente credulo in una J wopr ia missione di tutela della· « grande tl'adì,done ita– ] ja.na ». GLI UOM:JNI giunti a maturità negli anni subilo prc.codenti il '45 reagirono a qu_esta ·situazione, so~ guiti nel giro di pochi anni dai migliori della generazione successiva. Attraverso un rigoroso vaglio degli apporti stra– nieri (intensificati dalle molte esposizioni, soprattutto nel-· l'arnbito de11e Biennali veneziane e degli incontri Italia– Francia di Torino), ed un approfondimento delle proprie personali ragioni poetiche, questi artisti hanno da qualche anno raggiunto Ja piena misura delle proprie possibilità .c..reative, dando vita ad una vera nuova cultura figura– tiva italiana. Quella appunto che le due ultime Biennali e la presente Quadriehnale, oltre ad una serie innumerevole di mostre minol'i, hanno rivelato ed affermato in modo foequivocabile e definitivo. A Voler fare subito dei nomi: Afro, Corpora, Santomaso, Birolli, Vedova, che sono i su• Jlerstiti qua.1itativi degli « Otto>, Cassinal'i, Magnelli, Pi-– randello, e passando alla generazione successiva., che tut– tavia qualjtativamente è ormai al medesimo livello, Ajmone, Bruno1·i, Carmassi, Romiti. Per ]a scultura: Viani soprattutto, quindi Lardera, Salvatore, Franchina, Consa– gra., ~, con qualche riserva, 1\{astroianni, Leoncillo, Calò. Non è difficile accorgersi come sia impossibile prescindere da questi nomi se si voglia cogliere ciò che di più vivo e qualitativa~-nente elevato esista oggi in. Italia, quanto ad arte figurativa. L'attuale Quadriennale appunto lo con– forma (malgrado alcune gravi assenze, come quella di Bi-– rolli). Ed è proprio merito dei migliori Ira questi artisti se l'arto ital_iana contpmporanea ha acquistato nel mondo CRISPOLTI uq. credito che certo non ebbe, allora, nemmeno con il fu– turismo. Appw1to un tichiamo a quel movimento è ora necessario, non solo per i molti legami esistenti (si pensi a Pirandello, a Vedova), bensì perché como gruppo con– corde l'attuale nuova culttlJ'a trova in esso il solo ter– mine plausibile di confronto nella storia dell'arte italiana del '90.0 ( e allora sarà da dire che, so i futuristi possede– vano una maggiore cap,acità di rivoluzione formale, i nuovi pittori giungono poeticamente assai più in alto). :Ma la semplice constatazione di questa che credo sia una verità assai evidente, non può eludere il problema di qualificare singolarmente delle varie personalità i mot.i più intimamente individuali, i risultati più validi, ed i li– miti più scoperti. Dalla formula, autorevolmente a suo tempo affermata e giustificata, èli < astratti-concreti :. viene voglia ora di scendere a definizioni più stringenti, magari a quella definizione ultima e a suo modo conclusiva che è il nome 51:esso dell'artista, tanto i J·isalti individuali sono evidenti ed inequivocabili. ORIENTATE verso una riprnsa diretta ed emozionale dalla natura, risolta in una equivaJente e musicale stmttura cromatica (qualcosa come un « impressionismo– astratto ») sono le personalità eminenti di Corpora. (per il quale si è parlato di ardente sensibilità meridionale, e che con Afro raggiunge forse la punto. più alta del gruppo: si osservino i due capolavori :«Oriente» e «Isola»), di Santomaso (elegiaco nei paesaggi campestri e lacunari), e di Bnmol'i (la cui riprc:,;a naturalistica è così intima– mente aderente e panica). Per Morlotti il naturalismo ab– bandonato e malinconico, ma ricco di una densa ed umana consistenza del paesIIggio - cho si vuol definfre « lom– bardo .i- - trova risoluzione poetica in una dimensione di mnemonica visione, che trattiene iLlli.t_tor dal liulite del– l'astr3tto (al quale infatti mai giunge, nemmeno per snpe– rarlo, magari in un nuovo naturalismo, come appunto gli altri che a_Ul_nomino). Menti-e in Pirandello (per· il quale l'esigenza ,èfèl soccorso semantico dell'oggetto reale è assai maggiore, sicché spesso se ne recu·pera facilmente. nn di– stinto frammento inserito nel tessoto astratto) la visione naturale ò trasposta con senso drammatico in una sfac– cettata visione di tasselli c1·on1atici riassunti da energiche archeggiature e definizioni lineari, certo dedvate dalle li– nee-forza dei futlùisti. Un naturalismo più prezioso ed intimista nell'accordo cromatico quasi tonale, ricerca Ajmo– ne, giunto ad una completa padronanza dell'impagina– zione nel rapporto strl.lttura-colore. Infine, naturalistiche sono anche in una condizione più strettamente lirica, nel senso di un impegno breve e circos'critto, le tele di Romiti, arricchitosi ulteriormente di rnUinatezze cromatiche. La presenza precisa di un dato reale, che è poi quasi sem– pre la presenza psicologica d'un personaggio, è la ra– gione poetica e stilistica di Cassinari, alla quale il pit– tore sa ancora mantenere fede con ottimi risultati, ben– ché il momento di maggior 1·isalto quaHta.th·o della sua opera rimangano, mi sembra, gli anni intorno al '52. In una condizione di introspettiva meditazione su un ricordo, di memol'ia indiretta, già psicologica e non più soltanto visiva, è Afro (la cui presentazione alla Quadriennale è un po' in tono minore; con opel'C del '52 e del '53 i comtmque « Composizione.» e « Città» sono capolavori). « Espres– sionista» definirei Vedova per la sua determinazione tutta intellettuale e predisposta della visione. Rispetto alle tele degli anni dal '46 al '50 circa, Vedova ha raggiunto una maggiore finezza, perclend0 tuttavia contemporaneamente buona parte dell'antica energia. Fra questi artisti si è in– serito, con le tele ·recentissime, Toti Scialoja (monumentali variazioni di un medesimo assunto fantastico, di ordine strettamente psicologico ed intimistico), pittore che sor– prende per la capacitù. di recupero rispetto a posizioni cul– turali affermate e consolidate da altre e maggiori perso– nalità. Le opere ora esposte hanno tutte una notevole di– gnità stilistica, ma il trasformismo dell'artista lascia il critico guardingo e diffidente. Di qnesta cultura parteci– pano anche Breddo (malinconiche visioni di marine e na– ture morte, pure tutte introspettive) e Scordia (ancora irresoluto fra una soluzione decisamente astratta ed un preciso appello detroggetto reale). L'atteggiamento comune a tutti questi artisti è un su– peramento della condiziòne antinaturalistica dell'astratti– smo « pw·o », per un nuovo contatto con ]a natura. Tut– tavia (per quanto, salvo i risultati eccezionali di Solda-– ti e di Magnelli, il "Jjvello sia qui assai meno alto) altri artisti op~rano in una cultura assai più sensi– bile all'astrattismo « ptlro >: Prat1.1polini (il cui problema sembra ora quello di trovare un valore semantico del1a ma– teria in sé), Cagli (in raffinatissima alternanza con figu– razioni addirittura arcimboldesche), Reggiani (che ricerca violenti contrasti cromatici), Capogrossi (che giunge a rea– Jizzare piacevoli variazioni muovendo le sue ormai notis– sime cifre), .Turcato (non più che decorativo), e Severini 7 (perso in divagazioni pure decorative). Magnelli è presente con un gr 1 ,1ppo di tele di straordinaria coerenza e densità poetica, e certo fra le cose migliori di tutta l'esposizione. Passando alla scultura~ la personalità più solida sem– b1·a tuttor~ quella di Alberto Viani, benché le due opere ora pubbhcate, non del tutto coinrincenti, sembrino meno realizzate di altre, bellissime, più volte ammirate. Sempre sensibile ad un proprio ideale di 1,:affinatezza ed insieme ad un mitico ed arcano archeologismo, Mirko è un altro nome sicuro della nostra scultura (quei «totem> sono perni spaziali, che sembrano prnludere ad una 1·icerca di spazialità circolare). Quindi culturalmente consapevoli e pe1·venuti già a risultati molto notevoli - specje il primo - sono Lardera, Consagra, Mannucci e Franchina i ed in nn ordine di meno puntuale attenzione critica e di minore l'espiro poetico sono le opere di Calò e Mastroianni. Pec– cato che alla Quadriennale manchi Marini, il 1nigliore an– cora1 credo, tra i nostri scultori. Un confr onto diretto avrebbe potuto darci ulteriori elemcmti per giudica.re e circoscrivere le nuove personalità. ( è presente invece Manzù con tre opere sensibili e delicate, ma assai lontane ormai dai problemi della nostra- cultnra; degli altri scultori nes-– suna pei-sonalità wicca, o per difetto di presentazione - è il caso di Greco-, o por un sel'lso di artificio e di impegno non sufficientemente giustificato - l\1inguzzi, Mascherini, Cappello e Fazzini - ; ed interessa allora maggiormente la foga incomposta ma generosa ed autentica delle ceramiche monumentali di Leoncillo). Ai margini della· nuova cultura che ho esemplificato, con minore consapevolezza culturnle, e tuttavia con una costante fedeltà al proprio mondo poetico~ operano altri a1-tisti che non è possibile tralasciare; come Music, croma– ticamente raffinatissimo nella pl'esentazione di quel suo breve mondo di ricordi, e Paulucci, sempre fresco nella adesione vivace a· certi elementi cromaticamente rabescati della natura. Ma, per rifarci a nomi più illustri, cosa producono ora i Maestri che la Quadriennale celebra per altri fasti in appositi < boxes >? Credo che sia ormai tempo di accor-– gersi e di a[Iermare con tutta franchezza che il loro ap– porto è oggi assai scarso, a volte anzi nullo. Non dico di De Cbirico, che ovviamente era un fatto scontato, ma di Canà, di Campigli, di MeUi, ed anche di Mafai (il cui pre-– teso attuale «ritorno> consiste piuttosto in una ripresa c1:omaticamente più scopetta e timbricamente vibrata - perciò lontana dalla ricchezza d'un tempo - dei suoi temi antichi e fortunati). E qui aggiungerei, se presenti': Rosai, Casorati, Semeghini, Sironi, Guidi .... Lecita soltanto l'ec– cezione del compianto Tosi, che sapeva. ancora. 1·inno:varsi ed espt·imore con straordinaria sincerità quel suo attacca-– mento alla natura che è la. ragione pi,ù intima della sua. poesia e sintomo della sua esemplare moralità di artista. Utile è piuttosto soffermarci, in quella vasta regione dell'a1-to italiana erede, più o meno consapevole, del pre– cedente provincialismo, su quelle personalità minori (e che dunque, in fondo, scarso nocumento ricevono da questa condizione di chiusura, trovando anzi in e·ssa la loro più appropriata dimensione), che non sarà tuttavia lecito al futuro storico dimenticare: Ciardo,: Bartolini, Ge,iti]ini, Cantatore, Della Zorza, Maccari, Tornea, Melecchi, · Monta– narini, Ciarrocchi, Francalancia, Perotti, Meloni, Omiccioli, Stradone, Viviani, Ilario Rossi, I)erizi, Ciangottini, Ce– setti, Monachesi, Corsi ... M. A C' E' il «neorealismo» che prem~·- In realtà, stando ai risultati (e no1l solo agli odierni), que• sto compatto aggmppamento, che è forse un'esperie:nza di recupero nelle arti figurative cli una poetica altrove sor• tita a risulttiti validissimi - soprattutto, è ovvio; nel ci– nema -, non ha un peso concreto in un bilancio del .. l'attuale arte figurativa italiana. Quell'istanza di legame alla vita od a !atti ed esigenze reali e precise di essa (la vita sociale, s'intendo) è ceJt.amente accettabile ed ha anzi una utile funzione nelle discussioni e nelle valutn~ioni - è poi comune a molti di quegli adisti, tacciati di formali– smo, che ho all'inizio citati. Ciò che nuoce alla causa .del «neorealismo> figurativo non è certo dunque l'esibizione di una poetica «impoetica> (se un moto pratico è con• dizione indispensabile di qualsiasi creazione artistica), bensì l'incapacità finora irrefutabilmente dimostrata di sa• per ginngero almeno ad una condizione assai prossima al• l'opera d'arte. Ed il fatto che l'anelito sociale, più o meno sincero, di quegli artisti si sia risolto, almeno per i pit– tori, nell'imitare, pedissequamente, lo Io1·mule e le mosse di Guttuso, ed insieme noll'acqnicscenza, ben poco morale, ad un'espressione ridotta a mero espediente di pittura. A conti fatti Guttuso resta sempre l'uomo-guida del « neorealismo>, ma ]e sue prove odierne sono ancora più deboli e squallide di quelle già note. Si profila invece as-– sai definita e perentoria la personalita di Zigaina (di cui molto notevole, per il sincero senso d'una terra sconfinata ed ostile, < Paesaggio delle Foci deH' Aussa >), al quale va almeno il merito di essere uscito dal guttusismo per. ri-– farsi, con autonomia, alla lezione di Qonrbet. Ma che dire di Migneco e di Sassu? Soprattutto del divario esistente fra la serietà almeno intenzionale - e che è lecito sup-– porre - dell'impegno umano della parte che li sostiene e le loro recenti balorde pitture? Meglio assai allora Mira-– bella guttusiano o Muccini crepuscolare. Mentre piatti e squallidi nulla riescono a dirci Treccanl, Tettamanti, At .. tardi ... L'idillio di Purificato ha ceduto troppo al languol'e. Agenore Fabbri sfrutta da tempo una sua cifra dramma-– tica., che più non sorprende e commuove; Scorzelli e Pe– rez, pure scultori, si appassionano fino all'imitazione al repellente realismo ottocentesco di D'Orsi. Se questa è veramente la situazione attuale dell'arte italiana alla VII Quadriennale va il merito di averla fe.. delment'.e riprodotta. In ciò, come ho detto, la manifesta– zione ha senz'altro assolto il proprio compito, invitando ad una presa di coscienza dei pochi reali valori d~lla ~ostra. cultura figurativa, ed insieme ad una approfondita d1scus .. sione su di essi. E' dunque lecito sperare che ciò apporterà qualche frutto per il prossimo lavoro.

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